Home ATTUALITÀ Grottarossa, la strada di fondovalle ha un nome: via Germana Stefanini

Grottarossa, la strada di fondovalle ha un nome: via Germana Stefanini

Galvanica Bruni

via-senza-nome.jpgCaduta l’ipotesi di dare alla strada di Fondovalle il nome di via dei Martiri delle Foibe. Irrealizzabile anche la proposta di intitolarla a Gaetano Messineo, grande archeologo a cui Roma Nord deve molto. Il motivo è semplice: il 4 luglio, la Giunta capitolina ha deliberato di intitolarla “Via Germana Stefanini: Vigilatrice penitenziaria, Medaglia d’Oro al Valore Civile (1926-1983)”. Tutti i contorni della vicenda in una nota di Rodolfo Bosi, responsabile del circolo territoriale di Roma dell’associazione “Verdi Ambiente e Società” (VAS).

Bosi apre la sua nota ripercorrendo le tappe e ricordando che “con l’Ordine del Giorno n. 3 votato il 20 febbraio 2012 il Consiglio del XX Municipio aveva proposto di intitolare ai martiri delle Foibe la cosiddetta strada di Fondovalle, che collega Via Ischia di Castro con Via di Grottarossa: ne ha parlato VignaClaraBlog.it dandone la notizia lo stesso giorno e pubblicando il giorno dopo una nota di Vincenzo Pira, coordinatore PD XX Municipio, che ha provocato ben 42 commenti.
La proposta è stata poi respinta dalla Commissione Consultiva di Toponomastica nella riunione del 30 maggio 2012 in quanto dagli atti della nomenclatura stradale risulta attribuita la denominazione “Largo delle vittime delle Foibe Istriane”, tra Via di Vigna Murata, Via della Stazione Laurentina e Via Laurentina, Quartiere XXXI – Giuliano Dalmata, Municipio XII, come comunicato nella nota prot. n. 20937 del 2 Giugno 2012 del Dipartimento Cultura di Roma Capitale VI UO.  E del fatto ne ha nuovamente parlato VignaClaraBlog.it il 28 giugno scorso pubblicando una dichiarazione di Daniele Torquati, capogruppo PD nel XX Municipio”.

Continua a leggere sotto l‘annuncio

“Fra i 9 commenti provocati da tale dichiarazione – continua Rodolfo Bosi – c’era il mio, con il quale ho proposto di intitolare la strada di fondovalle al dott. Gaetano Messineo, funzionario della Soprintendenza Archeologica di Roma. Con un messaggio di posta elettronica del successivo 3 luglio ho trasmesso la stessa proposta al Consiglio del XX Municipio, ritenendo che il XX Municipio debba essere riconoscente nei confronti di questo fedele servitore dello Stato con un attestato tangibile che possa rimanere scolpito nel tempo ed augurandomi che il Consiglio voglia accogliere questa mia proposta in memoria di questo funzionario”.

L’unico però a dare riscontro all’email di Bosi è il consigliere PdL Antonio Scipione facendogli sapere “che la legge 1188/1927 prevede che nessuna strada o piazza pubblica può essere denominata a persone che non siano decedute da almeno dieci anni.”
Ma Bosi non demorde e risponde a Scipione obiettandogli che “il 6° comma della legge di cui mi ha voluto portare a conoscenza dispone che é inoltre in facoltà del Ministero per l’Interno di consentire la deroga alle suindicate disposizioni in casi eccezionali, quando si tratti di persone cha hanno benemeritato della nazione”.
Ritenendo che il curriculum del dott. Gaetano Messineo attesti di per sé quanto questo funzionario dello Stato abbia benemeritato della nazione, “gli ho risposto – precisa Bosi – che mi aspettavo quindi che il Consiglio del XX Municipio voglia chiedere al Ministro dell’Interno di approvare la proposta, concedendo la deroga al vincolo dell’avvenuto decesso da almeno 10 anni.”

“Sono venuto a sapere successivamente – sostiene ancora l’esponente di VAS – che tale deroga è stata concessa a molte personalità, anche nel territorio del XX Municipio dove una scuola di Cesano é stata intitolata ad Enzo Biagi benché non fosse all’epoca ancora morto dopo 10 anni: come disposto dal Consiglio del Municipio Roma XX con la risoluzione n. 3/2010 anche il centro sportivo “Morro Reatino” è stato intitolato all’atleta pallanuotista Manuele Murgia, morto il 2 luglio 2009 in via dell’Acqua Traversa. Sono inoltre venuto a sapere qual é l’intero procedimento che occorre seguire per intitolare una strada della capitale non ancora denominata ad un personaggio che non sia morto da più di 10 anni.”

Occorrono ben 4 passaggi burocratici per raggiungere questo obiettivo e Bosi, a scanso equivoci, ne ha portato a conoscenza sia il Presidente e la Giunta che il Consiglio del XX Municipio. Ma la cosa più importante è che la richiesta di denominazione di una strada non ancora denominata può essere presentata da chiunque: politici, privati cittadini, associazioni che rappresentino interessi comuni diffusi.
Visto ciò, con una email del 5 luglio 2012 Rodolfi Bosi, in nome e per conto della associazione ambientalista “Verdi Ambiente e Società” (VAS) di cui è responsabile del Circolo Territoriale di Roma, ha presentato una formale richiesta.

