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Pira (PD): I Rom senza casa e il XV Municipio

Galvanica Bruni

campo-nomadi.jpgDa Vincenzo Pira, coordinatore PD XV Municipio, riceviamo e pubblichiamo.
Da decenni si ripropone una permanente e difficile mediazione tra comune, municipi, prefettura, comitati di quartiere per decidere dove organizzare i campi autorizzati dove trasferire i Rom che vivono in spazi precari e illegali. Il tema è delicato e complesso. Da oltre trent’anni si ripetono le stesse parole da parte delle diverse amministrazioni (dal governo nazionale ai municipi) senza riuscire a pianificare strategicamente una soluzione.

Si è sempre drammatizzata la situazione, si continua a strumentalizzare il tema a caccia di facili consensi elettorali. Si esasperano animi e si creano contrapposizioni che non permettono di affrontare il tema in modo razionale e responsabile.

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Il Piano Nomadi del Comune di Roma proposto dal sindaco Alemanno prevedeva di legalizzare e migliorare le condizioni delle etnie rom eliminando i focolai di abusivismo e costruendo 13 campi autorizzati in periferia per circa 6 mila rom già provvisti di documento di riconoscimento.
Sono stati chiusi quattro villaggi “tollerati” sui nove esistenti: il Casilino 900 nel novembre 2009, La Martora nel dicembre 2010, via del Baiardo e Tor de’ Cenci lo scorso anno.

Secondo le stime dell’Associazione 21 luglio sarebbero 450 i campi informali sgomberati dal Comune di Roma dal 31 luglio 2009 ad oggi ma che si riorganizzano in altri spazi. Campi e campetti continuano a proliferare in condizioni disumane, come anche l’occupazione di spazi sotto i ponti e nelle rive del fiume in una totale mancanza di decoro e di sicurezza.

Ora anche nel Municipio XV si ripropone il tema di come gestire la situazione del Campo River, della bonifica e valorizzazione di via del Baiardo e delle decine di occupazioni abusive che riappaiono sotto i ponti e tra i cespugli del Parco di Vejo.
La situazione è complessa e difficile e non può essere affrontata unicamente con misure assistenziali e di emergenza. Occorre un piano strategico permetta di risolvere il problema strutturalmente.

La maggioranza dei Rom e i Sinti che vivono a Roma (oltre 8 mila) non sono nomadi, ma stanziali e aspirano ad una soluzione abitativa stabile. Ciò è dimostrato dalle centinaia di famiglie che sono in lista d’attesa nelle graduatorie per l’assegnazione di case popolari. Per giunta 5000 di loro vivono a Roma da più di trenta anni.

L’Unione Europea ha messo a disposizione considerevoli finanziamenti all’interno dei Fondi Europei per supportare e rinforzare l’azione degli stati membri sull’integrazione dei rom. L’Italia fa parte dei 12 stati che hanno messo in atto programmi di supporto rivolti ai rom e per il periodo compreso tra il 2010 e il 2013 l’Unione europea ha predisposto uno stanziamento di 15 milioni 321 mila euro al nostro paese attraverso il Fondo Sociale Europeo.

Il Comune di Roma spende da tempo circa 5 milioni di euro l’anno per la gestione dei campi “autorizzati”. Altri 8 milioni di Euro sono stati stanziati per organizzare nuovi campi. Il Ministero degli interni, la regione Lazio, l’Unione Europea stanziano e possono stanziare altre risorse. È possibile considerare l’utilizzo di questi milioni di euro, già stanziati per l’assistenza, per avviare una politica della casa anche per quelle famiglie Rom e Sinti nella Capitale che ne hanno fatto richiesta ?

E anche per i semi nomadi e per gli apolidi si possono ipotizzare e proporre misure che aiutino a superare l’assistenzialismo e impostare logiche di medio termine, che permettano di riconoscere i diritti di cittadinanza e i diritti economici, sociali e culturali di queste popolazioni affrontando la questione, come realmente merita, a livello di legislazione nazionale ed europea ?

