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Raduno pro Assad, sabato nero a Ponte Milvio

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maglietta.jpgUn sabato che secondo alcuni potrebbe essere a rischio ordine pubblico attende Ponte Milvio. Il Fronte Europeo per la Siria comunica infatti che sabato 15 giugno, sulla piazza di Ponte Milvio, si terrà una manifestazione per sostenere il governo siriano di Bashat Hafez Al Assad alla quale parteciperanno  diversi movimenti e gruppi di destra e estrema destra sia italiani che stranieri oltre a numerosi esponenti internazionali che sostengono la “Siria assadista”, come da loro stessi definita.

Dal comunicato del Fronte Europeo per la Siria si apprende dunque che sabato 15 giugno, a Ponte Milvio, “si svolgerà nell’arco di tutta la giornata una manifestazione stanziale di sostegno e solidarietà a favore della Repubblica Araba di Siria, del suo Popolo, della sua Sovranità, e del suo legittimo presidente Bashar Al-Assad al fine di dare voce alle comunità siriane sparse nel nostro vecchio continente oscurate volutamente dai mass media internazionali.”

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“Priva di qualsiasi tipo di faziosità, colore politico o intento propagandistico a favore di partiti o movimenti, la manifestazione – precisa il comunicato – ha come unico scopo quello di sensibilizzare alla causa di un Popolo ieri libero, interreligioso, interculturale, oggi oppresso e soffocato da una guerra a tempo indeterminato.”

La giornata prevede una conferenza stampa dalle 12 alle 13, una conferenza/dibattito dalle 14.30 alle 16.00 e interventi dei rappresentanti delle comunità siriane in Europa. Fra le 17 e le 20 – spiega il comunicato – ci sarà poi un collegamento in diretta con “la Siria libera, legittima e sovrana che si stringe attorno al Presidente Assad”.

Dalla sua pagina facebook, dove è già partito il tam-tam per l’adunata e dove, oltre a vendere le magliette da indossare per l’occasione si incita alla partecipazione dando indicazioni in più lingue di come raggiungere Ponte Milvio, si apprende che Il Fronte Europeo di Solidarietà per la Siria “è nato all’inizio del 2013 per unire le forze di tutti i sostenitori europei della causa del popolo siriano. Non è un’organizzazione politica, non è egemonizzata da nessun movimento, partito o gruppo politico. Il Fronte Europeo per la Siria è aperto a tutti coloro che amano la Siria, che sostengono le ragioni del presidente Assad e solidarizzano con la nazione siriana e il suo esercito.”

Contro il raduno a Ponte Milvio, al quale pare che abbiano aderito numerosi movimenti di destra e estrema destra italiani ma anche stranieri come il francese Troisieme Voie, lo spagnolo Movimiento Social Republicano, quello greco di Patria Hellas e il belga N-SA (Nuovo solidarismo alternativo), è stata già annunciata una contromanifestazione indetta nello stesso giorno nel quartiere di S.Lorenzo.

Nel frattempo si registrano le prime voci di protesta. Giovanni Barbera, componente del comitato politico romano del Prc e già presidente del Consiglio dell’ex  XVII Municipio, in una nota denuncia la “grande preoccupazione che sta destando la notizia sulla manifestazione indetta dal Fronte Europeo di Solidarietà con la Siria, una coalizione di forze nata in Italia ed estesasi con rapidità in tutto il Vecchio Continente grazie ad una rete di organizzazioni di estrema destra”.

“Al di là della complessa questione siriana e delle diverse responsabilità di quanto sta accadendo in quelle martoriate terre, ci chiediamo – conclude Barbera – quale siano le misure che le autorità competenti intendono adottare per evitare che la città di Roma diventi teatro di questa manifestazione con tutti i rischi di ordine pubblico conseguenti”.

E mentre del raduno sono ancora pochi i media che ne danno notizia, dall’Huffington Post, in un articolo a firma Laura Eduati, si apprende che “a tenere le fila della manifestazione che si terrà a Ponte Milvio è Matteo Caponetti, animatore del gruppo Zenit che nel sito omonimo proclama orgogliosamente di avere “radici nel fascismo”. Caponetti – sottolinea Eduati – non divulga la lista degli aderenti alla marcia pro-Assad ma anticipa che saranno presenti le comunità siriane di quasi tutta Europa e delegazioni da Stati Uniti e Turchia, numerose personalità religiose e moltissimi singoli individui da tutta Italia e da molti Paesi stranieri del nostro vecchio continente”.

Claudio Cafasso

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7 COMMENTI

  1. I politici del municipio XV fanno del loro meglio per far scappare gli abitanti di Ponte Milvio per il continuo e perdurante degrado. Ci mancano solo i gruppi di destra ed estrema destra che sostengono il governo di Assad Non bastano le auto in doppia, tripla fila, le bottiglie di birra rotte, il vomito vicino ai portoni, la musica ad altissimo volume, gli schiamazzi notturni e per ultimo il funerale della Roma. Quando sarà ora di dire basta.

