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Spari a Tor di Quinto, è morto Ciro Esposito

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ciro1.jpgDopo cinquanta giorni di agonia, all’alba di questa mattina è morto Ciro Esposito, il giovane tifoso del Napoli ferito a colpi di pistola lo scorso 3 maggio in viale Tor di Quinto prima della finale di Coppa Italia. Già ieri le sue condizioni si erano molto aggravate e le speranze di sopravvivenza si erano ridotte al minimo.

Dai ieri era infatti in coma irreversibile. Le criticità maggiori derivavano dall’infezione a un polmone e da un problema all’intestino. Anche la respirazione si è fatta nelle ultime ore sempre più affannosa e la pressione del giovane era bassissima. L’ultimo intervento cui era stato sottoposto era stata una tracheostomia.

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Esposito è morto “per insufficienza multiorganica non rispondente alle terapie mediche e di supporto alle funzioni vitali”, spiega in una nota Massimo Antonelli, direttore del Centro rianimazione del Gemelli, dove Ciro era ricoverato da 50 giorni. Il professor Antonelli, a nome di tutto il reparto “esprime profondo cordoglio e la vicinanza ai genitori di Ciro in questo momento di dolore per la perdita del proprio figlio”.

Ciro Esposito era stato ferito a colpi d’arma da fuoco il 3 maggio in viale Tor di Quinto prima della partita tra Fiorentina e Napoli preceduta da violenti scontri. A sparare fu Daniele De Santis, uscito dal Ciak Village, una struttura di “animazione” ubicata al 57B che già due mesi prima era stata messa sotto sequestro perché priva di ogni autorizzazione.
Secondo gli inquirenti, l’ultrà giallorosso avrebbe sparato in direzione di alcuni sostenitori del club partenopeo, tra cui Ciro Esposito, nel corso di una rissa scoppiata dopo che De Santis, assieme ad altre tre persone ancora da identificare, aveva provocato alcuni tifosi del Napoli a bordo di un bus con lanci di oggetti e fumogeni.
Con la morte di Esposito, la sua posizione si aggrava notevolmente.

I fatti, le ricostruzioni, il profilo di De Santis, le indagini su quel maledetto pomeriggio del 3 maggio nei nostri precedenti articoli: clicca qui

La famiglia Esposito chiede giustizia

Queste le dichiarazioni della famiglia.
“Alle 6 di questa mattina dopo un calvario durato 50 giorni si è spento il nostro Ciro, un eroe civile. Quel maledetto 3 maggio il nostro Ciro è intervenuto in via Tor di Quinto a Roma per salvare i passeggeri del pullman delle famiglie dei tifosi del Napoli calcio. Il nostro Ciro ha sentito le urla di paura dei bambini che insieme alle loro famiglie volevano vedere una partita di calcio; è morto per salvare gli altri.Chiediamo alle istituzioni di fare la loro parte”.

“Daniele De Santis non era solo. Vogliamo che vengano individuati e consegnati alla giustizia i suoi complici. Vogliamo che chi, nella gestione dell’ordine pubblico, ha sbagliato paghi. Innanzitutto il prefetto di Roma che non ha tutelato l’incolumità dei tifosi napoletani. Chiediamo al presidente del Consiglio di accertare le eventuali responsabilità politiche di quanto accaduto”.

“Nessuno può restituirci Ciro ma in nome suo chiediamo giustizia e non vendetta. Vogliamo ringraziare tutti coloro che in questi 50 giorni hanno manifestato la loro solidarietà. Oggi non è gradita la presenza delle istituzioni che si sono nascoste in questi 50 giorni di dolore. Il nostro sentito grazie al personale medico e paramedico del policlinico Gemelli per la loro umanità e professionalità e a quei napoletani come il proprietario dell’albergo romano che ci ha fatto sentire il calore e l’affetto della nostra città. Al presidente del Napoli, al sindaco di Napoli e al presidente della ottava municipalità di Napoli va tutta la nostra riconoscenza”.

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