Home ATTUALITÀ Vigna Clara, l’addio a Bornigia fra musica applausi e ricordi

Vigna Clara, l’addio a Bornigia fra musica applausi e ricordi

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Lunedì 26 agosto, erano in tanti, davanti la chiesa di Santa Chiara in Piazza Giochi Delfici, a Vigna Clara, per l’ultimo saluto a Giancarlo Bornigia. Non mancavano i volti noti: dal principe Carlo Giovanelli a Renzo Arbore, da Mita Medici a Orso Maria Guerrini, da Mal a Giucas Casella. Alcuni all’interno, a seguire la cerimonia, altri a trattenersi fuori per parlare, per scambiarsi ricordi. Ricordi che avevano in comune un locale, il Piper, e il suo fondatore. “Un uomo d’altri tempi,” lo ha definito Giovannelli.

E sì che i tempi Bonigia li anticipava: mandava avanti i giovani, scommetteva su talenti emergenti, andava a cercare tutte le novità in ambito internazionale per portare la loro musica a Roma. Nello specifico, per portarla al Piper – lo storico club che, a partire dal 1965, è stato un punto di riferimento per il panorama artistico e musicale italiano: luogo d’incontro per i giovani, trampolino per numerosi talenti italiani, teatro delle primissime esibizioni in Italia di grandi artisti internazionali (leggi qui).

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“Era uno dei protagonisti dell’invenzione dei giovani,” ha commentato Renzo Arbore, esprimendo grande rimpianto per la comparsa. “È stato un protagonista, un protagonista lavoratore che ha lavorato tanto per i giovani, anche dopo questa rivoluzione lui ha continuato, l’aveva come missione.”

Una missione intrapresa con spirito quasi paterno, come ha ricordato l’attrice e cantante Mita Medici.
“Ci faceva anche un po’ da padre, vedete – ha spiegato – e continuava a seguirci come fossimo suoi figli anche ben dopo l’esordio. Abbiamo continuato per le nostra strade e le nostre carriere, ed io ho scoperto solo più tardi che aveva continuato a tenerci d’occhio, a informarsi, a vedere come andavamo avanti.” “Fa parte della nostra vita, di una generazione,” ha aggiunto poi.

A confermare le sue parole non sono mancati i numerosi racconti e commenti scambiati sulle scale della chiesa, tra personaggi più o meno noti: chi lo ringraziava per aver avuto la possibilità di esprimersi artisticamente al Piper come in nessun altro posto, chi parlava della sua l’instancabile ricerca di nuovi talenti all’estero e la voglia di scommettere sul nuovo, chi ricordava aneddoti come un caffè preso con Patty Pravo in attesa dell’apertura del locale, chi – come Mal, cantante britannico naturalizzato italiano che proprio al Piper ha raggiunto il successo dopo essere stato notato da Alberigo Crocetta durante un’esibizione in un locale di Soho – ne ricordava soprattutto la comprensione, il “carattere favoloso”.

“Non parlavamo italiano, servivano dei traduttori – ha raccontato – ed eravamo un po’ sperduti. Lui ci ha spiegato tutto, era molto comprensivo, molto disponibile.”

E gli aneddoti avrebbero potuto proseguire per ore se le porte della chiesa non si fossero aperte: fine della cerimonia, e il feretro viene portato verso il carro funebre.
La folla si separa per far passare e, un po’ a sorpresa, attacca la musica: non certo musica da funerale, bensì il tipo di musica che ci si aspetterebbe di sentire al Piper. Dall’altra parte della piazza un passante si ferma ad ascoltare, guarda il carro funebre e poi, perplesso, chiede lumi ad un agente della Polizia municipale lì accanto.

“Ciao, Giancarlo!” grida qualcuno dalle scale della chiesa, e l’applauso partito al momento dell’uscita del feretro s’intensifica. Un saluto appropriato: musica e applausi, proprio quello che nella vita di Giancarlo Bornigia non è mai mancato.

Alessandra Pacelli

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