Di questo creda si debba discutere seriamente in Comune e in Municipio : come superare l’assistenzialismo e come attivare misure concrete e decisive per la promozione umana soprattutto dei minori, spesso prime vittime degli sgomberi che ne interrompono il faticoso processo di integrazione scolastica. E per i giovani rom e sinti, senza discriminazione, come prevede la legislazione europea e internazionale a cui l’Italia aderisce, promuovere politiche specifiche per l’occupazione che favoriscano l’inclusione sociale.

Il rispetto della legalità deve essere una conquista comune che nasce dal dovere dei singoli ma anche dal diritto delle comunità a veder riconosciute le condizioni per poterlo fare. E in questo è fondamentale il ruolo dello stato democratico e delle sue istituzioni, ad iniziare dai governi di prossimità di Roma Capitale e del Municipio a cui sono delegate le politiche sociali ed educative del territorio. (Vincenzo Pira)

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13 COMMENTI

  1. Dopo questa bella lettera, e considerando che il presidente Torquati ha detto che riuscirà al massimo a dare un minimo contributo (stanziato dalla vecchia amministrazione) a poco di un centinaio di romani, forse ai concittadini che si trovano in una situazione precaria ed indigente converrebbe “diventare” rom o sinti..
    Secondo il sig. Pira, ci sarebbero molti più fondi a disposizione, avrebbero una corsia preferenziale per avere la casa popolare , prenderebbero le sovvenzioni assistenziali comunali , non pagherebbero i vari ticket ,non conoscerebbero la parola “tassa” e quant’altro…non avranno il garage per parcheggiare i Suv e le macchine sportive, ma non si può avere tutto dalla vita…
    Così gli italiani poveri ed indigenti si vedrebbero “riconoscere i diritti di cittadinanza e i diritti economici, sociali e culturali”..

    p.s. : la frase poi del mancato rispetto della legalità , la quale deve essere una “conquista”, per colpa della società che non li mette in condizione di farlo… è una scusa GRANDIOSA… complimenti…

  2. Caro Ferri ,

    I fatti sono sempre i migliori amici e prevalgono sui pregiudizi : dati statistici alla mano si documenta che in Italia vi sono circa 140.000 tra Rom e Sinti e di questi circa 70.000 sono italiani e lo sono da secoli. Altri 30.000 Rom hanno passaporto rumeno (e fanno quindi parte dell’Unione Europea) e gli altri 40.000 provengono dalla ex Jugoslavia e non hanno avuto riconoscimento dai nuovi stati sorti negli ultimi anni nella regione balcanica. È importante ribadire ciò perché vi è la tendenza a considerarli tutti stranieri e extracomunitari. La maggior parte delle comunità Rom presenti in Italia (e a Roma) è passata progressivamente negli ultimi trenta anni da un sistema di vita prevalentemente nomade a uno seminomade fino ad arrivare ad oggi, con l’adozione di un sistema di vita sedentario. Sono pochissime quelle che ancora attuano un nomadismo stagionale, alternando viaggi nel nord Italia nel periodo estivo per poi trascorrere l’inverno nelle residenze abituali, completamente estinte le famiglie nomadi. La scomparsa del nomadismo incide fortemente anche sui rapporti con gli altri gruppi. Anche i Rom hanno dovuto adattare la loro vita ai cambi epocali che l’Italia ha fatto nell’ultimo secolo : da una società prevalentemente agricola al forte processo di industrializzazione, e oggi di prevalente terziarizzazione. Diritti fondamentali che riguardano prioritariamente la casa (solo a Roma sono oltre 5 mila le richieste di una casa popolare di persone appartenenti all’etnia Rom o Sinti) ; l’istruzione (la scolarizzazione dei bambini o la formazione a distanza per i gruppi nomadi); il diritto al lavoro e al riconoscimento delle peculiarità culturali di questi popoli.
    Basta con l’alimentare una guerra tra poveri. I diritti o sono universali o non lo sono.
    Da quando è entrato in vigore il Piano Nomadi, nel luglio 2009, la giunta Alemanno ha speso più di 62 milioni di euro. Nelle intenzioni iniziali il Piano prevedeva la chiusura definitiva di 101 insediamenti e la collocazione di 6.000 rom all’interno di 13 «villaggi attrezzati» entro il 2011. A quasi quattro anni di distanza, i «villaggi attrezzati» si sono fermati a quota otto. In più, gli insediamenti presenti a Roma si sono quintuplicati, passando a più di 500, sebbene siano stati realizzati ben 536 sgomberi forzati.
    Non spetta solo al Presidente Torquati dare risposte a questo problema. Spetta alle istituzioni a ogni livello (dall’Europa al municipio). Infine lungi da me il diminuire la responsabilità individuale ma ciò non esime la comunità, la società e le istituzioni ad intervenire a livello educativo e di prevenzione dei conflitti con misure adeguate. La mia proposta voleva esser un invito a lasciare da parte la propaganda e le casacche da tifoso e discutere seriamente e oggettivamente di un tema rilevante.

