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Ritorno a “Mountain… Mario”

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montemario120.jpgNel piccolo parco intitolato a David Tobini un alberello di olivo è stato piantato davanti alla lapide che ricorda i caduti della Brigata Folgore; anche un piccolo angelo in porcellana è stato lasciato in terra. Se non fosse per l’erba alta, qualche cartaccia e un grosso mucchio di foglie secche il silenzioso e ordinato giardino potrebbe sembrare perfetto.

Niente a che vedere con il vicino Parco di Monte Mario. Più volte ci siamo occupati di questa Riserva Naturale: quando era uno dei parchi più belli di Roma e poi quando è iniziato il suo declino.

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Declino causato forse la mancanza di fondi; ma poi ci sono stati i danni causati dalla forte nevicata e infine l’inevitabile abbandono con il risultato che oggi questa riserva dove “la natura è sorvegliata e protetta” è un grande parco trascurato in preda al degrado.

Siamo entrati dall’ingresso nei pressi del Cimitero Francese; in realtà dell’ingresso non è rimasto più nulla ad eccezione di una grande e sgangherata tabella di Roma Natura (il cancello a sinistra invece è chiuso con una catena).

Il piccolo sentiero si inoltra tra la vegetazione incredibilmente alta e scende verso il basso; questo percorso era il vanto del parco in quanto si snodava in una delle zone più panoramiche di Monte Mario dove, ancora oggi, è possibile osservare lo Stadio Olimpico, quello dei Marmi e le strutture del Foro Italico.

Tra la fitta vegetazione e i resti di quelli che un tempo erano giganteschi pini si intravedono anche i marmi bianchi del Ministero degli Esteri che fronteggia il monte di Roma.

Nonostante la trascuratezza del luogo (le panchine sono tutte danneggiate mentre i cestini per i rifiuti sono stati realizzati dai canari usando buste vuote di mangime per cani) si possono distinguere le tante specie di piante che caratterizzano questo luogo incredibile.

Qui la vegetazione è quella tipica della macchia mediterranea: alloro, corbezzolo, ginestra, rosa canina, cisto e poi alberi a grande fusto come pini e olmi. Un folto canneto avvolge le pendici del parco che degradano verso l’ampia piana del Tevere.

Scendendo il sentiero si fa sempre più difficoltoso stretto dalla vegetazione e dai rovi fino ad arrivare all’ingresso di Via dei Colli della Farnesina, anche questo sbarrato con una catena.

In questa zona dove il degrado è maggiore ancora si intravedono i guasti operati durante la costruzione della Galleria Giovanni XXIII che nessuno ha pensato, a lavori ultimati, di sistemare.
Tra le alte canne al solito si aggirano uomini soli.

Se non fosse che questa area fa parte del sistema delle Aree Protette di Roma (Riserve e Parchi sottoposti a rigidi vincoli ambientali) si potrebbe pensare forse ad una “adozione” da parte di un istituto di credito o all’intervento di una magnate in grado di farsi carico degli incerti destini della Riserva e riportarla all’antico splendore.

Perché una Riserva come questa, con una vegetazione più simile ad un “orto botanico” e in una posizione così favorevole, potrebbe essere uno dei luoghi maggiormente visitati di Roma Nord.

Francesco Gargaglia

riproduzione riservata – proprietà EdiWebRoma

 

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1 commento

  1. L’ulivo nel Parco è stato donato e piantato dalla sezione di Roma dell’Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia per volontà della mamma di David, Annarita, nel giorno dell’inaugurazione.
    Un gesto simbolico, un albero che cresce dove una vita si è spezzata…..

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