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Il sacro romano GRA

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sacro-romano-gra.jpgNicolò Bassetti, paesaggista, e Sapo Matteucci, giornalista, sono gli autori di “Sacro Romano Gra” il libro che inserito in un più ampio progetto comprende, oltre al film diretto da Gianfranco Rosi, anche una mostra e un sito web: www.sacrogra.it . Quattro anni di sopralluoghi, 300 chilometri percorsi a piedi e 1500 in camper, 300 ore di riprese, 1000 scatti e 20 taccuini di appunti; queste le cifre che sono dietro al progetto che narra di persone, luoghi, paesaggi che corrono lungo i 70 chilometri del nastro di asfalto che racchiude la capitale.

Gestito dall’ANAS, 33 uscite e un traffico giornaliero di circa 150-180.000 autoveicoli il GRA, partito nel 1951, viene terminato dopo 20 anni di lavori ma ce ne vorranno poi altri quaranta per portare a tre le corsie di marcia. Un opera fortemente voluta dall’Ingegnere Eugenio Gra che oggi a tutti gli effetti fa parte della città dal momento che oltre due milioni di romani ci vivono a stretto contatto.

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Bassetti e Matteucci sono i cantori del GRA; narrano di periferie, dello sfascio, delle stazioni abbandonate, dei quartieri dormitorio ma anche di personaggi incredibili che vivono all’ombra del serpentone. Di questi luoghi e dei suoi abitanti ne raccontano, in uno stile piacevole e spesso ironico, le vicende ma anche i sogni e le speranze con quel distacco che ha il cronista esperto ma anche con l’interesse di chi vuole capire un mondo che non ci è estraneo.

La narrazione ha inizio dall’Appia Antica (Vis et Virus) e poi in senso orario corre per 68 chilometri toccando Torricola, Laurentino, Mezzocamino, Trionfale, Grottarossa, Labaro, San Basilio, Tiburtina, Torre Maura e Osteria del Curato per finire poi sull’Appia Nuova: un tour che è molto più di un itinerario stradale.

Due capitoli sono dedicati al tratto autostradale che avvolge Roma Nord: “Il pasto infame” e “Manutenzione dell’abbandono”.

Dal decimo piano dell’Ospedale S.Andrea, una piacevole e moderna costruzione sorta nella campagna, gli autori si accorgono di un atollo di verde dove Gaetano coltiva palme provenienti da ogni parte del mondo. Qui consumano uno straordinario pasto a base di “gamberi di terra”: le larve dei punteruoli rossi.

Nei pressi della Salaria invece, allo Scalo Smistamento, si ritroveranno all’interno di un grande area dimessa ma che con i suoi binari e gli operai continua a vivere come: “Er giapponese che nun sa che la guerra è finita”.

E poi: la strana fontana vuota di Labaro, la tenuta Valchetta-Cartoni, “il riparato delirio” nella Marcigliana e “Coca e terza età” a San Basilio.

“Sacro Romano GRA” è un lento viaggio ai margini di una città dove abbandono, solitudine e fallimenti si sovrappongono alla speranza e al desiderio di riscatto: un documentario da leggere.

Francesco Gargaglia

Sacro Romano Gra, Edizioni Quodlibet-Humboldt, 254 pag. 16,50 Euro

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