  3. ../ La Redazione potrà, a suo insindacabile giudizio, non pubblicare commenti che “contenenti offese verso terzi, che siano offensivi della dignità di soggetti, gruppi o aziende o verso credenze religiose, oppure contengano parole disdicevoli, insulti, affermazioni denigratorie o contenuti diffamatori, che abbiano contenuto razzista, xenofobo o sessista”..|

    Ebbene, io mi sento offeso nella dignità di essere Italiano, sento che siano stati offesi gruppi di popolazione che dal 1914 ad oggi hanno dato una storia alla nostra Italia, aziende che sono allo stremo e che attraverso le loro salatissime tasse permettono allo Stato di mantenere questi stanziali (?), mi sento offeso nella credenza religiosa quando costoro bestemmiamo in nostro Dio ( Ci sono i Rom dashikanè serbi che sono cristiano-ortodossi Rom bosniaci Khorakhanè di religione islamica, come i rom kosovari e macedoni. I sinti italiani sono cattolici), gli Italiani vengono insultati, denigrati e diffamati in ogni occasione soprattutto quando vedo alla tv un gruppetto di giovani Rom che danno fuoco alla nostra Bandiera. Sono forse io ad essere razzista, xenofobo o sessista? Credo di no! Piena ammirazione và a coloro che si sono perfettamente integrati nella nostra società, che lavorano con umiltà e passione, che pagano le tasse, le assicurazione auto, le forniture energetiche, che manda i propri figli a scuola, ecc.
    Sia bene inteso: questo non è un commento rivolto a Pira, ma alle Istituzioni Centrali che delegano Comune e Municipio nella scelta più difficile: l’alloggio. Sarebbe forse il caso di fare una bella cernita e premiare chi si sente Italiano come noi e mandare a casa coloro che non rispettano le nostre leggi? Sarebbe forse il caso che le assistenti sociali contribuiscano con più energia all’integrazione dei bambini e ragazzi minori stranieri dando loro la possibilità di avere un netto approccio con la nostra civiltà?

  4. Caro Pira,
    nei dati statistici che riporta, o per i 140.000 o meglio per i 70.000 stanziali da secoli, ha omesso quanti di loro lavorano seriamente, quella del terziario è una favoletta…. ma quali pregiudizi, cerchiamo di non far scadere il discorso a livello xenofobo… se i diritti sono universali, LO SONO ANCHE I DOVERI… Perché se a lei o altri sta bene far campare queste etnie sulle spalle della collettività, a me e tanti altri non sta più bene.. qui non si tratta di propaganda o casacche, se i soldi non ci sono per gli italiani, e parlo di lavoratori e pensionati che veramente non riescono ad arrivare a fine mese, non vedo perché queste persone devono avere più agevolazioni di quante già ne hanno, vedi ad esempio graduatorie varie dove risultano sempre ai primi posti… Se poi a Castel Romano bruciano le casette di legno messe loro a disposizione e PAGATE DAI ROMANI, allora tutti i suoi bei discorsi decadono immediatamente.

