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Ponte Milvio – Continua la saga dei marciapiedi fai-da-te

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marciap.jpgNuova puntata della saga marciapiedi fai-da-te di Via Flaminia. Da una delle due basi cementizie, per l’esattezza la prima partendo da Ponte Milvio, dovrà essere rimosso il gazebo, con annessi tavolini e sedie, dando seguito ad una disposizione del XX Municipio confermata poi dal TAR il 16 giugno. Si ingarbuglia quindi la situazione, visto che pochi giorni fa il consiglio municipale aveva bocciato una proposta dell’opposizione mirata a revocare le concessioni ed a riscrivere l’ordinanza del presidente Giacomini sulla base della quale erano sorti i famosi marciapiedi fai-da-te.

Lo scorso 6 giugno, con nove voti a favore e sette contrari,  il Consiglio ha respinto il documento ritenendo infatti che non vi fossero i presupposti per una riscrittura della direttiva né tantomeno per procedere alla revoca delle due concessioni già rilasciate. E questo nonostante che più voci, anche nella maggioranza, ne dichiaravano la non liceità viste le rilevanti differenze fra le regole decise dalla Presidenza del Municipio e le prescrizioni dettate dall’analoga delibera capitolina n.75 del 2010.

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Regole municipali che, se da un lato hanno consentito i due ampliamenti, dall’altro paiono non essere state totalmente rispettate da uno dei due operatori commerciali coinvolti.

A darne notizia è stato lo stesso Presidente Giacomini nella seduta del 4 giugno quando, in un clima surriscaldato, brandendo alcuni fogli ebbe a dire: “uno dei due operatori, il primo partendo da Piazza Ponte Milvio, ha realizzato il manufatto in modo del tutto irregolare tant’è che a suo carico è stato emesso un provvedimento di rimozione”.

Si è poi saputo che più che di irregolarità nella costruzione della base cementizia si tratta di un’occupazione non regolare della stessa.

A confermarlo alcuni verbali della Polizia Municipale sulla base dei quali il Direttore del XX Municipio ha emesso a fine marzo un’ingiunzione di rimozione nella quale si rileva che “il marciapiede antistante l’attività” è stato occupato “con una struttura metallica con pannelli laterali, teli in plastica trasparente, copertura in materiale plastico, n. 4 lampade all’interno, n. 14 tavoli con sedute interne alla struttura per una superficie di mt. (9,60 x 2,60) priva della concessione OSP” (ndr: occupazione suolo pubblico).

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Scontato il ricorso al TAR da parte dell’interessato, ricorso al quale si sono però opposti alcuni commercianti locali aderenti ad AssoCommercio Roma Nord che nella presenza del gazebo hanno visto un vulnus al decoro ed alla viabilità di via Flaminia ed alle loro attività.

Ed è lapidaria la sentenza della Seconda Sezione che, in data 16 giugno, delibera: “il ricorso non appare assistito da sufficiente fumus boni iuris“, non esistono cioè i presupposti perché l’ingiunzione del XX Municipio venga annullata.

Morale: gazebo, teli di plastica, lampade, tavoli e sedie dovranno ora essere rimossi entro il 29 giugno in quanto il provvedimento del Municipio, datato 29 marzo, fissava nel 90mo giorno successivo il termine ultimo.

Ed il marciapiede fai-da-te che fine farà? Non ne è certa la sorte perché la base cementizia è stata invece realizzata secondo tutti i crismi della “direttiva Giacomini”. Resterà forse sola soletta a perenne ricordo di quanto sia ingarbugliata questa vicenda, che probabilmente non è ancora giunta al capolinea.

E l’ultimo, solo cronologicamente parlando, atto della saga così viene commentato da Giovanna Marchese Bellaroto, presidente di AssoCommercio Roma Nord e fiera oppositrice dei marciapiedi allargati.

