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Prima Porta, convivere con la marana

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marana-prima-porta120.jpgLa marana di Prima Porta, un elemento che connota il quartiere e lo spacca in due. Con l’alluvione di 48 anni fa la sua piena fu causa di morti e devastazione. E oggi con il suo letto pieno di alberi e sterpaglie è sempre un pericolo. Quando piove a dirotto c’è chi non dorme a Prima Porta.

Nell’ottobre del 1964, in una canzone passata alla storia, Bob Dylan intonava profeticamente “Ammettete che le acque sono cresciute attorno a voi e accettate questo: presto voi sarete bagnati fino all’osso“. Ironia della sorte vuole che nel nostro paese gli anni ’60 siano stati testimoni di grandi allagamenti e cataclismi, come quello che colpì il Vajont nel 1963 o, venendo al nostro territorio, quello di Roma Nord, come l’alluvione a Prima Porta e Labaro del 1965 (leggi qui).

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Di quel terribile settembre del 1965 molti residenti di Prima Porta hanno ancora un’immagine vivida nella memoria, sebbene allora fossero poco più che ragazzini: l’alluvione provocò, infatti, danni irreparabili per le famiglie e le abitazioni di tutta la zona.
Il tragico bilancio fu di tredici morti, quattromila senzatetto e tantissime case pericolanti o instabili, numerose delle quali furono necessariamente abbattute. Centinaia di famiglie persero tutto ciò che avevano e molte di loro ancora faticano a convivere con una realtà che non accenna a mutare.

Contrariamente a quanto sosteneva Bob Dylan, a Prima Porta “i tempi non sono cambiati” affatto. Ma come vivono oggi questa condizione di perenne stato d’allarme gli abitanti della zona?

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Le grandi piogge che da fine dello scorso agosto fino a questi giorni si sono abbattute su Roma hanno riportato drammaticamente all’attenzione una delle questioni più sofferte dai residenti di Prima Porta che si preparano a fronteggiare il nuovo inverno armati come meglio possono all’evenienza.

Siamo sempre col batticuore quando si verificano i nubifragi, ci affidiamo alla fortuna – sostiene un abitante di Via Corte Francia, a pochi metri dalla marana – a volte ci sembra di vivere in mezzo al Canal Grande di Venezia anziché nella periferia di Roma“.

Le grate lungo le strade non riescono a contenere il riflusso dell’acqua e per fronteggiare le ondate che si riversano nelle abitazioni molti cancelli sono stati attrezzati con degli infissi entro cui incastrare paletti e tegole che blocchino l’avanzata oltre il gradino d’entrata.

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I danni, quando piove tanto, quando i diluvi si abbattono sui tetti di Prima Porta, sono consistenti e continui: l’acqua supera anche i 10cm d’altezza e i rivestimenti murari risentono dell’umidità sgretolandosi o marcendo, le prese elettriche diventano off limits e per arrivare a casa si rischia di affondare letteralmente lungo le strade, dissestate e piene di buche.

Non c’è alcuna assicurazione sulla casa che permetta agli abitanti di poter “arginare” economicamente un problema di tale entità, così ci si inventa le soluzioni più disparate, come pozzetti domiciliari con pompe ad immersione per rigettare l’acqua dall’interno lungo le strade o nei fossi.

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E in molti hanno deciso di fuggire a questa situazione trasferendosi, una scelta anche questa che desta non pochi problemi.
Dopo l’alluvione del 2005, ci siamo decisi a prendere casa a Via di Valle Muricana e affittare il pianterreno dove abbiamo vissuto fin dagli anni ’60 – racconta a VignaClaraBlog.it un residente di Via di Pietro Gentili – Quando la pioggia diventava torrenziale, l’acqua della marana sgorgava dalle tubature e dai sanitari, riversandosi abbondantemente dentro casa. A poco serviva il lavoro di braccia coi secchi, ci ritrovavamo sempre allagati fino alle caviglie“.

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Tuttavia a chi fugge un problema rimane perché difficilmente si riesce ad affittare in una zona costantemente esposta agli allagamenti. Per quanto lavoro si impieghi nel ristrutturare i locali, l’umidità riesce in poco tempo a deteriorare l’intonaco con la proliferazione di muffe e batteri, mentre la carta da parati si stacca dai muri come fosse una figurina mal incollata sull’album dei calciatori di vecchia memoria.

La questione non riguarda solo la marana – sostiene una signora che passeggia lungo il sentiero a ridosso della palude – piuttosto, tutta la zona di Prima Porta si erge su delle tubature risalenti a 30-40 anni fa e non sono state mai cambiate, non riescono a trattenere il flusso dell’acqua che automaticamente sgorga in strada e dentro casa. Per non parlare del fatto che le marrane sono state interrate artificialmente e coperte dal cemento delle strade e mai bonificate come andrebbe fatto“.

In effetti, pare di camminare in una foresta pluviale anziché a ridosso della città: bastano soli 5 minuti per ritrovarsi ricoperti di moscerini e zanzare, si viene assaliti da una cappa di afa e odori nauseabondi. E siamo ad ottobre, figuriamoci nei mesi caldi o in quelli più umidi.

Anche a distanza di chilometri le esalazioni di materiale organico in decomposizione, effluvi dalla acque ristagnanti paludose e di detriti di ogni genere prendono alla gola.
La sera non si può stare, arrivano vere e proprie vampate di aria fetida – sostiene il gestore dell’Eurobar di Via Frassineto – ma che dobbiamo fare? Abbiamo imparato a conviverci“.

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La presenza di ambienti ristagnanti ha fatto sì che molti abitanti si ritrovassero in casa i topi, mentre anche la fauna locale si è adattata ad un vero e proprio clima a sé, con la comparsa di branchi di cinghiali.
Sono animali aggressivi, spesso verso tarda sera c’è la possibilità di incontrarli sul ponte sopraelevato della marana col rischio che aggrediscano i passanti o si scontrino con le macchine lungo la via, causando incidenti” aggiunge il nostro interlocutore.

