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Quel ponte romano dimenticato a Labaro

Galvanica Bruni

ponte2.jpgChissà se Augusto avrebbe mai immaginato cosa sarebbe diventato nel tempo il “suo ponte”. Ci passava per andare dalla moglie Livia nella villa di Prima Porta. Liberato dalla terra e dai rifiuti durante i lavori per il Gra, l’antico ponte romano si trova lungo il Crèmera un fiume del Lazio che scorre a nord di Roma e costituisce uno degli affluenti minori di destra del Tevere.

Oggi, non è neanche possibile avvicinarsi, nascosto tra rampe e strade.
Eppure, è ancora lì, e ad uno sguardo attento e forse anche un poco incosciente- tocca sporgersi dalla rampa per avere una degna visuale – appare il ponte e non è difficile immaginarsi quello che un tempo poteva essere.

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Sotto scorre ancora il fiume, e nonostante l’incuria è davvero incredibile per la sua imponenza e ancora oggi con la sua monumentalità sta lì a ricordarci l’importanza dell’eredità affidataci.

Sebbene nascosto, tra la stazione di Labaro e la via Flaminia, appare come dentro ad una piccola oasi in mezzo alla città, in mezzo al via vai di una periferia romana poco attenta ai suoi “gioielli nascosti”.

Il ponte è lungo 24 metri circa e largo, originariamente, 7 metri e mezzo.
Fu indicato come il responsabile principale dell’alluvione che nel 1965 portò distruzione e morte a Prima Porta.

“Un’ipotesi discutibile, tanto che il ponte non fu demolito. È stato comunque privato della parte superiore, fino a mettere a nudo, scarnificandole, le due arcate. Ora però è a rischio.  Il pilastro del ponte moderno che l’affianca – dice l’architetto Leonetti indicando il passante degli anni Trenta – fa sì che l’acqua scorra sotto un solo fornice, quello in travertino. Questa pressione mette a dura prova la struttura romana. Oltre a favorire l’inondazione in caso di piena”.

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Un ponte responsabile di un’alluvione? Come se i ponti ” spuntassero” così, senza che nessuno ne abbia valutato la struttura. Tenendo poi conto che gli “architetti romani” di certo non avevano intenzione di costruire il GRA, è chiaro che spetta agli altri, ai futuri architetti, ai responsabili del beni culturali, proteggere le antiche rovine e costruire nuove realtà nel rispetto del passato.

Ma non solo; di fronte al ponte di Labaro non è poca l’amarezza di vederlo nascosto. Potrebbe davvero essere una bella attrattiva per gli abitanti di Roma Nord.

Non sembra di essere a Roma; per un attimo, di fronte al ponte, al fiume che scorre, alla natura selvaggia, sembra di essere altrove. Poi d’improvviso, il clacson di un camion o la fila di macchine che si forma sul Gra, ti riporta alla realtà e alla amara constatazione che siamo di nuovo di fronte all’ennesimo scempio, dove vige la regola assurda che è bello ciò che è comodo e non è bello ciò che crea impegno.

Sì, perché ci vuole impegno, da parte di tutti e in primis degli organi competenti, per fa sì che un pezzo di storia venga alla luce e possa essere fruito.

Valentina Ciaccio

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4 COMMENTI

  1. ho notato in questi giorni che un secondo arco del ponte sul Cremera è tornato in vista dopo anni di incredibile abbandono.
    Quanti Romani e non conoscono l’esistenza di questo importante “pezzo” di archeologia Romana.
    Ai miei nipoti ho fatto vedere il manufatto prima e dopo il recente intervento di pulizia. Hanno voluto tornarci con compagni di scuola.
    E’ l’ennesima importante testimonianza della storia di Roma.
    Che non resti abbandonato!!

  2. Veramente è una vergogna su come è stata rodotta tutta la via Flaminia, tagliata in pezzetti che ha perso la sua fisionomia. Quel ponte si vede dal raccordo e mi fa tristezza per come è tenuto.

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