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Sale da gioco, allarme sociale nel XX Municipio

Galvanica Bruni

ragazzo-slot-machine.jpgOgni romano spende in media milleduecento euro l’anno nel gioco d’azzardo. È un dato che nasconde situazioni drammatiche, famiglie distrutte, persone finite sul lastrico. E a sconcertare è che il gioco attira in misura sempre maggiore i giovani delle scuole medie e superiori, attratti dagli slogan del vincere facile e dal desiderio di avere un po’ di soldi da spendere per il week end o per abiti firmati.

Intanto le case da gioco proliferano nella Capitale, il 10% nel solo XX Municipio. Le pubblicità dilagano sui cartelloni per strada, vicino alle scuole, vicino ai supermercati, o sui giornali cartacei e on-line.

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Nessuna distanza minima è stata imposta per le slot-machine da scuole ed ospedali. Ed ogni anno aumentano le tipologie di giochi: sempre più “facili”, più allettanti, più alla portata di tutti.

Quanto spendono gli italiani

Sacrifici economici, tagli alle spese, rinunce. È la spending review che ha portato gli italiani a ridimensionare le proprie spese, a cucire le proprie tasche. Eppure secondo i dati dell’Aams, l’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, nel periodo gennaio-ottobre 2012 la raccolta derivata dal gioco d’azzardo è cresciuta del 12,7% rispetto al 2011, superando quota 70 miliardi.

Ad oggi si stima per il 2012 di aver raggiunto la quota complessiva di 85 miliardi. Una parte di questa cifra ovviamente torna in piccole vincite (o minori perdite?) ma quasi 20 miliardi sono quelli persi definitivamente dai cittadini: poco meno della metà, circa 9 miliardi, tornano allo Stato e la restante parte alla filiera dell’industria del gioco d’azzardo.

Questa crescita nell’aridità della crisi è stata favorita dall’innovazione tecnologica che ha permesso la creazione di nuovi prodotti e l’aumento delle possibilità di giocare. Ma anche dagli interventi legislativi che, negli ultimi anni, volontariamente o involontariamente, hanno incentivato la liberalizzazione del gioco pubblico d’azzardo.

Secondo i dati Eurispes ad essere maggiormente colpiti dal “vizio del gioco” è chi ha un reddito più basso: giocano, infatti, il 47% degli indigenti, il 56% degli appartenenti al ceto medio ed il 66% dei disoccupati.

Meno risorse e meno scolarizzazione

È questo il ritratto delle persone più attratte dal gioco. Si passa dall’80,3% di chi ha la licenza media al circa 60% di chi è laureato. E non meno importante nell’approccio al gioco d’azzardo è la situazione lavorativa: il 70,8% di chi ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato dichiara di aver giocato almeno una volta nell’ultimo anno; nel caso dei lavoratori saltuari o precari la percentuale sale all’80% che raggiunge l’apice con l’87% circa dei disoccupati.

Dati preoccupanti, allarmanti. Ciò che all’inizio ci si presenta come un semplice gioco, come una sfida per il solo desiderio di tentare, di “togliersi uno sfizio” può diventare per molti una situazione incontrollabile, ingestibile. Nel gioco d’azzardo tutto è irrazionale: ogni giocata è imprevedibile, indipendente dalla precedente, non influenzabile. L’esperienza non serve. Eppure il giocatore può illudersi di saper controllare il gioco basandosi su una serie di convinzioni erronee.

Si pensa solo a scommettere, ad alzare la posta e se si perde a ricominciare. E in un attimo quello che assomigliava, lontanamente, ad un passatempo, diventa malattia.

La ludopatia

La ludopatia, ovvero il gioco d’azzardo patologico nel nostro paese riguarda circa 800.000 persone e altri due milioni sono considerati “soggetti a rischio”.

I problemi sorgono quando l’aspetto ludico, il “divertimento”, viene meno e diventa secondario rispetto all’impulso di giocare, al bisogno di rischiare, di tentare, di sentire l’emozione adrenalinica della vittoria o quella pungente della sconfitta.

Un comportamento compulsivo, noto come gambling che può essere assimilato ad altri tipi di dipendenza patologica come l’alcolismo e la tossicodipendenza: “una dipendenza senza sostanze”.

A Roma il primato

In Italia è Roma a detenere il primato del gioco d’azzardo. Più di 50.000 slot-machine. Quasi 300 case da gioco.
Nel 2011 la spesa media pro capite dei romani per il gioco d’azzardo è stata di milleduecento euro l’anno, più del doppio rispetto a sette anni prima.

Il quadro delineato dai dati del Ceis, il Centro italiano di solidarietà “don Mario Picchi”, è sconcertante. Perché se ci sono tante persone immuni al virus dell’azzardo significa che ci sono anche tante persone dietro cui si nascondono realtà davvero drammatiche. Il Ceis nella Capitale ha avviato il progetto “Rien ne va plus” che attualmente fornisce aiuto a 54 persone di età varia, dall’adolescenza fino ai 70 anni.

Il gioco d’azzardo attira i giovani. Sempre più giovani cadono nelle grinfie del vincere facile e subito, guidati dalla noia, dalla voglia di comprarsi quel paio di scarpe firmate che costano un po’ troppo, dal desiderio di uscire il sabato sera o di fare un regalo alla ragazza.
Arrivano a spendere una media di 10 euro a settimana.

I dati dimostrano come 7 adolescenti italiani su 10, in prevalenza dell’universo maschile, scommettono nonostante la legge vieti il gioco d’azzardo minorile. Il gioco d’azzardo, infatti, attira il 47,1% dei giovani che frequentano le scuole medie e superiori e l’11% rischia di diventare uno scommettitore patologico.

