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Vigna Clara, chi non ricorda Don Gianni?

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E’ la memoria storica di Vigna Clara perché per quasi 42 anni è stato il Parroco, e che Parroco, della Chiesa di Santa Chiara in Piazza Giuochi Delfici. Indimenticabili le sue omelie domenicali, dense di pensiero e di riflessioni filosofiche e teologiche, alle quali partecipavano fedeli di ogni età. Amarcord Don Gianni…

Don Gianni Todescato, che dal 2004 è rettore della Chiesa di Sant’Agnese in Agone, in piazza Navona, gioiello del barocco firmato Francesco Borromini, ci accoglie nel suo studio con un grande sorriso e con la consueta disponibilità.
Dal suo fotografatissimo balconcino fiorito, l’incantevole vista su piazza Navona e sulla Fontana dei Fiumi ideata e creata dallo scultore e pittore Gian Lorenzo Bernini.

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E guardando assieme a noi queste meraviglie, don Gianni – che pochi sanno che nel 1965, da giovane prete di Santa Chiara, venne invitato da Paolo VI a fare con lui la prova in Vaticano della prima Messa in italiano e poi a celebrarla il 7 marzo 1965 ad Ognissanti – riavvolge il nastro della memoria.

Quasi quarantadue anni a Vigna Clara

Quarantuno anni e mezzo come Parroco della Chiesa di S.Chiara sono tanti, una vita intera. I ricordi sono tantissimi. Allora ero un giovane parroco. Ho avuto l’impegno di costruire quella chiesa perchè quando sono arrivato c’era solo un rustico e niente altro. Mancava tutto: l’auditorium, la palestra, le aule per il catechismo, il parcheggio. E’ stato un impegno nuovo, più oneroso ma anche molto molto bello.”

“Quarantuno anni e mezzo, ripeto, sono una vita, sentimenti che mi attanagliano, ricordi, situazioni incancellabili. Quanta gente ho battezzato, quanta comunicato, cresimato e poi sposato, quanta cui ho chiuso gli occhi e accompagnato nell’altro mondo…

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Come si è trasformato negli anni il quartiere di Vigna Clara? “Vigna Clara prima era più elitario, la vecchia Piazza Jacini era un specie d’isola della città. Il quartiere si è come “abbrutito”, anche se forse è un termine forte da utilizzare. Diciamo che ha cambiato il volto. E’ diventato un normale quartiere, dove aleggia sempre un certo benessere, ma non con caratteristiche elitarie che aveva i primi tempi.”

“Allora – ricorda Don Gianni – molte strade non c’erano così come erano in costruzione i complessi residenziali e le palazzine. Intorno c’era tanto verde e tanta pace. Il quartiere, ripeto, negli anni ha cambiato volto anche in meglio se vogliamo, non per forza in senso negativo.”

Santa Chiara al suo arrivo e S. Chiara al suo congedo. Come l’ha trasformata? “Usare la parola trasformazione mi sembra troppo ambizioso. Forse dal punto di vista religioso c’è stata un’evoluzione; negli anni ho avuto l’impressione di aver creato una grande famiglia, solidi rapporti umani non soltanto con il pubblico dei cosiddetti “praticanti” ma anche tra i non credenti, una cordialità e una simpatia che mi accompagnano fino ad oggi. Tanta gente mi viene ancora a trovare. Ricordo ancora a memoria tutte le vie, i numeri civici e i volti dei tanti fedeli.”

Parrocchiani di ogni ceto ma anche nomi eccellenti…

Don Gianni in pochi anni ha ridato nuovo splendore alla Chiesa di Sant’Agnese in Agone. Un restauro lungo e faticoso. E questo grazie alla sua tenacia, al suo amore per il barocco e alla generosità di tanti fedeli che gli sono rimasti legati da quando ha lasciato Vigna Clara.

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E già, perché tra i suoi parrocchiani di allora figurano tanti nomi eccellenti del mondo della politica, del giornalismo, manager e imprenditori… Giuseppe Saragat, Antonio Fazio, Gianni Letta, Bruno Vespa, Aldo Moro, tanto per citarne alcuni.
Ma, quando tocchiamo questo argomento, Don Gianni immediatamente puntualizza: “Sì, qualcuno sì, ma io non ho mai fatto alcuna distinzione sul piano sociale. Conoscenze normali, con tutti, ma proprio tutti, avevo un ottimo rapporto, il ruolo, il titolo o la qualifica professionale non mi hanno mai condizionato o stravolto.”

Qualcuno veniva al mattino presto a prendere il caffè da lei preparato con la classica moka. E’ vero? “Non è che ci fosse una vera e propria liturgia del caffè, la mia era una casa aperta a tutti. C’era un gruppo di amici-ciclisti con i quali ogni mattina all’alba partivano per le nostre corse che, prima o dopo la corsa, si fermavano a prendere un caffè. E qualcun altro si fermava per un caffè e un saluto dopo la Messa del mattino..Da due-tre anni , purtroppo, non vado più in bicicletta. L’età comincia a farsi sentire...”

