Home ARTE E CULTURA Alle Officine Farneto “Anche gli struzzi hanno un’anima”

Alle Officine Farneto “Anche gli struzzi hanno un’anima”

Galvanica Bruni

officine-farneto.jpgMercoledì 8 maggio, presso lo spazio eventi Officine Farneto in via Monti della Farnesina 77, alle 18.30 avrà luogo l’inaugurazione della Personale di Fabio Ferrone Viola, “Caps”. La mostra, organizzata dalla curatrice Miriam Castelnuovo dell’Associazione 4 Colori Primari, si concluderà il giorno 17 maggio e durante la sua durata sarà possibile visitarla dal lunedì al venerdì, dalle ore 10.00 alle ore 19.00.

La mostra viene così commentata e raccontata dalla curatrice.
“Con Caps ci si trova a tu per tu con un corpus di opere recenti, appartenute al primo momento creativo e che anche se non troppo distanti nel tempo, si differenziano piuttosto da altri lavori inediti, preparati appositamente per essere ospitati per la prima volta in questa prestigiosa sede romana delle Officine Farneto.

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Dai lavori di Fabio Ferrone Viola di entrambe le due fasi, risalta evidente e chiara la duplice poetica intuitiva e concreta dell’artista, che di fatto scaturisce dallo stesso input creativo: il desiderio al quale egli aspira nel poter contrastare o almeno correggere in difetto, il diffuso senso di amarezza del vivere contemporaneo.

Di fatto Fabio Ferrone Viola compie un’azione-reazione opposta al sentimento di desolazione e angoscia fin’ora metabolizzati, disegnando cuori e bocche radiose, simbolo di amore e come matrici che si ripetono all’infinito, a promemoria della parola “Love”, entrambe rappresentate come le icone emblematiche di quest’apertura di Ferrone Viola verso un futuro positivo.

Fabio porta avanti il suo lavoro nel linguaggio che gli è proprio, trasferendo sulla tela il suo pensiero in azione, come sulla scena dove svolgere-evolvere linee e forme complementari in un’originale e inedita continuità semantica, nel costante trasmettere la speranza. Un andare oltre che continua ad essere in profondità la forza trascinante del proprio io, verso il procedere dell’esistenza universale.
Coerentemente con un suo progetto ideale prefissato all’inizio di questo nuovo percorso, Fabio Ferrone Viola, guarda oltre il puro contesto formale anche quando la ricerca artistica figurativa si perfeziona nell’audace conversione antropomorfa dei suoi collage .

Pur non mutando la percezione di un sentimento della realtà e del suo configurarsi in atteggiamenti generali di scontento e malumore, di corruzione e di caducità, Ferrone Viola reagisce mantenendosi ancora fedele agli atavici canoni di bellezza che caratterizzano i propri lavori. L’artista segna di sé lo spazio, contrappone i suoi gesti, oltre che le sue idee eloquenti, al silenzio della tela che è restata in attesa di acquistare un diverso significato attraverso l’intervento dei materiali riciclati. Icone del passato che si affiancano ad altre del presente.

Comunque sono tutti personaggi emblematici, addirittura “i miti” per un piccolo pezzo di umanità nascosta. Con cruda analisi, maturata proprio in Fabio Ferrone Viola in questa fase ultima dedicata alla mostra, egli accosta una produzione di opere il cui tema egli si sente chiamato a rappresentare alla stregua di un vaccino da somministrare, con l’intento di debellare un’altro male contemporaneo. Pistole, bombe a mano, kalashnikov e altre armi da fuoco campeggiano circondate da tappi coloratissimi a sdrammatizzarne il contenuto, mentre altrove sono proprio le pagine strappate a testi sacri a farne da sfondo.

L’esigenza di Fabio di comunicare creando opere d’arte, fino al raggiungimento di qualcosa prima inarrivabile, come una sorta di al di là, che sia migliore e che risieda da qualche parte in un contesto reale come quello in cui viviamo e con le abitudini di sempre, va di pari passo con la motivazione più urgente che lo spinge a interpretarne le contraddizioni che lo animano e che adesso emergono come il file rouge che collega tra loro tutte le numerose e diverse opere riunite per questa mostra, in modo tanto sottile quanto finalmente evidente.

Mettere in risalto quali siano le comuni manie di conservazione per cui si tende ad “accumulare” oggetti senza un senso, ne sono un esempio assieme all’abuso che si fa negli sprechi, condizionati da un modus vivendi consumistico e inadeguato. Nell’arte di Fabio Ferrone Viola, questo universo di opposti ideologici, uniti da sapiente ironia a fin di bene, mirano al compimento perfino propedeutico nel generare una diversa disciplina di vita educativa, ad ampio raggio. Nelle sue opere sempre più spesso si riscontrano spazi lasciati volutamente vuoti a significare gli spiragli verso i quali egli incarna una personale apertura metaforica, pronta ad accogliere le sollecitazioni esterne che ne approvino e ne condividano il proprio pensiero.” (M.C.)

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