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Tornando all’Insugherata col tepore di settembre

Galvanica Bruni

E’ bello tornare nella Riserva dell’Insugherata dopo il caldo di Agosto: il sole non brucia più, l’aria è fresca, l’erba bagnata e i prati ospitano piccole colonie di funghi prataioli. Tra la terra smossa dalla pioggia si intravedono bellissime conchiglie fossili e un profondo silenzio, rotto solo dal richiamo di qualche uccello, avvolge ogni cosa. Sul terreno ci sono solo le tracce di qualche macchina agricola e i segni lasciati dagli zoccoli dei cavalli.

Per raggiungere il fosso dell’Insugherata abbiamo dovuto inerpicarci sul solito albero che scavalca il fosso dell’Acqua Traversa; intorno alla recinzione, sorta a protezione di alcune ville private, l’erba è cresciuta a dismisura e proprio non si capisce quel divieto che lascia fuori i residenti.

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Nei pressi della zona umida troviamo l’inconfondibile adesivo che contraddistingue i percorsi della Via Francigena; quello dell’Insugherata, già inserito nella guida dei sentieri del Lazio, dal GRA, costeggiando il fosso, dirige in zona Trionfale.
All’interno del bosco di Santo Spirito alcuni alberi sono stati abbattuti dalla forza del vento e nel terreno dove prima c’erano le radici oggi hanno preso dimora gli istrici.

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Salendo lungo il sentiero che porta poi in direzione di Via delle Benedettine troviamo un ciclomotore da cross, forse rubato, anche se sappiamo bene che le zone meno frequentate vengo spesso utilizzate da moto e quad. Fotografiamo comunque il numero del telaio che trasmetteremo, per i necessari adempimenti, ai guarda-parco della Riserva.

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Proseguendo attraverso il bosco non possiamo fare a meno di osservare le piante di alto fusto che si spingono in alto alla ricerca del sole; c’è un po’ di tutto. Olmi, ornelli, querce, e molte piante di castagno: a terra, dove cadono i ricci, ci sono numerose tracce di cinghiale.

Nell’ombra invece scoviamo alcune piante di agrifoglio dalle verdi e lucide foglie dalla caratteristica forma, circondate da felci e ciclamini.

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Tornando al fosso dell’Insugherata fotografiamo le piccole ranganelle dai vivaci colori che si crogiolano al sole; terminiamo la nostra passeggiata sotto la collina di Tomba di Nerone dove i Comitati cittadini il 23 Aprile hanno effettuato una raccolta firme per sollecitare l’apertura di un accesso.

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Ma da allora cosa è successo?
Pochi giorni dopo la manifestazione, che ha avuto l’adesione di oltre 400 residenti, il Comitato Robin Hood si è incontrato con il Commissario dell’Ente gestore RomaNatura, dott. Livio Proietti, al quale sono state illustrate le ragioni dei cittadini ed è stato sollecitata la realizzazione di un ingresso dalla Cassia, attraverso i terreni della Fondazione Italiana Ricerca sul Cancro.
Purtroppo sembra che la Fondazione non sia disposta a concedere l’autorizzazione così come non è possibile sperare in un ripensamento da parte dei residenti del “supercondominio”.
E così la Riserva, dal lato della Cassia, continua a mantenere i battenti chiusi.

Peccato, perché in questa assurda vicenda nessuno- Ente, privati e cittadini- ci ha guadagnato qualcosa.

Francesco Gargaglia

riproduzione riservata – proprietà EdiWebRoma

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5 COMMENTI

  1. sono mesi che propongo ai miei amici una passaggiata da Campagnano a Monte Mario lungo la Francigena, peccato che la Riserva sia pressochè inaccessibile e la scarsa fruizione da parte dei cittadini la renda un luogo poco sicuro. Saremo costretti a fermarci a Formello!

  2. che bell’articolo hai scritto Francesco! grazie

    posso credere di amare la natura almeno quanto te e, come te, auspico l’immediata apertura di un accesso alla Riserva.

    penso che i cittadini ne abbiano diritto

  3. Vengo a sapere dai giornali che la Regione Lazio ha speso 300.000 per partecipare alla Fiera Cavalli di Verona (anticipati dal Comune di Blera, un minuscolo paese nella maremma laziale, e poi rimborsati dalla regione); 48 camere o suite, viaggi in aereo, piscine (uno dei partecipanti pare abbia speso in una sera 700 Euro di consumazioni al bar, soldi nostri ovviamente!).
    Ma che c’azzecca la Regione Lazio con la Fiera Cavalli????
    Quei 300.000 Euro potevano andare a Roma Natura per l’esproprio dei terreni privati dell’Insugherata in modo da farne una Riserva totalmente pubblica!!

  4. Grazie Francesco per il bell’articolo, mi è sembrato di ritornare in valle. Sono sempre più convinto che dovremmo far costituire al Comune una servitù obbligatoria di passaggio sui terreni del Supercondominio o da Via Panattoni. L’Avvocatura del Comune dovrebbe essere sollecitata e, in caso d’inerzia, potremmo farla noi come cittadini.

  5. Mi chiedo perchè debbano essere i cittadini ad individuare una possibile soluzione e non i politici e amministratori che nel Consiglio Regionale bruciano 12.000.000 di Euro, non in opere pubbliche , ma per “fare politica” (manifesti, pranzi, cene, viaggi, regali….).
    12 milioni di Euro e i residenti della Cassia non riescono ad avere un sentierino neppure sui terreni che da oltre 10 anni dovevano essere nel patrimonio del Comune di Roma!

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