Home ATTUALITÀ Corso Francia, chiesta la chiusura dell’Admiral Club

Corso Francia, chiesta la chiusura dell’Admiral Club

Galvanica Bruni

Torna alla ribalta il tema delle sale da gioco nel XV Municipio, un fenomeno che ha fatto dell’asse Cassia-Flaminia la Las Vegas di Roma Nord. Nel solo tratto della Cassia che va da Corso Francia a Grottarossa se ne contano sette, due delle quali a Corso Francia e ben tre nei pressi di un liceo. Un vero e proprio allarme sociale, denunciato nella nostra inchiesta dello scorso febbraio nella quale abbiamo dimostrato dati alla mano che a Roma  Nord, a fine 2012, si contavano circa 40 fra sale da gioco e sale scommesse.

Una ogni 2,3 kmq di territorio abitato, una ogni 3950 residenti. Ma non basta, considerando solo i cittadini di età compresa fra i 15 e i 40 anni, ce n’è una ogni 1100, ma guardando alla fascia più a rischio (15-25 anni), una ogni 370. (leggi qui)  Un dato terribilmente preoccupante.

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Un settore, quello del gioco d’azzardo, che in Italia ha registrato in 7 anni un aumento del 450% del giro d’affari, passando da 22 miliardi di euro nel 2004 a circa 80 miliardi nel 2011. Più di un milione di studenti ha giocato almeno una volta.

E tornando alla notizia di oggi, è stato il Codacons a ricorrere al Tar del Lazio contro la sala “Admiral club” di Corso Francia, la quale dispone di un’area per il gioco attraverso dei  videoterminali, VLT in gergo tecnico.

Le apparecchiature VLT sono la novità più consistente nel mondo delle slot machines: hanno come principale attrattiva quella di avere un jackpot nazionale, un montepremi che non è determinato dalla sola macchina nella quale si inserisce il denaro, ma da tutte le macchine attive sul territorio nazionale. Più o meno come se, facendo la solita tombolata coi parenti si potesse vincere il bottino di tutte le tombole italiane.

“L’Admiral Club – spiega il Codacons – risulta allocato in un quartiere residenziale, è ubicato in un locale commerciale su strada ed è riconoscibile dall’esterno grazie ad adesivi apposti sulle vetrine che pubblicizzano esplicitamente il locale. Le vetrine della sala sono tutte oscurate dalla presenza di tali adesivi, i quali non permettono il filtraggio della luce all’interno. Anche gli altri locali all’interno della sala da gioco appaiono privi di illuminazione naturale e caratterizzati dall’assordante rumore delle macchinette da gioco e dall’intensa luce da queste emessa.”

“Le sale appaiono troppo illuminate tale da provocare stordimento e mal di testa agli avventori di turno, con una iperventilazione per assenza di finestre, esiste la possibilità, senza controllo sulla maggiore o minore età dell’avventore, di ingerire sostanze alcoliche, l’ambiente nel complesso idoneo a creare uno squilibrio psicofisico del giocatore” scrive il Codacons nel ricorso nel quale si spiega che “il giocatore che entra nella sala perde la cognizione del tempo e subisce un annebbiamento delle proprie facoltà in considerazione dell’ambiente in cui si trova. Tale situazione aumenta in maniera esponenziale il rischio di sviluppare atteggiamenti compulsivi nel confronti del gioco, fino alla possibile insorgenza della patologia”.

“Pertanto – si legge nel ricorso – le licenze impugnate delle quali si chiede l’annullamento si pongono in contrasto non solo con le norme tecniche sopracitate, che stabiliscono precisi requisiti in tema di informativa sui rischi del gioco e di condizioni igienico sanitarie delle sale, nonché di luce ed areazione, ma anche con gli art. 29, 32 e 97 della Costituzione. Inoltre la presenza della sala VLT in un quartiere residenziale ha effetti pregiudizievoli per il contesto urbano, la viabilità e la quiete pubblica, causando un aumento degli utenti, effetti economici negativi per le famiglie e sovraccarico per l’assistenza comunale.”

I provvedimenti autorizzatori impugnati si pongono dunque, secondo l’Associazione, in contrasto con gli interessi tutelati da tutti i recenti provvedimenti legislativi in tema di sale gioco e gioco d’azzardo.

Non solo. Si legge ancora nel ricorso: “La Regione Lazio (leggi qui) ha disposto che non possono essere ubicate sale gioco in un raggio di 300 metri da istituti scolastici, centri giovanili, strutture residenziali o semi residenziali operanti in ambito sanitario o socio assistenziale, prevedendo inoltre l’esposizione all’ingresso delle sale del materiale informativo con cui spiegare quali rischi sono correlati al gioco e in quali centri e strutture è possibile recarsi per essere aiutati (con installazione di dispositivi all’interno delle sale capaci di limitare il tempo e gli importi di gioco). Con istituzione di tessera “anti-minori”.

“Ebbene – sottolinea il Codacons – in prossimità della sala in oggetto, tra le altre, sono situate (tutte a meno di 300 metri in linea d’aria) l’ARS MEDICA di Via Ferrero di Cambiano, la Scuola Media Statale Nitti sita in Via Saverio Nitti, il Beauty Shopping di via Galiani, il Nuova Medica Flaminia di via Cassia Nuova, e il Centro Euclide di via Flaminia Nuova”. Basta?

Con il ricorso, il Codacons chiede dunque al Tar del Lazio di annullare, previa sospensione, i provvedimenti con i quali la Questura di Roma, il Comune di Roma, il Ministero dell’economia e i Monopoli di Stato hanno autorizzato, rilasciando le conseguenti licenze e autorizzazioni, l’apertura della Sala Giochi e VLT “Admiral club Corso Francia”.

Fabrizio Azzali

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3 COMMENTI

  1. A parte che la veda dura che riescano a chiuderlo e non perché io sia un fautore del video gioco , manco un piede od uno sguardo ho mai messo in questo locali.
    Mi risulta un locale “ammanicato” assai
    Ma se invece di chiudere i locali la gente aprisse il cervello ?

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