  5. Noto che i 30 mila romani in lista d attesa non solo non trovano una casa, ma nemmeno un riga nelle compassionevoli lettere degli uomini del pd. Aggiungo che mi piacerebbe si potesse realizzare quanto “sognato” nella lettera qui pubblicata. Ma siamo sicuri poi che queste etnie desiderino davvero l integrazione? Studi antropologici politicamente equidistanti ci dicono di no.

    Riccardo Corsetto

    Associazione “L’Unico”
    Riccardo.Corsetto@gmail.com

  6. Temi complessi non possono essere affrontati con slogan propagandistici e tanto meno essere contenuto di polemiche o strumentalizzazioni di parte. “Gli zingari nessuno li vuole”. Può essere una soluzione e in tanti nella storia hanno tentato di risolvere il problema in questo modo.
    Era questa anche la posizione di chi chiedeva le famose 20 mila espulsioni. Avendo poi responsabilità di governo l’atteggiamento e le decisioni sono state prese in altro modo : organizzare campi controllati, affidare la prefetto di Roma la responsabilità del tema, chiudere gradualmente i campi abusivi, favorire l’accesso alla scolarizzazione e i servizi sanitari, ecc.
    Ciò non è semplice e no ha il consenso di tutti. Alcune organizzazioni di destra hanno riempito di manifesti i nostri muri chiedendo al sindaco chi paga l’acqua e la luce nei campi Rom. Altri protestano appunto perché non vogliono i campi vicino alla propria casa.E i miei riferimenti normativi sono la Dichiarazione Universale dei diritti umani e la Costituzione italiana .
    Concordo invece con gli obiettivi del prefetto Pecoraro :
    «Vogliamo superare l’emergenza nomadi ampliando i campi ed estendendo i controlli, per dare più sicurezza e certezza sulle verifiche delle presenze, ma anche iniziare, per chi vi abiterà, un percorso di formazione e di avviamento al lavoro, scolarizzazione e vaccinazione dei bambini». «In ogni caso – prosegue il prefetto di Roma – non è possibile un assistenzialismo permanente. Il campo attrezzato non è l’obiettivo finale. Il campo è un passaggio per dare a queste persone la possibilità di un futuro normale. La nostra attenzione è centrata soprattutto su giovani e bambini».
    Posizione di chi responsabilmente conosce il Diritto europeo e le leggi dello stato.
    Piaccia o non piaccia, i Rom sono parte integrante della civiltà europea da oltre migliaia di anni. Oggi, con una popolazione stimata intorno ai 10-12 milioni di persone, i Rom costituiscono la principale minoranza etnica in Europa e sono presenti in tutti e 27 gli Stati Membri dell’UE. La maggior parte di essi sono cittadini comunitari. Ciononostante, la loro situazione è caratterizzata da una discriminazione costante e dall’esclusione sociale. Oltre ad essere a rischio di povertà e disoccupazione, sono oggetto di stereotipi e pregiudizi.
    La Commissione europeaha sottolineato come l’integrazione dei 10-12 milioni di Rom – una popolazione grande come quella del Belgio o della Grecia – costituisca una responsabilità comune degli Stati membri e delle istituzioni UE.
    Ha affermato Viviane Reding, Vicepresidente della Commissione e Commissario responsabile per la giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza “La nostra è un ‘Unione fondata su valori forti, ragion per cui dobbiamo assicurare il rispetto dei diritti fondamentali dei Rom. La discriminazione contro questa minoranza etnica è inaccettabile. Trovare soluzione ai loro problemi va a tutto vantaggio delle nostre società ed economie. Soltanto con un’azione sostenuta e coordinata riusciremo a fare la differenza nell’interesse dei Rom in tutta Europa.”
    Io condivido queste posizioni; altri la pensano diversamente. Combatto con le armi della democrazia che vuole discriminare; rispetto e discuto razionalmente con chi vuole trovare le migliori deliberazioni per applicare adeguatamente i diritti umani e i principi costituzionali vigenti.