“Nel frattempo – prosegue Bosi – la diffusione della notizia di intitolare a Gaetano Messineo la strada di fondovalle ha portato a sostenere la proposta con una raccolta di firme che è nata spontaneamente ad opera di molti soci degli archeoclub italiani anche fuori Roma: a Petralia in Sicilia (città nativa di Messineo) ed a L’Aquila (dove è stato professore associato di Archeologia e Storia dell’Arte Greca e Romana presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi dell’Aquila).
A Roma stanno raccogliendo tuttora firme l’Archeoclub di Formello e soprattutto la Pontificia Accademia Romana di Archeologia di cui Messineo è stato socio onorario.”

“Ma con nota prot. n. 24181 del 17 luglio scorso del Servizio Coordinamento Amministrativo della Commissione Consultiva di Toponomastica mi è stato comunicato che alla suddetta strada è stata già attribuita la denominazione di ‘Via Germana Stefanini: Vigilatrice penitenziaria, Medaglia d’Oro al Valore Civile (1926-1983)’, in quanto toponimo di riserva, ricadente nel comprensorio adeguato e in un gruppo toponomastico appropriato, dedicato alle Medaglie d’Oro, precisando che la suddetta denominazione è stata attribuita con deliberazione di Giunta Comunale n. 189 del 4 luglio 2012. Mi è stato però assicurato che la mia istanza, relativa al toponimo in oggetto, verrà comunque esaminata nella prossima riunione della Commissione Consultiva di Toponomastica“.

“A questo punto – suggerisce Bosi concludendo – è opportuno che il Consiglio del XX Municipio proponga di intitolare ugualmente al dott. Gaetano Messineo la prima strada senza ancora denominazione che sia stata già realizzata o che verrà realizzata nel XX Municipio: è altresì necessario che una proposta analoga venga trasmessa alla Commissione Consultiva di Toponomastica in riferimento alle raccolte di firme già spedite con la richiesta di intitolare a Gaetano Messineo la strada di fondovalle.”  (red.)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

40 COMMENTI

  1. e basta con queste foibe… Sembra che la destra a Roma nord (e non solo) abbia studiato solo quelle pagine di storia, ignorando tutto il resto…

  2. Obbedienza cieca, pronta e assoluta: contrordine compagni! La frase pubblicata sull’Unità: “I compagni non dovranno permettere che la strada di Fondovalle venga intitolata agli ISTRIANI” contiene un errore di stampa e pertanto va letta: “I compagni non dovranno permettere che la strada di Fondovalle venga intitolata agli “ISTRIONI”.

  3. Non tutti sanno comunque che non si tratta solo di una normale “Vigilatrice penitenziaria”.

    L’azione delle Brigate rosse e delle altre organizzazioni fiancheggiatrici aveva da sempre avuto, come obiettivi privilegiati, persone appartenenti all’area delle carceri. Il 27 gennaio 1983, a Roma, nella Casa circondariale di Rebibbia-femminile, una cellula romana delle Brigate rosse (inizialmente denominatasi Nuclei per il potere del proletariato armato) rapì Germana Stefanini, vigilatrice di reparto. In un appartamento della città la sottopose poi a un “processo” per estorcerle informazioni sulla organizzazione carceraria. Il “processo” – registrato su audiocassette rinvenute nel corso delle indagini – si concluse con la condanna a morte della donna, motivata dalla sua «funzione repressiva … a spese dei prigionieri proletari comunisti». La condanna fu eseguita con un colpo di pistola alla nuca. Il corpo fu rinvenuto il successivo 28 gennaio nel cofano di un’autovettura. I processi accerteranno che l’omicidio era stato organizzato e compiuto da esponenti del gruppo che lo aveva rivendicato.

    Mica tanto differente dalle foibe come metodi , compagni.

  4. Concordo con Aragorn e non capisco (o forse no..) perchè dà ancora fastidio a qualche italiota se si parla di vittime del comunismo, che siano foibe o terrorismo brigatista : meglio considerarli morti di “seconda serie”, e continuare imperreti solo a celebrare l’antifascismo , tralasciando anche in questo caso la lunga striscia di sangue italiano versato in quella guerra civile. Potrei essere anche d’accordo con Gianluca, che dice … e basta con le foibe, ma allo stesso modo dovremmo non parlare più di partigiani e simili…

  5. @ Gianluca: “…e basta con questa “Resistenza”… Sembra che la sinistra a Roma nord (e non solo) abbia studiato solo quelle pagine di storia, ignorando tutto il resto…” Come avresti commentato questo “post”….????

