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Quei cipressi di Tomba di Nerone

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tombadinerone.jpgIn tempi assai remoti, quando ci obbligarono a “mandare a memoria” quell’ode interminabile del Carducci, quanto ci stavano sul gozzo quei cipressi che “a Bolgheri alti e schietti van da San Guido in duplice filar”!  Allora i Cupressus Sempervirens, anche se “giganti giovinetti”, non erano certo i nostri alberi preferiti. Ora invece i “bei cipressetti” li amiamo.  Amiamo perfino quei piccoletti di Tomba di Nerone che fanno da corona alla tomba farlocca dell’Imperatore e ci duole assai vederli piegati verso terra come gravati da chissà quale peso.

Stiamo parlando ovviamente dei cipressi che un paio di anni fa, quando si decise di mettere mano al restauro del sarcofago di Vibio Mariano (sfregiato dalla solita scritta demenziale), vennero messi alle spalle del bel monumento.

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Furono piantati in semicerchio quasi a protezione dell’urna marmorea insieme a piante di rosa, lavanda e una siepe di alloro; e poi dimenticati.
Ci si dimenticò perfino di innaffiarli tanto che alcune piante si seccarono rendendo al Creato la loro anima silvestre.

I cipressetti, sostenuti da un basso traliccio, cominciarono, per effetto del vento e del cattivo tempo a piegarsi sempre più e le punte a sfiorare il terreno; chi si ferma oggi davanti al monumento non può che provare un profondo disagio per quelle piante che sembrano portare sulla schiena chissà quali colpe.

Cosa penseranno mai i tanti turisti che vengono sulla anonima e desolata Cassia in cerca del grazioso monumento? E quale spesa insostenibile o sforzo sovrumano serve per raddrizzare quegli alberi sicuramente pagati dal contribuente?

Certo i problemi del Comune e del XX Municipio sono ben altri ma proprio perché la questione, in fin dei conti, è di scarso impegno, basterebbe poco a sistemarli; alzare quel basso traliccio e raddrizzare le estremità. Niente di più: un lavoretto di un paio d’ore a costo quasi zero.

Non fosse altro perché il povero Vibio Mariano e consorte ci tenevano assai al loro monumento funebre.

Francesco Gargaglia

riproduzione riservata – proprietà EdiWebRoma

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