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Illegittima la proposta Piano d’Assetto Parco di Veio secondo il Comitato Cittadino XX Municipio

Duca Gioielli

“La proposta del Piano d’Assetto del Parco di Veio inoltrata dal Commissario Straordinario Massimo Pezzella alla Regione Lazio è illegittima e va pertanto revocata.” A nome del Comitato Cittadino per il XX Municipio lo comunica in una nota Mario Attorre, che così spiega le ragioni che lo hanno indotto a questa conclusione.

“Il Commissario Straordinario, Avv. Massimo Pezzella, ha proceduto recentemente alla revoca del Piano d’Assetto adottato dal Consiglio Direttivo dell’Ente Parco alla fine del 2009 senza Rapporto Ambientale e ad adottare una “proposta” di quello che avrebbe dovuto essere un nuovo Piano ma che, a quanto è dato di sapere, ricalca sostanzialmente quello revocato, trasmessa alla Regione Lazio a valere sia ai fini della procedura di Valutazione Strategica Ambientale, che prevede la partecipazione dei cittadini e Associazioni all’elaborazione del Piano, sia ai fini della procedura di adozione del Piano di cui alla legge regionale 29/97, che prevede la pubblicazione del piano adottato per 40 giorni per consentire la presentazione di osservazioni scritte.”

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“Ora – spiega Attorre – è da rilevare anzitutto che la citata legge del Parco prevede l’adozione del Piano d’Assetto e non l’adozione di una proposta del Piano e pertanto non si può dare corso alla procedura della sua pubblicazione. In secondo luogo la VAS, a norma di legge “è avviata dall’autorità procedente contestualmente al processo di formazione del piano” (art.11 Dlgs 128/2010), ed “il rapporto ambientale costituisce parte integrante del piano e ne accompagna l’intero processo di elaborazione ed approvazione” (art. 13, comma 3, Dlgs 152/2006), che è invece avvenuto senza.
La stessa legge stabilisce che “i provvedimenti amministrativi di approvazione adottati senza la previa valutazione ambientale strategica, ove prescritta, sono annullabili per violazione di legge” e quindi l’atto di adozione non può che avvenire dopo la conclusione della VAS.”

“Per quanto riguarda i contenuti del Piano l’irregolarità più rilevante – sostiene l’esponente del Comitato – riguarda il fatto che il Piano d’Assetto non tiene conto dei vincoli di tutela dettati dai Piani Territoriali Paesistici e dal Piano Territoriale Paesistico Regionale, ma anzi chiede alla Regione di attenuare o addirittura di cancellare quelle disposizioni che si dovessero opporre alle previsioni edificatorie e /o di utilizzo del territorio del Parco inserite nel Piano.
È singolare – sottolinea – che un Ente preposto alla tutela della natura e dal quale ci si attenderebbe la previsione di un regime di protezione più severo di quello previsto per la generalità dei territori compresi nei Piani Paesistici, non solo non si attenga a questo ovvio principio ma si adoperi in maniera diametralmente opposta. Non vorremmo che anche in questo caso il potere istituzionale si esercitasse nell’interesse di singoli cittadini anziché a favore della collettività.”

“Un altro aspetto inaccettabile – incalza Attorre – è quello relativo alla previsione di “Parchi territoriali”, non previsti da nessuna normativa, che si sovrappongono alla zonizzazione prevista dalle norme nazionali e regionali, vanificandone la portata e limitandone il regime di tutela.
Tali Parchi sono stati di fatto introdotti per consentire la realizzazione di strutture per il soddisfacimento degli standard urbanistici e servizi di quartiere, che debbono essere invece realizzati al di fuori del perimetro definitivo del Parco, o per realizzare cubature altrimenti vietate, anche in ambiti di tutela, fino a 20 metri cubi per ettaro.”

“Sulle descritte irregolarità – conclude la nota – è stata richiamata l’attenzione dei Ministri per l’Ambiente e per i Beni e Attività Culturali nonché dei competenti organi della Regione Lazio con un appello affinché si attivino per il ripristino della legalità, condizione questa primaria per poter assicurare al territorio di Veio quella tutela che i suoi valori ambientali, storici e archeologici gli meritano.”

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52 COMMENTI

  1. E’ gente come il Sig. Attore che ha immobilizzato il Parco per 15 lunghissimi anni con fantomatiche e scoordinate informazioni che continua a comunicare e delle quali neanche lui conosce il senso e il contenuto.
    Oltre 250000 mila abitanti aspettano un piano di assetto da troppo tempo, ora grazie al sottoscritto hanno la possibilità, una volta ultimato l’iter della pubblicazione, di fare delle osservazioni che tengano conto di tutti gli aspetti e delle esigenze individuali e collettive.
    Sono convinto che il cittadino deve poter avere la possibilità di interaggire con l’ente che lo amministra e che amministra il suo territorio.
    Questo e’ sempre stato un mio obiettivo da commissario, possibile non certo tenendo chiuso un documento cosi importante per il territorio per anni dentro un cassetto ad uso e consumo di pochi.
    Basta con queste bugie!

  2. Sig. Messimo Pezzella, qui se c’è qualcuno che dice le bugie è proprio Lei che lo fa coscientemente pur avendo saputo a più riprese proprio dal sottoscritto quale fosse la procedura da seguire per portare i dovuti correttivi al Piano di Assetto che Le era stato lasciato come scomoda quanto pesante eredità.
    Cominciamo con il precisare anzitutto che se il 1° Consiglio Direttivo dell’Ente Parco di Veio è stato insediato il 21 luglio del 1998 sono allora 14 e non 15 i moltissimi anni che sarebbero effettivamente passati senza riuscire ad avere un piano di assetto: chiariamo una volta per tutte che non è stato definitivamente approvato esclusivamente per colpa della “politica” e non certo di gente come il sig. Attorre o il Comitato Cittadino per il XX Municipio o se preferisce come il sottoscritto.
    Lei non sa o dimentica volutamente che nella sua ultima seduta del suo 1° mandato del 3 giugno del 2003, il Consiglio Direttivo non ha voluto “politicamente” adottare né il Piano di Assetto così come consegnato dalla S.r.l. Cles né la proposta di modifiche ed integrazioni presentata nel frattempo dal sottoscritto, sull’esempio di quanto di simile aveva già deliberato il Consiglio Direttivo dell’Ente “Roma Natura” riguardo a diversi Piani di Assetto: quel giorno il Consiglio Direttivo ha deciso di sottoporre la proposta da me elaborata ad un esame tecnico del Coordinatore e dell’Agenzia Regionale per i Parchi, che non è poi mai avvenuta, proprio perché si voleva “politicamente” tutt’altro, quanto meno le mani più libere dal poter costruire di più dentro quest’area naturale protetta.
    Lei dimentica soprattutto di essere stato membro, per giunta in rappresentanza della asssociazioni ambientaliste, del 2° Consiglio Direttivo (che ha avuto come Presidente Massimo Sessa) e di avere anche Lei approvato il 23.9.2004 la “costituzione di un Ufficio di Piano del Parco di Veio” non espressamente previsto dal bando di gara, che non é stato poi attivato, perché al suo posto è stata approvata la “costituzione di un Gruppo di Lavoro per il Piano di Assetto del Parco di Veio”, formato da 5 persone che fatta eccezione per il Direttore dell’Ente Parco di Veio sono state nominate dagli Assessori all’Ambiente ed all’Urbanistica della Regione Lazio, nonché dal Presidente della Giunta Regionale: con un autentico sperpero di denaro pubblico, il 14 gennaio 2005 anche Lei è stato d’accordo nel decidere la risoluzione del contratto con la ATI-Cles per dare incarico ad un progettista della “revisione” ed “aggiornamento” della proposta di piano lasciata, ma con delle deliberazioni del Consiglio Direttivo che sono state poi sospese dalla Regione Lazio per una presunta illegittimità di quest’organo deliberante.
    Le faccio presente che se la “politica” tanto di destra quanto di sinistra, che ha insediato ogni volta maggioranze di Consiglio Direttivo fedeli ogni volta ai loro voleri, avesse approvato il piano di Assetto del Parco di Veio non avrebbe dovuto sottoporlo dal 2006 al procedimento di Valutazione Ambientale Strategica (in sigla VAS).
    Quanto alle informazioni che specie sulla VAS continuerebbe a comunicare il sig. Attorre e che secondo Lei sarebbero “fantomatiche” e “scoordinate”, tengo a metterle in grande evidenza che le informazioni fornite nella nota del Comitato Cittadino per il XX Municipio sono perfettamente rispondenti in tutto e per tutto alla normativa vigente in materia, per cui se c’è qualcuno che non ne conosce forse il senso ed il contenuto questo è proprio Lei, in ciò mal indirizzato dalla stessa Regione Lazio, che rischia di far sanzionare l’Italia per violazione ripetuta della Direttiva 2001/42/CE sulla VAS.
    Mi dispiace dirglielo, ma come tutte le bugie prima o poi verrà dimostrato da chi di dovere che anche le sue hanno le gambe corte.

  3. Non ho praticamente nulla da aggiungere alle argomentazioni, come sempre documentate ed esaurienti, di Rodolfo Bosi
    Mi sia solo consentito di osservare che, a mio giudizio, il Sig. Massimo Pezzella avrebbe fatto molto meglio ad esporre i motivi per cui ritiene ” fantomatiche e scordinate” le mie informazioni, anzichè limitarsi a scagliare scriteriati e gratuiti insulti personali, come purtropoo è spesso prassi nel nostro paese.
    La scomposta reazione del Sig. Pezzella ad una critica che se pur severa non conteneva nessun apprezzamento sulle persone, non è poi tale da incoraggiare i cittadini ad “interagire con l’ente che lo amministra e che amministra il suo territorio” come auspicato dallo stesso Sig. Pezzella.

  4. Le argomentazioni dei due contestatori del piano, coraggiosamente presentato dal commissario Pezzella, che ha “osato” gettare un sasso nella palude del NO, andrebbero pubblicate e diffuse anche all’estero, perché tutti possano rendersi conto della situazione di stallo infinito che caratterizzala la sventurata Italia,bloccata nello sviluppo da quattro gatti e dai loro ricatti ad autorità, spesso ricattabili.
    Questo discorso vale non solo per il parco di Veio, microcosmo naturalistico a suo tempo creato includendo zone urbanizzate private , ma astutamente scorporando le zone dei poteri forti (vedi AS Lazio e vicini), con confini stabiliti dunque in modo “coloniale” senza consultazione preventiva.
    I residenti-vittime, da un giorno all’altro senza nessuna controparte economica si sono trovati un altro padrone sulla testa.
    E’ sintomatica la frase di Attorre che adombra l’idea di un bel parco naturalistico da usufruire nel week-end a vantaggio di residenti in zone extra-parco, ben servite da bus e metro, mentre chi vive nella zona da decenni non può costruire un muretto per difendersi dai ladri, ed ha poche speranze di poter un giorno vedersi servito dalla metro C, che sarebbe cosa relativamente facile senza il parco, e davvero utile per la protezione della natura .
    I veri naturalisti sono coloro che dagli anni 70 del novecento si sobbarcano le difficoltà di vivere senza servizi pubblici e tra l’altro curano a proprie spese la natura e la difendono da alluvioni e incendi.
    E’ ora di finirla col finto ecologismo conservatore, ipocrita, bacchettone ed egoista. Avere un piano e poter fare delle osservazioni dopo decenni di colpevole silenzio non è solo doveroso ma appena ai limiti della decenza

