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Dilaga a Roma il knockout game

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ko240.jpgDilaga a Roma il knockout game: un cazzotto in faccia e via. Si arriva all’improvviso alle spalle di un passante, gli si dà un pugno in faccia e poi si scappa via di corsa. Qualsiasi siano le motivazioni, di certo un gioco non è: è un vero e proprio atto di bullismo. Chiamarlo game, gioco, suona proprio male.

Sabato 22 novembre i carabinieri di Frascati hanno intercettato uno studente ventenne che da settembre ad oggi avrebbe “reso partecipi” a questo gioco ben quattro minorenni, giovani vittime che camminavano in strada da soli o in compagnia della fidanzata.

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A questo episodio si aggiungono poi quelli del 2 novembre a Roma in zona Vescovio, di cui vittima un 80enne aggredito alle spalle, oppure nella stessa giornata un altro ancora al Quarticciolo.
Non sono casi isolati a Roma: si contano ben sei aggressioni in meno di due mesi solo nel V Municipio, compiuti anche usando tirapugni.

Se n’è sentito parlare a Roma e provincia solo da pochi mesi, ma il fenomeno del “knockout game” trae origine più di 12 anni fa da episodi diffusi in Usa e Gran Bretagna.
Ci troviamo davanti ad un vero e proprio fenomeno mediatico che ha coinvolto l’opinione pubblica e il dibattito politico fin dal 1992, anno in cui si verificò il primo caso negli Stati Uniti, dove un giovane studente norvegese dell’Università di Cambridge fu preso di mira da tre compagni che lo uccisero un pugno alla volta.

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Lo scopo del gioco era appunto quello di provare la resistenza della vittima a suon di pugni, che venivano lanciati da una persona alla volta. La differenza con quello che conosciamo oggi però, stava nel fatto che nasceva come un atto goliardico, da matricole universitarie, non era pensato per la condivisione su Internet. Bisognerà aspettare il 2005 in Gran Bretagna perché l’intento principale diventi quello di condividere gli atti di violenza sulla rete.

Negli Usa questo gioco ha assunto una dimensione di antisemitismo e a sfondo razziale. Nel nostro paese, invece, non c’è una logica di base, ma solo un pretesto violento e di spettacolarizzazione deviata, come negli episodi verificatisi in questi due mesi di cronaca romana.

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Cosa ne pensano i ragazzi

Per approfondire l’argomento, ci siamo recati in alcuni licei di Roma Nord, chiedendo ai ragazzi stessi come sia possibile un simile e terribile gioco.

Come Giulia e Giorgia del liceo Farnesina, entrambe sedicenni, che conoscono questo gioco e l’hanno sentito su internet; non hanno mai assistito ad episodi di bullismo e rimangono abbastanza in difficoltà nel cercare la risposta al perché ci siano dei loro coetanei che si divertono in questo modo. “Forse – dice Giulia dopo averci pensato parecchio – chi pratica atti di bullismo è a sua volta vittima; lo è in famiglia e magari sfoga la sua rabbia e la sua sofferenza sugli altri ragazzi”.

Non è d’accordo con lei Marco, del liceo De Sanctis, che ha risposto alle nostre domande con aria da vero bullo, mani in tasca e aria strafottente. “E’ come il nonnismo nelle caserme, non cambia nulla; è tutta questione di politica, sei non sei dalla parte giusta, prendi le botte“.

Ci ha ricordato Gianluca invece, quindicenne del liceo Pascal, che il bullismo non è solo fisico ma anche verbale. ” Vengo spesso deriso dai miei compagni per come mi vesto e per me anche questo è bullismo; sono necessarie punizioni più severe da parte della scuola e delle famiglie“.
Della stessa opinione Simone, suo compagno di scuola. “Il gruppo crea il branco che non ha paura di prendere in giro o di attaccare gli altri; quando poi ognuno è solo, il “coraggio” scompare e quei ragazzi prima tanto forti insieme, diventano dei codardi“.

Andrea, quindicenne del liceo De Sanctis, mentre ascolta le nostre domande con aria molto intimorita, ci dice che ha conosciuto il knockout game su internet e che ha assistito ad atti di bullismo.
Non so quale possa essere la soluzione per evitare tutto ciò, di certo è un vero disagio che rende tutti vittime; credo che si debba dare un’educazione nelle famiglie. In assenza di questa, i ragazzi sfogano il loro malessere in questi modi estremi“.

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Di fronte a situazioni come queste avvengono spesso facili generalizzazioni: che si tratti di bullismo, problematiche adolescenziali o violenza ingiustificata, non mancano mai pareri soggettivi che non spiegano quali siano le vere ragioni del “knockout game”. Proprio per questo motivo abbiamo pensato di chiederle a degli esperti di sociologia e psicologia, che ogni giorno hanno a che fare con queste difficili realtà.

