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Trionfale, che succede al Museo della Mente?

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museo_della_mente120.jpgCi siamo già occupati in passato (clicca qui) del Museo Laboratorio della Mente, quel gioiellino di retrospettiva all’interno del Parco Santa Maria della Pietà, a Monte Mario, sulla Trionfale, che racconta anni e anni di storia (e storie) del manicomio, che lì vi sorgeva, attraverso un percorso multimediale e interattivo. Questa volta, però, ce ne occupiamo per riferire della situazione di assoluta emergenza in cui versa la struttura da quasi un mese e ne parliamo con Valerio Barletta, neo presidente del XIV Municipio, e con Pompeo Martelli, direttore del Museo.

 Mancano le risorse

A decorrere dal 1 luglio, a seguito della riformulazione dei bilanci della ASL RM E, sono venute meno le risorse per i rinnovi dei contratti dei collaboratori esterni appartenenti al Servizio Educativo della Regione Lazio, senza i quali sarà impossibile per lo stesso polo espositivo proseguire nelle normali attività, essendo queste figure le uniche custodi dell’enorme patrimonio cognitivo legato all’iniziativa.

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La perdita non sarebbe indolore, perché di visitatori l’esposizione ne conta circa trentamila all’anno, la maggior parte dei quali studenti provenienti da tutta Italia, e non disporre di una guida in loco che introduca al meraviglioso itinerario previsto snaturerebbe l’essenza stessa del progetto.
Inoltre verrebbero meno tutte le iniziative culturali ideate e realizzate dagli stessi collaboratori.

Valerio Barletta, presidente del XIV

La redazione di VignaClaraBlog.it ha raggiunto Valerio Barletta, presidente del Municipio XIV, da tempo uno dei maggiori sostenitori della causa relativa al museo.

“La struttura – ci spiega – si avvale dell’opera prestata sia da collaboratori interni appartenenti alla ASL RM E, che da alcuni collaboratori esterni (ricercatori universitari, borsisti, ecc.) i quali organizzano visite guidate e mettono a disposizione degli ospiti le loro conoscenze in merito non solo a ciò che si vede nella mostra, ma anche alla storia dell’intera area su cui questa sorge.
Il loro apporto è fondamentale – sostiene Barletta – e il mancato rinnovo dei contratti mette a serio rischio il futuro del progetto, che morirebbe rapidamente venendo a mancare un patrimonio umano di così inestimabile valore. Si pensi, ad esempio, all’accesso agli archivi delle cartelle cliniche o di tutta la serie di documenti custoditi all’interno della struttura.”

Gli chiediamo se in questi giorni, in attesa che la situazione si sblocchi, le attività stiano o meno andando avanti.
“Il museo è ancora aperto e le attività proseguono come sempre, tuttavia non sappiamo quanto durerà. E’ questione di giorni, la situazione ormai è critica. Se si va avanti è solo perché c’è ancora la speranza che i nostri appelli vengano recepiti dalle istituzioni. Ho scritto al sindaco Ignazio Marino per prospettargli una soluzione che veda il coinvolgimento anche di Roma Capitale.”

“Del resto – continua Barletta – quella del Museo della Mente e della rivalutazione dell’intera area del Santa Maria è stata una delle prime questioni che ho messo in agenda non appena mi sono insediato. L’anno prossimo, e precisamente il 31 maggio 2014, si celebrerà il secolo di vita del nosocomio ormai dismesso, e sarebbe bello che in vista di quell’appuntamento si potesse dare il via, con l’aiuto di Comune e Regione, ad un’operazione di rilancio complessivo dell’intera area, a partire proprio dai suoi poli di eccellenza, con l’organizzazione di una serie di eventi culturali da tenersi in quegli spazi”.

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Pompeo Martelli, direttore del museo

Di certo, iniziare la stagione che porterà alle celebrazioni del centenario con la chiusura del Museo della Mente non è proprio l’ideale.
Ne parla a VignaClaraBlog.it Pompeo Martelli, direttore del museo e dirigente sanitario della ASL RM E.

“I collaboratori del Servizio Educativo hanno un ruolo cruciale all’interno del museo perché sono una sorta di front-office per i visitatori e fanno da cinghia di trasmissione e modulazione delle informazioni. In più, durante l’anno curano e realizzano progetti educativi di formazione e ricerca assieme agli istituti scolastici di tutta la penisola. Del resto, la nostra utenza è per un buon settanta-ottanta per cento di natura didattica. Se venissero a mancare queste figure il museo perderebbe la sua stessa ragion d’essere”.

“Certo, tecnicamente rimarrebbe comunque in funzione, e ci sarebbe sempre un custode ad aprire e chiudere il portone, ma non sarebbe la stessa cosa perché verrebbe a mancare quel trait d’union fondamentale tra visitatori e struttura espositiva. Tra l’altro – ci spiega – anche i fondi della gestione ordinaria stanno arrivando ad esaurimento, per cui pur volendo andare avanti, con quello che è rimasto arriveremo al massimo fino a dicembre poi saremo comunque costretti a chiudere”.

“E’ opportuno invece che la struttura continui ad esistere e che le istituzioni ci vengano in soccorso garantendo le risorse in primo luogo per la gestione ordinaria e poi per portare a termine i lavori di restauro e trasformare il tutto in una mostra permanente, una vera e propria impresa culturale attiva sette giorni su sette, che possa offrire un domani anche l’opportunità di nuovi posti di lavoro”.

“Basterebbero centomila euro l’anno – conclude Pompei – una cifra risibile se confrontata con altre esposizioni ben più grandi, capaci magari di registrare cinquantamila presenze in tre mesi, ma che poi finiscono.”

Loro non mollano

Nel frattempo, le attività proseguono e lo staff del museo ci tiene a far sapere che non molla.

Con i fondi residui si continua a fare manutenzione (essendo una mostra multimediale, le strumentazioni – lampade, proiettori, ecc. -sono molto delicate), a progettare nuovi exhibit espositivi e installazioni interattive, oltre a mettere in cantiere spettacoli teatrali, docufilm e progetti educativi per il nuovo anno scolastico.

Valerio Di Marco

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