  5. Voglio augurarmi che la sig.ra Fiorella Ippolitoni abbia fatto il suo commento in perfetta buona fede e soprattutto nella più completa “ignoranza”, intesa nel senso offensivo di “chi non sa” come sono andate e come stanno tuttora andando veramente le cose. Comunque sia, non posso permettere che chi legge il suo commento possa pensare che siano vere le autentiche falsità che sono state scritte e che mi sento quindi in dovere di dimostrare perché siano tali.
    1 – CONFINI STABILITI DUNQUE IN MODO “COLONIALE” SENZA CONSULTAZIONE PREVENTIVA – Ad aprile del 1987 come Presidente all’epoca del Comitato Promotore del Parco di Veio ho formalizzato la 1° proposta di legge istitutiva che prevedeva un perimetro da cui sono state tenute fuori tutte le zone di margine fortemente urbanizzate, come ad es. i quartieri lungo la Cassia (“Poggio dell’Ellera” di Campagnano, “La Storta”, “Giustiniana” e “Tomba di Nerone”) e lungo la Flaminia (a Castelnuovo di Porto ed “Prima Porta”): per tenere al di fuori dei confini del parco i nuclei perimetrati abusivi lungo via di S. Cornelia ed ai Km. 3 e 5 di via Sacrofanese, mantenendo al tempo stesso una certa omogeneità e continuità territoriale, sono state escluse anche le rispettive strade che permettono di raggiungerli da Prima Porta. Il parco di Veio è stato istituito contestualmente alla legge regionale n. 29/1997, dopo ben 10 anni che non sono affatto trascorsi senza nessuna consultazione preventiva. Ne è prova inconfutabile l’esclusione all’ultimo momento dell’intera zona gravata da usi civici ma compromessa dall’edificazione abusiva ad ovest della via Formellese (in località Albereto, Torre di Bettona, Le Spinareta, Oliveto Gobbi e Pecoio) che differentemente non poteva essere sanata, facendo diventare veramente in tal caso gli abitanti di questa zona dei “residenti-vittime”. Per quanto riguarda le rimanenti “zone urbanizzate private” faccio presente che la normativa vigente in materia di livello sia nazionale che regionale consente di tenere all’interno di un parco addirittura i centri storici.
    2 – ASTUTAMENTE SCORPORANDO LE ZONE DEI POTERI FORTI – Mentre il centro sportivo della S.S. Lazio costituiva un comprensorio già urbanizzato di una certa estensione, le vere zone dei poteri forti erano caso mai quelle delle 10 lottizzazioni convenzionate previste fin dal P.R.G. del Comune di Roma sia dentro che ai margini del parco: di queste il sottoscritto è riuscito a far cancellare nel 1991 con la cosiddetta “Variante di Salvaguardia” ben 5 lottizzazioni di centro ed a dimezzare le cubature di 4 di margine, due delle quali (“Volusia” e “Borghetto S. Carlo”) sono state poi compensate rispettivamente ad Eur-Castellaccio ed alla Bufalotta in cambio della cessione gratuita al Comune delle aree su cui si sarebbe voluto costruire. È stato ottenuto tutto questo grazie ad una forte azione di democrazia partecipata svolta alla luce del sole e non certo di “astuzie” da sottobanco.
    3 – MENTRE CHI VIVE NELLA ZONA DA DECENNI NON PUÒ COSTRUIRE UN MURETTO PER DIFENDERSI DAI LADRI – Si tratta di una “chiacchiera” che non risponde assolutamente al vero e che è stata messa in giro fin da quando sono stato membro del 1° Consiglio Direttivo dell’Ente Parco di Veio: fin da allora ho fatto opera di corretta informazione facendo sapere pubblicamente che le cosiddette “misure di salvaguardia” non impediscono affatto lo sviluppo ordinato di chi ci abita, dal momento che gli interventi, gli impianti e le opere da esse consentite sono ben 36.
    4 – HA POCHE SPERANZE DI POTER UN GIORNO VEDERSI SERVITO DALLA METRO C, CHE SAREBBE COSA RELATIVAMENTE FACILE SENZA IL PARCO, E DAVVERO UTILE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA – La sig.ra Ippolitoni evidentemente ignora che il progetto del prolungamento della linea C della Metro da piazzale Clodio a Grottarossa prevedeva ben 2 stazioni dentro il Parco di Veio, ma che non se ne farà più nulla per mancanza di fondi, più che per il mancato rispetto delle prescrizioni di tutela sovraordinate: ignora che se ne era proposta una diramazione fino all’Ospedale S. Andrea che era per me del tutto fattibile proprio perché sarebbe stata senza impatto ambientale (in quanto del tutto sotterranea), liberando molto del traffico che invece oggi si svolge lungo via di Grottarossa.
    5 – LE ARGOMENTAZIONI DEI DUE CONTESTATORI DEL PIANO … ANDREBBERO PUBBLICATE E DIFFUSE ANCHE ALL’ESTERO – La sig.ra Ippolitoni può star tranquilla che per quanto mi riguarda porterò all’attenzione della Corte di Giustizia della Comunità Economica Europea le “argomentazioni” con cui denuncerò la recidiva violazione della Direttiva 2001/42/CE relativa alla procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) non rispettata nella redazione del Piano di Assetto del Parco di Veio, proprio per regalare a privati cittadini (dai poteri evidentemente forti) una marea di metri cubi di cemento dove invece è prescritta la più assoluta inedificabilità.
    Mi dichiaro infine del tutto d’accordo con la sig.ra Ippolitoni che è veramente ora di farla sì finita, ma con questa “politica” dei parchi che si preoccupa in modo “conservatore, ipocrita, bacchettone ed egoista” di curare maggiormente gli interessi privati, specie di tipo edilizio, prima ancora di quelli della intera collettività nel pieno rispetto dell’art. 9 della Costituzione che obbliga il nostro Stato alla tutela del paesaggio e del patrimonio storico e non alla compromissione irreversibile di entrambi.

  6. Io sono IGNORANTE di quanto sia successo nell’arco degli anni tra i molti individui che a vario titolo hanno “amministrato il potere” stipendiati con i soldi di noi cittadini. Io qui ci sono nato e nell’arco della mia vita ho vissuto il parco di veio, l’ente parco e tutta la giostra di burocrati (che vanno cosi orgogliosi dei loro cavilli, codici, nomi, atti etc.), come una costrizione continua: siamo nel comune di Roma e non ci sono fogne, gas ed acqua, non arriva l’ADSL, per far passare un autobus sulla Giustiniana i cittadini hanno dovuto raccomandare l’anima al diavolo! Senza contare la limitazione alla proprietà privata (sulla quale si pagano profumate tasse).
    Ho viaggiato molto, ovunque io sia stato specialmente nei paesi occidentali (europei e non) quando si parla di parco, si intende una cosa ben lontana da quella che è il FANTOMATICO parco di Veio.
    L’Ente Parco, in quanto pagato con i soldi del contribuente, dovrebbe erogare dei servizi, invece fino ad ora ha solamente amministrato il potere, lasciatemelo dire, con pesi e misure diversi a secondo dei soggetti interessati. Ho visto sorgere imperi di capitali lungo la Giustiniana, persino in prossimità di corsi d’acqua… ed ho visto sequestrare terreni e case in costruzione a povera gente.
    E’ ora che qualcuno faccia qualcosa di più di dire NO e barricarsi dietro a cavilli e parrocchiette di potere. L’Italia è sull’orlo del fallimento a causa di corruzione ed immobilismo… vogliamo continuare cosi?
    Se qualche letterato dovesse trovare errori grammaticali o di ortografia… se li tenga per lui…
    Saluti a tutti.

  7. Per chi non lo volesse IGNORARE è molto utile sapere cosa è sorto fra l’altro lungo via della Giustiniana: se ne riporta di seguito un campionario.
    Su un’area a ridosso del fosso della Crescenza è stato realizzato un fabbricato ad 1 piano, poi destinato a reception del “villaggio Seven Hills” costituito da tre fabbricati a carattere alberghiero iniziati abusivamente sempre in zona di tutela integrale e poi completati senza i preventivi ed obbligatori titoli abilitativi: è tuttora in corso il processo penale che vede coinvolti anche diversi funzionari dell’Ufficio Speciale Condono Edilizio.
    Sul fronte penale parimenti emblematico è il caso dell’edificio costruito abusivamente e sequestrato allo stato iniziale, per il quale il responsabile dell’abuso è riuscito a dimostrare lo stato di pericolosità dello stabile in cui era riuscito ad andare ad abitare e ad ottenere così il dissequestro del cantiere per il tempo necessario ad effettuare il consolidamento statico: non é verosimile che poi il giudice, dopo aver fatto spendere dei soldi per il consolidamento statico della casa, arrivi ad una sentenza di condanna e di demolizione del fabbricato, che difatti è stato finito e continua ad essere abitato.
    Significativo è il caso della casa rurale e del manufatto ad uso deposito realizzati in località Monte Castellaccio malgrado il diniego di “nulla osta” dell’Ente Parco di Veio, con concessione edilizia poi annullata quando i lavori (continuati anche dopo l’ordinanza di sospensione) erano arrivati a costruire l’intero piano terra, per giunta in difformità del progetto approvato: oggi l’edificio è completato del tutto ed è tranquillamente abitato.
    Come caso ancora più emblematico del massimo del colmo a cui si arrivati va portato l’abuso edilizio iniziato al Km. 6,200 di via della Giustiniana, per completare il quale sono stati più volte violati i sigilli del sequestro penale del cantiere ed un vigile del XX° Gruppo è stato colto in flagrante a prendere una mazzetta per evitare l’ennesimo sequestro da parte del responsabile dell’abuso, che era un maresciallo dei carabinieri in pensione !
    Completiamo questo significativo campionario con tre villini sempre lungo via della Giustiniana che sono stati condonati, ma che non risultano costruiti affatto, perché sul luogo figurano solo dei pilastri di fondazione su cui poggia un unico solaio di circa 574 mq.: si tratta del condono dell’abuso che verrà !
    Dal quadro generale da me personalmente documentato solo a giugno del 2004 emergeva che in tutto il parco di Veio tra piccoli e grandi abusi risultavano essere state compiute in 7 anni e 4 mesi ben 143 violazioni, con una media di circa 20 abusi all’anno e quindi di quasi 2 abusi al mese, tutti denunciati esclusivamente dalla associazione VAS ed a tutt’oggi non repressi nemmeno dall’Ente Parco di Veio.
    Al sig. Alessio che ha vissuto il parco di Veio come una “costrizione continua” e soprattutto una “limitazione della proprietà privata” ed è convinto forse che spetti all’Ente Parco erogare anche i “servizi” mancanti come fogne, gas ed acqua, mi sento di chiedere se dentro i parchi dei paesi occidentali (europei e non) in cui è stato si verifica lo stesso abusivismo impunito che registriamo dentro il FANTOMATICO parco di Veio.
    Dal momento che per il sig. Alessio l’Italia è sull’orlo del fallimento a causa di corruzione e soprattutto di immobilismo, per superare il quale lascia implicitamente intendere che si dovrebbe continuare a costruire anche dentro il Parco di Veio, magari legittimati da un piano di assetto approvato in violazione di tutte le prescrizioni di inedificabilità imposte per legge, mi sento di chiedergli anch’io: vogliamo continuare così ?

  8. Sempre per chi non lo volesse IGNORARE è molto utile sapere quali siano veramente i “servizi” che l’Ente Parco di Veio avrebbe dovuto erogare per assicurare il “Programma Pluriennale di Promozione Economica e Sociale” (in sigla PPPES) prescritto per legge, che su autorizzazione del Consiglio Direttivo il sottoscritto ha redatto a settembre del 2002 assieme al consulente arch. Rossella Almanza e che è stato poi adottato dal Commissario Straordinario con deliberazione n. 52 del 2005, ma a tutt’oggi non ancora approvato dalla Giunta Regionale del Lazio.
    Riguarda i seguenti assi di intervento:
    – Salvaguardia degli habitat naturali, della biodiversità e difesa del suolo (con 12 schede-progetto di intervento);
    – Agricoltura, zootecnica e forestazione (con 6 schede-progetto di intervento);
    – Turismo rurale e agriturismo (con 22 schede-progetto di intervento);
    – Piccole e medie imprese a artigianato (con 2 schede-progetto di intervento);
    – Patrimonio storico-artistico e archeologico (con 19 schede-progetto di intervento);
    – Accessibilità, viabilità e infrastrutture (con 8 schede-progetto di intervento);
    – Animazione territoriale, promozione ed educazione ambientale (con 10 schede-progetto di intervento).
    Come si può ben vedere, si tratta in tutto di 79 progetti che abbracciano la globalità degli aspetti economici e sociali da curare per garantire con la loro attuazione lo sviluppo ordinato e compatibile della vita tanto del parco di Veio quanto di chi ci abita: nessuno di essi risulta fino ad oggi inserito nei bilanci annuali e pluriennali dell’Ente Parco di Veio per essere messo in attuazione dalla “giostra di burocrati” che si sono avvicendati nella direzione dell’Ente.
    Invito chiunque lo desideri ad andarsi a vedere i singoli progetti alla pagina del sito dell’Ente http://www.parcodiveio.it/_doc/ente/pppes/PPPES_02.pdf.

  9. Capisco che Lei sia molto addentro alle questioni del parco, ma ha completamente mancato il senso di quello che ho scritto. Non sono certo per la cementificazione del parco, tutt’altro, ma non ho mai visto un parco che non ha alcun tipo di manutenzione… i bordi delle strade dei parchi andrebbero tenuti puliti, anche solo per prevenire incendi devastanti partiti da cicche di sigarette.
    Gli alberi secolari che costeggiano le strade del parco non sono potati, cosi al primo colpo di vento o fiocco di neve, interi alberi cadono o si spezzano.
    Nei parchi di tutta europa, il turismo nei parchi è incentivato, normalmente è possibile sedersi in aree pic-nic più o meno attrezzate poste ai bordi delle strade (lo fanno persino in Namibia pensi) poi, normalmente quanto meno nelle aree più importanti, sono coperti da Wi Fi pubblico (ce lo hanno persino in Estonia pensi).
    Normalmente se ci sono manufatti antichi, questi vengono valorizzati.
    Per quel che riguarda l’abusivismo, credo di essere nel giusto affermando che l’incentivo maggiore all’abusivismo edilizio è la mancanza di piani regolatori o piani di assetto, Se veramente si vuole tutelare il parco e valorizzarlo, dire NO a tutto non è la cosa migliore, è necessario invece definire con precisione dove, cosa e come REALIZZARE eventuali iniziative. Ma soprattutto, è necessario che quando si riceve una domanda, la risposta arrivi in tempi brevi e non GEOLOGICI.
    un cordiale saluto,
    PS: alcuni abusi ai quali ha fatto cenno, esercitano regolarmente attività e pensi, pagano la pubblicità su questo periodico.