Anche Aldo Moro

Non tutti però sanno che l’allora presidente della DC Aldo Moro ogni mattina partecipava alla Messa delle 9 a Santa Chiara. Quando pronunciamo questo nome, Don Gianni fa una pausa e, con la voce rotta dall’emozione, ci risponde: “Sì, il Presidente Moro veniva tutti i giorni a Messa anche se non era un mio parrocchiano in quanto la sua parrocchia era San Francesco a Monte Mario. Era un uomo molto riservato, conoscevo anche la sua famiglia. Il giorno prima dell’attentato gli avevo dato l’Eucaristia in privato perché quella mattina aveva un importante impegno che non gli permetteva di assistere alla Messa.”

“Ogni mattina tre uomini della scorta lo aspettavano fuori in macchina mentre il capo della scorta, il maresciallo Oreste Leonardi, e un altro agente, lo seguivano fino in Chiesa. E anche quella tragica mattina del 16 marzo 1978 lo aspettavo, come di consueto. E, invece, purtroppo....”

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Don Gianni, Monsignor Antonio Mennini, oggi nunzio apostolico in Gran Bretagna, in questi giorni ancora una volta ha negato davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta di essere stato lui a raggiungere il grande statista, per confessarlo, nelle prigione delle Brigate Rosse…“Lo penso anche io” ci risponde deciso.

Una curiosità: ma Monsignor Mennini all’epoca era il giovane viceparroco di S. Chiara? “No, non lo è mai stato. Qualche volta prestava servizio pastorale nella parrocchia di Ponte Milvio, come esterno. Il papà di Monsignor Mennini era un importante funzionario del Vaticano, dello Ior (Istituto opere religiose) ma non conosco i motivi dei suoi rapporti con Aldo Moro.”

Lasciare S.Chiara, uno strappo viscerale

Don Gianni, un’ultima domanda. E’ più tornato a Santa Chiara? “No, non ci ho più messo piede. Sono troppo sentimentale. Anche per rispetto ai miei successori. Ho nel cuore Santa Chiara che è stata al centro della mia vita. L’ho costruita sotto tutti i punti di vista, anche spiritualmente. Ho ricordi quasi commoventi. Per me all’inizio lasciare quella Chiesa è stato un strappo quasi viscerale!”

“Sant’Agnese in Agone – conclude Don Gianni – è una parrocchia che non ha legami territoriali, vengono molti turisti e da un po’ di tempo anche tanti romani si sono affezionati. Anche qui, insomma, sono riuscito a ricreare un bell’ambiente, ho creato l’Associazione “Musica a Piazza Navona -Sagrestia del Borromini” per sensibilizzare l’ascolto della musica da camera e le Messe sono piene di fedeli.

Ilaria Galateria

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12 COMMENTI

  1. Ho un ricordo bellissimo di Don Gianni. Era il 1997 e mia figlia frequentava la scuola elementare alla Zandonai. Tutte le compagne iniziarono il catechismo …..anche mia figlia voleva andare ma…. non era stata battezzata ( il parroco della chiesa dove ero prima residente non aveva voluto procedere con il sacramento essendo io divorziata). Ricordo quel giorno …entrai a Santa Chiara …mi venne incontro Don Gianni al quale esposi la mia problematica. Rammento ancora le sue parole….il suo abbraccio….Dalla domenica successiva non mi sono persa una Messa ed una comunione. Per Don Gianni la chiesa era aperta a tutti, divorziati e non….Il giorno del battesimo di Gesù le mie figlie figlie sono state battezzate da Don Gianni con una cerimonia commovente. Hanno frequentato la parrocchia e le attività che si organizzavano fino a quando non è andato via. Grazie Don Gianni

  2. Don Gianni ,quanti ricordi!!!!!tra questi quello dell,incendio ad opera di uno squilibrato. Io affaccio proprio sul cortile e corsi immediatamente in Sagrestia per essere il primo (forse) a portarle il mio aiuto. Fu una cosa emozionantissima che mi fece piangere quando vidi le fiamme uscire dalle vetrate della mia Parrocchia.
    Che Dio la Benedica Don Gianni . Lei è sempre nei nostri pensieri e nel nostro cuore.

  3. Quando nel 1959 venni ad abitare in Via Nemea, S. Chiara non c’era, e nemmeno Don Gianni. La parrocchia era sistemata in un curioso prefabbricato rotondo ubicato dalla parte opposta di Piazza dei Giuochi Delfici, dove ora c’è il posteggio dei taxi.
    Al posto della chiesa attuale c’era una fattoria, con tanto di rustici e di animali. Il parroco era un giovane prete simpatico, alto e dinoccolato, che si chiamava Don Antonino, che qualche anno dopo avrebbe celebrato il mio (primo) matrimonio.
    Poi arrivò la nuova chiesa ed arrivò Don Gianni. Con lui ho passato più di vent’anni. Abbiamo battezzato bambini in arrivo e salutato genitori e nonni in partenza, abbiamo celebrato Pasque e Natali e ci siamo sempre sentiti una vera comunità. Grazie a lui.
    Grazie Don Gianni.