  6. Quanti suonatori e nessun musicista ….. non v’è gusto…. non è che possedere uno strumento autorizzi automaticamente il possessore ad usarlo per far caciara…. la ragione funziona nello stesso modo.
    Ad ognun il suo modo.. chi si esercita in rime, chi a leggere , chi a ragionare.
    Non è detto poi che si giunga tutti alle stesse conclusioni, anzi.
    La storia, almeno quella che insegnano a scuola, è una e per sua natura incompleta perchè non può inglobare tutti e tutto.
    C’è chi dice che sia la memoria di chi sopravvisse vincitore: non contempla ad esempio ciò che pur sappiamo sull’avviso degli etruschi su quanto fatto loro dagli antichi romani..
    Tra 100 anni le diatribe sulla nostra storia recente saranno oggetto di studi moderni, scevri da ogni nota deformante militante che ne sapranno ricostruire lo svolgimento e spiegarne a fondo i motivi. oggi NO! Non è possibile e per colpa nostra, accontentiamoci quindi di non renderci ridicoli.

  7. E’ ridicola e offensiva la presunzione nel giudicare su piani diversi la dignità di chi è morto percolpa delle dittature, di qualsiasi colore siano. Forse per questo nomina spesso la cappella sistina… crede di poter giudicare universalmente… non è ciarpame, è bassezza intellettuale..

  8. Nell’ambito di attuazione del progetto di lottizzazione convenzionata “Grottarossa” sono state già realizzate una serie di nuove strade ed in particolare le due seguenti:
    1 – diramazione ad anello di via di Grottarossa sul fronte opposto del civico n. 1274;
    2 – diramazione della via Flaminia sul fronte opposto del civico n. 968 D.
    Entrambe le strade possono essere intitolate a scelta in modo più che appropriato a Gaetano Messineo come archeologo del XX Municipio per le seguenti ragioni.
    1 – L’altopiano di Grottarossa è stato fatto oggetto di studio da parte del dott. Gaetano Messineo che assieme a M. Luisa Brutto e Cinzia Vannicola vi ha individuato un diverticolo della antica via Veientana che dalla Giustiniana andava a sboccare sulla via Flaminia: lo studio è stato descritto nell’articolo dal titolo “Via Flaminia e collegamenti con l’agro veiente” pubblicato nel 1983 alle pagg. 138-142 dei Quaderni del Centro di Studio per l’Archeologia Etrusco-Italica dedicato alla “Archeologia Laziale V – Quinto incontro di studio del Comitato per l’archeologia laziale”.
    2 – Sul vecchio tratto della via Flaminia in corrispondenza della borgata di Grottarossa, a poca distanza dalla diramazione di nuova costruzione, si trova il cosiddetto Sepolcro dei Nasoni, che il dott. Gaetano Messineo ha fatto oggetto di studio e di sistemazione, descritta nel 1984 con delle note in “Relazioni su scavi, trovamenti, restauri in Roma e Suburbio”, pubblicate nel Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma”,XC, 1, 1985 (pagg. 151-153), nonché di una pubblicazione nel 2000 dal titolo “La Tomba dei Nasonii” ad opera dell’editore L’Erma di Bretschneider.
    Faccio sapere che ho intenzione di proporle a nome della associazione VAS direttamente alla Commissione Consultiva per la Toponomastica: chiedo di fare altrettanto al Consiglio del XX Municipio.

  9. Pabelt , occasione persa per stare zitto/a.
    Nè le vittime delle foibe nè la povera Germana avevano calpestato alcuna dignità.
    Incaprettati e gettati nei burroni solo perchè italiani , giustiziata alla nuca solo perchè funzionaria dello Stato.
    Non hanno perso nessun conflitto , solo la vita.

  10. Professore, forse non ha capito che condanno qualsiasi dittatura, perchè non esistono morti di serie A o di serie B , ed includo anche le centinaia di morti che ci furono DOPO la fine della lotta di liberazione, ma di questo nessuno ne vuole parlare. Per il resto, condivido quanto detto da Aragorn.
    Prego

  11. Un ringraziamento sincero ad Aragorn per aver restituito dignità ad una persona che ha meritato una Medaglia d’oro al valor civile.
    Ci pensi bene chi ha voluto effettuare distinzioni in tema di dignità, parlando di vittime di dittature e totalitarismi.
    Germana Stefanini era dunque un dipendente dello Stato Italiano, caduta in ragione della propria posizione lavorativa. Non è vittima di totalitarismi o dittature, ma solo di infami terroristi. Una vittima che somiglia molto a quelle di Cesare Battisti, persone di popolo che facevano il proprio dovere e sono state eliminate come esempio per colpire la nostra Società, il nostro Stato, il nostro Popolo.
    Ripeto infami, in quanto hanno colpito una persona che svolgeva il proprio lavoro, giudicandola, ma senza possedere alcuna giurisdizione, solo attribuendosela.
    Infami certamente come i responsabili (e mandanti) delle azioni stragiste realizzate principalmente dal terrorismo “nero” negli anni ’70.
    Ma anche le vittime delle foibe non possono essere inserite in un ragionamento di bilanciamento di dignità.
    Gli italiani morti nelle foibe erano civili, persone comuni, vittime di chi attribuiva ad essi una responsabilità personale per motivazioni politiche, senza alcuna distinzione da quello che avevano fatto i nazisti con gli ebrei, nessuna.
    Anche la guerra ha, certamente ieri e oggi, delle regole e, tra di esse, proprio il divieto di rendere diffuse le responsabilità politiche.
    I mandanti delle foibe stavano a Mosca e Belgrado. Non si trattava un movimento di reazione popolare.
    Commette un grave errore dialettico inoltre chi utilizza l’analogia carnefici-Romani, vittime-Etruschi a questa vicenda, in quanto nelle valutazioni storiche e politiche si deve usare un’unica coordinata di riferimento, vale a dire quella temporale. E nella coordinata temporale delle Foibe, c’è solo Auschwitz.
    G.Mori