  10. Gentile Architetto Bosi, la Sua risposta mi diverte, perché è sintomatica di una certa mentalità. E’ certo che Lei sia un grande conoscitore della zona ( come archeologa, ho molto apprezzato le sue dotte disquisizioni storico-archeologiche sull’area) e debba conoscere tutto del parco meglio della sottoscritta, ma resta il classico burocrate, lontano dai problemi della ggggente. Ho seguito a suo tempo con attenzione i dibattiti sulla metro C al Sant’Andrea, mi sono associata alla campagna di Daniele Torquati per far arrivare la Metro C alla Giustiniana, ma come ecologista “moderna” ritengo che la Metro C dovrebbe arrivare almeno alle Rughe, vera Porta di Roma, salvando da traffico e inquinamento una delle aree più belle di Roma. Per tutto questo non solo i soldi, ma soprattutto la ingombrante presenza di un Parco “proibizionista” rappresentano un fattore altamente disincentivante. E’ noto che glli investitori privati evitano l’Italia tutta, proprio per l’eccesso di burocrazia ,oltre che per la corruzione diffusa. Trovo poi sintomatica la Sua sottolineatura sulla previsione di una metro interrata. Immaginare di mettere sottoterra, aumentando a dismisura i costi, un trenino panoramico che passa lungo terre verdi è tipico di una mentalità conservatrice: allora i treni italiani “panoramici”, che passano accanto a bellezze naturali e archeologiche dovrebbero essere spostati?. Dire poi che la AS Lazio è stata tenuta fuori perché urbanizzata è una barzelletta: Molti comprensori di ville privati, ben più grandi, e urbanizzati assai prima della Lazio ( ma non le poche villette vicine alla stessa!), vengono quotidianamente tormentati dalla dimidiata proprietà e dalla inesistenza di regole-parco. Ho una villa a Castel de Ceveri, condominio chiuso, edificato negli anni 60-70, con centinaia di case, definito nel PPTR ” a tutela attenuata”. Per noi perdita di possesso, vita difficile, oltre che niente condono e niente piano casa. Le faccio un esempio pratico: per installare un fotovoltaico integrato ( sono favorevole alle rinnovabili, alle auto elettriche, alle metropolitane) ho passato mesi di attesa tra nulla osta e permessi vari. Ho dovuto fornire ripetutamente ad autorità differenti centinaia di pezzi di carta stralci etc. Chi mi restituirà le migliaia di euro spese in burocrazia o il tempo perso, inclusi i vantaggi del quarto conto energia ? Soprattutto come non invidiare i proprietari delle villette e dei comprensori “graziati e sperimetrati”, dunque dotati di urbana agilità ? siamo sempre paese di UOMINI E CAPORALI/ SOMMERSI E SALVATI

  11. Debbo far presente al sig. Alessio che anche questo suo 2° commento è del tutto fuori tema, perché non entra nel merito della proposta del piano di assetto del Parco di Veio e sfrutta l’articolo come occasione per lamentare la “gestione” in generale del parco ed in particolare la sua cattiva “manutenzione”, rivolgendosi per giunta al sottoscritto come se ne dovesse essere in qualche misura un diretto responsabile.
    Ciò nonostante mi sento in obbligo di replicargli per fare opera di corretta informazione nei confronti di chi legge, chiarendo una volta per tutte ciò che spetta di fare effettivamente all’Ente Parco di Veio, senza attribuirgli i poteri e le competenze che dovrebbe avere secondo il sig. Alessio e che invece non ha.
    La pulizia dei bordi delle strade, se pubbliche, spetta all’ente proprietario delle strade, che è il Comune di Roma per la quasi totalità di quelle che ricadono dentro il parco di Veio, mentre spetta dal 2002 all’Astral un tratto della via Cassia (SR 2), un tratto di ca. 60 km. della via Flaminia (SR 3) ed i 23 km. ca. della Cassia Veientana (SR 2 Bis) lungo i cui bordi sono cresciute una marea di erbacce che il Commissario Straordinario dell’Ente Parco di Veio ha sollecitato ripetutamente all’ASTRAL di far tagliare.
    Anche “per prevenire incendi devastanti partiti da cicche di sigarette” all’Ente Parco di Veio spetta invece di redigere un Piano Antincendio Boschivo (A.I.B.) ai sensi del comma 1 dell’art. 8 della legge 353/2000, d’intesa con la Regione Lazio, sentito il Corpo Forestale dello Stato: a tal riguardo va detto per inciso che la proposta di Piano d’Assetto così come adottata non prevede nessuna attrezzatura funzionale a prevenire tempestivamente qualunque incendio (come delle bocchette di presa dell’acqua predisposte in luoghi accessibili o dei punti strategici di belvedere e monitoraggio costante del territorio).
    L’Ente Parco di Veio può realizzare “aree pic-nic più o meno attrezzate” solo su suolo pubblico di cui abbia la proprietà o la concessione o su suolo privato di cui gli venga data la disponibilità (ad es. tramite un atto di convenzione), e soltanto se gli vengono assegnati i finanziamenti necessari: un esempio di queste è l’area attrezzata del Prataccio (via Pian Braccone-Francalancia), realizzata peraltro dal Comune di Castelnuovo di Porto, da cui parte uno degli itinerari programmati dentro il parco di Veio che scende nel fondovalle sottostante guadando a più riprese il corso d’acqua che alimentava le antiche mole di Castelnuovo di Porto.
    Per quanto riguarda l’abusivismo, l’incentivo maggiore per cui continua a dilagare tutt’oggi non è dovuto alla mancanza del P.R.G. di Roma che dal 1962 destinava a zona agricola tutte le aree poi compromesse dall’abusivismo, né alla mancanza del Piano di Assetto dal momento che in attesa della sua definitiva approvazione al P.R.G. di Roma si sono sostituite le “misure di salvaguardia” prescritte tanto dall’art. 8 della legge regionale n. 29/1997 quanto dai P.T.P. n. 15/7, (Veio-Cesano), n. 15/8 (Valle del Tevere) e n. 4 (Valle del Tevere) e dal P.T.P.R. con la clausola che in caso di contrasto o difformità fra di loro vale sempre la prescrizione più restrittiva fra tutte.
    L’incentivo all’abusivismo viene invece proprio dal mancato rispetto delle norme di repressione dettate dalla normativa vigente in materia, per lo più non applicate a dovere né dalle amministrazioni comunali né dall’Ente Parco di Veio.
    Faccio sapere infine non solo al sig. Alessio, secondo cui “è necessario invece definire con precisione dove, cosa e come REALIZZARE eventuali iniziative”, che le attuali “misure di salvaguardia” vietano la realizzazione di nuovi edifici all’interno delle zone agricole, dove però vengono consentiti interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, di restauro conservativo e di risanamento igienico-edilizio, nonché ampliamenti ed adeguamenti a fini agrituristici ed interventi di adeguamento tecnologico e funzionale, oltre che “interventi strutturali previsti dai piani di utilizzazione aziendale (PUA)”.
    Nei centri storici e nelle loro immediate vicinanze le “misure di salvaguardia” consentono inoltre la realizzazione di tutto quanto previsto dai P.R.G. dei rispettivi Comuni.
    Alle domande di rilascio di nulla osta va data risposta per legge entro 60 giorni e non in tempi geologici.

  12. Alla sig.ra Fiorella Ippolitoni, come al sig. Alessio, debbo far presente che questo suo 2° commento è del tutto fuori tema, perché non si preoccupa minimamente di entrare nel merito della proposta del piano di assetto del Parco di Veio e sfrutta pure lei l’articolo come occasione per spostare apparentemente la discussione sui “problemi della ggggente”, senza accorgersi di essersi ridotta alla fine a parlare egoisticamente solo dei propri problemi, scaricandoli per giunta sul sottoscritto come se dovesse essere in qualche misura responsabile di averli causati.
    Se la mia risposta la diverte, la sua replica invece mi fa cadere le braccia perché è sintomatica a sua volta di una certa mentalità che non mi aspettavo da parte di una archeologa.
    Sono buono anch’io ad essere più “ecologista moderno” di lei, sostenendo che la metro C non dovrebbe essere prolungata solo fino alle Rughe, ma dovrebbe arrivare addirittura a Campagnano, perché tanto a chiedere la luna da “erba voglio” non costa nulla, anche se si sa benissimo che non ci saranno mai i fondi per realizzarla.
    Sostenere come fa lei che “la ingombrante presenza di un Parco ‘proibizionista’ rappresentano un fattore altamente disincentivante” é una autentica barzelletta perché fa finta di ignorare che è stato bocciato il prolungamento della linea C da piazzale Clodio in poi esclusivamente per mancanza di soldi e non certo perché il tracciato quanto meno fino a Vigna Clara fosse impedito da qualche vincolo “proibizionista” che non c’é.
    Una barzelletta ancora maggiore è la sua difesa dei trenini “panoramici”, perché fa finta di ignorare anzitutto che i vagoni della Metro non sono di certo i “trenini” che possono andare alla loro stessa velocità e che quelli attualmente ancora funzionanti, oltre a non assolvere alle funzioni di una metropolitana (se non altro perché lentissimi proprio per far godere il “panorama”), non sono stati mai costruiti ex novo nemmeno al di fuori di un’area naturale protetta, ma hanno utilizzato in funzione turistica tanto i tracciati ferroviari quanto le stazioni preesistenti, senza l’obbligo dei megaparcheggi necessari invece per ognuna della fermate della metro che la sig.ra Ippolitoni vorrebbe all’aperto in piena campagna.
    La sig.ra Ippolitoni non ha capito affatto che la mia previsione di una metro interrata è sintomatica non solo perché contenuta anche nel progetto già redatto del prolungamento fino a Grottarossa, per giunta a doppia galleria, ma soprattutto per superare caso mai l’ostacolo di qualunque norma “proibizionista” nell’ipotesi che il tracciato debba attraversare il parco di Veio quando di fatto non ce n’è invece nessun bisogno: per salvare infatti la via Cassia dal traffico e dall’inquinamento con una metropolitana occorre che il suo tracciato scorra quanto meno a ridosso di questa strada consolare, per assorbire i volumi di traffico che vi si svolgono oggi quotidianamente ed invogliare a prenderla a piedi senza dovervi arrivare in macchina.
    L’insistenza della sig.ra Ippolitoni a voler passare per forza dentro il parco di Veio nasconde forse l’intenzione “pro domo sua” di far camminare il tracciato fino alle Rughe a ridosso della Cassia Bis Veientana e quindi anche di Castel De’ Ceveri dove abita, per favorire la sua popolazione, che é di gran lunga minore di quella de “La Storta” che verrebbe così fortemente danneggiata dalla mancanza di questo servizio pubblico di trasporto urbano.
    Rimetto al mittente inoltre l’accusa di burocrate, dimostrandone a differenza sua le ragioni, portando i due seguenti esempi.
    Quando ho ricoperto effettivamente la carica di “burocrate”, come membro del 1° Consiglio Direttivo dell’Ente Parco di Veio, per essere vicino ai “problemi della ggggente” ho chiesto di far stampare quanto meno 10.000 copie dello Statuto dell’Ente per distribuirle gratis e far conoscere a tutti i diritti ed i doveri da rispettare per legge: non è stato voluto ed è anche per causa di questo che i suoi commenti di oggi sono sintomatici di una certa mentalità che è vittima di una totale disinformazione.
    Come semplice cittadino, ma responsabile della associazione VAS che è portatrice di interessi diffusi, anche se non residente nel Comune di Formello, ho difeso la salute proprio di tutti gli abitanti del Condominio di Castel De’ Ceveri da una disinfestazione contro la zanzara tigre altamente inquinante per le stesse falde acquifere e nociva per le persone, che è stata decisa e messa in atto per più di una volta dalla allora amministratrice, con il consenso della maggioranza dei condomini e probabilmente anche della sig.ra Ippolitani, e che ha provocato un collasso momentaneo da reazione allergica del figlio di un architetto: ho chiesto inutilmente l’intervento sia dell’Ente Parco di Veio che dell’allora Sindaco di Formello Sandri.
    La sig.ra Ippolitoni è convinta di non essere dotata della “urbana agibilità” di cui godrebbero invece le villette ed i comprensori “graziati e sperimetrati” e di avere addirittura ridotta a metà la sua proprietà per colpa del parco di Veio, che rispetto a prima della sua istituzione la obbliga di fatto a chiedere ora soltanto il rilascio di un nulla osta in caso di “impianti, opere ed interventi” che volesse realizzare sulla sua proprietà e che non vengono mai negati per le lottizzazioni edilizie già realizzate del tutto: se così stanno le cose, appare del tutto fuor di luogo l’esempio che ha voluto portare sulle procedure che ha dovuto subire per installare un fotovoltaico integrato, perché ignora che ai sensi della lett. i) del 1° comma dell’art. 32 della legge regionale sui parchi n. 29/1997 anche al Comune di Formello “è attribuita priorità nella concessione di finanziamenti regionali, anche provenienti da fondi comunitari e statali, per sostenere” una serie di interventi, fra cui anche ”strutture per l’utilizzazione di fonti energetiche a basso impatto ambientale, … nonché iniziative volte a favorire l’uso di energie rinnovabili”.
    Dal momento che la sig.ra Ippolitoni, benché dichiara di avere una villa a Castel De’ Ceveri, lamenta anche “perdita di possesso, vita difficile, oltre che niente condono e niente piano casa” (ignorando che sia il Governo Berlusconi che il Governo Monti ne hanno impugnato presso la Corte Costituzionale proprio la parte relativa alle aree naturali protette), mi sento anch’io di interrogarla a mia volta sulle vere ragioni per cui “siamo sempre paese di UOMINI E CAPORALI/ SOMMERSI E SALVATI”.

  13. Caro architetto,
    non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, Lei è il classico esempio di Autoreferenza della burocrazia.
    Siete impantanati in paludi create da voi stessi… non sono io che lo devo fare, bensì quest’altro, abbiamo scritto… abbiamo detto… ma chi se ne frega!
    Io pago le tasse e VOGLIO DEI SERVIZI!
    Se fossimo in un paese civile, molti burocrati sarebbero a coltivar patate anziché star li a fare i DON ABBONDIO.

  14. Scusame Alessio
    Io so n’po terra terra e nun cio’ capito gnente.
    Ma cor piano d’assetto hanno promesso che te porteno er gas , e fogne , l’ADSL .
    A signora de Castel de Cveri pensa che je portano a metro.
    Me posso sbaja ma perche nun pubblicano e fanno partecipa i cittadini a ste scerte mportanti?
    Quanno dici che ce stanno n’sacco de burocrati c’hai ragione come c’ha ragione a signora , purtroppo gl’incapaci ,oppure ostruzionisti perche nun stimolati ce stanno dappertutto .
    Me spighi mejo se c’hai er coraggio che vordi i cttadini hanno dovuto raccomannato l’anima ar Diavolo . Magari po servi pe fa capi ad artre persone quello che succede ner xx ° Municipio .
    Spero de ave quarche risposta utile a capi e se Voi sapete ndo na a vede sto piano ve sarei riconoscente.

  15. Mi rifiuto di continuare un ormai impossibile quanto sterile dialogo, se tale si può chiamare o é comunque stato, con una persona come il sig. Alessio che rifiuta il confronto fatto sulla base di una corretta informazione, specie delle “norme” e delle “regole” che ci siamo dati e che vanno rispettate anche quando non ci piacciono, offendendo chi avrebbe la sola colpa di avergliele semplicemente ricordate e non certo di averle fatte lui.
    Gli faccio solo presente che i SERVIZI che vuole perché paga le tasse non si ottengono di certo strillando su questo blog, fregandosene per giunta di sapere a chi spetta di darli veramente e da cui pretenderli di diritto.

