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Paradosso capitolino: meno municipi più assessori

Galvanica Bruni

poltrona-doppia.jpgCiò che nessuno ha detto o sottolineato è nelle pieghe dell’articolo 27 del nuovo Statuto di Roma Capitale, approvato dall’Assemblea Capitolina la scorsa settimana e con il quale i Municipi romani vengono ridotti da 19 a 15 per meglio organizzare la struttura amministrativa e soprattutto per ridurre i costi della politica. Ma è in un comma dell’articolo 27, quello che dispone l’ordinamento dei municipi, che troviamo una sorpresa.

“La Giunta del Municipio è composta dal Presidente del Municipio, che la presiede, e da sei Assessori”, così si legge nel comma in questione. Dunque sei e non più quattro. Un secco aumento del 50%.

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E non si capisce per fare cosa servano due assessori in più visto che il nuovo Statuto non ha ampliato di un solo rigo competenze e responsabilità dei Municipi che restano ancora governi di prossimità con le unghie spezzate.
Insomma, quel tanto atteso empowerment non è avvenuto ma in compenso sono state aumentate le poltrone.

Due assessori per quindici municipi, sono trenta incarichi in più che vanno a sommarsi ai sessanta che sarebbero stati a parità di composizione delle giunte municipali.
Oggi gli assessori sono settantasei, con la riduzione dei municipi potevano diventare sessanta ed invece saranno novanta. Bel colpo.

Bel colpo soprattutto in termini di costi. Proviamo a fare due conti usando la “spannometro”, uno strumento non scientifico ma che rende bene l’idea.

Parliamo di costi totali e non delle retribuzioni.
Considerando dunque la retribuzione e gli oneri sociali, sommando ciò che gli inglesi chiamano occupancy cost e cioè spazi, logistica, cancelleria e telefono ed aggiungendo il costo di una segreteria dedicata e quant’altro connesso all’esercizio della funzione, ogni assessore municipale costa ai contribuenti, sempre usando lo spannometro, fra i sei e settemila euro al mese.

Moltiplicate per due (gli assessori in più), poi per dodici (i mesi) e poi per quindici (i municipi). Totale? Circa due milioni e mezzo di euro.

E’ questo il regalo ai romani previsto dal comma 14 dell’articolo 27 del nuovo Statuto di Roma Capitale: 2,5 milioni di euro verranno tolti dalle loro tasche ogni anno per consentire ad ogni municipio di avere due assessori in più.

E dire che il sindaco Alemanno, nel commentare l’approvazione dello Statuto aveva dichiarato: “Il taglio di quattro Municipi consentirà, secondo le prime elaborazioni, un risparmio annuale che giungerà, a pieno regime a una cifra oscillante fra i 15 e i 20 milioni di euro” dimenticando però questo piccolo particolare dei due milioni e mezzo in più a carico delle casse comunali e quindi, in ultima istanza, del portafoglio dei contribuenti.

Claudio Cafasso

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7 COMMENTI

  1. Possiamo ritenerci fortunati: con la scusa di rifarsi alle tradizioni repubblicane dell’Antica Roma, avrebbero potuto istituire il triunvirato al posto del presidente per i municipi…

  2. La vera questione sono le funzioni e responsabilità dei Municipi. La necessità di un reale decentramento che favorisca una migliore e diretta partecipazione al governo della città da pate dei cittadini.
    Il Regolamento del XX° Municipio prevede la responsabilità gestionale dei seguenti servizi :
    a) I servizi demografici;
    b) I servizi sociali e di assistenza sociale;
    c) I servizi scolastici e educativi;
    d) Le attività e i servizi culturali, sportivi e ricreativi in ambito locale;
    e) Le attività e i servizi di manutenzione urbana, gestione del patrimonio comunale, disciplina dell’edilizia privata di interesse locale;
    f) Le iniziative per lo sviluppo economico nei settori dell’artigianato e del commercio, con esclusione della grande distribuzione commerciale;
    g) Le funzioni di polizia urbana nelle forme e modalità stabilite dal Regolamento del Corpo di Polizia Municipale di Roma;
    h) Le attività di informazione, comunicazione e partecipazione civica.

    L’esperienza di questi ultimi anni ha evidenziato un limite rispetto compimento di un decentramento amministrativo maturo e permane un concentramento di responsabilità e di risorse negli assessorati e nei Dipartimenti comunali che non ha permesso di analizzare adeguatamente i problemi specifici di ogni territorio e dare risposte che nella realtà ha dimenticato troppe aree (soprattutto nei municipi “periferici”) in cui la carenza di governo e di risposte ai bisogni ha creato condizioni di malessere e di diffidenza verso le istituzioni.
    I municipi sono visti come servizi complementari, agenzie decentrate del comune, e non come governo del territorio democraticamente eletto e rappresentativo delle istanze locali.
    Continuare a governare Roma con modalità centralistiche e con una programmazione delle disponibilità delle risorse accentrate nei dipartimenti comunali limita la potenzialità di partecipazione democratica e di buon governo dei territori.
    Non si valorizza adeguatamente l’impegno degli eletti nei municipi che non sono adeguatamente ascoltati e considerati nel ruolo di rappresentanza capillare dei bisogni locali. Da qui la mancanza di progettazione delle micro realtà territoriali come componenti vive della città.
    I municipi hanno ancora una identità incompiuta : devono essere il governo di prossimità ma non ne hanno i poteri e le risorse necessarie.
    Roma non può essere governata solo dal Campidoglio e si impone una riforma che ampli e definisca meglio il decentramento e il ruolo del Municipio.
    Soprattutto nel nostro territorio è necessario un particolare impegno di programmazione e di investimenti mirati che permettano di trasformare pienamente le periferie in città. Non più territori abbandonati a se stessi, aree senza decoro, dormitori senza relazioni sociali e comunitarie.