  12. … è evidente che non riesco ad esprimermi al meglio per farmi capire da tutti.
    mi rendo conto dell’impresa ardua e quindi abbandono per manifesta incapacità (d’intendere).
    @ Bosi
    i suoi sono gli unici inteventi che leggo sempre con piacere.

  13. tratto dal Macbeth:

    “Spegniti corta candela,
    la vita non è che un ombra in cammino,
    un pietoso attore che si pavoneggia e si agita per la sua ora sulla scena
    e del quale non si ode più nulla:
    è una storia raccontata da un idiota,
    piena di rumore e furore,
    che non significa nulla.”

    diamo cibo ai troll

  14. @ Pabelt
    Come nel caso in questione, condivido pienamente il suo commento delle ore 17,48 dello scorso 3 settembre ed in particolare la considerazione che “tra 100 anni le diatribe sulla nostra storia recente saranno oggetto di studi moderni, scevri da ogni nota deformante militante che ne sapranno ricostruire lo svolgimento e spiegarne a fondo i motivi”.
    Lungi da me dall’entrare nel merito delle polemiche che si sono volute innescare del tutto strumentalmente e per fini esclusivamente politici di parte dapprima sulle vittime delle Foibe ed ora sulle vittime delle Brigate Rosse (e che non intendo assolutamente alimentare ), ma ho troppo vivo il ricordo del covo di via Gradoli di cui é risultato solo dopo che i nostri servizi segreti erano a perfetta conoscenza senza che abbiano mai ritenuto di intervenire, lasciando così di fatto che si continuasse a credere alla cosiddetta strategia degli opposti estremismi.
    La risposta “storica” sui veri motivi di certi comportamenti di pezzi dello Stato si saprà probababilmente solo dopo che tutti i soggetti che vi potrebbero essere stati coinvolti saranno morti.

  15. @Giaci. La ringrazio per il chiarimento, per un attimo ho pensato che volesse equiparare i partigiani a fascisti, nazisti e repubblichini… per fortuna mi sbagliavo.
    Mi associo alla sua condanna di ogni dittatura.
    Saluti

  16. Gli “altri” sono troll , gli “altri” non riescono a capire, gli “altri” fanno solo caciara , gli “altri” hanno manifesta incapacità d’intendere, vi do una bella notizia : voi esseri superiori siete in via d’estinzione… E questo l’ha già decretato la storia nel 1989 .

  17. A me sembra una congrega di pazzi o di persone in malafede.

    Il/La sedicente Pabelt farnetica tra ciarpami , macbeth e troll pur consapevole di avere difficoltà nell’essere compreso/a.
    Non capisco cosa voglia , una via dedicata ai cerberi guardiani dei gulag siberiani , ai vopos e la loro infallibile mira ?
    Da wikipedia : Con il termine troll, nel gergo di Internet e in particolare delle comunità virtuali, si indica una persona che interagisce con gli altri utenti tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso, con l’obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi.
    E’ ora di cena Pabelt , vai a mangiare.

    Il Tavor-Bosi-Noprom si dimentica di Germana ed il suo dramma ma riesce ad interrogarsi se fra 100 anni sapremo o meno dei reali comportamenti dei servizi segreti. Questo significa essere lungimiranti !
    Per Via gradoli non dobbiamo attendere 100 anni per tutto , mi sembra che qualcosa da poco tempo sia saltata fuori se non sbaglio.
    Se poi la polemica è semplicemente ricordare chi è stata Germana Stefanini , Tavor-Bosi-Noprom , mi arrendo.

  18. Ma chi se ne frega di queste cretinate, nel 2012 ancora con le foibe e le vittime del terrorismo e le litigate sulle targhe delle vie del quartiere Quaranta commenti e il ringraziamento sincero per aver restituito dignita’, ma pensate alle cose serie!