  16. Sulla proposta di piano di Assetto del parco di Veio, che il Commissario Straordinario ha trasmesso alla Regione Lazio, la Giunta Regionale deve prima “esercitare il controllo di legittimità e di merito” prescritto dalla lettera c) del 2° comma dell’art. 18 della legge regionale n. 29/1997.
    Una volta superato questo controllo sugli elaborati della proposta di piano così come adottata, ai sensi del successivo 4° comma dell’art. 26 “la Giunta regionale provvede, con apposito avviso da pubblicare su un quotidiano a diffusione regionale, a dare notizia dell’avvenuto deposito e del relativo periodo” che è di 40 giorni. Ai sensi invece del 2° comma dell’art. 14 del D.Lgs. n. 152/2006, che disciplina il procedimento di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) a cui deve essere sottoposto il piano di assetto, sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio (BURL) va pubblicato l’avviso che deve indicare le sedi dove a partire dalla stessa data chiunque può prendere visione degli elaborati del piano e degli allegati, che debbono essere contestualmente pubblicati sul sito web dell’Ente Parco di Veio e della Regione Lazio e depositati presso le sedi dell’Ente Parco di Veio, di ognuno dei 9 Comuni interessati, della Provincia di Roma e della Regione Lazio. Ai sensi del successivo 3° comma del medesimo art. 14 “entro il termine di 60 giorni dalla pubblicazione dell’avviso chiunque può prendere visione della proposta di piano … e del relativo rapporto ambientale e presentare proprie osservazioni in forma scritta, anche fornendo nuovi o ulteriori elementi conoscitivi e valutativi”.
    Al momento quindi non sono ancora consultabili gli elaborati della proposta di piano che sono gli stessi del piano adottato il 9 dicembre del 2009 che il sottoscritto ha potuto conoscere ed esaminare in modo dettagliato ed approfondito perché sono stati indebitamente pubblicati sul sito ufficiale dell’Ente addirittura prima ancora di essere trasmessi alla Regione Lazio.

  17. @ Er Garzone da Sora Lella

    I servizi dovrebbero esserci di già…
    LEGGE 28 Gennaio 1977, N. 10 – (Bucalossi) (G.U. 29-1-1977, N. 27)
    — NORME PER LA EDIFICABILITA’ DEI SUOLI —–

    @ Rodolfo Bosi

    Potrebbe renderci edotti circa il contenuto del piano d’assetto? Se non sbaglio, dovrebbe definire cosa poter fare sulle proprietà private della gente giusto?
    Non dovrebbe prevedere la classifica in 4 zone principali (A, B, C, D) che definiscono quali sono le destinazioni delle varie proprietà private?
    Non credo immaginabile destinare 15000 ettari di territorio prospiciente la capitale a pascolo e bosco giusto? Quindi, non dovrebbe un piano di assetto aiutare i cittadini ad orientare le proprie scelte in campo di destinazione delle proprietà?

  18. Mi dispiace per i burocrati, gli ambientalisti per sport o perché altrimenti non troverebbero posto in questa società, o meglio sarebbero utili magari impegnati nel sociale accanto alle persone che hanno bisogno. O meglio ancora il tempo perso su km di righe potrebbe essere impegnato per scrivere di una società che spesso e’ lontana dalle esigenze della gente.
    Tutti devono sapere che il piano di assetto doveva essere approvato entro 6 mesi dalla costituzione dell’Ente. L’ente e’ nato tra 1997 e 1998 e chiedetevi chi allora era componente del consiglio direttivo in rappresentanza delle associazioni ambientaliste, cioè chi aveva il dovere di rispettare i tempi. Oh, mi scusi arch. Bosi, ma c’era lei nel consiglio direttivo per caso?
    Scusate se torno ad evidenziare che il sottoscritto dopo 15 anni si e’ preso la responsabilità di fare tutte le procedure affinché il piano potesse essere consegnato in regione ed una volta pubblicato attraverso l’interazione con i cittadini e il territorio e attraverso le eventuali modifiche che ne verranno fuori avremo un parco a misura di uomo.
    Scusate se grazie alla mia gestione da gennaio 2013 l’Ente Parco di Veio risparmierà 80 mila euro di soldi pubblici, cioè dei cittadini, perché andrà in una sede completamente gratuita ed molto più vicina alle esigenze degli utenti del parco.
    Certo che se qualcuno invece di consumare carta e quindi uccidere alberi spesso dicendo il nulla nel 1998 avesse promosso questa direzione si sarebbero risparmiati oltre 600 mila euro fino ad oggi, ma chissà chi dal 1998 al 2004 era in consiglio direttivo a rappresentare gli ambientalisti?

    Allora mi domando se forse e’ meglio per qualcuno rimanere in silenzio ed ascoltare un territorio che ormai vuole i fatti e non i km di inchiostro.

    Scusate, continuo a fare il mio lavoro.
    Grazie

    Massimo Pezzella

  19. Io penso che state a parla a vanvera .
    Me sapete di in che consiste sto piano d’assetto .
    Se costruisce sopra ar fosso tra S. cornelia e Velle Muricana ?
    Se distribuiscono Mc su tutto er XX°?
    Ve state a da da fa Pe quarche santo che side a regione ?
    Spiegateve mejo
    Io purtroppo so npo tardo ma nun so scemo .
    Pezzella , quanno dici che ce fai risparmia 80000 euri l’anno pa sede Bravo , me manca n’artro pezzo spenni de meno 80000 sur bilacio generale oppure qui sordi vanno a rimpiazza artri buchi ?.
    Me aiuti a capi come giustifichi e spese co st’ente parco , si pensate che nun serve famo n referendum e levamolo .
    Siccome io penso che ar contrario de artri portate avanti l’affari vostri fatece capi mejo , a gente nun dorme piu sui pali der telefono ma vole sape co trasparenza
    DE CHE STATE A PARLA IO NUN FACCIO DIFFICORTA A DIVVE GRAZIE PERO ME DOVETE FA CAPI BENE .

  20. Vedo che il sig. Massimo Pezzella, benché gli abbia contestato senza mezzi termini i vizi di legittimità della sua proposta di piano di assetto nell’incontro casuale che ho avuto con lui il 9 ottobre scorso nell’atrio della sede del XX Municipio, si è deciso solo ora a replicarmi dimostrando di non avere affatto letto o ignorando volutamente il seguito che avevo dato al suo commento alle ore 23,42 di ben 12 giorni fa, perché continua ad affermare una sfilza di inesattezze finalizzate unicamente al discredito della mia persona che non sono di certo degne di un Commissario Straordinario e non sono comunque affatto utili ad un dibattito che dovrebbe riguardare la verifica della legittimità e del merito della “sua” proposta di piano di assetto e non certo gli aspetti personali.
    Cominciamo allora con il correggere gli sfondoni che ha scritto.
    Il parco di Veio è nato in maniera ufficiale il 25 novembre del 1997, contestualmente alla data di entrata in vigore della legge regionale n. 29/1997 che l’ha istituito: il suo 1° Consiglio Direttivo, di cui facevo parte in rappresentanza delle associazioni ambientaliste ed in particolare delle 7 che mi avevano designato su un intero arco di 12, è stato insediato il 21 luglio 1998.
    Non fa di certo una bella figura un Commissario Straordinario che arriva ad affermare che “il piano di assetto doveva essere approvato entro 6 mesi dalla costituzione dell’Ente”, perché dimostra di ignorare del tutto che il 2° comma dell’art. 26 della legge regionale n. 29/1997 stabilisce invece che “Il piano dell’area naturale protetta è redatto a cura dell’ente di gestione, con l’assistenza dell’Agenzia regionale per i parchi, ed è adottato e trasmesso alla Regione entro nove mesi dall’insediamento degli organi dell’ente di gestione”: gli faccio presente che, ai fini della redazione del piano di assetto nel rispetto del suddetto dettato normativo, ho poi ottenuto l’assistenza di 2 funzionari dell’ARP, oltre che la partecipazione dell’allora suo Presidente prof. Maurilio Cipparone.
    Si è comunque dovuto aspettare fino al 2000 che la Regione Lazio stanziasse i circa 600 milioni delle vecchie lire per affrontare le spese necessarie alla redazione del piano di assetto, di cui è stata incaricata la S.r.l. Cles che il 29 luglio è risultata aggiudicataria della gara europea indetta dall’Ente.
    Ma solo in data 21 novembre 2000, anziché l’atto di convenzione previsto dal bando di gara, è stato sottoscritto un contratto di appalto secondo un testo preparato dall’allora direttore Roberto Sinibaldi che non è stato sottoposto al preventivo assenso del Consiglio Direttivo, tenuto addirittura all’oscuro della stipula: solo dopo 3 mesi, a seguito delle mie reiterate richieste, nel corso della seduta del 27.2.2001 il Direttore ha consegnato ad ogni membro del Consiglio Direttivo una copia del contratto, che ho dovuto poi inutilmente denunciare per i ben 5 vizi di legittimità che conteneva, perché defenestrava quasi del tutto il Consiglio Direttivo e faceva comparire solo ed esclusivamente la figura del Direttore nella totalità degli impegni che risultavano in capo all’Ente Parco di Veio.
    Alla fine del 2000 la S.r.l. Cles S.r.l. aveva richiesto il materiale della mia tesi di laurea sul Piano di Assetto del Parco di Veio che avevo sostenuto il 24 aprile del 1999 (pubblicata ora sul sito dell’Ente alla pagina http://www.parcodiveio.it/_ita/servizi/servizi_analisi_veio_tesi_10.asp), perché a suo giudizio contiene “informazioni rilevanti per la redazione del Piano di Assetto, per la progettazione dei percorsi di fruizione del Parco e per la realizzazione del Piano territoriale paesistico”: senza avvertire il sottoscritto il Direttore ha consegnato il materiale che benché poi effettivamente utilizzato (purtroppo solo ai fini informativi) non è stato poi citato nemmeno dopo le mie lamentele né nella proposta finale consegnata dalla Cles S.r.l. in data 12.12.2001 né in quella consegnata il 3.12.2002, poi integrata il 30 gennaio 2003.
    Anche per esigenze di spazio non è questa la sede adatta per ripercorrere tutte le tappe di quella controversa proposta di piano di assetto e far conoscere il comportamento che ho tenuto e che terrei di nuovo ancora oggi, nella più totale convinzione di avere assolto fino in fondo il mio incarico di membro del Consiglio Direttivo nel rispetto più assoluto di diritti e doveri che mi spettavano: ricordo solo i seguenti significativi episodi di fine mandato.
    Dopo essere riuscito con la minaccia di una denuncia penale ad avere dal Presidente in persona una copia dell’offerta tecnica della S.r.l. Cles, il 15 luglio del 2002 ho trasmesso una nota riguardante gli “Inadempimenti contrattuali della S.r.l. Cles rispetto alla offerta tecnica con cui si è aggiudicata il bando di gara” dove ho operato un confronto tra le tavole di analisi che si era impegnata a produrre e quelle che aveva effettivamente consegnato il 12.12.2001, da cui si deduceva che il materiale consegnato era quasi la metà di quello promesso.
    Il successivo 23 luglio il Consiglio Direttivo ha deciso di non aprire nessun contenzioso con la S.r.l. Cles e di concederle una proroga (ma con il voto contrario del sottoscritto e quello dichiarato del cons. Rodolfo Violo).
    Il 5 novembre 2002 il Presidente ed il Consiglio Direttivo si sono incontrati per l’ennesima volta con la Comunità del Parco: è stata approvata all’unanimità la mia proposta di non eludere nessun problema, ma di risolverli nel modo più largamente condiviso nella sede naturale del Piano di Assetto, attraverso una serie di incontri congiunti che poi non sono stati però programmati e che non si sono mai tenuti, preferendo ad essi quelli di sottobanco.
    Con una mia nota del 13 marzo 2003 ho rilevato tutta una serie di gravi errori che emergevano da una “verifica” a campione del lavoro finale consegnato ed ho lasciato “al resto del Consiglio Direttivo il compito di prendersi la responsabilità di percorrere fino in fondo questo cammino di illegalità ripetute che ha voluto imboccare per paura di dover affrontare un contenzioso con la S.r.l. Cles, che andava aperto fin dalla consegna del lavoro fatta il 12.12.2001 e che, non essendo stato ufficialmente nemmeno ‘minacciato’, in modo paradossale fa oggi passare l’Ente dalla parte del torto, grazie soprattutto al comportamento fin qui tenuto dall’arch. Roberto Sinibaldi”.
    Il successivo 20 maggio ho consegnato una proposta di delibera di adozione del Piano di Assetto con emendamenti, di cui ho consegnato gli allegati a colori in copia unica sull’esempio di quanto di simile aveva già deliberato il Consiglio Direttivo dell’Ente “Roma Natura” riguardo a diversi suoi Piani di Assetto.
    Nell’ultima seduta ufficiale del suo 1° mandato del 3 giugno 2003 il Consiglio Direttivo non ha voluto adottare né il Piano di Assetto così come consegnato dalla S.r.l. Cles né la proposta di modifiche ed integrazioni presentata nel frattempo dal sottoscritto.
    Malgrado la proroga del 1° mandato fino al 28 aprile 2004 il Consiglio Direttivo non ha provveduto nemmeno a sottoporre la mia proposta quanto meno all’esame dell’Agenzia Regionale per i Parchi.
    Pur di potermi incolpare di non essere stato capace di “approvare” il piano di assetto entro 6 mesi, il sig. Pezzella fa finta di non sapere che quel piano di assetto doveva caso mai essere adottato da una maggioranza del Consiglio Direttivo di almeno 4 membri sul totale di 7, per cui mi attribuisce dei “poteri” che come singolo membro del Consiglio Direttivo non avevo nella maniera più assoluta per promuovere una qualche “direzione”, a differenza di lui che come Commissario Straordinario fa le veci tanto dell’intero Consiglio Direttivo quanto del Presidente dell’Ente: ignora soprattutto che il sottoscritto ha espresso il suo voto in modo nettamente contrario a tutti i vizi di legittimità che ha ogni volta dovuto rilevare, anche e soprattutto per non rendersi complice nemmeno per silenzio-assenso.
    La sua domanda retorica su chi “allora era componente del consiglio direttivo in rappresentanza delle associazioni ambientaliste” la faccio anch’io nei suoi confronti, quando per il 2° mandato del Consiglio Direttivo è stato voluto al posto mio dall’allora Presidente Storace benché designato dalla sola associazione “Umana Dimora” di cui faceva parte all’epoca, potrei dire anch’io come ambientalista per sport o perché altrimenti non avrebbe trovato altro posto nella società di allora.
    Siccome all’interno di quel Consiglio Direttivo non era minoranza precostituita come il sottoscritto, mi sento anch’io di chiedergli provocatoriamente perché nel periodo del suo mandato non è riuscito a promuovere questa direzione ed a far “approvare” il piano di assetto del parco di Veio: è stato però capace di approvare il 14.1.2005 la risoluzione del contratto con la S.r.l. Cles, che è stata pagata fino alla 3° tranche senza nessuna penale.
    Per quanto mi riguarda io sto tenendo tuttora lo stesso coerente comportamento nei confronti della attuale “proposta” di piano di assetto di cui il sig. Pezzella si vanta di essersi preso la responsabilità dopo 15 anni e su cui mi permetto di fare solo la seguente considerazione: se con deliberazione n. 49 del 30.12.2011 ha revocato in via di autotutela la deliberazione del Consiglio Direttivo n. 32 del 9.12.2009 con cui era stato adottato il Piano di Assetto del parco di Veio, per poi approvare con deliberazione n. 5 del 13.2.2012 la “proposta” di un piano di assetto di cui ha però lasciato inalterati tutti gli elaborati da vero “ambientalista”, aggiungendovi soltanto un ridicolo rapporto ambientale ed una sintesi non tecnica solo per far vedere che ha rispettato la procedura di VAS e non certo la sua sostanza, sarebbe allora più che opportuno che il Commissario Straordinario non continui affatto a fare il suo lavoro con questi miseri “giochetti“ di prestigio, vantandosi per di più da “destra” di avere mandato avanti proprio il lavoro della “sinistra”, malgrado la sua revoca di fatto solo apparente.