Cosa ne pensano gli esperti

Ce le spiega il Professor Maurizio Fiasco, sociologo, ricercatore e docente in tema di sicurezza pubblica. “Con bullismo – sostiene il Professor Fiasco – s’intende un maltrattamento ripetuto e prolungato da parte di un gruppo ai danni di un coetaneo durante la fase adolescenziale o nell’infanzia: un comportamento che prende a bersaglio un componente all’interno di questo gruppo, in cui si riconosce una leadership e gli altri membri ne attuano i comportamenti deviati“.

Cosa contraddistingue allora un atto di bullismo da un semplice gioco? “Vengono violate delle regole etiche – risponde Maurizio Fiasco – e si attivano dei comportamenti che trasformano questo gioco ricorrente ed adolescenziale in qualcosa di grave“.

Senza contare poi la forza dei social network in questa catena di violenze.

Possiamo parlare di una violenza di consumo, ovvero alla portata di tutti – afferma di nuovo il professor Fiasco – internet permette di estendere questo fenomeno e renderlo fruibile ad un pubblico più vasto. Rispetto alle precedenti generazioni, il destinatario di questo gioco è diventato lo spettatore. Dal momento che il pubblico virtuale non ha limiti fisici, anche le conseguenze di questi gesti adolescenziali diventano astratte: i ragazzi sanno consapevolmente di fare del male ma non gli danno una concretezza vera e propria, non si rendono conto delle reali conseguenze che portano certi gesti“.

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Sono le stesse motivazioni che riscontriamo anche nelle parole di Claudio Conti, responsabile dell’associazione culturale Comites di Via Cassia, che da anni si occupa di reintegrare socialmente i ragazzi con disagi comportamentali.

Molti atti di violenza e bullismo nascondono situazioni difficili all’interno delle rispettive famiglie: la mancanza di autostima, l’insofferenza verso le istituzioni e l’assenza delle figure genitoriali spiegano questi gesti estremi“, racconta lo psicologo, descrivendoci le attività dell’associazione.

L’aggressività – continua – e l’atto di violenza sono funzionali: un modo dell’adolescente di imporsi sulla scena con la prevaricazione sui più deboli. Dal momento che sente mettere in discussione la sua figura, solo con l’azione fisica riconferma se stesso e la sua stima personale“.

L’aggressività genera aggressività

Potrebbe trattarsi di un nuovo gioco, una nuova versione del knockout game: gettare oggetti dall’auto in corsa “e vedere l’effetto che fa“, per dirla alla Jannacci.

Nella notte fra venerdì 21 e sabato 22 novembre, su Lungotevere degli Anguillara, mentre camminava in compagnia di un amico una donna di 51 anni è stata colpita in faccia da una grossa cipolla lanciata da un’automobile in corsa. Bilancio, ossa del naso fratturate e lesioni a un occhio. La donna ha dichiarato di aver visto sull’auto due ragazzi.

E’ quanto accade a Roma, una volta rossellinianamente “città aperta” all’abbraccio e alla solidarietà, oggi invece aperta a tutto.

Valentina Ciaccio e Barbara Polidori

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16 COMMENTI

  1. Mettere ordine nella città prima che sia troppo tardi.
    Rispettare le regole non è cosa da fascisti come certa parte di sinistra propaganda ma è alla base del civile vivere comune.

  2. Il giovane di Frascati, di anni 20, responsabile di 4 aggressioni è stato denunciato dai Carabinieri “IN STATO DI LIBERTA”. Questo significa che nonostante la maggiore età, nonostante le lesioni provocate e nonostante la pericolosità non è stato messo in galera. Forse da noi ci vorrebbe uno come Ahmadinejad: con 100 frustate il knochout-game sparirebbe subito.

  3. Signora barbara polidori complimenti per il suo argomento lo condivido pienamente e aggiungo solo che oggi la famiglia non ha piu’ la volonta’di seguire i figli, o per ignoranza , o per carriera , o per motivi che portano a costringere i nonni a crescerli e quando non ci sono i nonni si cercano le tate.concludo affermando che purtroppo per la maggior parte dei genitori quando capitano in episodi tristi con i figli , piangono sul latte versato e non ammettono che se si dedicassero con piu’ serieta’ nei loro confronti forse tante disgrazie non accadrebbero.speriamo che anche nelle scuole facciano questa lotta nel parlare con i giovani, altrimenti non ne usciamo…..

  4. @Simone, @Strix…. è un problema di leggi…. si facciano leggi non ambigue, dove chi sbaglia VA IN GALERA, vedrete come le cose andranno meglio…. in Italia purtroppo le leggi sono fatte per trovare l’escamotage per farla franca, il cavillo per non andare dentro….

