Home AMBIENTE Via Due Ponti tra sogno e realtà

Via Due Ponti tra sogno e realtà

Galvanica Bruni

via-due-ponti.jpgVia dei Due Ponti è una bella strada e se non fosse che a partire dall’incrocio con Via della Crescenza la percorriamo sempre a velocità folle, ce ne accorgeremmo: si tratta di una lunga serie di rettilinei che attraverso un paesaggio molto bello si collegano con Tor di Quinto. Spinti dalla fretta neppure gettiamo uno sguardo a quella bella campagna delimitata da basse colline che fanno di Roma Nord una delle zone più verdi della capitale.

Via dei Due Ponti si snoda tra campi coltivati, boschetti, esclusivi circoli sportivi, casali e castelli e va a morire proprio al di sotto di quello sperone di tufo con i pini sulla cima e le grotte poco più in basso: Monte delle Grotte, un sito utilizzato fin dalla preistoria e abitato in epoca romana.

Se fossimo in Svezia o in Germania questa strada sarebbe stata immediatamente trasformata in un itinerario turistico; per prima cosa avrebbero realizzato una bella pista ciclabile con il percorso interamente in piano, poi sarebbero state piazzate delle tabelle per illustrare la storia di questo territorio che ospita al suo interno incredibili meraviglie.
Il bordo strada sarebbe stato sistemato con prato all’inglese e le auto costrette a viaggiare a non più di 30 chilometri orari.

Continua a leggere sotto l‘annuncio

Le famigliole, con bambini e cani al seguito, la domenica mattina vi avrebbero fatto un giro in bicicletta fermandosi per visitare il Castello della Crescenza o per dare da mangiare ai cigni nel limpido fosso della Crescenza.

Nei terreni del Centro Ricerche Agricole sarebbe stato creato un bel percorso per correre e passeggiare con aree di sosta, fontanelle e qualche gazebo dove fare uno spuntino a base di wurstell.
Il fatto che si tratta per lo più di proprietà private non avrebbe avuto alcuna importanza perché nei paesi del Nord la “natura” è di tutti e tutti possono entrare nei giardini e poderi per un pic-nic.

Il fatto è che siamo più prosaicamente in Italia e tutto quello che abbiamo descritto è soltanto il frutto di una sfrenata fantasia che troppo spesso dimentica che a Roma le strade servono per correre, i prati per scaricare calcinacci, i marciapiedi per parcheggiare e che le proprietà sono inviolabili.

E così neppure Via dei Due Ponti sfugge a questa logica tremenda: sporca, trascurata e utilizzata per lo più per depositare nottetempo copertoni e rifiuti; erbacce al posto dei prati e un fosso buono giusto per le pantegane (speriamo almeno che i lavori per il nuovo collettore migliorino lo stato delle acque).

Quanto poi pensare di visitare torri, grotte e castelli scordatevelo pure.
Vi rimane solo quel percorso ad otto all’interno del CRA; ma d’inverno non dimenticate stivali o galoche.