Nel XX Municipio le cifre parlano chiaro: è allarme sociale

E questo fenomeno riguarda soprattutto quelle zone della città fortemente frequentate dai ragazzi. E Ponte Milvio, ad esempio, non ne rimane estranea. Luogo in cui, l’accentrarsi della vita giovanile e la continua apertura di nuovi locali favoriscono il sorgere di attività incentrate sul gioco d’azzardo, sul gioco facile.

E le cifre parlano chiaro.

Nel XX Municipio il numero di sale da gioco è in continuo aumento: a dicembre 2012 se ne contano circa 40: una ogni 2,3 kmq di territorio abitato.

Su 158mila abitanti, c’è una sala da gioco ogni 3950.

Dei 158mila, i cittadini di età compresa fra i 15 e i 40 anni sono 44mila:  una sala da gioco ogni 1100.

E ancora, dei 158mila quelli  fra i 15 e i 25 anni, questa è la fascia considerata più a rischio, sono meno di 15mila: una sala da gioco ogni 370 di loro.

Se i primi tre dati appaiono allarmanti il quarto non è solo sorprendente ma seriamente preoccupante.

Così preoccupante che lo scorso 4 febbraio il Comitato Cittadino XX Municipio ha sollecitato le istituzioni locali a far fronte in particolare al dilagare del fenomeno sulla Cassia: nel solo tratto che va da Corso Francia ai confini col quartiere Grottarossa, una decina di chilometri in tutto, si contano infatti solo nello scorso anno l’apertura di 7 sale da gioco e l’installazione, nel solo mese di gennaio 2013, di ben 11 cartelloni pubblicitari.

Peccato che la sollecitazione non abbia sortito alcun effetto e sia stata liquidata con una “coerente” alzata di spalle. Già a settembre 2012 il Consiglio del XX Municipio,  a maggioranza, aveva infatti bocciato una proposta presentata nel Consiglio capitolino con la quale si chiedeva al Campidoglio di dotarsi di un regolamento per la disciplina delle sale da gioco.

Ma ad aumentare nel territorio del XX Municipio non è solo il numero di tali attività. Ad aumentare è anche la loro vicinanza ai luoghi maggiormente frequentati dai giovani e giovanissimi. Le scuole.

Dal decreto Balduzzi del settembre 2012 sono scomparse le distanza minime per le slot-machine da scuole ed ospedali. E se a partire dal 1 gennaio 2013 per i gestori di sale da gioco è imposto l’obbligo di esporre all’ingresso ed all’interno dei locali materiale informativo diretto ad evidenziare i rischi correlati al gioco, è stata invece prorogata a giugno di quest’anno la questione inerente la stretta sulla pubblicità dei giochi.

Ed ecco allora che dal 4 gennaio sono sorti  numerosi cartelloni che pubblicizzano le case da gioco ad una distanza brevissima dal Liceo De Sanctis. Come, ad esempio, è avvenuto in via di Grottarossa.

E anche  il CEIS, il Centro italiano di solidarietà “don Mario Picchi, ha puntato i riflettori sul XX Municipio.
In una nota di pochi giorni fa, il presidente Roberto Mineo ha così dichiarato: “Ancora una volta dobbiamo assistere al festival dell’assurdo, nel XX Municipio sono state aperte nell’arco di un anno sette sale gioco, mentre in tutto il territorio dello stesso Municipio mancano luoghi di sostegno sociale soprattutto per le famiglie in difficoltà”.

Nel XX Municipio esiste dunque un vero allarme sociale.

Lo percepiscono come tale i cittadini, i comitati, le associazioni di solidarietà. Le famiglie se lo sentono sulla pelle e chiedono che qualcuno venga in loro aiuto. Chiedono, e ci chiedono, che se ne parli.

Un limite all’azzardo

La paura che il coinvolgimento dei giovani possa crescere è dunque tanta, nel XX Municipio, nella Capitale, nel Paese. A livello nazionale sono numerose le richieste alle istituzioni politiche di affrontare un problema, una piaga sociale che coinvolge in particolare i giovani, gli anziani, i senza lavoro.
Ed è per questo che la campagna nazionale “Mettiamoci in gioco” contro i rischi del gioco d’azzardo, presentata recentemente da 21 associazioni,  chiede ai candidati alle elezioni politiche di sottoscrivere un documento in otto punti dal titolo “un limite all’azzardo”.

Facciamo nostra questa richiesta. Serve a colmare un vuoto normativo, serve a rispondere alle esigenze ed alle preoccupazioni dei cittadini.
La facciamo per impedire che ad altre persone, ancora, venga rosicchiata giorno per giorno, moneta per moneta, la propria indipendenza, la propria libertà, la propria vita. Che sia nel XX Municipio, che sia nella Capitale o nel Paese.

Daniela Buongiorno

riproduzione riservata – proprietà EdiWebRoma

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4 COMMENTI

  1. bellissimo articolo, complimenti ! non immaginavo che ci fossero così tante case da gioco dalle nostre parti è veramente scandaloso che le facciano aprire vicino alle scuole, possibile che non si può fare niente, chi le rilascia le licenze ??

  2. Avendo vissuto il problema molto da vicino, mi chiedo se verrà mail il giorno in cui sì considereranno come criminali (e le si tratteranno di conseguenza) le persone che coscientemente decidono di fare business lucrando sulle tragedie altrui!

  3. dovrebbero chiuderle ed essere illegali conosco gente che a quella a via flaminia nuova all’inizio di corso francia ha perso milioni ed è stato ricattato da rumeni che girano sempre li dentro

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