  21. Mamma mia!, a leggere tutte le argomentazioni di Bosi, i commi, le norme, le denunce penali, mi viene il magone. M rifiuto di addentrarmi nel merito delle colpe, che certo non sono solo sue, ma rinviano anche alle alterne vicende politiche. A me interessa il risultato. Per questo sono imbufalita da decenni di contrasti sulla nostra pelle e pur apprezzando gli sforzi di Massimo ( che a mio parere non avranno mai un risultato proprio perché i dinosauri non gli permetteranno di realizzare un successo) sono con @Alessio e col simpatico romanofono @er garzone de sora Lella, e dico: ce semo stufati, c’avete rotto co tutti sti discorsi, pe quindici anni ve sete burocraticamente, onestamente, sommessamente, correttamente, magnati un sacco de sordi senza cavà un ragno dal buco. Caro architetto Bosi, in realtà mi risulta che prolungamento della C è previsto, ma si farà con fondi privati, provi a convincere un investitore ad attraversare un parco senza regole!. Quanto alla metro alle Rughe, e perché no, come da Lei suggerito, a Campagnano, non mi offende la sua accusa di parlare per interesse, per Castel de Ceveri: rivendico il diritto di proporre misure pro domo mea, specie se vanno incontro alle esigenze di tutti. Una metro leggera e silenziosa su ruote gommate non interrata, tipo quella tra Flaminio e Mancini, che servisse non tanto Castel de Ceveri quanto la zona industriale di Formello, dove si prevede l’insediamento del più grande comprensorio audiovisivo d’Europa, non esclude un collegamento con la Storta, ma anche con l’urbanizzata Valle Muricana. La prima preoccupazione degli amministratori dovrebbe essere proprio quella di raccordare i due trenini metropolitani di Roma Nord, che oggi, affollatissimi, già salvano tanti residenti, inclusa la sottoscritta, dall’obbligo della fila di macchine su Cassia/Flaminia/Trionfale. Facciamola finita con i commi e le virgole, in tutte le capitali d’Europa centro e periferie sono collegati da reti fittissime su rotaia.NOI non siamo poveri, ma DA NOI si buttano soldi in chiacchiere e lotte politiche, per questo non si riesce a guardare al futuro.

  22. A Massimo tira fori sto piano de cui te vanti e facce vede a tutti de che se tratta.
    Perche ce lo nisconni costa troppo fallo vede magari co n’assemblea pubblica?
    A gente sta a litiga pe che .
    Facce sta grazia .
    Nun ce fa pensa che sei un sordato semplice den sistema che c’ha vedette su tutto er territorio fa che traspaia st’operazione magnanima co na presa de coscienza collettiva e no come “cosa nostra”.
    Sicuro che poi fa de piu come se dice a Roma mettece na pezza e soprattutto attappece a bocca a tutti facce stupi .
    Nun ce tene ar buio , fino a mo amo capito che c’e sto regalo meravglioso che e’ er piano dassetto facce partecipa pure a noi a sta gioia.

  23. Le “argomentazioni” di Bosi dimostrano solo che si tratta di una persona seria e competente, un ambientalista vero, sempre pronto (come è nel carattere delle persone che non accettano compromessi) ad esporsi in prima persona.
    Non ho le necessarie conoscenze per inserirmi in questo dibbattito ma so che nelle tante attività e nei continui “giri” nei parchi e riserve di Roma incontro dozzine di cittadini insoddisfatti che si lamentano, a torto o a ragione, per una gestione “inesistente”. Lo stesso divario che c’è tra i cittadini e la politica.
    Fino a quando questo divario non sarà colmato (e a farlo devono essere gli Enti gestori) tutto rimarrà come è adesso.

  24. Leggo con molto interesse il dibattito che si va sviluppando sul Piano di Assetto e sul Parco, che meriterebbe una versione “live”, un botta e risposta in pubblico. In questa sede non avrei voluto intervenire perché dopo tre anni e mezzo di lavoro al Parco come vicepresidente, (dal 2007 fino alla nomina di Massimo Pezzella), ci sono verbali, delibere e documenti ufficiali che illustrano per me la situazione.
    Devo farlo ora, seppure nel modo piu’ breve possibile, per dovere di corretta informazione. Premetto che non disprezzo affatto il lavoro che sta facendo Pezzella al Parco di Veio, non tanto nel merito del lavoro stesso (come spieghero’ in seguito), quanto nella volonta’ di sbloccare le cose e andare avanti.
    Perché é incontestabile che il drammatico blocco di un territorio (ovvero la assenza del suo Piano di assetto) sia inconcepibile, e metta in discussione – a mio avviso – l’esistenza stessa del Parco. Quindi l’unica possibilita’ é quella di varare il Piano. Questa é stata la stella polare per oltre tre anni di lavoro al Parco.
    E dopo tre anni siamo riusciti ad avere un Piano. Che Pezzella ha trovato gia’ fatto e finito negli scaffali della sede del Parco. Tuttavia quel Piano aveva degli “errori” molto gravi – diciamo cosi’ – che lo bloccavano proceduralmente. Ovvero non poteva andare avanti perché andava corretto. Il blocco era “burocratico”, ma anche sostanziale, e cioè se la burocrazia (anche europea) ti dice che devi recepire le prescrizioni delle soprintendenze, non puoi prima approvare il Piano e solo dopo allegarci il parere della Soprintendenza che dice di correggere qui e li’: devi modificare le mappe in base al parere e POI adottare il Piano. (E questo é solo un esempio da moltiplicare per 7 o 8).
    Come urbanista avevo ben chiaro quello che andava fatto, l’ho scritto, spiegato e protocollato: il Piano andava annullato, in pochi mesi si poteva correggere e ri-adottare, ed eravamo nel dicembre 2009.
    Ma non sono stato ascoltato, e il Commissario si é trovato sulla scrivania il Piano “errato”. Ha fatto subito la mossa giusta, per quanto obbligatoria: lo ha annullato. Ma poi ha ri-adottato lo stesso Piano cambiando solo le norme tecniche. Quindi diciamo che ci ha “messo una pezza”, e dal punto di vista pragmatico questo é un merito. Non lo é per il futuro equilibrio del Parco, io penso, perché le osservazioni, alle quali si rimanda, non potranno (per burocrazia che non sto ora a spiegare) cancellare o correggere previsioni di grande portata che potevano essere fatte solo in sede di redazione delle carte e che non vanno certo incontro alle (giuste) esigenze dei singoli privati come anche emerse su questo blog. Comunque vedremo.
    Secondo e ultimo punto, della serie “dare a Cesare quello che é di Cesare”: la nuova sede dell’Ente Parco a Sacrofano.
    Anche qui Pezzella ha il merito di essere andato avanti. Ma certamente vorra’ riconoscere di avere trovato tutta l’istruttoria sulla nuova sede gia’ pronta, l’accordo col Sindaco gia’ fatto, le piantine redatte, i preventivi per la ristrutturazione e per gli arredi, relazioni, eccetera. In particolare fu proprio il sottoscritto, delegato alla questione con altri 2 consiglieri, a fare l’istruttoria sulle sedi possibili, a ispezionarle, a fare tutto il lavoro insomma, concludendo che la scuola dismessa al centro di Sacrofano era la migliore soluzione. Anche se l’Amministrazione di Sacrofano era di centro destra e noi invece nominati dal centro sinistra. Ma se questo per me era ininfluente, per altri non lo fu, e solo con il passaggio di consegne in Regione é stato evidentemente possibile fare quella che é una cosa giusta al di la’ di ogni altra considerazione.
    Chi volesse approfondire i documenti sul Parco ne trova alcuni in una sezione del mio sito: http://enricopane.it/category/piano-di-assetto/. Grazie per l’attenzione e buon proseguimento.

  25. Mi rifiuto di parlare d’ora in poi con tutte le persone come la sig.ra Fiorella Ippolitani a cui interessa un risultato che per sua stessa ammissione serve ai propri comodi e che proprio per tali motivi deve essere raggiunto a tutti i costi anche e soprattutto al di fuori della legge.
    A chi continua a dirmi che gli fanno venire il magone i commi e le norme che in uno Stato democratico dovrebbero essere rispettati da tutti ed invita a farla finita non solo con i commi, ma anche con le virgole, e per di più parla di attraversare un parco senza regole dimostrando che queste sono solo un “optional”, mi sento soltanto di rispondere con lo stesso dialetto romanesco der Garzone da Sora Lella: mò me sò stufato pure io, m’avete rotto cò tutti ‘sti discorsi da tanto a casa mia continuo a fà come me pare e me ne frego de qualunque legge; nun vojo avé più niente da spartì co chi me continua a dà delle corpe senza però volesse addentrà ner merito e margrado la mia denuncia alla Corte dé Conti pe sperpero der denaro pubblico me considera un burocrate disonesto che avrebbe permesso che venissero magnati un sacco de sordi senza cavà un ragno dal buco.
    Io ritengo di far parte di uno Stato democratico che funziona sulla base delle regole che si é dato, fra le quali rientra la possibilità di cambiare alla prova dei fatti anche quelle che risultassero sbagliate o inadeguate alle attuali esigenze della società, ma che bisogna continuare a rispettare per tutto il tempo che non vengono cambiate: non mi sento quindi di dover più interloquire con tutti coloro che si pongano dichiaratamente al di fuori di queste regole, se non altro perché da certi commenti intercorsi é ormai appurato che é del tutto impossibile oltre che inutile continuare a parlare con chi si preoccupa solo dei cavoli suoi al di fuori di ogni altra logica e se ne sbatte di tutte le regole che gli impediscono di farseli.

  26. Interrompo qui. Non ci può essere dialogo con tra chi come me ragiona in modo pratico, fattivo, legittimamente preoccupandosi dei propri interessi , e chi pensa in burocratrese ( umoristica l’idea di Bosi che avrei potuto avere fondi per il fotovoltaico: grazie al parco ho vissuto solo complicanze e spese gonfiate). Apprezzo l’intervento di Enrico Pane, molto equilibrato: si sottolinea un dato importante, il confronto doveroso con i cittadini. Ricordo per esempio un pubblico incontro sul piano d’assetto con Codispoti, in Via Giustiniana, che mi riempì di vane speranze. Gli incontri sarebbero stati necessari a priori, prima del ’97. Le regole che tanto piacciono a Bosi non sono pietre, ma sono scelte che necessariamente avvantaggiano taluni e rovinano altri, dunque debbono essere per lo meno discusse e adattate all’esistente, non calate dall’alto. Mi sono occupata di preistoria e delle prime urbanizzazioni nel Vicino Oriente: l’uomo ha sempre alterato l’ambiente, solo per questo abbiamo frumento e case. Sono pronta a un confronto pubblico o privato con chiunque sia interessato, potete contattarmi su Facebook. Credo che siano migliaia i residenti-vittime, ma ognuno soffre in casa sua, perché noi italiani siamo nati più sudditi che cittadini. I qattro gatti “verdi” che sull’ecologismo hanno basato le loro fortune politiche ed economiche viceversa rappresentano una minoranza aggressiva che si impone, come se le sue ragioni fossero una verità rivelata, e le regole esistenti comandamenti divini. Solo quando capiremo che non ci dobbiamo vergognare di difendere i nostri interessi, senza sperare in poco verosimili “concessioni” benigne dall’alto, riusciremo a ristabilire la parità di trattamento con gli urbanizzati, beati loro, “salvati e sperimetrati”

