Home AMBIENTE Cesano, l’incubo delle onde è ancora vivo

Cesano, l’incubo delle onde è ancora vivo

Galvanica Bruni

Ancora Radio Vaticana, uno dei problemi cronici di Roma Nord. Un caso, quello dell’emittente della Santa Sede, che ha portato, dopo un iter giudiziario lungo undici anni, alla condanna dell’emittente per “getto pericoloso di cose” e alla storica sentenza, la n. 23262, che ha respinto il ricorso degli imputati in quanto provato “il carattere indubitabile, intenso e disturbante delle emissioni di onde” emesse dal Centro di Santa Maria di Galeria.

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Mentre ancora si attende l’esito dell’inchiesta per “omicidio colposo” tesa ad accertare la relazione di causa ed effetto tra l’incidenza di leucemie e morti per cancro avvenute a Cesano e nei centri limitrofi e l’intensità delle onde emesse dagli impianti di Radio Vaticana, molte cose sono cambiate.

Per cominciare, è cambiato l’atteggiamento di aperto disinteresse di alcune istituzioni, se non altro da parte di tre comuni confinanti con Roma. Perché se fino a poco tempo fa la battaglia del Comitato Bambini senza Onde si scontrava puntualmente col muro di gomma di autorità e amministrazioni locali, oggi si può dire che timidamente alcune aperture sono arrivate.
I Comuni di Anguillara, Campagnano e Formello hanno iniziato infatti una campagna per la raccolta di dati su nuovi casi di malattie al fine di sottoporli alle autorità competenti.
Incontri tra i tre sindaci e gli assessori all’ambiente e il Comitato si sono susseguiti per stabilire delle linee di condotta comune. Incontri che sono anche un riconoscimento, per quanto tardivo, di una minaccia che continua a gravare sulla vita di migliaia di persone.

Purtroppo però il cammino da percorrere è ancora lungo: nessun riscontro si è invece finora avuto da Regione Lazio, Provincia e Comune di Roma e i Municipi XIX e XX, quest’ultimi fortemente interessati in quanto nei loro territori ricadono gran parte delle aree coinvolte.
Ma è come se non fosse un loro problema. Come se le onde, per loro, fossero solo quelle del mare o quelle più vicine del lago di Bracciano.

Ma se gli enti locali tacciono in Europa la questione è stata presa molto sul serio: il 18 giugno 2012, a seguito della deposizione della petizione firmata da 4400 cittadini che chiedeva alle autorità locali di assumere provvedimenti in materia di inquinamento elettromagnetico, la Commissione Europea ha disposto l’avvio di un’indagine preliminare sui vari aspetti della questione Radio Vaticana.

Forse per questo (spesso in Italia hanno più incidenza le iniziative della UE che del Parlamento italiano) Padre Federico Lombardi, direttore dell’emittente, il 12 giugno ha annunciato il termine di tutte le trasmissioni in Onde Medie e Corte verso la maggior parte dell’Europa e delle Americhe a partire dal primo luglio 2012.

Il comunicato della Santa Sede portava a una doppia conferma: che la voce del Comitato Bambini senza Onde, unita a quella di moltissimi cittadini che in oltre un decennio di lotta non hanno mai cessato di protestare e far sentire la loro voce, ha ottenuto un risultato storico confermato dai tribunali che hanno riconosciuto la correlazione stretta e incontestabile tra le onde dell’emittente pontificia e i casi di morti per leucemia e tumori (casi che forse nessuno riuscirà mai a quantificare con esattezza).

Ma portava, indirettamente, anche a una sorta di ammissione di colpevolezza da parte di Radio Vaticana, che nonostante tutto teneva a specificare che il termine delle trasmissioni in Onde Medie e Corte era dovuto esclusivamente a motivi di risparmio consentito dalle nuove tecnologie.

Ma oggi che sono passati cinque mesi da quella svolta tanto attesa quali sono i dati? Il fatto che le trasmissioni verso Africa, Medio Oriente e Asia siano modificate mantiene ancora alto il livello di inquinamento elettromagnetico?

Dal Comitato Bambini senza Onde giunge un’amara constatazione: e cioè che all’iniziale entusiasmo si sostituisce un preoccupante disinteresse che sfocia addirittura nell’omissione.
Le autorità competenti in materia ambientale non hanno infatti fornito ancora nessun dato, di nessun tipo, il che rende impossibile stabilire se la nuova programmazione di Radio Vaticana abbia effettivamente apportato alla cittadinanza, per usare le parole del Comitato, “benefici in termini sanitari e ambientali”.

Eppure, cinque mesi per raccogliere i dati sono un termine tutt’altro che breve. Quanto ancora si dovrà attendere per avere in mano degli elementi certi e stabilire se per migliaia di cittadini l’incubo delle onde è finito?

Adriano Bonanni
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