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Jenne, ‘ndremmappi vino rosso e un presepe da non perdere

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apertura.jpgUn nuovo itinerario per una gita prettamente invernale. L’intera area dei Monti Simbruini è avvolta dal gelo e la neve imbianca le cime del Monte Autore e del Viglio; nel percorrere in auto la tortuosa rotabile che porta a Jenne, paese ad appena 12 chilometri da Subiaco, ci si chiede come si facesse un tempo a sopravvivere in questi luoghi senza gas o pellet. Eppure nel Bar di Gianni, quello che affaccia sulla piazza principale, davanti ad una foto in bianco e nero ancora si parla di quel pastore che a causa di una delusione amorosa si ritirò giovane tra i monti di Livata dove visse lunghissimi anni.

Oggi è sufficiente indossare un piumino, berretto e guanti e il freddo, anche quello dei Simbruini, non è più un problema.

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Jenne è un paesino avvinghiato ad uno sperone di roccia che sovrasta l’alta Valle dell’Aniene; ha 400 abitanti e la longevità, come l’aria buona, è di casa.
Qui un irriducibile gruppo di residenti amanti delle tradizioni e della “pizzica”, porta avanti con fatica, attraverso feste e sagre, quelle che erano le usanze legate alla montagna e alla pastorizia.

A Jenne ogni anno, nel mese di Agosto, si celebra con una lunga cavalcata la “transumanza”: un gruppo di indomiti cavalieri parte dalla zona di Latina e attraverso i Monti Lepini raggiunge Jenne.

Anche il presepe è una antica tradizione (non bisogna dimenticare che siamo nella patria del monachesimo benedettino) e da venticinque anni lo si realizza nei vicoli del paese; il 26 dicembre poi, come per magia, si anima e in un clima di grande suggestione torna a rivivere la “natività”.

Il presepio di Jenne quest’anno interesserà soprattutto la zona della “rocca”, il punto più alto del paese dove sorge una chiesetta del ‘200 dedicata alla Madonna; ma lasciamo la parola a Rita Molinari, responsabile della pro-loco:
Il presepe quest’anno si ispira a quello voluto da Francesco a Greggio; il percorso della rappresentazione sarà un piccolo sentiero che ai piedi della Rocca, dove nacque Rinaldo, Papa Alessandro IV, si snoderà fra le vecchie casette a sasso del piccolo borgo medievale (così Francesco, nell’anno 1223, esprimeva ad un notabile del luogo, suo amico, la volontà di rappresentare la nascita di Gesù).
Saranno figuranti vestiti da frati che lungo il percorso racconteranno l’evento biblico riportatoci dagli evangelisti Luca e Matteo e fino alla grotta della Natività dove per volontà di Francesco fu reso vivo ciò che l’arte e l’iconografia cristiana da allora rappresentano in tutte le forme. Sarà un allestimento sobrio e un percorso meditativo dove l’essenza della povertà affiorerà negli allestimenti e sarà l’elemento conduttore rappresentativo di un piccolo borgo dove la gente povera vive di poche cose
“.

Uno spettacolo da non perdere e che avrà la sua rappresentazione alle 17 e trenta dei giorni 26 dicembre e 5 gennaio 2013 (anche se il presepe resterà nella Rocca dal 25 dicembre al 20 gennaio).

Chi oltre al “presepe” ama anche la buona cucina nei due ristoranti del paese troverà cibi sani e genuini ed una specialità tutta jennese, ” i ‘ndremmappi“.
Si tratta di una pasta realizzata solo con acqua, farina e sale e condita con un soffritto a cui vanno aggiunti pomodori e alici.
Questo condimento, più di tipo “marino” che montano, è legato alla transumanza quando gli armenti venivano portati nella zona di Anzio e Nettuno.

Chi invece ama “ciaspolare” nei boschi e nelle piane di Monte Livata potrà togliersi qualche bella soddisfazione e magari , con un po’ di fortuna, riuscire a scorgere tra gli alberi di faggio qualche esemplare di Lupo Appenninico che da qualche anno è tornato ad abitare questi monti.

Francesco Gargaglia

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