  27. Dopo che il 20 febbraio del 2001 la S.r.l. Cles ha consegnato il Preliminare del piano di Assetto, con la finalità dichiarata di svolgere le consultazioni su tale documento il 12 marzo 2001 sono riuscito a far comunicare una “sospensione tecnica” che è durata 7 mesi esatti fino al 12.10.2001, nel corso dei quali ci sono stati incontri con i rappresentanti di tutti e 9 i Comuni del parco (compreso il XX Municipio), della Soprintendenza Archeologica di Roma (la Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici di Roma non ha ritenuto di aderire all’invito, così come hanno fatto poi anche l’Assessorato per le Politiche Ambientali della Regione Lazio e l’Autorità di Bacino del Tevere), degli Enti Parco limitrofi di Bracciano-Martignano, della Valle del Treja e di Roma Natura, nonché delle Associazioni Venatorie per la individuazione delle aree contigue e delle associazioni ambientaliste Legambiente, Italia Nostra, Verdi Ambiente e Società oltre che del “Comitato Promotore del Parco di Veio” e del “Comitato Cittadino per la XX° Circoscrizione”.
    Altri incontri sono stati tenuti con i rappresentanti delle associazioni agricole Confagricoltura Lazio, Confederazione Italiana Agricoltori (CIA), Università dei Possidenti di Bestiame di Sacrofano, Università Agraria di Sacrofano, Università Agraria di Isola Farnese, Istituto Sperimentale di Cerealicoltura: ci sono stati incontri anche con l’Assessore all’Urbanistica Roberto Morassut, il Direttore dell’Ufficio Piano Regolatore arch. Daniel Modigliani, il Presidente della Commissione Ambiente arch. Giovanni Carapella ed il Direttore dell’U.S.C.E. ing. Riccardo Lenzini
    In questo frattempo sono state presentate da singoli cittadini o società molte richieste che lamentavano soprattutto che la perimetrazione provvisoria tagliava più o meno a metà i loro lotti: ho personalmente preso in esame ognuna di quelle istanze, proponendo per la perimetrazione definitiva quanto aveva già fatto l’Ente “Roma Natura”, escludendo del tutto dai confini del parco i lotti di proprietà privata, anche se non ancora edificati, e lasciando invece del tutto all’interno del parco i lotti di proprietà pubblica.
    Malgrado il suddetto “confronto doveroso con i cittadini” di tutte le categorie, il lavoro consegnato alla fine dalla S.r.l. Cles il 12.12.2001 non ha recepito nessuna delle istanze emerse da tutti gli incontri tenuti per 7 mesi, né delle richieste trasmesse all’Ente Parco di Veio né tanto meno dei criteri da me proposti per la perimetrazione definitiva.
    La proposta finale consegnata dalla S.r.l. Cles confermava più o meno le percentuali previste rispetto alla intera superficie del parco di Veio nel Preliminare, che erano le seguenti :
    – soltanto l’1-3% di aree destinate a zona A di riserva integrale (sito di interesse comunitario del Sorbo);
    – il 32% di aree destinate a zona B di riserva generale;
    – il 15% ca. di aree destinate a zona C di protezione;
    – il rimanente 51% ca. di aree destinate a zona D di promozione economica e sociale, dove si può sostanzialmente consentire la nuova edificazione.
    Come si può ben vedere, quel piano di assetto prevedeva di riempire di costruzioni più della metà del parco.
    Metto in grande evidenza che il piano di assetto adottato il 9.12.2009 violava deliberatamente le prescrizioni di inedificabilità imposte da PTP e PTPR, malgrado l’obbligo di rispettarle sancito dalla Corte Costituzionale con sentenza n. 108 del 19 maggio 2008, permettendo di costruire su ben più della metà del parco, compresa la parte di territorio al km. 8 di via della Giustiniana, in funzione della quale il 6 marzo 2010 si è tenuto un convegno organizzato dal Comitato di via della Giustiniana, anche e soprattutto per consentire ai consiglieri regionali Bruno Prestagiovanni e Giovanni Carapella, entrambi candidati alle prossime elezioni, di farsi una implicita quanto identica campagna elettorale proprio sulle “aspettative” e sulle “attese” (ovviamente di tipo edificatorio) che ci si doveva aspettare da un Piano di Assetto che non deve diventare un “limite all’agire”.
    Al convegno ha partecipato il Direttore Codispoti, che al sottoscritto si è definito all’epoca ancora Presidente dell’Unione Borgate e che ha raccontato di avere redatto in tale veste nel 2000 un progetto di riqualificazione proprio del comprensorio al km. 8 di via della Giustiniana.
    Quel giorno ha fatto sapere ai presenti le molte possibilità di costruire che concedeva a tutti il Piano nella parte di territorio compresa tra la Cassia e la Cassia Bis, specie nelle sottozone D3 e D5 omettendo peraltro la possibilità di realizzarvi ex novo anche dei campeggi, ma sapendo o dovendo sapere (come Responsabile Coordinatore del Piano) che il Piano Territoriale Paesistico Regionale consente di costruire a sud di via della Giustiniana solo su lotti minimi di 50 ettari.
    Non é affatto casuale che a quel convegno non sia stato invitato nessuno dei Sindaci che fanno parte della Comunità del Parco né tanto meno l’allora Presidente On. Fabio De Lillo: per evitare che si venisse a sapere la verità o che comunque si desse una corretta informazione di come stanno i fatti, al sottoscritto é stato materialmente impedito di parlare anche quando ce n’era tutto il tempo, perché il Presidente del Comitato di Quartiere sig. Vittorio Lorenzo ha dichiarato finita la riunione.
    Metto in ancor maggiore evidenza che il Commissario Straordinario ha bocciato formalmente quel piano di assetto, ma lo ha di fatto confermato tale e quale chiamandolo però ora “proposta”.

  28. Pongo semplici quesiti a tutti gli “esperti” che stanno dibattendo sulla questione. Il Parco di Veio ha visto la luce nel 1997 e dopo quindici anni(!!!!) non si è ancora dotato dello strumento principale intorno al quale dovrebbe vivere che è il Piano di Assetto: a questo punto è legittimo chiedere l’annullamento del Parco stesso? Si parla di legalità, democrazia e rispetto delle regole: è legale e democratico tenere migliaia di cittadini sotto uno strettissimo regime vincolistico che ostacola persino l’attività agricola per quindici anni???

  29. Egregio Sig. Pezzella, la scrivente Associazione Italia Nostra più volte fece presente la necessità di procedere all’approvazione del Piano d’Assetto del Parco di Veio, subordinandone peraltro l’adozione alla preventiva consultazione dei cittadini e Associazioni interessati, così come previsto dalla normativa della Valutazione Ambientale Strategica.
    Se si fosse così proceduto, e ce ne sarebbe stato tutto il tempo, la maggior parte delle discussioni riportate su questa pubblicazione non avrebbe avuto ragion d’essere. Quello che onestamente non si capisce è il motivo del rifiuto di un confronto con i cittadini e le Associazione già in fase preparatoria del Piano e anteriormente alla sua approvazione o all’avvio della relativa procedura, così come prescritto dalla normativa VAS. E non si dica che con la pubblicazione della “proposta” si adempie agli obblighi di legge in quanto una cosa è il confronto in fase preparatoria che consente di pervenire a soluzioni condivise e un’altra sono le osservazioni che si possono formulare ad un progetto precostituito, osservazioni che sono suscettibili solo di accoglimento o di respingimento.
    Rileviamo inoltre che la procedura di pubblicazione del Piano per 40 giorni prevista dalla legge istitutiva del Parco per consentire a chiunque di formulare le proprie osservazioni, si può applicare solo ad un Piano “adottato” e non ad una “proposta “ di Piano.
    Circa il contenuto del Piano, dobbiamo confermare l’assoluta contrarietà della scrivente Associazione ai cosiddetti “Parchi Territoriali”, non previsti da alcuna normativa e che si sovrappongono illegittimamente alla Zonizzazione svilendone il valore e indebolendone le tutele.
    Così come siamo contrari alla paradossale richiesta alla Regione di modificare e/o annullare i vincoli di tutela previsti dai Piani Territoriali Paesistici e dal Piano Territoriale Paesistico Regionale, qualora questi siano in contrasto con le previsioni edificatorie o di utilizzo del territorio.
    Un’ultima osservazione: l’ipotesi da Lei formulata, Sig. Pezzella, che a bloccare per ben 14 anni un atto istituzionale dovuto per legge qual è il Piano d’Assetto siano state singole persone, si chiamino esse Bosi o Attorre, appare francamente inverosimile. Non può sorgere il dubbio che la responsabilità sia da attribuire alla scarsa volontà e capacità dei Presidenti, Commissari e Consigli Direttivi, almeno nella loro maggioranza, che si sono succeduti alla guida dell’Ente?

    A questo punto l’unica soluzione che riteniamo percorribile è il ritiro della “proposta”, la consultazione in tempi rapidi dei cittadini e infine l’adozione e successiva approvazione del Piano.
    Siamo sicuri che i cittadini che hanno a cuore la natura, l’ambiente e il paesaggio, tutelato dalla nostra Costituzione, e che vogliono essere coinvolti nelle decisioni gliene sarebbero grati.

    Mirella Belvisi Vice Presidente Italia Nostra Roma

  30. Mi risulta che la legge n.29 del ’97 recita:
    Art. 26
    (Piano dell’area naturale protetta)
    2. Il piano dell’area naturale protetta è redatto a cura dell’ente di gestione, con l’assistenza dell’Agenzia regionale per i parchi, ed è adottato e trasmesso alla Regione entro nove mesi dall’insediamento degli organi dell’ente di gestione.
    3. Decorso inutilmente il termine di cui al comma 2, la Giunta regionale si sostituisce all’ente di gestione per l’adozione del piano, affidandone la redazione alle proprie strutture competenti in materia o all’Agenzia regionale per i Parchi, che debbono provvedere nel termine di un anno.
    5 bis. Il piano dell’area naturale protetta è aggiornato almeno ogni dieci anni. Agli aggiornamenti ed alle variazioni del piano si provvede secondo le procedure previste dal presente articolo per la sua adozione ed approvazione.

    Chiedo in particolare al sig. Bosi, il quale ha scritto: “Io ritengo di far parte di uno Stato democratico che funziona sulla base delle regole che si é dato…che bisogna continuare a rispettare per tutto il tempo che non vengono cambiate” se la legge e le regole sono state rispettate o se siamo da ANNI in palese violazione della legge a danno dei cittadini.

  31. In modo chiaramente provocatorio il sig. Cristiano Lancianese fa una domanda del tutto retorica in particolare proprio a me, come se non solo ci fosse una contraddizione con quanto ho scritto e che ribadisco, ma anche e soprattutto come se fosse mia la colpa del mancato rispetto delle “regole” in nome delle quali bisogna sempre agire.
    Per un opportuno confronto gli faccio presente che il parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è uno dei più antichi d’Italia assieme al parco del Gran Paradiso, perché è stato istituito nel 1923, ma che il suo piano di assetto risulta essere stato approvato dal Consiglio Direttivo il 9 novembre del 2010, a distanza di ben 87 anni, e non sembra ancora definitivamente approvato.
    Gli metto in evidenza che il Consiglio Direttivo dell’Ente Parco di Veio avrebbe dovuto essere insediato dall’On. Renata Polverini entro e non oltre il 10 agosto 2010 e che il 1° comma dell’art. 14 della stessa legge 29/1997 che ha voluto citare stabilisce che “il consiglio direttivo è composto dal presidente e da altri sei membri .. così designati: tre dalla comunità individuandoli, …, anche tra non consiglieri”: a tutt’oggi la Comunità del Parco di Veio non ha votato i suoi 3 rappresentanti in seno al Consiglio Direttivo, impedendone di fatto la costituzione, perché ai sensi del successivo 6° comma dell’art. 14 “Il consiglio direttivo è validamente costituito quando risultino nominati cinque dei componenti previsti”.
    La Giunta Regionale tuttora in carica non ha mai sollecitato e diffidato la Comunità del Parco a rispettare il dettato normativo, né ha esercitato i poteri sostituivi prescritti dal 4° comma dell’art. 18 sempre della legge 29/11997: l’On. Marco Visconti, attuale Presidente della Comunità del Parco di Veio, non ha a tutt’oggi messo in votazione la nomina dei 3 rappresentanti, benché l’abbia sollecitato a farlo di persona in un incontro che ho chiesto e mi ha concesso alla fine dell’anno scorso!
    Gli metto in ancora maggiore evidenza che il successivo comma 7 prescrive che “il consiglio direttivo dura in carica per la durata del mandato del Presidente della Giunta regionale che lo ha costituito ed è rinnovato entro quarantacinque giorni dalla data dell’insediamento della nuova Giunta regionale”: anziché rispettare la suddetta scadenza del 10 agosto del 2010, tre giorni prima la Giunta Regionale ha approvato la delibera n. 383 (non pubblicata sul BURL e/o sul sito internet della Regione Lazio) avente ad oggetto “Commissariamento Straordinario degli Enti Regionali di diritto pubblico gestori delle Aree Protette Regionali”, con cui è stato disposto il commissariamento di tutti i 13 Enti di gestione scaduti.
    Il 12 agosto del 2010 l’On. Polverini con decreto di nomina n. 400 ha insediato a Veio Massimo Pezzella come “Commissario Straordinario”: anche a sostegno di questo provvedimento il Presidente della Giunta Regionale ha reso come motivazione che “entro il termine previsto dall’art. 55 dello Statuto, termine ultimo per le nuove nomine, non sarà possibile insediare i nuovi organi non essendoci i tempi tecnici per espletare tutte le relative procedure, anche in considerazione del recente insediamento delle Commissioni Consiliari e della pausa estiva del Consiglio Regionale”.
    Da quella data di “pause estive” ne sono trascorse altre due, benché con Ordinanza Collegiale n. 1886 del 17 dicembre 2010 la Sezione 1T del TAR del Lazio abbia stabilito che “la gestione commissariale dell’Ente, in sostituzione degli Organi ordinariamente preposti, non può che avere carattere eccezionale e, dunque, per un arco, ovviamente, limitato di tempo che non può essere vanificato:
    – né dalla tardiva adozione delle iniziative necessarie per la individuazione dei componenti (degli Organi) da designare;
    – né a mezzo di successive effusioni provvedimentali con le quali, di volta in volta rinnovandosi la durata del commissariamento , di fatto, venga a procrastinarsi ‘sine die’ il momento di rinnovazione degli organi statutari;
    altrimenti opinandosi, verrebbe a giustapporsi alla ‘voluntas legis’ un regime di ‘prorogatio’ (temporalmente indefinito) della gestione commissariale fondato su scelte discrezionalmente operate dall’amministrazione regionale; e, di fatto, la gestione commissariale verrebbe a costituire la modalità ordinaria ( e non contingente e straordinaria) di gestione degli Enti”.
    L’On. Polverini ha confermato il classico detto secondo cui in Italia non c’è niente di più definitivo del contingente e provvisorio: se ne è altamente infischiata anche di un atto di diffida legale a provvedere che le ha fatto notificare il Presidente della associazione VAS.
    In conclusione chiedo in particolare al sig. Cristiano Lancianese “se la legge e le regole sono state rispettate o se siamo da ANNI in palese violazione della legge a danno dei cittadini”.

  32. Egregio Sig. Bosi: io non ho nessuna difficoltà a risponderle. La mia modesta opinione (di cittadino e non certo di giurista o di “esperto”) è che viviamo da anni una palese violazione della legge a danno dei cittadini….la sua invece non si è capita: ritiene che come cittadini stiamo vivendo in una situazione di illegalità da ANNI o no?