Francesco Gargaglia

riproduzione riservata – proprietà EdiWebRoma

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

7 COMMENTI

  1. Il toponimo deriva da due ponticelli con i quali la via Flaminia supera il Fosso del Fontaniletto e il Fosso dell’Acqua Traversa, proprio nel punto in cui la via dei Due Ponti ha inizio, per poi attraversare nel tratto rettilineo successivo la “Valle del Fontaniletto”, che ha preso anche il nome di “Valle della Crescenza” dalla nobile famiglia dei Crescenzi che nella seconda metà del 1400 ha realizzato come propria dimora di campagna il castello della Crescenza, dove si sono sposati Briatore e Totti.
    Annessa all’edificio era la tenuta che ricomprendeva tutta la valle e che è stata di proprietà della famiglia dei Crescenzi dagli inizi del 1400, quando esisteva solo la torre medievale, fino agli inizi del 1800, quando si è estinto il ramo maschio della nobile famiglia.
    La secolarità di questo possedimento ha lasciato la sua traccia storica nella toponomastica, lasciando che la valle fosse chiamata “Valle della Crescenza” fino ai giorni nostri e che “Via della Crescenza” venisse chiamata la strada di congiungimento tra Via di Grottarossa e Via dei Due Ponti.
    Ma dal 1600 al 1800 circa la valle è stata chiamata anche “Valle di Pussino” o “Valpussino”, a conferma del ricordo ancora vivo lasciato sul luogo, con la sua materiale presenza, dal pittore francese seicentesco Nicolas Poussin, che ha abitato da quelle parti.
    Alla fine del 1800 il Marchese Raffaele Cappelli di Toirano (1818-1921), che è stato deputato del Regno d’Italia dal 1878 al 1919 (quando è stato poi nominato senatore), ha acquistato il Casale-Castello della Crescenza assieme alla intera sua tenuta di circa 340 ettari, comprendente tutta la valle attraversata dal fosso del Fontaniletto, la collina dell’Inviolatella e la piana con la collina delle acacie a ridosso di Tor di Quinto: a luglio del 1919 ha donato al Regno d’Italia 130 ettari della sua tenuta a condizione che il cosiddetto “mago del grano” Nazzareno Strampelli vi fondasse l’Istituto Nazionale di Genetica per la Cerealicoltura e che la prima varietà di grano che fosse stata scoperta portasse il suo nome come poi è stato, al punto che è ancor oggi rinomata la varietà di grano duro chiamata “Senatore Cappelli”, definito addirittura “razza eletta” negli anni ’30-40.
    I sentieri non recintati che separano le diverse colture che L’Istituto di Genetica per la Cerealicoltura continua tutt’oggi a sperimentare sono diventati luogo quotidiano preferito da molti cittadini del quartiere “Tomba di Nerone” per fare salutari passeggiate o corse a piedi immersi nel verde della Valle della Crescenza.
    La Valle della Crescenza alla fine del 1800 è stata infestata dalla malaria: con la legge di bonifica n. 474 del 13.12.1903 è stata interessata da opere di risanamento: con il Piano Regolatore delle strade del 1921 é stato redatto l’elenco completo delle strade di bonifica costruite e da costruire nell’Agro Romano, fra le quali era compresa la “Via 25” (intesa come venticinquesima strada di bonifica dell’Agro Romano, di 4,475 km) realizzata fra il 1923 ed il 1927, poi divenuta l’attuale via.

  2. Completiamo l’informazione su come è stato edificato il primo tratto di via dei Due Ponti verso la Cassia.
    La spinta alla futura urbanizzazione del territorio è stata determinata dalla bonifica dell’Agro Romano, decisa fin dal 1878.
    La prima legge in tal senso prevedeva la “bonifica” di terreni per un raggio di 10 km. circa dal centro di Roma, considerando per tale il migliorio aureo del Foro: c’è da mettere in risalto che la circonferenza tracciata con un raggio di 10 chilometri dal centro di Roma, a distanza di circa 50 anni sarà poi assunta in modo quasi identico come tracciato del Grande Raccordo Anulare (in sigla G.R.A.).
    La successiva seconda legge del 1883 ha sancito il principio della obbligatorietà, per tutti i proprietari, della trasformazione agraria delle tenute incluse nella predetta zona di 10 km., con minaccia di esproprio per i proprietari inadempienti agli obblighi di bonifica.
    Nel 1903 è stata approvata una legge che ha stabilito larghi aiuti in favore della proprietà terriera: tutte queste prime leggi sono state poi riunite nel Testo Unico n. 647 del 10 novembre 1905.
    Con la legge n. 491 del 17 luglio 1910 è stata approvata l’estensione della bonifica ad altri terreni dell’Agro Romano ed è stata consentita, con speciali agevolazioni, la costituzione di “borgate rurali” oltre i 5 km. dalla cinta daziaria della città.
    Le “borgate rurali”, piccoli centri di vita collettiva, sono state considerate le sentinelle avanzate della bonifica dell’Agro Romano: le prime sono sorte nel 1913 e quelle successive sono state quasi tutte dotate della chiesa, della scuola, della stazione sanitaria, della stazione dei reali carabinieri e dell’ufficio postale.
    Lo scopo principale della bonifica era la trasformazione fondiaria delle tenute, per cambiare la mentalità dei proprietari terrieri ed imprimere alla tradizione pastorizia un indirizzo industriale più redditizio.
    L’opera di bonifica é proseguita con l’approvazione del Regio Decreto Legge n. 52 del 23 gennaio 1921, che ha sancito la formazione dei “centri di colonizzazione”, tutti espropriati e concessi agli agricoltori al prezzo di esproprio.
    Con tale provvedimento legislativo l’Amministrazione dello Stato è stata autorizzata a rendersi essa stessa iniziatrice della procedura di espropriazione di terreni per pubblica utilità, al fine di costituire i centri di colonizzazione previsti.
    Fra i centri di colonizzazione ricordiamo “S. Andrea-Trionfale” corrispondente a buona parte del territorio del quartiere “Tomba di Nerone” .
    Dall’attuazione dei centri di colonizzazione i grandi proprietari terrieri, per paura dell’esproprio, sono stati indotti al frazionamento delle loro grandi tenute ed al loro “appoderamento” spontaneo: uno di questi é stato Alessandro Sansoni, proprietario all’epoca della tenuta Sepoltura di Nerone (o S. Andrea), corrispondente all’odierno quartiere Tomba di Nerone, che a tutto il 1908 risultava ancora un unico latifondo di sua proprietà, ma che nel 1922 era stata già divisa fra 6 ditte proprietarie, con 5 case coloniche, e che nel 1927 registrava 96 ditte proprietarie con 25 case coloniche disposte lungo le strade poderali allora esistenti.
    La matrice dell’edificazione é stata in tal caso dettata da un lato dalle strade poderali esistenti e dall’altro dal confine fisico dell’appoderamento, attestato peraltro sui confini orografici.
    Si arriva così alle delle strade di bonifica costruite nell’Agro Romano tra cui “via 25” (oggi via dei Due Ponti) realizzata fra il 1923 ed il 1927, lungo la quale hanno costruito le loro case anche molti italiani provenienti dalle Marche.

