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Gli alberi “pizzuti” e non solo di Prima Porta

Galvanica Bruni

cimi1.jpgIl Cimitero Flaminio di Prima Porta non può certo competere, dal punto di vista artistico, con quello monumentale del Verano che contiene al suo interno una incredibile quantità di opere di inestimabile valore; vanta però alcuni primati.E’ il cimitero più grande d’Italia (140 ettari), è percorso da quasi 40 km di strade interne; inoltre è immerso nel verde.

Non soltanto cipressi, come accade in ogni cimitero, ma anche una incredibile varietà di alberi e cespugli che lo rendono un vero e proprio orto botanico.

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Percorrendo i suoi viali ci siamo accorti che non tutti gli alberi sono stati piantati dall’AMA, responsabile dei Cimiteri Capitolini; molte piante sono state messe dai parenti dei defunti ma si tratta in genere di arbusti o piccole Tuie. Le altre, anche alberi di grosso fusto, sono cresciute invece spontaneamente e la conferma ci è venuta dal alcuni grossi Pioppi “cipressini” cresciuti addirittura a contatto con alcuni edifici.

Ovviamente è il Cipresso a farla da padrone. Il “Cupressus sempervirens” è stato introdotto in Italia in tempi antichissimi e costituisce oramai un elemento fondamentale del nostro paesaggio; alto 20-30 metri, sempreverde, ha la caratteristica forma affusolata.

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Amante dei climi miti e del sole lo si trova in ogni ambiente e ad altitudini non superiori ai 7-800 metri; il suo legno pregiato è così duro che Noè in persona ricevette l’ordine dal Signore di costruire l’Arca in legno di Cipresso.

Fin dall’antichità il cipresso fu usato per adornare le tombe e una delle ragioni può essere individuata nel suo apparato radicale che anziché allargarsi scende verso il basso; ma è anche simbolo di fertilità e vita.
Narra infatti una leggenda che San Francesco nell’anno 1213, vicino Forlì, accortosi che uno dei pezzi di legno del fuoco di bivacco non bruciava lo allontanò dal braciere e lo mise sottoterra con le parole “Se proprio non vuoi bruciare, ritorna a vivere.” Da quel tronchetto nacque il cipresso che ancor oggi si trova presso il convento di Santa Croce.

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A fare compagnia ai cipressi cimiteriali ci sono numerosi Pini comuni disposti lungo i viali che in lungo e in largo attraversano la grande struttura e poi piante di Alloro, Conifere, slanciati Pioppi, Ippocastani, Platani e Palme nane.
Tante anche le piante di Mimosa che con il loro tronco contorto si sono diffuse un po’ dovunque.

Lungo i marciapiedi si trovano soprattutto Oleandri con i fiori dalle corolle bianche o rosa; ma non mancano poi neppure i Lecci, raggruppati in piccoli boschetti e i bellissimi Alberi di Giuda.

Nell’area dedicata invece ai defunti di religione ebraica crescono gli austeri Olivi, gli alberi che la tradizione vorrebbe originari di Siria e Israele.

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La presenza di tantissimi alberi nel Cimitero Flaminio oltre a ingentilire i luoghi rende sicuramente meno triste un sito deputato al dolore e al ricordo; la facilità con cui si riproducono spontaneamente la maggior parte delle piante è inoltre un chiaro invito a credere nella vita, di qua e di là.

Francesco Gargaglia

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