  7. Sig. Pira, non c’è peggior sordo… i veri discriminati in questo momento sono gli italiani che sopravvivono.. seppure,perchè molti si suicidano… e condivido quanto scrive il sig. Corsetto, queste persone non hanno alcuna voglia di essere integrati,sia loro che gli extracomunitari, come scrive anche oggi sul Corsera il prof. Sartori, nell’articolo che critica il ministro Kyenge e il presidente Boldrini.

  8. @ Ferri – Non si tratta di sordità ma di punti di vista, culturali e politici, diversi. E io sto con la ministro Kyenge e con la Presidente Boldrini. Lei libero di pensarla con il Corriere …

  9. @ Sig. Pira, prendo atto da ciò che scrive che le sono più a cuore le minoranze, di cui parla, invece degli italiani … d’altronde è la linea che sta tenendo il suo partito e tutta la sinistra anche a livello nazionale… bene,anzi male… spero solo che tutti questi discorsi non servano a “foraggiare” qualche coop assistenziale, sa come si dice, a pensar male..

    p.s. : ognuno è libero di pensare ciò che vuole, anche il prof. Sartori, tanto osannato dalla sinistra in tutte le altre occasioni, ma stavolta proprio no.. e solo perché ha detto la verità..
    Saluti

  10. @ Ferri , non mi porti a polemiche che non aiutano a capire. Capovolgendo il suo ragionamento discriminare le minoranze è un diritto delle maggioranze ? Io sono contro ogni discriminazione e sono a favore della difesa dei diritti di cittadinanza per tutti e tutte. Rimando al mittente l’accusa di favoritismi; chi mi conosce e conosce la mia storia personale sa bene che “foraggio” soprattutto la difesa dei beni comuni e non i corporativismi o i favori personali. Rispetto il prof. Sartori e lo ritengo una autorità su diritto Costituzionale e su leggi elettorali. Non condivido le sue opinioni su immigrazione e Intercultura. E avere opinioni diverse non va contro la Verità; questo lo pensano i fondamentalisti e gli intolleranti. e io non lo sono.

  11. Ecco perché non voterò MAI a sinistra nella mia vita. MAI! Grazie sig. Pira per avermelo ancora una volta ricordato….
    buon lavoro

  12. @ signor Ceravolo, lei è libero di votare come meglio crede e fare riferimento ai valori che più la convincono. Non facciamo però questioni personali e non mi farò venire sensi di colpa per non poterla convertire a votare a sinistra. La coerenza e gli ideali valgono più del voto. Li coltivi come meglio crede e io farò altrettanto.

  13. @ Sig. Pira, lei come me è un caggè (le assicuro che non è un’offesa..) , e dato che certe cose bisogna capirle dall’interno, legga qui : ” Si pensi ad un bambino Rom che frequenta la scuola pubblica: entrare a contatto con una realtà che presenta dei modelli di vita funzionale alla società maggioritaria a cui e difficile per lui adattarsi, gli provoca inevitabilmente uno smarrimento in quanto è costretto ad operare una difficile scelta che nella maggior parte dei casi lo induce a ripercorrere la strada degli affetti familiari; da adulto mostrerà un atteggiamento ostile verso quella società non ancora preparata ad accoglierlo se non attraverso l’assimilazione. Lo stesso dicasi dei matrimoni misti in cui l’individuo esterno viene a rappresentare un elemento di disturbo se non riesce ad integrarsi “. A dire ciò non è un caggè, ma un rom che tra l’altro insegna all’università di Trieste. Traspare subito la mancanza di volontà d’integrarsi con la società italiana per paura di perdere le loro tradizioni. Lei vuole integrarli, loro non vogliono essere assimilati ,nè culturalmente , né linguisticamente.. e non possiamo,non dobbiamo certo perdere la nostra cultura millenaria per loro o gli altri extracomunitari… come purtroppo sta accadendo in qualche scuola italiana dove non si fa studiare la Divina Commedia per non far dispiacere i musulmani…ma stiamo scherzando !!!!

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