  4. Io abito a Vigna Clara dal 1958 e come Giancarlo Magalli ricordo il quartiere quando ancora non c’era Santa Chiara. Stimo e ricordo con affetto Don Gianni, che spesso ho incrociato in tante tappe importanti della mia vita, ugualmente disponibile anche con chi, come me, non credente.

  5. il funerale di mio Papa’, il mio matrimonio, il battesimo dei miei figli; tutto e’ successo a S.Chiara con Don Gianni.
    L’uomo (o il sacerdote, fate voi) che mi ha tenuto vicino alla Fede ed alla Chiesa.
    Un affetto e riconoscienza indescrivibile.
    Da quando non c’e’ piu’ lui la oramai decadente borghesia di RomaNord ha perso ogni punto di riferimento etico e culturale.
    Di S.Chiara si parla oramai solo per quella figura che fu un suo catechista ed ora fa il masaniello pentastellato.

  6. Anche per me don Gianni è stato un punto di riferimento unico, tanto unico da rappresentare il mio legame privilegiato con la Chiesa.
    Abituata alle sue prediche, dense, profonde, stimolanti, non riesco a seguire altri sacerdoti poiché le loro parole mi sembrano retoriche e banali. .
    Dal momento che ha lasciato Santa Chiara, che frequentavo pur non essendo la mia parrocchia, non sono più riuscita a seguire con continuità le funzioni religiose.
    Purtroppo S. Agnese è lontano e scomoda da raggiungere, ma don Gianni mi manca moltissimo !!!
    Grazie Don Gianni !!!

  7. Sono stati anni felici con Don Gianni e Don Antonino: arrivato a Vigna Clara nel 1968 sono “cresciuto” in parrocchia, prima negli scout e poi nel gruppo delle cresime con Don Luigi. Anni felici e di crescita, fino al matrimonio celebrato da Don Gianni. Ma nel mio cuore rimarranno sempre Don Antonino, Don Aristide e , soprattutto, Don Luigi che mi ha insegnato ad amare una Chiesa che fosse attenta e sensibile alle istanze dei più deboli, una Chiesa che incarni il Concilio Vaticano II° e che al posto dei dogmi e delle certezze avesse la tolleranza e l’accoglienza delle istanze dei più deboli e la problematicità degli interrogativi, una Chiesa dove non ci fosse solo l’adorazione della Madonna , ma anche la pari dignità delle donne. Oggi con Papa Francesco questa Chiesa forse si stà realizzando.

  8. Anch’io, anche noi come famiglia comunione, cresima, matrimonio e funerale a Santa Chiara con Don Gianni, tanti anni, Persona di cultura superiore alla media non sfigura accanto a Vescovi e Cardinali (ci si aspettava lo diventasse…), in anticipo sui tempi aveva anticipato che ci sarebbe stato da “fare”, gli appelli lanciati nel corso prematrimoniale del 1992/93 sull’Umiltà come presupposto per sperare successo nei rapporti umani non era solo un messaggio a giovani promessi sposi. Grazie !

  9. Don Gianni ha tutta la stma mia e mia moglie ,e spesso quando posso andiamo a sentire le sue blle prole piene di contenuto. Lo ringrazio vivamente perche’ e’una benedizione Grazie Avv. antoniorossini

  10. Ho del grande Don Gianni un ricordo indelebile.Abbiamo collaborato per molti anni,io come maestro e lui come insegnante di religione,presso la scuola elementare di via Riccardo Zandonai.Ogni tanto,nelle ore libere,andavo a trovarlo in parocchia,e parlavamo molto.Era sempre sorridente.

  11. Penso che chiunque lo abbia conosciuto conserva Un ricordo straordinario di padre Gianni.
    Ps come si chiama di cognome don Cesare che celebrava la messa del 12?

  12. Che ricordi, quanto affetto e simpatia per lui ! Devo anche a lui alla sua cultura, umanità e fede quella che sono, anche se neanche lui é servito a mantenere in me la luce della fede. Ricordo quando gli chiesi perché fosse cosi’ importante per i Cristiani il culto della Madonna. Mi diede una risposta teologicamente molto interessante che oggi non ricordo, era l’inizio degli anni settanta…..E poi mi disse scherzando, senza il minimo paternalismo:” ma come mai non ti é simpatica, piace a tutti?”
    Un’altra volta, piu’ di recente , lo incontrai davanti Santa Chiara e mi avvicinai per salutarlo. Mi resi conto di avere un vestito appena un po’ scollato che non si chiudeva bene, ci abbracciammo perché non lo vedevo tempo, non abitavo piu’ a Roma. Mi scusai, scherzando, di indossare un vestito un po’tanto “libero”.E mi rispose che era tutta grazia di Dio. Lo disse senza ammiccamenti, non era un complimento un po’ audace, ma la costatazione della bellezza del creato. Ci manca , era un pezzo della nostra infanzia e gioventu’ cosi’ lontane.

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