  33. Oddio oddio ma perchè non la finite di provocare Bosi ?
    Tanto diventerà più coinciso e meno logorroico solo quando saranno tassate le battiture sui tasti della “keybord” !

  34. Raccolgo l’invito ad essere più coinciso e meno logorroico, restando però al tema: gli esempi che ho portato non sono una “opinione” ma attestano oggettivamente che con il commissariamento del parco di Veio stiamo vivendo TUTTI una situazione che é quanto meno al limite della legalità e che dura da ben 27 mesi, senza per di più la certezza di tornare alla normalità con la Giunta Regionale che scaturirà dalle prossime elezioni, visto il commissariamento deciso anche dalla Giunta Marrazzo.
    Rispetto invece all’intero quadro nazionale, condivido pienamente chi diversi anni fa ha detto pubblicamente che stiamo tutti vivendo una democrazia “compressa”.

  35. Chi naviga in questo blog anche quotidianamente non legge di certo tutti gli articoli pubblicati che non lo interessano: a maggior ragione non è obbligato a starsi a legge i commenti del sottoscritto specie quando sono diventati troppo lunghi per aver voluto dare il massimo delle informazioni possibili ritenute utili a tenere alto il livello di conoscenza di come è stato gestito e continua ad essere gestito il parco di Veio.
    Non serve quindi proprio a nessuno, se non a sé stessi per secondi fini non dichiarati, divertirsi a perdere tempo per ironizzare sulla mia logorrea, perché non aggiunge nulla di costruttivo al dibattito e non fa nemmeno sapere che cosa si pensa riguardo a questi 14 anni di gestione del parco, 4 dei quali sotto commissariamento.

  36. Scusi Sig. Bosi, lei scrive: “con il commissariamento del parco di Veio stiamo vivendo TUTTI una situazione che é quanto meno al limite della legalità e che dura da ben 27 mesi”. Io torno a chiedere se invece questa situazione è al di fuori della legge da 15 ANNI, visto che l’art. 26 della 29/’97 non è stato MAI applicato

  37. Voglio credere che la petulanza con cui il sig. Cristiano Lancianise insiste nel reiterare la stessa richiesta, considerato che è la sua “modesta opinione (di cittadino e non certo di giurista o di ‘esperto’)”, sia dovuta ad una sua ingenuità, che mi auguro sia veramente tale, ma che a questo punto diventa veramente disarmante.
    Voglio ad ogni modo rispondergli (spero per l’ultima volta) per far capire bene non solo a lui come il classico detto secondo cui “fatta la legge trovato l’inganno” in Italia si sia concretizzato in un meccanismo che non ti autorizza comunque ad arrivare alla conclusione che non ci sia democrazia: è in questo senso che ho parlato di democrazia “compressa”.
    Continuare invece ad affermare che “siamo al di fuori dalla legge da 15 anni” o che “stiamo vivendo in una situazione di illegalità da ANNI” equivale a dire quanto meno che non siamo in un paese democratico, se non addirittura stiamo vivendo la dittatura di poteri forti.
    Restando al tema del mancato piano di assetto del parco di Veio, è stato lo stesso sig. Lancianise a citare il 3° comma dell’art. 26 della legge n. 29/1997 che prescrive che, se il piano di assetto non è adottato e trasmesso alla Regione entro nove mesi dall’insediamento degli organi dell’ente di gestione, “la Giunta regionale si sostituisce all’ente di gestione per l’adozione del piano, affidandone la redazione alle proprie strutture competenti in materia o all’Agenzia regionale per i Parchi, che debbono provvedere nel termine di un anno”: il sig. Lancianise dovrebbe sapere che tanto le Giunte di centro sinistra prima, quanto quelle di centro-destra poi non hanno rispettato il suddetto dettato normativo, senza avere a rigore commesso paradossalmente nessuna violazione di legge, perché la norma parla di Giunta che “si sostituisce” e non che si “deve sostituire”, a differenza delle “strutture competenti in materia” e dell’ARP, che debbono invece provvedere nel termine di un anno, ma solo dalla data in cui hanno avuto l’affidamento materiale della redazione del piano di assetto.
    Ne deriva che la Giunta Regionale può, ma non deve tassativamente sostituirsi anche all’Ente Parco di Veio e non può a rigore essere accusata di aver violato la legge: se il sig. Cristiano Lancianise rimane convinto del contrario, dovrebbe essere il primo a denunciare la Giunta alla Procura della Repubblica per omissione di atti “dovuti” d’ufficio.
    E’ proprio in questo “distinguo” tra possibilismo e carattere invece perentorio delle norme che in Italia vengono eluse la maggior parte delle leggi sia nazionali che regionali, nonché delle norme provinciali e comunali, perché quando si tratta di applicarle – specie se ci si deve prendere delle responsabilità – viene sfruttata molto spesso una “interpretazione” per lo più rispondente ai comodi della maggioranza politica di turno.
    Restando sempre al tema, lo stesso “metodo” è riscontrabile nel commissariamento che per legge ha carattere eccezionale e dovrebbe valere per un arco limitato di tempo, ma che sia la Giunta Marrazzo che la Giunta Polverini hanno fatto durare per più di 2 anni proprio perché la norma non ne precisa i termini di tempo oltre i quali diventa vera e propria violazione di legge.
    Per prassi poi consolidata ogni Commissario Straordinario dovrebbe limitarsi a svolgere solo l’ordinaria amministrazione e non ad adottare atti straordinari come la “proposta” del piano di assetto del parco di Veio che spetta invece al Consiglio Direttivo, il quale anche volendo non può essere insediato finché la Comunità del Parco non si deciderà a nominare i suoi tre rappresentanti: anche per tale caso la normativa vigente in materia non prescrive una azione sostitutiva perentoria da parte della Giunta Regionale del Lazio che sfrutta politicamente il “possibilismo” e non l’obbligo tassativo per alimentare l’odio ingiustificato verso le aree naturali protette che di fatto si vorrebbero smantellare.
    Spero che stavolta la risposta, anche se nuovamente logorroica (per necessità), sia stata soddisfacente.

  38. Precisando (come potrà rileggere comodamente sopra) che non ho mai criticato la sua logorrea, mi preme sottolineare, visti i suoi continui riferimenti politici, che non mi interessa assolutamente se l’incapacità o la scarsa voglia di risolvere la situazione sono da attribuirsi a Marrazzo o alla Polverini o a Storace o qualcun altro: se ci troviamo in questa situazione è a causa di chi ha varato una legge scritta con i “piedi” la quale, lo dice lei, è piena di scappatoie dietro le quali nascondersi per non applicarla.
    Trovo quindi nella sua interpretazione della legge il motivo per convincermi che il Parco di Veio non è una cosa seria: 15 anni di vincoli calati sulle nostre teste, sule nostre vite, sulle nostre proprietà, sulle nostre aziende a causa di una legge regionale che, come dice sempre lei, di fatto impone i vincoli ma non impone di adottare un Piano di Assetto ritengo siano più che sufficienti per dire “basta”! Credo che ci siano moltissimi cittadini che come me sono stanchi di essere presi in giro e che, al contrario di chi è interessato a posti nei Consigli di Amministrazione, non hanno nessun interesse a tenersi un Parco che, allo stato di fatto, è solo un distributore di stipendi, spese, poltrone e poltroncine. Non credo potrà negare il fatto che 15 anni sono un periodo ENORME e che un Parco se è costituito solo da vincoli NON HA MOTIVO DI ESISTERE.

  39. Non volevo più intervenì ma mi ci tirate per i piedi. Premesso che sottoscrivo tutto quel che sostiene apertis verbis Cristiano Lancianese, e che è certamente condiviso da tutti gli sventurati residenti nel parco. Voglio spezzare una lancia in difesa dell’Arch. Bosi, sarà logorroico ma è apprezzabile il suo tentativo di dare, a modo suo, informazioni complete. Inoltre, come si dice “ci mette la faccia”, non così tutti i feudatari, valvassori valvassini, fino all’ultimo impiegato del Parco ( tutti di svariata sponsorizzazione politica) che hanno ricavato dal loro incontro col parco stipendi e potere. Massimo Pezzella ci ha dato una tenue speranza, non voglio sapere se ha sbagliato qualche passaggio, la prassi dovrebbe essere andare avanti a tutti i costi, o dobbiamo, come suggerito da Bosi aspettare settant’anni? Chi ha subito sulla propria pelle le ingiuste perimetrazioni arriva a odiare verdi, Italia Nostra, Fai, tutti prima amatissimi, ormai identificati con la peggiore Italia della conservazione e del privilegio

  40. Sig. Lancianese, mi permetta di dirle che la sua mentalità è davvero contorta perché arriva addirittura a fare dei ragionamenti che capovolgono l’ordine logico delle cose. Provo a dimostraglielo a differenza sua che spara giudizi su “vincoli calati sulle nostre teste, sule nostre vite, sulle nostre proprietà, sulle nostre aziende a causa di una legge regionale” senza nemmeno essersi chiesto se siano addirittura costituzionali le ragioni per cui la Regione Lazio ha emanato la legge 29/1997 ed imposto i conseguenti vincoli, ma soprattutto senza poi fornire dimostrazione alcuna dei “danni” che secondo lei tali vincoli starebbero arrecando. Anche se da semplice cittadino lei non può far finta di non sapere che tutte le leggi, comprese quelle scritte secondo lei con i “piedi”, sono state varate dai politici delle cui colpe vuol far credere di non interessarsi, ma da cui non può prendere le distanze, se non altro perché vengono scelti grazie anche al suo voto.
    A maggior ragione non può far finta di non sapere che dai politici dipende anche e soprattutto la “gestione” non solo dei parchi, ma di tutte le altre istituzioni pubbliche e private su cui di fatto si regge in piedi l’Italia intera. Per istituire il parco di Veio con legge regionale ci son voluti ben 10 anni di discussioni e dibattiti, per cui si può quindi dire che è stato sostanzialmente accettato da tutte le istituzioni pubbliche interessate e soprattutto dalla maggioranza della popolazione che vi abita: ora se a distanza di 14 anni (e non 15) a suo giudizio è stato gestito malamente dai tre Consigli Direttivi che si sono succeduti per 10 dei suoi 14 anni di vita (per i rimanenti 4 c’è stata la gestione di due Commissari Starordianri), lei non può arrivare alla assurda conclusione che il parco “NON HA MOTIVO DI ESISTERE”. Non so se lei si sia reso conto del tutto della bestialità che ha scritto e delle conseguenze che dovrebbe comportare seguendo questo suo capovolgimento dell’ordine logico delle cose, perché allora a non aver motivo di esistere sarebbero tutte quelle istituzioni che sono gestite male, a partire dai parchi archeologici (come Pompei) per finire addirittura con i Comuni (come Reggio Calabria).
    Sto combattendo in questi giorni per la tutela del centro storico di Roma che dal 1980 è stato dichiarato dall’UNESCO patrimonio dell’umanità, ma che è tuttora senza disciplina perché dopo 32 anni deve essere ancora approvato il suo piano di gestione: con il suo ragionamento contorto dovrebbe essere tolto il vincolo del centro storico, per magari farci le più sporche speculazioni!
    Con il suo stesso ragionamento dovrebbero essere cancellate del tutto anche le leggi e le norme che secondo lei sarebbero state scritte con i “piedi” perché impongono “vincoli”, compresi ad esempio quelli di espropriazione per acquisire al patrimonio pubblico le aree da destinare ai servizi per tutti.
    Quella che le sfugge, sig. Lancianese, è la regola principale su sui si basa il nostro Stato di diritto: è quella di non considerare la “legge” immodificabile in eterno come se fosse una Bibbia o un Vangelo, per cui sono sempre e comunque modificabili le parti di essa che risultassero eventualmente ritenute a maggioranza scritte con i “piedi”.
    Le sfugge però che questo compito spetta pur sempre ai politici, i quali possono e debbono recepire anche le istanze che vengono dai cittadini e dall’associazionismo: si tratta di quella che io amo chiamare “democrazia partecipata” perché mi permette di raffrontarmi in modo attivo con tutte le forze politiche, ben oltre la delega data ad esse con il voto.
    Le sfugge ancor di più, sig. Lancianese, un dato di fatto oggettivo: non è strillando su questo blog che il parco di Veio non ha motivo di esistere che poi riesce magicamente a farlo cancellare. Se proprio non lo vuole, deve avvalersi anche lei della “democrazia partecipata” per proporne per legge la cancellazione, se riuscirà ad ottenerla dalla prossima maggioranza politica che il voto metterà al governo della Regione Lazio, dopo averla però convinta con la dimostrazione delle ragioni oggettive per farla. Le faccio però presente che all’epoca della Giunta dell’On. Storace e dell’Assessore Verzaschi sono state presentate alcune proposte di legge di riperimetrazione dei confini provvisori del parco, che hanno fatto tutte una misera fine. La invito pertanto a mettersi il cuore in pace ed a battersi come faccio io per avere una “gestione” del parco migliore di quella avuta fino ad oggi che porti ad avere nel più breve tempo possibile un piano di assetto che sia degno di tale nome perché redatto, adottato ed approvato nel più totale rispetto delle norme.

  41. La ringrazio per i suoi appassionati consigli di mettermi l’anima in pace ma non è con questi che potrà provare come si dice a Roma “a incartarmela”.
    Innanzitutto per il semplice motivo che la nostra NON è una democrazia di tipo “partecipativo” ma “rappresentativo”(che ha finito tra l’altro come vediamo tutti per non rappresentare più nulla).
    Scrive inoltre “si può quindi dire che (il Parco) è stato sostanzialmente accettato da tutte le istituzioni pubbliche interessate e soprattutto dalla maggioranza della popolazione che vi abita”: ora, a meno che lei non si senta il depositario della volontà della maggioranza dei cittadini che vivono nel Parco, le consiglierei di volare più basso e fermarsi ai tecnicismi che tanto ama.
    Avrebbe potuto fare tale affermazione solo ed esclusivamente se fosse stato fatto un referendum ma la cosa ovviamente non conveniva ad ambientalisti e politicanti vari che CI HANNO FATTO CALARE IL PARCO SULLA TESTA.
    Come lei sicuramente sa, i paragoni con il centro storico di Roma o il Comune di Reggio C., non c’entrano assolutamente NULLA poichè non ho detto che il Parco è gestito male, ho semplicemente affermato CHE IL PARCO NON ESISTE. Del Parco abbiamo i vincoli, del Parco abbiamo i posti nel Consiglio d’Ammministrazione, del Parco abbiamo i soldi spesi e basta: ecco perchè il Parco o si dota dello strumento che lo fa vivere o (lo ripeto) va cancellato!
    Non è escluso però che non prenda in considerazione il consiglio di “battermi” ma se lo farò (visto che siamo anche prossimi alle elezioni regionali) sarà per coinvolgere gli altri sventurati abitanti sotto il regime di un Parco inesistente a votare per chi si impegnerà a far finire questa storia ridicola che serve solo a soddisfare piccoli interessi di piccoli personaggi.