  3. Che cosa interessante! Bosi volevo chiederle se le risulta che ci sia stato un insediamento di calabresi spostatisi qui dopo un’alluvione o qualcosa del genere, che hanno popolato via vibio mariano e creato una specie di borghetto in via due ponti all’altezza di via signa: mi sembra di averlo sentito dire tanti anni fa.
    Buon pomeriggio!
    Bibi

  4. @bibi: non ne so nulla. Le mie fonti derivano soprattutto da studi, ma anche da quelle persone molto anziane ancora in vita che io chiamo le “memorie storiche” della zona e che ti possono raccontare soprattutto le parti più umane della “storia”.
    Le consiglio quindi di cercare di trovare quella persona che possa confermarle la notizia che ha raccolto, se vera e non inventata da lei di sana pianta.
    Approfitto per far sapere che sulla sinistra di via dei Due Ponti, venendo dalla Cassia, esiste ancora incastrata fra un palazzo e l’altro una casa cantoniera molto vecchia, oltre che caratteristica, con la scritta “Governatorato …”, a dimostrazione dell’epoca a cui risale e quindi della prima urbanizzazione della zona.

  5. condivido pienamente, quanto detto da cristiano essendo residente in via Vibio Mariano da circa 60 anni, la proposta della ciclabile e’ molto interessante, bisogna sollecitare presso la xx , non dovrebbe essere così invasiva, visto i circoli sportivi dei Vi.i.p che la costeggiano, non credo che sia cosi’ improponibile

  6. Sono interessato alla possibilità di una pista ciclabile che si avvicini il più possibile alla fermata “due ponti” , per eventualmente andare a lavoro con la mia pieghevole in combinazione col trenino. Secondo voi sarebbe fattibile?

  7. Grazie per questo interessante articolo. Nei primi anni ’60 andavamo a fare dei picnic proprio lì ai Due Ponti: era tutta campagna! Ricordo il ponticello, credo sia il ‘Fosso del Fontalinetto’..ricordi di quasi 60 anni fa! Esistono fotografie di questo Fosso, all’epoca? Ne ho cercate, inutilmente. Sarei molto grata, se qualcuno potesse suggerirmi dove trovarne.

LASCIA UN COMMENTO

inserisci il tuo commento
inserisci il tuo nome