  19. @ Pietro, cosa sarebbero le cose serie di cui vuol discutere lei nel 2012 ?? forse non si rende conto, o forse se ne frega, che se oggi può parlare òoberamente lo deve a chi si è fatto un mazzo finora e ci ha rimesso la vita nel nome della democrazia e della libertà. Prima di fare commenti del tutto insulsi, ci ripensi…

  20. In realtà debbo dire che Bosi è una persona seria e preparata. Io l’ho potuto conoscere ed apprezzare in commissione ripetutamente mentre, ascoltato con attenzione da tutti i consiglieri presenti, dimostrava, principalmente in materia urbanistica, una competenza superiore e certamente professionale.
    Però questa volta non ho capito proprio il suo intervento.
    Bosi è troppo intelligente per chiosare “… lungi da me dall’entrare nel merito delle polemiche che si sono volute innescare del tutto strumentalmente e per fini esclusivamente politiche … “ per poi condividere in modo estremamente superficiale un commento dal tenore “tra 100 anni le diatribe sulla nostra storia recente saranno oggetto di studi moderni, scevri da ogni nota deformante militante che ne sapranno ricostruire lo svolgimento e spiegarne a fondo i motivi” e poi aspettarsi che nessuno gli risponda…
    Anche se tale considerazione avesse una certa applicazione, mi chiedo se lui potrebbe estenderne tale applicazione a tutte le fattispecie storico politiche. Ad esempio, ad un ragazzo che esce da una visita guidata ad Auschwitz potrebbe essere detto altrettanto? Io credo di no. Io credo invece che, talune volte si debba avere le responsabilità di condannare certi fatti anche a caldo ed effettuare un giudizio politico immediato o comunque sereno, anche all’interno di un contesto che vede vittime e carnefici in vita.
    Questo argomento potrebbe aprire un fronte di discussione sulla legittimità del processo di Norimberga, ad esempio. Non si tratta di cretinate, sono cose molto serie!
    In fondo però, a mio parere, Bosi ricade in un’altra strana contraddizione. Secondo lui, la storia ha bisogno di più di cento anni per poter dare interpretazioni sui ruoli storici e politici, ma per le strade è diverso. Dieci anni sono anche troppi per consentire attribuzioni di titoli, scuole e strade. Io credo che il Prof. Messineo sia certamente meritevole di una targa nella città di Roma per i suoi trascorsi (a me ben noti peraltro), ma per ora voglio immaginare che un ragazzo si fermerà sulla strada di Fondovalle e si chiederà “ma chi era questa Vigilatrice penitenziaria” ? E scoprirà che era una persona normale che faceva solo il suo dovere.
    G.Mori

  21. quanto militante furore… sono impressionato. Eppure non ho espresso nessun tipo di condanna, nessun tipo giudizio, mentre me ne sono stati mendacemente attribuiti dei peggiori. A voi che avete letto i capi d’imputazone ed emesso già la condanna con uno zelo degno dei vostri padrini non posso che dire: la differenza c’è e si vede, se poi non la percepite, scusate ma il problema non è mio…

