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Feci e rifiuti, un porcile nel cuore di Roma

Galvanica Bruni

letamaio120.jpgFeci umane, rifiuti, refurtiva di poco interesse abbandonata, stracci e scarpe vecchie. Baracche e sporcizia. Un odore nauseabondo prende alla gola mentre un fumo sale lento verso il cielo. Dovremmo trovarci in un’oasi urbana del WWF e siamo invece in un letamaio, in un porcile urbano nel cuore di Roma. Sindaco, dove sei?

“Molto importanti le oasi urbane anche se per ora lanciate solo a Roma. In questa città è stata infatti presa in concessione e quindi in gestione una piccola area corrispondente a quel tratto di sponda del Tevere ancora allo stato naturale (tra ponte Matteotti e Ponte Risorgimento)”. Così recita la pubblicazione “Le oasi del WWF” edita da Mondatori e allora niente di meglio che una domenica che nel pomeriggio promette pioggia per andare a visitarla.

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Armati di macchina fotografica e binocolo ci siamo recati sul Lungotevere delle Navi e invece di un oasi abbiamo trovato un vero porcile.

Siamo a pochi passi da Piazzale delle Belle Arti, davanti a Palazzo Marina, quel Palazzo della Marina Militare che con tanto orgoglio mostra le gigantesche ancore delle corazzate austriache, preda di guerra. In quella che dovrebbe essere un’oasi con aironi e martin-pescatori abbiamo trovato montagne di sporcizia e feci umane: un vero letamaio nel cuore di Roma.

Perfino noi, avvezzi a scovare rifiuti in ogni area verde di Roma Nord, siamo rimasti letteralmente sconvolti davanti a questa situazione di incredibile degrado; solo una città profondamente malata e degradata può permettere che un lembo di natura protetta si trasformi in una volgare discarica, in un luogo che di umano ha veramente poco.

In questo sito dove si trovano platani enormi, alberi di alloro, palme indigene, alberi di fico, salici e un tempo vivevano germani reali, aironi, cormorani e martin-pescatori oggi ci sono baracche e tende e poi montagne di rifiuti accatastati tra la vegetazione lussureggiante.

I pannelli illustrativi del WWF sono stati tutti danneggiati e probabilmente finiti in fumo; ne sopravvive solo uno con una piccola targa in ottone che ci ricorda che quel tratto di sponda era stato adottato dal Rotary Club (strano davvero che non l’abbiano ancora rubata).

Anche le staccionate poste lungo il sentiero sono andate in fumo; non così per una vera e propria montagna di materiali vari provenienti sicuramente da furti in appartamento e dalle auto in sosta. Si tratta di resti di valigie, borse e poi apparecchi elettronici di ogni tipo; ci sono anche abiti e tanti stracci.

Sotto le arcate dei ponti sono state realizzate delle baracche di fortuna con cucina e stenditoi; per i bagni nessun problema perché c’è l’oasi per spargere in ogni dove feci e fazzoletti sporchi.

Percorrere quel sentiero che dovrebbe essere un vero e proprio santuario della natura all’interno della città ci fa star male; e non per il puzzo insopportabile.
Ad ogni passo, dove scansiamo rifiuti e resti di cibo, ci domandiamo come sia possibile che una situazione così degenerata possa sopravvivere impunemente all’interno di quella che è la capitale di uno dei sette paesi più industrializzati al mondo.

Ci domandiamo anche come sia possibile che i nostri amministratori permettano questo sconcio che è una palese situazione di illegalità sotto gli occhi di tutti, compreso quelli di coloro che dovrebbero vigilare.

Uscendo da questo girone infernale ci fermiamo a parlare con i conducenti di alcuni bus turistici che ogni giorno sostano sul Lungotevere; ci dicono che questa situazione va avanti da tantissimi anni e che nessuno scende mai su quel tratto di fiume dove spesso chi vi abita è in preda ai fumi dell’alcol.

