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Carlos Santana, un nome una leggenda al Foro Italico

Galvanica Bruni

santana120.jpgL’affollatissima e caliente estate romana dei concerti di questo 2013 assolutamente prodigo di appuntamenti da cerchio rosso sul calendario si arricchisce di un ulteriore tassello, e che tassello ! Il 27 luglio sarà infatti di scena sul palco della rassegna “Centrale Live” al Foro Italico nientemeno che Carlos Santana, un nome una leggenda. Ma anche un nome uno strumento, perché è impossibile non associare il baffuto artista di origini messicane oramai ultrasessantenne alla mitica silhouette di una chitarra elettrica Gibson o Les Paul.

Oggetti che nell’immaginario collettivo rappresentano la musica rock per antonomasia, e che nel caso di Santana sono da considerarsi come vere e proprie protesi corporee, prolungamenti naturali delle sue stesse articolazioni data la padronanza quasi empatica che ha sempre avuto nel maneggiarle.

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Un virtuoso della sei corde, ma anche un genio assoluto capace come pochi di evocare una gamma di mondi multiformi, di suoni, colori, volti e profumi di un intero emisfero.

Santana presenterà anche al pubblico capitolino il suo Sentient tour nel quale eseguirà i brani dell’ultimo disco, pubblicato a maggio del 2012 e intitolato Shape shifter, che è “solo” il trentaseiesimo di una lunghissima serie iniziata alla fine degli anni sessanta con l’esordio omonimo e oggi ancora apparentemente lungi dall’esaurirsi.

Ma ci sarà spazio anche per ripercorrere i momenti salienti di una carriera leggendaria nella quale l’artista è stato capace di spaziare tra gli stili musicali più disparati, dal pop latino alla fusion, dal jazz al funk alla psichedelica passando per il blues.

Del resto quando si parla di Santana si parla di rock inteso nella sua accezione più pura che è quella di reinvenzione. E pochi musicisti sono stati capaci di interpretarla come lui, spesso anche a dispetto delle stesse vendite e di ciò che l’industria discografica si aspettava da lui in termini di accessibilità radiofonica, il tutto a beneficio di una proposta maggiormente rivolta a palati più esigenti.

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Le svolte coraggiose e i cambi di rotta repentini – in alcuni casi anche ai limiti dell’autolesionismo – hanno segnato il suo percorso artistico in più di una fase.

Ciononostante molti dischi incisi dalla sua band, chiamata semplicemente Santana, hanno avuto un successo enorme vendendo milioni di copie in tutto il mondo. Abraxas, Santana 3, Caravanserai sono titoli entrati di diritto nella galleria delle pietre miliari, e la stessa formazione è stata insignita nel 1998 dell’ingresso nella Rock And Roll Hall Of Fame.

Fama dovuta anche alla loro performance al festival di Woodstock, tenutasi agli albori della carriera, dove eseguirono una versione da brividi di Soul Sacrifice.

Un ensemble nato ed evolutosi nel segno della figura sciamanica del suo leader e principale compositore.

Negli anni, anche dopo lo scioglimento della band, Santana ha collaborato praticamente col mondo intero. Hanno suonato o condiviso il palco con lui musicisti di ogni risma e provenienza: da Eric Clapton a Bob Dylan passando per Herbie Hancock, Aretha Franklin, John Lee Hooker e Miles David, solo per citare i più noti.

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Tutti ammaliati dalle qualità virtuosistiche e dal carisma di questo personaggio dall’aura mitica e avvolgente. Un vero esploratore in fatto di generi musicali, aperto a tutte le influenze, sperimentazioni ed esperienze (incluse le droghe).

Santana e la sua band, oltre ad abbeverarsi alle diverse fonti stilistiche impastandone gli ingredienti e mescolandoli tra loro, hanno avuto un’influenza seminale anche in campo hard-rock alla fine degli anni sessanta come cantori delle atmosfere violente e decadenti dell’America Latina, di quei sapori e odori provenienti dalle ex-colonie spagnole e portoghesi pur temperati da sonorità vellutate e sensuali, fornendo tra l’altro un decisivo spunto di ispirazione per gruppi come i Sepultura che una ventina d’anni dopo ne raccoglieranno il testimone in ambito metal (che dell’hard-rock è una discendenza).

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Quello d(e)i Santana fu un successo subitaneo, sorprendente, seguito poi – come spesso accade – da un fisiologico calo d’ispirazione manifestatosi soprattutto nella seconda metà degli anni ottanta e prima metà dei novanta, fino al rilancio mondiale con Supernatural nel 1999, vero e proprio blockbuster musicale (ventuno milioni di dischi venduti in tutto il mondo) in cui il Nostro si rimetteva in gioco “misurandosi” con una schiera di musicisti più giovani in un curioso esperimento di scambio artistico multiplo intergenerazionale.

Anche l’ultimo decennio ha visto Santana mantenersi aperto alle suggestioni più varie alla ricerca di stimoli sempre nuovi fino al suo ultimo, succitato Shape Shifter, album quasi interamente strumentale dedicato ai nativi americani. Tredici tracce tra cui un brano ispirato a Gabor Szabo, chitarrista ungherese che influenzò il suo stile ad inizio carriera, e un altro scritto a quattro mani col figlio Salvador.

Appuntamento quindi al Foro Italico sabato 27 luglio alle 21:00, occasione più unica che rara di trovarsi al cospetto di un autentico mito della musica moderna e al suono accattivante e suadente della sua sei corde.

Valerio Di Marco

riproduzione riservata – proprietà EdiWebRoma

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