E non solo gli abitanti, anche gli animali domestici patiscono questa situazione. “Le malattie condotte dall’immondizia, gli insetti e l’aria malsana fanno sì che anche i più comuni antiparassitari risultino inefficaci, molti cani e gatti contraggono malattie mortali o disturbi gastrointestinali” ci spiega un veterinario di zona.

Per quanto la situazione sia poco mutata, da qualche anno all’imbocco fra Via Frassineto e Via delle Galline Bianche è in funzione una delle tre idrovore di Prima Porta che dovrebbe servire anche da trasformazione delle acque nere e loro smaltimento.

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Altre dovevano essere costruite in via Procaccini, così si disse dal Campidoglio a inizio 2012, addirittura venne annunciato che sarebbero entrate in funzione entro la fine dello stesso anno. Parole alle quali non seguirono i fatti: in via Procaccini quei lavori non sono mai iniziati.

Anche l’idrovora di via Frassineto dovrebbe essere potenziata ma non si hanno notizie certe sulla data di conclusione. Stando ai residenti, che vigilano sullo stato di avanzamento, i lavori vanno avanti a intermittenza mentre i loro problemi sono sempre gli stessi e non accennano a diminuire nemmeno attraverso il depuratore di Roma Nord, attivo ormai da anni.

I residenti di Prima Porta sembrano rassegnati a convivere con questa situazione, entrata ormai nel DNA del territorio. Per loro, quando piove, ogni giorno e ogni notte sono uguali alle altre, dense di preoccupazione.

Per dirla questa volta alla Dalla, “…si esce poco la sera compreso quando è festa, e c’è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra…”

Barbara Polidori

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6 COMMENTI

  1. Ma perchè almeno non si tiene pulita questa Marana sono nati alberi sterpaglie praticamente non si vede più il corso d’acqua è una vergogna …….. oltre che noi viviamo sempre nella paura di allagarsi , per favorer provvedete almeno a pulire la Marana prima dell’invern almeno può contenere acqua no sterpaglie forse è il caso che il Presidente del nostro Municipio si fà un giro a Prima Porta e vede la realtà della Marana .

  2. La realizzazione della diga di Labaro negli anni 50 ha portato l’innalzamento del livello del tevere. Di conseguenza per sfociare correttamente nel tevere, anche la marrana ha alzato il suo livello di scorrimento.

    I corsi d’acqua che confluivano nella marrana si sono alzati di molti metri passando in questo momento ad uno – due metri sotto le case (quando non piove); sentite le testimonianze della gente che vive da moltissimi anni in zona raccontano che la marrana scorreva almeno 15 metri sotto dell’attuale quota dove le loro famiglie pascolavano le mucche.

    In alcune vie non sono state ancora realizzati i servizi di raccolta di acqua piovana cosa che nonostante la giovane età nella vicina Valle Muricana, in continuo sviluppo, hanno già realizzato.

    l’acqua piovana va ad aumentare il volume di raccolta delle obsolete fognature aggravate a loro volta dal continuo sviluppo edilizio.

    Chi ha realizzato a suo tempo la diga aveva come imposizione la realizzazione di un sistema che portasse la marrana a sfociare dopo la diga in modo che quando si alzava il livello del tevere la marrana continuasse il suo corso senza causare danni. Ma come al solito realizzata l’opera il resto non conta e tutti se ne fregano.

    Sono stati stanziati milioni di euro per la messa in sicurezza di Prima Porta ma nessuno sa che fine hanno fatto questi soldi pubblici.

    Sono stati anche assegnati mandati a società preposte alla realizzazione ma guarda un pò come per magia nessuno si muove e nessuna sa.

    eppure tutte queste decisioni vengono prese nei vari consigli tecnici che avvengono in IV (EX XX) dove ci sono al confronto presidente, consiglieri, tecnici e società responsabili alla manutenzione e alla realizzazione dei servizi.

    La storia è e sarà sempre quella: soldi stanziati appalti assegnati e nel nulla spariti.

    La speranza è che il nuovo presidente cerchi e trovi una volta per tutte la verità e faccia realizzare le opere compresa l’idrovora di via Andrea Procaccini.

  3. Mi chiedo ancora oggi come mai non vengano riqualificati ed innalzati gli argini della marana, abito in via della stazione di prima porta da vent’anni e l’amministrazione municipale ancora non è mai intervenuta sostanzialmente in riguardo a questa problematica…

  4. Non temete, presto le autorità si occuperanno di voi.
    Infatti è quasi decisa l’istituzione della assicurazione obbligatoria dei fabbricati contro i rischi ambientali. Naturalmente chi abita in zone a rischio esondazione pagherà più caro! Questo è il nuovo che avanza.
    Coraggio

  5. Mezza Olanda è sotto il livello del mare e se la cavano senza fare tante storie. E’ mai possibile che alle porte di Roma non si riesca a tenere sotto controllo un fiumiciattolo?
    Duemila anni fà Etruschi e Latini bonificavano tutto con pala e picconi. Come è possibile che i loro eredi non siano capaci ad arginare un canaletto?
    Semplice, basta anientare tutti i servizi tecnici operativi e dare tutto il potere a politicanti, azzeccagarbugli, burocrati e passacarte!

  6. Vi rivelo un grande segreto: hanno inventato le idrovore! Incredibile!
    Pare proprio che per levare l’acqua dalle aree paludose servano pompe e canali!
    E servono tecnici che facciano funzionare le pompe e operai che puliscano i canali!

    p.s. non sono il Francesco che abita a primaporta.

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