  2. Non conosco codesti promotori, e temo le possibili strumentalizzazioni, ma sia chiaro che sostenere Assad vuol dire stare dalla parte della legalità e del governo legittimo, mentre chi sostiene le forze oscure etero-dirette che lo hanno assalito, è responsabile delle sofferenze del popolo siriano, e in particolare delle sue minoranze religiose sia cristiane sia islamiche, perseguitate e oppresse dai rivoltosi fanatici e servi di interessi anti-siriani.

  3. @ viterbium…. deduco che lei sia un grande conoscitore della Siria…
    PS ma non le viene in mente che una persona che governa la Siria da 13 anni, figlio di chi ha governato la Siria per 30, possa essere chiamato “dittatore”? O forse no?

  4. Lavoro da 35 anni nella cooperazione internazionale e negli ultimi dieci anni ho seguito programmi in Medio Oriente e in Siria. (vedi http://www.armadilla.coop) In situazioni complesse la tentazione di schierarsi da tifosi è grande ma fa perdere il senso della realtà e dell’oggettività. In accordo alle indicazioni dell’Unione Europea, con cui abbiamo lavorato nei progetti di cooperazione, per anni abbiamo perseguito l’obiettivo di rafforzare le entità della società civile in uno stato che controllava tutto.
    Le organizzazioni rappresentanti la società civile in Siria, queste non sono ancora riuscite ad avere una loro autonomia e sostenibilità per vari motivi :
    a) scarsa interazione fra territorio, istituzioni e comunità a livello concettuale;
    b) le difficoltà burocratiche procedurali per operare sul territorio e inesistenza di una legislazione che riconosca il ruolo e l’autonomia degli attori non statali;
    c) le ristrettezze economiche e pertanto l’impossibilità di assicurare del personale aggiornato e qualificato;
    d) associazionismo della società civile non sistematizzato.
    Il nostro impegno è sempre stato quello di cercare il rafforzamento del tessuto democratico e della partecipazione popolare sia a livello civile sia nella gestione dei servizi sociali.
    Ci siamo trovati in mezzo a un conflitto terribile. Ne denunciamo da due anni le troppe strumentalità, spesso del tutto basate su falsità, che appaiono nei mezzi di comunicazione di massa.
    Nessuno nega le vergogne della guerra e le prevalenti responsabilità del governo di Bashar Al Assad , ma nessuna delle parti in causa è esente da eccessi e da azioni che mirano unicamente a colpire il nemico trasversalmente e a rispondere a una repressione senza limiti con una crudeltà senza limiti.
    Per quel che può valere la nostra posizione e testimonianza, crediamo che la comunità internazionale e le entità che tutelano i diritti umani debbano assumere un ruolo che non deve fermarsi unicamente alle denunce sul mancato rispetto delle norme internazionali di civile convivenza, ma devono contribuire a trovare anche una soluzione concreta che riporti la questione siriana nell’ambito della diplomazia e del confronto politico e democratico. Più spazio alla politica e alle mediazioni diplomatiche. La via militare è fallimentare. Fare subito la Conferenza Ginevra 2 in cui la comunità internazionale promuova le mediazioni possibili. Riteniamo sia questa la strada da seguire.
    L’obiettivo deve essere quello di creare le condizioni di pacificazione e di confronto democratico che rispettino l’autodeterminazione dei popoli in modo che sia il popolo siriano a scegliere in piena libertà quale modello democratico costruire in Siria. Senza interferenze strumentali dall’estero. E questa è la proposta che il nuovo ministro degli esteri, Emma Bonino, sta proponendo in Europa e alle Nazioni Unite.

  5. @ Luca: se non ha altri argomenti che il numero di anni, ha mai riflettuto sulla durata delle carriere dei politici italiani ?

  6. @viterbium …. secondo te la durata non basta a “certificare” che si tratta di regime????? ma dove vivi?????
    PS l’Italia non è un regime, ma credo che uno dei motivi per cui siamo ormai gli straccioni d’europa è proprio per la totale mancanza di ricambio generazionale dei politici.

  7. La questione siriana è di grande complessità – come ci spiega più sopra anche Vincenzo Pira – e non può essere schematizzata in pochi slogan, particolarmente quelli sostenuti dagli organizzatori della manifestazione di sabato che certamente, a dispetto di quanto scritto nel comunicato, non si presenta affatto come “priva di qualsiasi tipo di faziosità, colore politico o intento propagandistico”.
    Non basta leggere i giornali per capire quello che sta succedendo in Siria, anche perché i giornalisti non hanno in quel paese piena libertà di accesso e di movimento (si veda il caso di Domenico Quirico).
    Ricordiamoci comunque che, al di là di ogni degenerazione, le proteste in Siria sono scoppiate due anni fa con l’obiettivo principale di rivendicare maggiori libertà civili e politiche in un paese divorato dalla corruzione. Sebbene non sia formalmente un “dittatore”, Bashar al Assad è a capo di un regime monopartitico, dove il presidente, secondo la Costituzione, DEVE essere eletto nelle fila del partito Ba’ath. La Siria di Assad è definita dai think tank internazionali indipendenti che misurano il grado di democrazia e di libertà, un “paese non libero” e uno “stato autoritario”. Quindi ha poca importanza come vogliamo definire il presidente Assad (che, tra l’altro, non disdegna l’uso delle armi chimiche).

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