Home AMBIENTE Labaro, benvenuti negli inferi del parco Colli d’Oro

Labaro, benvenuti negli inferi del parco Colli d’Oro

Galvanica Bruni

colli240.jpgA Labaro “immergersi nel verde” ha assunto un nuovo significato quando si parla dei giardini al centro di Colli D’Oro. In questo caso, non si tratta più di un vantaggio benefico, ma di una vera e propria sfida temeraria, visto lo stato di degrado e desolazione in cui si trova il parco.

Per l’appunto, per godere di quel verde situato a Via Valbondione è necessario davvero gettarcisi dentro a capofitto: l’erba alta cresce avvolgendo tutto quello che incontra, quasi 12 centimetri di sterpaglie e rami secchi in cui affondare man mano che ci si addentra nel parco; l’odore di escrementi e materiali organici invade l’aria circostante; la sporcizia e il degrado urbano fanno da guida verso uno spettacolo a dir poco demoralizzante.

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La sensazione è quella di un parco abbandonato a se stesso, gli unici elementi ad interrompere il verde folto sono gli scheletri delle panchine distrutte e l’immondizia gettata da qualche visitatore coraggioso che, citando Joseph Conrad, ha deciso di “risalire quel fiume vuoto, un grande silenzio ed una foresta impenetrabile”. Qui non si parla di paesaggi selvaggi, ma di certo la natura lo è nel centro di un quartiere che d’incontaminato ha un bel nulla.

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Area abbandonata al centro di un quartiere

Eppure il parco di Via Valbondione è abitualmente frequentato dai ragazzi del quartiere, utilizzato per attività fisica e come area ricreativa. O meglio, lo era: la vegetazione di sicuro non invoglia ad una passeggiata, infatti ci troviamo spesso costretti a cambiar strada dalla stessa vegetazione; i percorsi per il footing sono dissestati, sporchi o impediti dalle piante; le attrezzature sono rotte o anch’esse coperte dalle erbacce che vi crescono addosso.

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La domanda, così come la vegetazione, sorge spontanea: dove sono tutti quelli che, da una parte e dall’altra, disquisivano veementemente sulla costruzione della Casa Lazio Bob Lovati, oggi relitto abbandonato in fondo al parco? Di quel mastodontico progetto rimane una struttura vuota, nessun operaio al lavoro, le transenne sono abbattute e così chiunque può accedervi indisturbato nonostante la pericolosità.

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Inoltre notiamo, forse per una perdita di qualche tubatura o per un accumulo di acque piovane, che alle fondamenta della costruzione si trova un vistoso acquitrino, luogo di ritrovo di tutte quelle zanzare ed insetti che ci tengono compagnia durante la visita. Forse anche di quella zanzara tigre oggetto in questo periodo di tante attenzioni.

A fine percorso, ci rendiamo conto che quello di via di Valbondione non è un parco, ma un vero e proprio luogo d’avventura, caratterizzato da oggetti di ogni tipo, persino libri e fumetti come quelli sparsi all’ingresso di Via di Busto Arsizio (che si ricollega poi al parco tramite stradine infossate).

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“Ci piacerebbe poterlo considerare un luogo per incontrarci nei week end o portare a spasso il cane. Invece, come entri dentro vieni mangiato vivo dalle zanzare e affondi nell’erba, preferisco andare al Parco Marta Russo, perchè qui le attrezzature non sono curate e rischi di farti male”, sostiene un ragazzo che abbiamo incontrato.

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Dove sono quelli che…?

Viene da chiedersi quanta e quale attenzione venga prestata a questo quartiere e ai suoi residenti che vorrebbero continuare a usufruire di un’area così mal ridotta. Dove sono finite le promesse di poco più di un anno fa, in periodo elettorale, dove sono oggi i difensori di quel verde e di quel diritto ad una vita sana, anche in periferia, di cui tutti si riempivano la bocca?

Barbara Polidori

riproduzione riservata – proprietà EdiWebRoma

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4 COMMENTI

  1. Appunto !!!!! Vero Tutto quello descritto e documentato e supportato da foto . Ma portare a spasso il cane con guinzaglio e museruola VERO!!!!! APPUNTO: ,con uno spazio attrezzato per i cani mi sembra il MASSIMO. Per non parlare delle panchine. Ma chi la ridotte cosi? ….. Persone sicuramente incivili che non si meritano il parco attrezzato per passare un week end.

  2. Per chi volesse documentarsi su questa maledetta storia del Parco Colli D’oro invito a visitare il sito del Comitato Colli D’oro
    http://www.parcocollidoro.it/
    contenente tutta la documentazione, a disposizione di tutti, le informazioni, le immagini, eventi e i video denuncia, dove sono riportate le battaglie, ahinoi senza successo, fatte dai cittadini del quartiere: manifestazioni, assemblee, audizioni ai consigli municipali, ricorso al TAR e al Consiglio di Stato, denunce in trasmissioni televisive come Buongiorno Regione della RAI, Striscia la Notizia, interrogazioni presentate alla Regione, al Comune e al Municipio, articoli sui maggiori quotidiani come Repubblica, il Messaggero, Paese Sera e questo stesso portale Vignaclarablog.

    Voglio infine ricordarle le 3.800 (TREMILAOTTOCENTO ) firme in originale presentate e protocollate al gabinetto del sindaco Marino in data 27 settembre 2013 di cittadini contrari alla costruzione di quest’impianto all’interno del loro parco, proprio per le perplessità sulla sua reale esigenza e sul poco credibile piano economico-finanziario in grado di assicurare il completamento dell’opera (come volevasi dimostrare) e sulla sua successiva (qualora fosse stata finita) capacità di autofinanziamento e mantenimento della struttura.

    …di queste firme presentate, non abbiamo MAI avuto dal Comune alcuna risposta e questo sinceramente lo consideriamo uno schiaffo alla tanto decandata partecipazione dei cittadini.

  3. in questo parco era in uso una pompa che doveva servire ad irrigare i giardini dei condomini del comprensorio, circa SEI anni or sono prima si è rotta la pompa, dopo due o tre anni è stata portata la pompa nuova ma non allacciata perchè mancavano i giunti, dopo un altro anno è stata collegata ma attualmente non funzionate perchè il quadro elettrico non funziona, forse è da cambiare un magneto termico da 100€, le autorità sono buone solo a parlare prima delle elezioni e poi se ne fregano, MA A FINE MESE lo stipendio se lo prendono e non sono pochi euro.

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