  42. A seguito del parere favorevole con prescrizioni ottenuto dalla Comunità del Parco nella seduta del 12/6/2012, il Piano del Parco di Veio è stato consegnato agli Uffici Regionali competenti per l’avvio delle procedure di deposito a cui seguirà la possibilità di trasmettere le osservazioni. A breve verrà data informativa in merito alla data di avvio del deposito.

    vorrei soffermarmi sul “a breve” sono passati 4 mesi e mezzo… ma queste procedure di deposito in cosa consistono?

    in 4 mesi si perdono le guerre…

  43. Pur di esser lui a dire sempre l’ultima parola, senza l’onestà intellettuale di ammettere nemmeno ciò che è oggettivo o addirittura lapalisiano, il sig. Lancianese è arrivato ad incartarsi veramente da solo con una serie di stridenti contraddizioni. Prima scrive che il parco “NON HA MOTIVO DI ESISTERE” per poi precisare di avere affermato invece “CHE IL PARCO NON ESISTE”, che non è la stessa cosa. Per sminuire l’importanza della partecipazione attiva alla vita politica di cittadini e associazioni ambientaliste, prima sostiene che “la nostra NON è una democrazia di tipo ‘partecipativo’ ma ‘rappresentativo’ ” per sostenere poco dopo che per istituire un parco voluto veramente dalla gente bisognava fare un referendum, ignorando volutamente che in base alla nostra Costituzione può essere solo abrogativo di una legge istitutiva che ancora non c’era. Per ribadire l’ormai logoro slogan che “CI HANNO FATTO CALARE IL PARCO SULLA TESTA” non riconosce i 10 anni di dibattiti anche e soprattutto con la gente sul parco che ci son voluti per istituirlo. Non sa ad esempio del convegno pubblico che è stato organizzato da Alleanza Nazionale nella piazza principale di Sacrofano e che ha visto il sottoscritto confrontarsi come allora Presidente del Comitato Promotore del Parco di Veio con l’On. Gianfranco Fini, il quale ha firmato poi una petizione parlamentare a favore della istituzione del parco di Veio, contro la cui scucitura – una volta istituito – si è dichiarato in seguito l’On. Silvano Moffa. È addirittura convinto che la gestione del parco sia stata affidata ad una società per azioni, dal momento che per ben 2 volte parla di “posti nel Consiglio d’Amministrazione”: non sa evidentemente che gli organi dell’Ente sono il Consiglio Direttivo oltre che il Presidente, la Comunità del Parco ed il Collegio dei Revisori dei Conti. Se ne infischia di sapere che il vero strumento che fa vivere il parco è il Programma Pluriennale di Promozione Economica e Sociale (PPPES) (vedi il soprastante mio commento delle ore 15,50 del 18 ottobre scorso) e non il Piano di Assetto, che invece a lui come ad altri interessa in un modo che non è di certo disinteressato. Per assicurare la continuità territoriale del parco di Veio al suo interno, dentro i suoi confini sono state comprese quasi totalmente le aree che i piani regolatori dei 9 comuni interessati destinavano a zona agricola non compromessa ancora dalla edificazione: se dunque il parco di Veio è e deve rimanere ad essere un’area naturale protetta, il suo Piano di Assetto dovrebbe proteggere principalmente e comunque maggiormente la natura con quanto di costruito sopra già c’è, consentendo anche nuove edificazioni nella zona D di promozione economica e sociale, che per legge sono “da individuare nelle aree più estesamente modificate da processi di antropizzazione, nella quale le iniziative previste dal programma pluriennale … possono svilupparsi in armonia con le finalità di tutela dell’area, per migliorare la vita sociale e culturale delle collettività locali ed il godimento dell’area stessa da parte dei visitatori”. Non é quindi assolutamente accettabile che la “proposta” di Piano di Assetto adottata dal Commissario Straordinario consenta di poter costruire ex novo una marea di mc. di cemento su più della metà del parco, che percentualmente diventerebbe un “parco delle case”, per giunta in violazione deliberata delle prescrizioni sovraordinate di inedificabilità totale e parziale. Ormai è fin troppo chiaro che quelli che vogliono questo Piano di Assetto a tutti i costi sono interessati molto di più (se non esclusivamente) a sapere dove e quanto consente anche ad essi di poter costruire cubature “regalate”. Il sig. Lancianese non esclude di prendere in considerazione il consiglio di “battersi” per volere, come autentico aut aut, o “questo” Piano di Assetto o la cancellazione del parco. Gli faccio sapere che ho già denunciato la recidiva violazione del procedimento di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) al Ministro dell’Ambiente On. Corrado Clini che in rappresentanza dello Stato italiano è responsabile di fronte alla Comunità Economica Europea del rispetto della Direttiva 2001/42/CE e che quindi dovrebbe assicurare un proprio intervento riguardo alla “proposta” di Piano di Assetto per evitare l’ennesima condanna all’Italia per violazione degli obblighi comunitari.

  44. Non mi soffermo sul modo arrogante e maleducato di argomentare del Sig. Bosi come quando arriva a giudicare in merito all’onestà intellettuale altrui.
    Sul fatto dell’incartamento invece in sig. Bosi invece persevera: se rilegge bene ho affermato che il Parco non esiste e non ha motivo di esistere senza un piano di Assetto. Senza il Piano, lo riaffermo, il Parco è solo vincoli, poltrone e spese: diventa un ente inutile, anzi dannoso e va cancellato!
    Confermo che la nostra democrazia non è di tipo “partecipativo” senza timore di smentite: non sminuisco nessuno, è la realtà!
    Confermo che il PARCO CI E’ STATO CALATO SULLA TESTA e non sono certo quattro chiacchiere sulla Piazza di Sacrofano con Gianfranco Fini a dimostrare il contrario, quelle gliele lascio volentieri visto che il soggetto in questione non è forse nemmeno rappresentativo di se stesso, figuriamoci degli abitanti delle aree ricadenti nel Parco.
    Sulle sottigliezze della terminoliga tra CDA e Consiglio Direttivo mi viene da sorridere: sempre di poltrone retribuite a nostre spese si parla, o no???

    Una cosa però mi sento di rispedirla proprio al mittente.
    Lei ha il coraggio, anzi la sfacciataggine di scrivere: “… il vero strumento che fa vivere il parco è il Programma Pluriennale di Promozione Economica e Sociale… non il Piano di Assetto, che invece a lui come ad altri interessa in un modo che non è di certo disinteressato”.
    Le chiarisco che il sottoscritto non fa il costrutore di professione e non è proprietario nemmeno di un centimetro quadrato di terra all’interno del Parco, non ha mai avuto un incarico dal Parco, nè ha mai lavorato in nessuna forma con questo Ente…si può dire lo stesso di lei???? Ad oggi fra me e lei è chiaro a tutti chi ha o ha avuto un “interesse”. Tanto le dovevo.

  45. Non so se può servire alla discussione ma La Riserva Naturale dell’Insugherata è stata istituita con legge Regionale 6 Ottobre 1997 n. 29 mentre il Piano di Assetto è stato approvato il 12 Luglio 2006 (appena dopo 9 anni).
    Delle 19 Schede Progetto, a quanto mi risulta, solo la FA/02 “Progetto per la realizzazione di un parcheggio interrato” in Via Cortina d’Ampezzo ha avuto attuazionein sieme alla ristrutturazione del Circolo Ippico di Via dell’Acqua Traversa (Sceda FA/03); entrambi gli interventi sono stati a carico dei privati. Per quanto riguarda gli altri interventi, tutti a favore della cittadinanza, poco o nulla è stato fatto; la giustificazione per la mancata attuazione è la solita carenza di fondi.

  46. Ritengo che lo spazio che questo blog lascia per i commenti debba essere riservato ad un confronto corretto e rispettoso fra tutti coloro che lo utilizzano e servire soprattutto ad approfondire l’argomento trattato dai vari articoli man mano pubblicati, innalzando così per tutti il livello di conoscenza e di cultura, senza ridursi mai ad uno scontro personalizzato a due del tutto fuori tema dove da una parte si cerca di “dialogare” in modo argomentato e ragionato e dall’altra parte si continua non solo a parlare per slogan senza dimostrazione alcuna dei loro assunti, ma addirittura si fa scadere il confronto fino al punto di accusare il sottoscritto di perseguire “interessi” personali e non quelli diffusi di cui per statuto della sua associazione è obbligato ad essere portatore.
    Dal momento che sono del tutto chiare le rispettive posizioni, non è più di nessuna utilità per nessuno continuare a replicare all’infinito nel ribadirle ostinatamente senza aggiungere niente di nuovo, nemmeno a livello informativo, nella sciocca illusione di dover avere comunque alla fine un vincitore a tutti i costi.
    Siccome però il sig. Lancianese mi ha accusato senza mezzi termini di avere occupato per quasi 5 anni una “poltrona” retribuita anche a sue spese, mi sento in obbligo di sfruttare questa occasione non solo per difendere il mio operato, ma per fornire anche a tal ultimo riguardo INFORMAZIONI COMPLETE PER TUTTI, che la stessa sig. Fiorella Ippolitoni ha ritenuto apprezzabili se non altro per il mio tentativo di volerle sempre dare.
    Ieri come oggi i singoli membri del Consiglio Direttivo dell’Ente Parco di Veio sono pagati a forfait, con una cifra irrisoria (più o meno corrispondente a quella di un metalmeccanico cassaintegrato) indipendentemente dal numero delle ore impiegate per lo svolgimento di ogni seduta di Consiglio: a fronte del basso importo della retribuzione, un meccanismo del genere innescava un pericoloso quanto indebito tentativo di svolgere riunioni di Consiglio di durata minima, in modo da aumentarne il numero e con esso le rispettive retribuzioni, anche dei rimborsi delle spese di viaggio per i consiglieri che da Roma si dovevano recare ogni volta nella sede legale dell’Ente a Campagnano .
    Per di più, anche per causa dei propri impegni di lavoro, uno dei consiglieri arrivava quasi sistematicamente alla fine delle sedute di Consiglio e veniva a percepire la stessa intera cifra degli altri 6 membri che avevano invece lavorato per un tempo doppio o triplo. Ho allora scritto personalmente alla Regione Lazio per chiedere di stabilire invece una tariffa professionale oraria, in modo da poter essere retribuiti ogni volta per le ore ed i minuti effettivamente impiegati per svolgere ogni seduta di Consiglio: non è stata presa nelle minima considerazione!
    Il presidente ed il Direttore dell’Ente Parco vengono retribuiti invece con cifre anche di 5 volte superiori a quelle del singolo consigliere.
    Quanto alle spese che sperpererebbe l’Ente Parco di Veio in modo folle sono quelle che eroga la Regione Lazio in misura tale da bastare per lo più alle sole spese di funzionamento (stipendi al personale dipendente ed ai guardiaparco, affitti dei locali, spese di manutenzione ordinaria e straordinaria ecc.) ed a non essere sufficienti comunque per fare “investimenti” che diano servizi soddisfacenti.
    Non sono state volute diluire finora le spese in più anni per mettere in atto almeno uno dei progetti del P.P.P.E.S., che sono così rimasti sogni nel cassetto.
    Ultimo episodio estremamente significativo da far conoscere, perché utile a far capire come veniva e viene tuttora utilizzato il denaro pubblico. In una delle ultime sedute è stata messa all’ordine del giorno dei lavori del consiglio Direttivo la richiesta di un vescovo di avere un contributo per costruire un pozzo in Africa per dare acqua alla popolazione che ne aveva bisogno ed è stato proposto di dargli 300,00 € prelevandoli da quelli stanziati nel bilancio dell’Ente: ho fatto presente che i fondi erogati dalla Regione erano destinati esclusivamente al parco e non potevano quindi essere stornati per usi diversi, a rischio anche di essere accusati di “distrazione” di fondi pubblici. Per venire comunque incontro alla richiesta del vescovo, in misura anche maggiore pari ad almeno 400,00 €., ho controproposto ad ognuno dei 7 membri del Consiglio Direttivo ed al Direttore di versare 50,00 € a testa e di chiedere ad ognuno dei dipendenti dell’Ente e dei Guardiaparco se intendessero versare volontariamente qualcosa anche loro. La mia proposta è stata bocciata!
    Ritengo di avere dimostrato quindi quale sia stato il mio vero ed unico “interesse” nell’esercizio della carica pubblica che mi é stata assegnata.
    Aggiungo che fra i motivi non ultimi perché non mi è stato rinnovato il mandato, benché candidato nuovamente dalla stessa maggioranza delle associazioni ambientaliste, c’è stata la constatazione che nel corso del mio mandato mi ero trovato a dover denunciare più volte anche alla Procura della Repubblica sia il Presidente che il Direttore per omissione di atti dovuti d’ufficio, fra i quali in particolare la mancata repressione di quasi tutti gli abusi edilizi da me segnalati: a tal ultimo riguardo è stato scelto al mio posto il sig. Massimo Pezzella che nel suo curriculum di socio della associazione ambientalista “L’Umana Dimora” vantava di essere stato consulente di una ventina di ditte di costruzione. Al punto in cui il sig. Lancianese ha voluto far degenerare un “confronto” che solo ora scopro che non è stato mai voluto come tale, non mi interessa ormai più di tanto se continuerà pervicacemente a sostenere che ho avuto un tutt’altro “interesse”, anziché dimostrare con fatti circostanziati ed esempi concreti le sue “sentenze”, così come faccio io.

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