Di fronte ad una simile vergogna non possiamo esimerci dal chiedere al Sindaco Marino di farsi una breve passeggiata da queste parti: in bici o a piedi, scelga lui. L’importante è che tocchi con mano questo letamaio e che vi ponga rimedio. Subito.

Francesco Gargaglia

© riproduzione riservata – proprietà EdiWebRoma

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8 COMMENTI

  1. Le sponde del Tevere da anni sono diventate un dormitorio per centinaia di sbandati, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti e che il vostro giornale ha ben documentato. Il tratto urbano del Tevere costituisce è una risorsa ambientale di grande pregio, che in qualsiasi città europea sarebbe tutelata e valorizzata per offrire alla cittadinanza uno spazio ricreativo; qui a Roma invece è da sempre trattata come una terra di nessuno dove chiunque può fare quello che vuole. E’ inutile fare le campagne per spingere i cittadini ad andare a piedi e utilizzare la bicicletta, come avviene nel Nord Europa, se poi il contesto urbano circostante è lasciato nel più totale stato di abbandono e degrado.

  2. Il Comitato Robin Hood ha contattato il WWF Lazio che ci ha confermato che l’area, di proprietà comunale, da tempo è stata dismessa (anche se viene pubblcizzata da alcuni siti). Questo non toglie nulla alla situazione di gravissimo degrado in cui si trova quel tratto di sponda . Il Comitato ha provveduto a contattare il Gabinetto del Sindaco (tel. 06.67104876-4877) e a fare una dettagliata segnalazione.

  3. Dall’Ufficio URC del Sindaco di Roma con una e-mail ci è stato risposto che la competenza è dell’ARDIS al quale dobbiamo rivolgerci. Nessuno mette in discussione le competenze ma la segnalazione non poteva essere girata direttamente dal Gabinetto del Sindaco all’ARDIS? In questo modo si ha l’impressione di assistere al solito scaricabarile.
    Il Comitato RH ha inoltrato una nuova segnalazione all’Agenzia Regionale per la Difesa del Suolo (ARDIS – Via Monzabano, 10 00185 Roma Tel. 064456228 URP: tel. 0644713200).

  4. E’ passato un mese da quando il Comitato ha segnalato prima al Gabinetto del Sindaco e poi all’ARDIS la gravissima situazione di degrado sul greto del fiume a Lungotevere delle Navi (il Gabinetto del Sindaco ha detto di rivolgersi all’ARDIS; l’ARDIS ha protocollato la “denuncia”).
    Tutto però è rimasto come prima.
    Comitato Robin Hood.

  5. La competenza sarà pure dell’ARDIS,ma il Comune di Roma ha il DOVERE di occuparsi delle situazioni di degrado all’interno del proprio territorio facendosi parte attiva nel sollecitare i vari (troppi) enti competenti ed evitando il solito vergognoso scaricabarile nei confronti dei cittadini.

  6. In data odierna il Comitato ha ricevuto una lettera dall’ARDIS (Area Vigilanza e Concessioni Demaniali) con la quale si fa presente che a seguito di un sopralluogo sono state individuate 10 strutture precarie e una “grave situazione di degrado con un evidente problema di sanità pubblica”. La lettera invita anche Questura, Polizia Locale e II Municipio ad attivare con urgenza le procedure necessarie per il ripristino dei luoghi.
    Una buona notizia, finalmente, e un INVITO A TUTTI A NON DESISTERE e a portare a conoscenze delle autorità responsabili le varie situazioni di degrado sul nostro territorio. Comitato RH.

  7. Se andrà bene sarà effettuato il solito intervento di bonifica: quindi dopo qualche settimana tutto tornerà come prima, più di prima. Tutta la città si trova in queste condizioni: defecatio, orinatio, fellatio a cielo aperto. Dopo trenta anni di follia è impossibile pensare di risolvere i problemi endemici a meno di militarizzare l’intero territorio e sospendere le libertà costituzionali. Sarei già soddisfatto di una politica di limitazione e del danno.

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