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Stadio Olimpico, torna il grande rugby del Sei Nazioni

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french-rugby.jpgDomenica 3 febbraio lo Stadio Olimpico ospiterà l’esordio dell’Italrugby nell’edizione 2013 del Torneo delle Sei Nazioni. A partire dalle ore 16, sull’erba dell’impianto del Foro Italico, si daranno battaglia la nazionale azzurra e la Francia, che venne sconfitta due anni fa nel corso di un match esaltante e rocambolesco disputato in un “Flaminio” infiammato dal tifo e dalla passione sportiva. Alla formazione vincente andrà il “Trofeo Garibaldi”.

Passare l’ovale indietro nel tentativo di avanzare. Sembra quasi una contraddizione la regola principale di questo sport, pare quasi un paradosso il modo in cui quindici giocatori tentano di sfondare il muro alzato da altrettanti atleti nel duplice e contrapposto scopo di realizzare e non subire una meta. In questa norma c’è l’essenza e il fascino del rugby.
Avanzare passando indietro la palla è una sorta di ossimoro esplosivo, è un’accattivante bizzarria regolamentare che per la sua effettiva realizzazione richiede una condizione necessaria ed ineludibile: il gioco di squadra.

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Non che in questo sport manchino i talenti e i fuoriclasse, ovviamente. Ma, quasi senza eccezioni, sono abolite, devono essere bandite, le prime donne. Si gioca e si vince in quindici, tutti devono essere pronti a supportare l’azione e il compagno che porta la palla, si avanza e si arretra tutti insieme e anche le iniziative del singolo, gli spunti spumeggianti, dettati magari dall’estro del momento o da un talento innato, hanno efficacia solo se il team si muove come un sol uomo.

L’Italia nel Sei Nazioni è storia recente, gli azzurri vi partecipano dal 2000. Nel corso dei tredici anni di presenza nel torneo la nostra nazionale è stata considerata dai più blasonati avversari ora come una sorta di mascotte, ora come un outsider temibile, ora come una squadra da rispettare. Sorrisini più o meno accondiscendenti e non troppo rispettosi si sono man man mano ridimensionati o spenti, anche se i risultati non sempre sono arrivati.

Troppi “cucchiai di legno” (troppi ultimi posti nel torneo), alcune vittorie abbastanza costanti contro la Scozia, molte sconfitte onorevoli, alcune delle quali entusiasmanti (ancora ossimori) , partite epiche come quella vinta contro il Galles nel 2007 e il già citato trionfo contro la Francia nel 2011: l’Italrugby è pronta per il grande salto?
La nostra nazionale ha maturato l’esperienza necessaria per giocarsi alla pari ogni singolo match? La generosità e il coraggio, che gli azzurri hanno sempre dimostrato, troveranno un riscontro significativo anche nei risultati?

I test match di novembre non hanno fornito elementi sufficienti per rispondere a queste domande. Una sofferta vittoria contro Tonga, il filo da torcere dato agli inarrivabili All Blacks, il “colpaccio” sfiorato e poi sfumato nella partita contro l’Australia. Segnali più positivi che negativi, certo, ma le risposte le darà solo il campo.

Questo è il secondo anno che le partite interne del Sei Nazioni si disputano allo Stadio Olimpico e, visto il successo di spettatori nel 2012, si è pensato di aumentare sensibilmente i prezzi degli abbonamenti e dei singoli biglietti rispetto alle cifre assai accessibili dello scorso anno . Nonostante ciò e nonostante nel 2012 si sia vinta solo una partita in tutto il torneo, si prevede il pubblico delle grandi occasioni e un entusiasmo crescente per i nostri giocatori.

Il tifo e la passione condiscono e colorano il rugby e in particolare il rugby del Sei Nazioni, regalando a questo sport e a questa competizione un valore aggiunto inestimabile, con gli spettatori delle due squadre che siedono pacificamente mischiati sugli spalti.
Nonostante l’agonismo della partita possa arrivare a livelli molto elevati, nelle curve e nelle tribune regnano le regole non scritte del fair play, dell’amicizia e della voglia di condividere un evento festoso.

E festa sarà. Forza azzurri: spegnete i sorrisi altrui e allargate i nostri. Poi, comunque vada, una stretta di mano, una pacca sulle spalle e qualche birra insieme.

Giovanni Berti

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