  22. Le reazioni inaspettate che ha provocato il mio commento delle ore 13,23 di ieri mi costringono a chiarire meglio ciò che ho scritto per fugare del tutto gli equivoci che mi sembra che si siano venuti a determinare.
    Per quanto riguarda le polemiche che si sono volute innescare del tutto strumentalmente e per fini esclusivamente politici è del tutto oggettivo che la proposta di intitolazione alle “vittime delle Foibe” è stata criticata il 21 febbraio scorso da Vincenzo Pira, coordinatore PD del XX Municipio, ed il successivo 28 giugno da Daniele Torquati, capogruppo PD del XX Municipio, mentre la effettiva intitolazione a Germana Stefanini di cui sono stato io a dare per primo la notizia è stata fatta oggetto del soprastante articolo che ha provocato una serie di commenti di senso politico esattamente opposto, che sono arrivati a parlare di “vittime del comunismo, che siano foibe o terrorismo brigatista”, a criticare i “compagni” per “la presunzione nel giudicare su piani diversi la dignità di chi è morto per colpa delle dittature, di qualsiasi colore siano” ed a condannare “qualsiasi dittatura, perché non esistono morti di serie A o di serie B”, chiamando in causa a sproposito addirittura la “Resistenza” e la lotta di liberazione partigiana.
    Se da un lato condivido pienamente anch’io la condanna di qualsiasi dittatura e totalitarismo, dall’altro lato si deve oggettivamente convenire che il fenomeno delle Brigate Rosse non può di certo essere considerato una dittatura o equiparato ad essa né ad un movimento di popolo quale è stata la lotta partigiana riconosciuta come tale nel 1965 anche dalla XX Assemblea Generale dell’ONU.
    Tengo a far presente ad Aragorn che l’intitolazione della strada di fondovalle a Germana Stefanini non è stata minimamente messa in discussione dal sottoscritto, che anzi lo ringrazia per avergli fatto sapere di essere stata vittima delle Brigate Rosse e di meritare quindi pienamente di essere ricordata in questo modo: tengo ancor più a mettergli in evidenza che non intendevo di certo far dimenticare il dramma che ha subito nel ricordare l’episodio del covo di via Gradoli che ha lasciato pesanti interrogativi rimasti a tutt’oggi senza una risposta esauriente e definitiva, anche se Aragorn è convinto che “qualcosa da poco tempo sia saltata fuori”.
    Al consigliere Giorgio Mori che ha voluto ravvisare delle contraddizioni nel mio commento, specie per quanto riguarda il presunto “bisogno di più di cento anni per poter dare interpretazioni sui ruoli storici e politici”, debbo anzitutto far presente che io ho parlato invece soltanto di risposta “storica” sui veri motivi di CERTI COMPORTAMENTI DI PEZZI DELLO STATO che si saprà probabilmente solo dopo che tutti i soggetti che vi potrebbero essere stati coinvolti saranno morti.
    Ritenevo di non dover spiegare meglio quello che mi sembrava fin troppo chiaro in senso lato e che, oltre al comportamento non ancora del tutto chiarito dei servizi segreti (o meglio di pezzi deviati dei servizi segreti) nel caso di Aldo Moro, alludeva chiaramente ai molti misteri della nostra nazione che vanno ad esempio dalle molte stragi che ci sono state in Italia e di cui non si sanno ancora i veri mandanti (come ad es. quelle di piazza Fontana a Milano o di piazza della Loggia a Brescia o della stazione di Bologna o di Ustica), fino alla presunta trattativa tra la mafia e Stato (che se veramente c’è stata può essere avvenuta solo con pezzi dello Stato, perché differentemente non sarebbe potuta restare segreta).
    Mi spiace che il consigliere Mori sia arrivato in modo a mio giudizio addirittura provocatorio ad estendere l’applicazione della considerazione di Pabelt “a tutte le fattispecie storico politiche”, includendovi addirittura episodi come Auschvitz che non ha niente a che vedere perché é stato oggettivamente ed inconfutabilmente accertato tanto come fatto realmente avvenuto nei termini documentati da tanti filmati d’epoca quanto nel conseguente giudizio di condanna senza appello.
    Ripeto a scanso di ulteriori equivoci, che riterrei stavolta solo del tutto strumentali se proseguissero nei miei confronti sui toni già registrati, che l’uccisione di Germana Stefanini merita sempre, anche se a distanza ormai di quasi 30 anni, una condanna senza “se” e senza “ma” della cellula romana delle Brigate Rosse che si è resa responsabile della sua morte: sul fenomeno però del terrorismo politico delle Brigate Rosse rimangono pur sempre i pesanti interrogativi dei pezzi deviati dello Stato che a mio giudizio avrebbero potuto forse salvare Aldo Moro se fossero intervenuti quando sapevano che era tenuto prigioniero in via Gradoli.
    Il consigliere Mori ritiene che “talune volte si debba avere le responsabilità di condannare certi fatti anche a caldo ed effettuare un giudizio politico immediato o comunque sereno, anche all’interno di un contesto che vede vittime e carnefici in vita”: tengo a fargli sapere che comunque siano andate veramente le cose, da parte mia rimane pur sempre fin d’ora sicuramente la condanna tanto delle Brigate Rosse quanto di tutti coloro che eventualmente ne hanno favorito anche indirettamente l’azione delittuosa.

  23. E poi gli altri sarebbero troll … pabelt, ogni suo post è stato un giudizio,anche la citazione shakespeariana, quindi segua il consiglio di Aragorn, fa più bella figura se la chiude qui.

  24. @antonio, lei parla perche’ c’e’ la democrazia, ma fa un cattivo uso della facolta’. A chi legge le notizie locali di vignaclarablog, le assicuro, non interessa minimamente il suo (e dei suoi compari) micromondo fatto di foibe, gulag, anni di piombo, testi sacri e signori degli anelli. Cioe’ sono argomenti che tutti conosciamo, ai quali lei e i suoi compari non potete aggiungere nulla, le asicuro. Potreste cortesemente finirla qui?

  25. @giaci(qui)
    mi vorrebbe “estinguere” Lei?
    @aragorn(rivelazione:la terra di mezzo non esiste!)
    ho già notato anche in altri contesti che l’inderteminatezza di un interlocutore maschile\femminile la strugge in modo direi patologico… qualche trauma inconfessato? Resti concentrato che prima o poi…
    @Mori
    mai messo in dubbio la figura citata. Ma nemmeno attribuisco l’intitolazione, come parecchi qui fanno, ad una parte contro l’altra; stesso discorso per le Foibe in cui, oltre ai funzionari, finirono molti antifascisti sgraditi tra cui anche partigiani, ma anche solo gente comune non schierata… Se ne arroga a sè il loro sacrificio?
    In questi fatti la verità è poliedrica e l’attribuzione di una lettura sbagliata è l’unica cosa che contesto. Sono da considerarsi un monito per tutti, come lo sono stati i campi di sterminio, se qualcuno invece se ne attribuisce a senso unico il lutto vuol dire che fa della propaganda (quella si bassa-bassa). E’ l’Uomo invece che ne esce sconfitto.. Questa è l’unica cosa che il contemporaneo deve capire e stigmatizzare, oltre a serbarne futura memoria “perchè cose del genere non possano più ripetersi in futuro”.
    @In conclusione:
    tutto è partito da un mio commento lapidario su un gioco di parole di Gaia Fabrizi fuori luogo e provocatorio (trollina dove sei?) e tutto quello che ho scritto successivamente si riferiva esclusivamente a quello (e mi pare di capire sia anche condiviso da altri a ben leggere) e alle provocazioni occorse… basate del resto su un gioco di crescendo di specchi riflessi di deduzioni e controdeduzioni da me non fatte, tipico di una muta di troll a caccia o di personaggi facilmente eccitabili… Non vi preoccupate termino qui questo esercizio zen

