Home ATTUALITÀ Sei Nazioni, 23 febbraio all’Olimpico: il giorno della verità

Sei Nazioni, 23 febbraio all’Olimpico: il giorno della verità

Galvanica Bruni

Sabato 23 febbraio, con inizio alle ore 15:30, lo Stadio Olimpico ospiterà la seconda partita interna dell’Italrugby impegnata nel Torneo delle Sei Nazioni. Dopo l’exploit con la Francia e la brutta sconfitta patita a Murrayfield contro la Scozia, la nazionale azzurra cerca il riscatto davanti al pubblico amico contro il Galles, squadra solida e temibile. Il match (non necessariamente il risultato) dirà se i nostri giocatori hanno compiuto il salto di qualità che ci si aspetta o se, al contrario, l’esperienza maturata è ancora insufficiente per giocarsela alla pari con i team più blasonati.

“Una rondine non fa primavera”, scriveva Aristotele nella sua “Etica Nicomachea”, aggiungendo che “un solo giorno o un breve spazio di tempo non fanno felice nessuno”. Il concetto, arrivato fino ai giorni nostri e spesso confinato nel recinto delle banalità e dei luoghi comuni, veniva completato o rafforzato da Aristofane: “c’è bisogno di molte rondini”, sottolineava il commediografo greco.

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“La rondine” è, evidentemente, la vittoria entusiasmante e senza sbavature conquistata contro la Francia, le “molte rondini” sono quelle che speriamo di scrutare nel futuro prossimo, a partire da sabato, nel cielo sopra l’Olimpico e sopra gli altri leggendari templi della palla ovale. Sogni mostruosamente proibiti o prospettive concrete? Un attimo fugace di gioia che, invece di svanire subito, si trasforma in una felicità autentica?

Qual è il vero volto della nazionale allenata da Jacques Brunel? Qual è la reale fisionomia del team azzurro, al di là del coraggio e dell’abnegazione che non hanno mai latitato nello spirito e sul campo? Pare proprio che le risposte arriveranno dalla partita di sabato. Ospitiamo all’Olimpico la nazionale gallese e i suoi supporters colorati, sorridenti e vocianti, intenzionati, fra una pinta e l’altra, a dare un’occhiata fugace alla città eterna e a partecipare ad un’altra festa sportiva.

Dopo il disastroso primo tempo contro l’Irlanda, il Galles, pur perdendo la partita d’esordio, è tornato a giocare a rugby con maestria ed attenzione, strapazzando, più di noi e meglio di noi, la nazionale transalpina allo Stade de France. Già questa circostanza potrebbe dirci qualcosa circa il reale valore dei galletti di quest’anno e riguardo all’autentico significato della nostra vittoria contro di loro. Indicazioni, peraltro, provvisorie e incomplete.

Ogni partita, nel rugby come in altri sport, è una storia a sé stante (e siamo a due luoghi comuni), pur essendo incastonata in una cornice dalla quale si deducono i pronostici sul suo esito. E cosa si deduce da questa cornice? Che il Galles è più forte ed esperto dell’Italia, che i dragoni sputeranno fuoco e fiamme ed espugneranno un Olimpico festoso e vociante, portandosi a casa i due punti? Forse. Ma potrebbe anche essere che la personalità della nazionale azzurra non sia solo quella vista contro la Francia e nello scorcio finale della sconfortante sconfitta contro la Scozia. Potrebbe darsi che le potenzialità tecniche e tattiche (del coraggio e dell’abnegazione abbiamo già detto) non siano ancora state chiaramente espresse dal nostrano quindici. Forse.

In conclusione, sembra abbastanza corretto indicare sabato come il “giorno dei giorni”, come il pomeriggio delle verità finora parzialmente nascoste che verranno finalmente rivelate in tutto il loro significato. Verità, beninteso, che risiedono non tanto nell’esito dell’incontro quanto nel modo in cui si svolgerà il match. Forza azzurri, come sempre: chissà che capiti di scorgere un’altra rondine nel cielo sopra l’Olimpico. E poi, comunque vada, una stretta di mano e qualche birra insieme: parafrasando Springsteen (sempre sia lodato), non siamo qui per affari, siamo qui solo per divertirci.

Giovanni Berti

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