  5. Da tantissimi anni si parla di “disagio giovanile”; se ne è occupata anche l’Europa nel 2007 individuando tra i tanti fattori la famiglia, la scuola, l’abuso di alcol e droghe, la violenza in TV e nei videogiochi e chiedendo ai paesi membri di agire. Oggi si stima che tra gli adolescenti il consumo di droghe leggere (spesso tagliate con altre sostanze) interessi il 70-80% di giovanissimi. Cosa è stato fatto nel nostro paese? NIENTE! Ieri sulla prima pagina di questo blog c’erano ben 3 articoli sulla violenza: violenza fuori dagli stadi, accoltellamenti fuori dalle discoteche e poi questa insana “moda” che nel napoletano ha raggiunto livelli di guardia.
    Vogliamo continuare a farci prendere a cazzotti in faccia? E se un fatto del genere dovesse accadere a un membro della nostra famiglia?
    Luva V. le leggi le fanno i POLITICI: ovvio che se sono in altre faccende affaccendati (come rubare i soldi agli italiani) possiamo anche metterci anima (e naso) in pace.

  6. Le leggi ci sono, anzi c’erano…. purtroppo annacquate da una serie di dispositivi che le hanno rese innocue. Se delinqui per reati con detenzione sotto i 3 anni di fatto dentro non ci vai. E se ci vai non temere perchè sono pronti svuotacarceri, indulti ed amnestie tanto care all’ “ermo colle”.

  7. Stix, ma non diciamo ca^^ate però sulle droghe; è chiaramente un problema di educazione familiare. Come quando ti dicono:”Prima di attraversare la strada guarda a destra e sinistra”, se non te lo dicono attraverserai sempre senza guardare…….ora ho fatto un esempio stupido, ma il concetto è questo.

    Le famiglie dovrebbero insegnare ai bambini il rispetto verso il prossimo. Concetto che purtroppo non va di moda….

  8. Eccone un altro, tal Pietro, che invece di documentarsi mi accusa di sparare ca^^ate; a parlare di droga è la Commissione Europea e gli Osservatori Europei sulle droghe e delinquenza giovanile; riporto testualmente: “Origini della violenza giovanile: disagio sociale, droga e televisione……….altri fattori decisivi sono inoltre la marcata tendenza all’imitazione…..i disturbi della personalità legati al consumo di alcol e stupefacenti….per i deputati l’aumento del consumo di cannabis e di altre droghe va messo in relazione con l’aumento della delinquenza giovanile (stampa-IT@europarl-europa.eu)”. Arrivati a questo punto faresti bene a fare le tue scuse e a ritirarti in buon ordine.

  9. Si la scuola deve fare educazione civica , negativo se ha sottovalutato questo argomento, oggi giorno occorre perche’i genitori dovrebbero essere i pri i educatori e la scuoa non penso che debba fare menelao con questa situazione drammatica e se e’ cosi’e’gravissimo e gravissimo e non avere un rapporto diverso con i genitori, i quali spesso e volentieri non sanno neanche se i loro figli ovviamente nelle scuole superiori , entrano a scuola o se ne vanno a spasso.superficialita’la dobbiamo definire questa cosa o puro menefreghismo????

  10. “Forse – dice Giulia dopo averci pensato parecchio – chi pratica atti di bullismo è a sua volta vittima; lo è in famiglia e magari sfoga la sua rabbia e la sua sofferenza sugli altri ragazzi”.

    Sì, come no. Buonisti. Se mi capita un knockatore tra le mani, vedi come diventa vittima sul serio.

  11. @Strix uhhhhhh come ti sei tutto impettito!!!!!! Mi nomini addirittura quella FONTE DI SCIENZA qual’è la Commissione Europea!!!!! UAU!!!!

    Ok diamo la colpa alle droghe, come facevamo 40 anni fa e applichiamo nuovamente il proibizionismo…….dai che quella è la strada…….

  12. A Pietro ma che fai la butti in caciara? Il problema non è la Commissione UE ma il fatto che mi accusi di dire ca^^ate (semmai le dirà l’Europa). Mi rendo conto solo ora che sebbene sei “uomo di scienza” non sei disposto ad ammettere l’errore. E allora con te la conversazione finisce qua.

  13. E se per caso l’aggredito riuscisse a reagire ed a restituire i pugni con i dovuti interessi, passerebbe sicuramente dei guai con l’attuale giustizia di …………..a

  14. Siccome la famiglia e la scuola fanno molto poco, solo per questi soggetti che sono sempre molto giovani, proporrei di ripristinare il servizio di leva per due anni e poi mandarli coattivamente in missione in Iraq, Afghanistan e quant’altro a stipendi ridotti poi vedi come je passa la strafottenza….

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