  26. Apprezzo le precisazioni di Bosi e ritengo di poter chiudere la polemica qui.
    O forse no.
    Volete, come diceva Pietro, smetterla di parlare di cretinate e prepararvi ad una settimana di “grande politica” con il taglio dei lucchetti a Ponte Milvio oppure provare a fare una valutazione complessiva e conclusiva di quello che è accaduto dal Febbraio 2012 ad oggi in relazione a questa intitolazione della Strada di Fondovalle e più in generale alla memoria condivisa della nostra storia … ?
    Sono molto contento che Bosi abbia chiarito ogni interpretazione su Germana Stefanini (in realtà io però a questo lo avevo capito e non ne avevo dubbi), ma sento ancora qualche resistenza in lui sull’idea di voler comparare Auschwitz alle Foibe. Quando afferma che “Auschvitz … non ha niente a che vedere … “ , ma a cosa si riferisce…. ? Certo che non è comparabile alla storia degli anni di piombo e ci mancherebbe.
    Qui però , messa da parte l’immagine indiscutibile della Vigilatrice penitenziaria, resta da capire se qualcuno vuole mettere in discussione la vicenda delle Foibe, come patrimonio comune della nostra storia, del nostro popolo oppure no.
    Bosi, sul lager, dice: “é stato oggettivamente ed inconfutabilmente accertato tanto come fatto realmente avvenuto nei termini documentati da tanti filmati d’epoca quanto nel conseguente giudizio di condanna senza appello”. Vero per Auschwitz, vero per le Foibe.
    Vero pure per il genocidio del popolo Armeno da parte dei Turchi, con la connivenza di Mustafa Kemal, che però in Turchia è ancor oggi Ataturk (Padre della Patria). Dopo 100 anni !!!
    Allora forse non è vero che dopo 100 anni, e la morte dei protagonisti, “le diatribe sulla nostra storia recente saranno oggetto di studi moderni, scevri da ogni nota deformante militante che ne sapranno ricostruire lo svolgimento e spiegarne a fondo i motivi” … Forse non basta il tempo, serve qualcosa di più.
    Le foibe sono quindi un fatto storico indiscusso. E non possono essere dimenticate, “perché cose del genere non possano più ripetersi in futuro”. (pabelt cit. )
    Però sia chiaro !!! Nessuno vuole attribuire ai partigiani delle responsabilità comparabili a quelle del regime. Esiste una realtà complessa, variegata che ha determinato eventi importanti, che bisogna conoscere bene per poter discutere, senza pregiudizi, su questi temi.
    Bisogna conoscere quello che è successo, ad esempio, a Porzus. Non per dire che repubblichini e partigiani fossero sullo stesso piano, ma per poter affermare che alcuni soggetti, tra i partigiani, stavano approfittando della caduta del regime fascista per permettere al regime di Tito e dunque ai Sovietici di avanzare sul nostro territorio. Ed alcuni di loro hanno partecipato al massacro. Hanno venduto degli italiani per un prezzo politico. Tutto ciò non cambia il giudizio storico di condanna senza condizioni sul nazi-fascismo, ma permette a noi finalmente di poter parlare senza pregiudizi della nostra storia.
    Paradossalmente, all’origine, proprio una parte del PDL tentò di ostacolare quella intitolazione (Strada di Fondo Valle ai Martiri delle Foibe) in ogni modo. Per molte ragioni che vanno dal braccio di ferro politico delle componenti, al servilismo, all’arroganza dei potenti, ma, per me, soprattutto a causa della volontà di alcuni di mantenere l’odio reciproco tra i nostri giovani, i nostri militanti e impedire una reale pacificazione negli animi del popolo intero. La divisione fa comodo a chi ci sguazza e ci sa sguazzare bene. (Divide et impera)
    Il PD, invece, con estremo senso di responsabilità, aveva inizialmente rotto questi equilibri (definiti correttamente da Antonini come ‘democristianeria’) votando quell’originale documento di intitolazione alle foibe della Strada di Fondovalle. Onore quindi a Torquati e ai suoi che, con coraggio, provarono a voltare pagina.
    I commenti successivi, inizialmente, erano stati unanimi. Le parole del giovane Della Giovampaola erano state: “i toni pacati tenuti durante la discussione e l’atteggiamento responsabile dell’opposizione fanno sperare in un vero salto di qualità nel ricordo dei ‘dimenticati’, nel ricordo di una tragedia che per troppi anni è stata argomento tabù”.
    Ma il giorno dopo, nelle sezioni, il PD fu sbranato dai propri militanti, i quali nelle sezioni contestavano i loro rappresentanti che avevano commesso il peccato originale. Si potrebbe anche ipotizzare Tolli crocefisso a Via Inverigo e Torquati lapidato a Cesano …
    Infatti Pira, il 21.02 afferma sprezzante: “questo documento si inserisce nella campagna revisionista che vuole equiparare i partigiani e le vittime del nazifascismo ai caduti per la Repubblica di Salò. Nella campagna di chi in nome di una malintesa pacificazione nazionale vuole togliere dalla nostra Costituzione la radice antifascista e l’ispirazione solidale ed egualitaria dell’Articolo 3.”
    Luigina Chirizzi, 24.02: “resta il fatto che questa decisone a molti di noi del PD, non è piaciuta, una così evidente strumentalizzazione della storia, crea imbarazzo. Poi permetteteci di discutere, eventualmente, dell’operato dei nostri consiglieri nelle nostre sedi politiche.”
    Gino, 25.02: Ricordo a tutti gli amministratori degli ultimi anni che la memoria che tanto decantate l’avete già stuprata tre volte in questo quartiere. 1. Parco Vincenzo “Nino” Papacci intitolato formalmente con delibera Municipale nel 1982 poi diventato Parco della Pace. 2. Circolo sportivo Fiorino Fiorini in via Morro Reatino poi intitolato ad altra persona. 3.( anche se non trattasi di nome, ma di memoria si, anche perché nessuno si ricorda di ripristinarlo) Traliccio e tabellone per il gioco della pallacanestro sulla pista da gioco all’interno del Parco Papacci, per la precisione sul lato verso via Veientana (qualcuno in un bar diceva che dava fastidio per il montaggio del palcoscenico della festa del quartiere, bo, sarà vero?) Sentiamo pure cosa avete da dire su questi tre colpi di spugna alla memoria di questa zona.
    E le pressioni dopo debbono essere state tante, se penso che sul XX Municipio, ma anche su tutta Roma la tensione risaliva in modo preoccupante.
    Ad Aprile, Pica presenta un documento sulla figura contestata dell’appena deceduto Bencivegna. In Municipio si torna a parlare di Via Rasella, ma anche della morte del tredicenne Pietro Zuccheretti che ebbe solo la sfortuna di trovarsi quel giorno a Via Rasella. L’ANPI spinge e allora Gasperini, dal Comune, fa sapere che condivide l’idea di intitolare una via a Bencivegna nonostante non siano passati 10 anni dalla morte.
    Il 6.07 Carla di Veroli dichiara: “Sono sconvolta , credo che questa sia la risposta di coloro che male hanno sopportato la mia recente battaglia per impedire che a Roma fosse intitolata una strada a Giorgio Almirante”. Sta parlando della targa di intitolazione alla zia Settimia Spizzichina, l’unica donna tornata a Roma dei 1.023 ebrei strappati dal ghetto la mattina del 16 ottobre 1943. Ma noi sappiamo bene che quella targa, al Parco Papacci (ripeto Papacci), non c’è mai stata o è scomparsa comunque da molto tempo.
    E solo qualche giorno prima il 28.06 appare un comunicato di Torquati dal tenore: “Il Consiglio prescioloso fece la strada senza nome.” Eh, si, non era iniziata che era già finita “la vita senza paura dei giovani James Dean del PD”.
    Pacificazione … ? Col cavolo !!! Dietrofront compagni, non serve a nessuno.
    Ma ora smettiamola con queste sciocchezze e da domani dedichiamoci alla politica vera e ai lucchetti dell’amore.
    G.Mori