    In conclusione trasformare il Municipio in vero “governo di prossimità” del nostro territorio e per fare ciò è necessario :
    • la revisione delle attribuzioni di spesa nel bilancio comunale;
    • la riorganizzazione degli uffici decentralizzando buona parte del personale;
    • dare maggiori poteri e competenze al consiglio, giunta e al presidente del municipio;
    • creare una commissione speciale per la revisione del decentramento composta dai 19 presidenti di municipi e dal sindaco;
    • ripensare Roma in termini di “Area Metropolitana” per superare il centralismo capitolino e l’inefficace sistema di satelliti municipali che come le monadi sono chiusi e frammentati e non permettono la nascita di una città policentrica.
    Questo proporrà il PD Municipale a chi si candida a governare Roma Capitale e il futuro XV Municipio!

  3. Mi pare che la proposta del Partito Democratico comunicataci da Vincenzo Pira possa essere una occasione da non perdere per aprire un dibattito sulla funzione e funzionalità dei Municipi. La mia ancora breve esperienza di Portavoce del Comitato Abitare Ponte Milvio mi ha fatto conoscere una inadeguatezza nell’amministrazione del territorio che credo possa imputarsi sia alla mancanza di poteri sia alla scarsa professionalità degli amministratori. La creazione di un “governo di prossimità” (molto ben detto! ) richiede, a mio parere, la realizzazione dei primi tre punti indicati da Vincenzo Pira, con particolare riguardo al decentramento di personale competente.

  4. La stampa, in occasione della discussione in aula dei due provvedimenti (Statuto e riduzione dei Municipi da 15 a 19) non ha riportato i contenuti degli interventi fatti da vari consiglieri ed in particolare le motivazioni per cui, con altri tre colleghi, abbiamo espresso il voto contrario. Per quanto mi riguarda, ho posto l’accento sul vizio di incostituzionalità su cui si basano i due atti. L’art. 114 della Costituzione, novellato dalla Riforma del Titolo V della Costituzione, afferma la autonomia organizzativa dei Comuni. IL decreto istitutivo di Roma Capitale ci mette i piedi sopra ed Alemanno non ha proposto il dovuto ricorso alla Corte Costituzionale. Non lo ha fatto perchè il decreto è nato per il famoso “patto della payata” Berlusconi, allora premier, dopo la promessa di aiutare Roma per il ripianamento del debito pregresso ha imposto questo orrore incostituzionale con la promessa che avrebbe versato 500 ML l’anno. Questo non è avvenuto se non per il primo anno, con lo sconto di 200ML. Il decreto è stato convertito in legge e a nulla è servito l’emendamento presentato per la correzione da PD ed altri. Lega, PDL e Centro hanno votato contro.
    I municipi, hanno sempre le stesse funzioni ma molti assessori in più per accontentare i partiti! Considero anche questo espediente una presa in giro! I Municipi hanno necessità di svolgere funzioni certe, sostenute da adeguate risorse finanziarie in quanto circoscrizioni amministrative di prossimità. La Giunta Alemanno ha centralizzato una delle funzioni basilari cioè a dire gli interventi di manutenzione urbana e del patrimonio scolastico negando le risorse ai Municipi. Per non parlare poi della materia sociale che avrebbe potuto essere delegata in toto. La coprogettazione (Municipio, distretto sanitario, terzo settore, associazionismo, OO.SS.) degli interventi e dei servizi basata sui bisogni reali delle persone e delle comunità secondo quanto affermato dalla L. 328/2000. In Commissione tale ipotesi ha trovato risposte negative nonostante le mie insistenze. E così via…………
    Ho chiesto anche a che pro approvare i due atti se da anni si attende l’approvazione della proposta di legge sulle “Nuove Autonomie Locali” che assegnerà poteri e funzioni certi (speriamo che la Regione svolga esclusivamente la funzione legislativa e non gestionale (che non le appartiene) ed è stata procrastinata di un anno l’approvazione della normativa sulla Città Metropolitana all’interno della quale sono previsti i Comuni Metropolitani con diversi poteri e funzioni. Niente da fare! I due atti, peraltro sono stati approvati a ridosso delle elezioni comunali non tenendo conto di una serie di problemi rimasti sul tappeto: la riorganizzazione elettorale, la necessaria riorganizzazione dei distretti sanitari, dei distretti scolastici, delle centralità etc.
    Per questo e per altri motivi ho votato convintamente contro, ma nessun giornalista presente in aula li ha colti e pubblicati. Forse, appartenendo a SEL sono figlia di un Dio minore! Boh!

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