  27. Allora avrò risposte????
    Ricordo a tutti gli amministratori degli ultimi anni che la memoria che tanto decantate l’avete già stuprata tre volte in questo quartiere. 1. Parco Vincenzo “Nino” Papacci intitolato formalmente con delibera Municipale nel 1982 poi diventato Parco della Pace. 2. Circolo sportivo Fiorino Fiorini in via Morro Reatino poi intitolato ad altra persona. 3.( anche se non trattasi di nome, ma di memoria si, anche perché nessuno si ricorda di ripristinarlo) Traliccio e tabellone per il gioco della pallacanestro sulla pista da gioco all’interno del Parco Papacci, per la precisione sul lato verso via Veientana (qualcuno in un bar diceva che dava fastidio per il montaggio del palcoscenico della festa del quartiere, bo, sarà vero?) Sentiamo pure cosa avete da dire su questi tre colpi di spugna alla memoria di questa zona.

  28. Mi piacerebbe sapere da tutti quelli che scrissero lo scorso anno della grande pericolosità della rotonda tra via di Grottarossa e la neodenominata via Germana Stefanini , mi piacerebbe sapere da loro quanti incidenti sono avvenuti finora?? si paventavano incidenti addirittura con feriti se non peggio… forse sarebbe meglio che chi ha fatto quelle affermazioni, prima di parlare sia sicuro/a di ciò che dice, il troppo allarmismo o lo sport del momento (infangare tutto e tutti) con il tempo non paga.

LASCIA UN COMMENTO

inserisci il tuo commento
inserisci il tuo nome