“La nostra associazione ha trovato uniti tutti gli associati nel chiedere la chiara e semplice tutela di un diritto che ai nostri occhi appare indiscutibilmente leso, in particolare su via Flaminia vecchia, ma più in generale in ogni luogo dove una categoria di noi viene preferita alle altre. La lesione di questo diritto si verifica e si duplica in tutti quei luoghi dove, per esempio, da un negozio che vende pantofole con fronte strada su un marciapiede di due metri, viene data, nell’accettare la cessione di azienda, un’autorizzazione legittima alla somministrazione facendo intravedere la possibilità di moltiplicare quel fronte, che nascerebbe troppo risicato per apparecchiare dei tavolini, fino a farlo lievitare come il pane”.

“Questo hanno prodotto gli atti amministrativi del Municipio che con una certa leggerezza da parte degli uffici tecnici – sostiene Giovanna Marchese Bellaroto – hanno dato una speranza di maggior incasso a dei titolari di locali destinati alla somministrazione. Tutto senza pensare che queste occupazioni di suolo pubblico, che già di per se andavano a creare un danno alla collettività sottraendo posti auto, avrebbero oscurato la vista delle vetrine di coloro che accanto a questi mutamenti di destinazione commerciale svolgono la loro attività”.

E con un chiaro riferimento al voto del Consiglio che ha dato il placet alla direttiva Giacomini “noi ci chiediamo – dichiara la presidente di AssoCommercio Roma Nord – come sia possibile che a doversi far carico di ristabilire la normalità debbano essere proprio dei commercianti costretti ad adire le vie legali, unico sistema per porre un paletto alla mancanza di diritti in una situazione di confusione e negligenza conclamata!”.

E scatta l’appello al sindaco Alemanno. “Se le norme ci sono, perché, come già fatto nel centro storico, non interviene il sindaco per ristabilire il ripristino dello stato dei luoghi? Come mai tutte le attività che cedono sotto l’incalzare della crisi si trasformano in somministrazione e mescita, soprattutto a Ponte Milvio, dove i nostri figli sono catalizzati dal divertimento?
Perchè – incalza Giovanna Marchese Bellaroto – come genitori dobbiamo sentirci protetti solo dai Carabinieri di Ponte Milvio, sempre presenti senza risparmio di forze ed energie, quando una corretta applicazione della norma e un progetto di recupero territoriale serio avrebbe già potuto produrre risultati di vivibilità sostenibile? ”

“Queste sono le domande che poniamo al nostro Sindaco” conclude, affermando: “riteniamo indispensabile un suo intervento, pensiamo che per il bene di Roma Nord debba proprio farlo”.

Claudio Cafasso
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6 COMMENTI

  1. E’ un caso veramente singolare quello dei “marciapiedi fai da te”.
    Quest’ennesimo capitolo, con l’ordinanza del Tar 020752012 che respinge l’istanza dell’esercente la mescita alla sospensione del provvedimento non pone ancora fine alla questione. Possibili ricorsi sono in agguato. Con ulteriore azione da parte dei commercianti promotori dell’originario ricorso, a cui va il nostro plauso, e possibile dilazione dei tempi di definitiva soluzione.
    Vediamo, invece, cosa, a giudizio del nostro Comitato “Abitare Ponte Milvio”, avrebbe dovuto fare un’Amministrazione Municipale rispettosa della propria missione e delle segnalazioni delle Associazioni dei Cittadini e dei commercianti coinvolti.
    Quando nel novembre del 2011, fu gettato il primo manto d’asfalto in mezzo alla carreggiata stradale di via Flaminia, lasciando trasecolati i passanti e gli automobilisti, chiedemmo, come Comitato al Municipio, spiegazione di tanta bizzarria autorizzativa conseguenza d’improvvide direttive, e l’immediata riconduzione in pristino, anticipando, novella Cassandra, anche lo scenario di discredito sulla Amministrazione che ne sarebbe derivato. Ebbene non ci fu reazione da parte della Amministrazione, se non una raccolta d’autorevoli opinioni di “io non ero d’accordo” e di “c’è un ricorso al Tar”. Cosa, invece si sarebbe potuto fare:
    – Rispettare la segnalazione e la richiesta di un comitato di cittadini di prendere atto di tanta palese offesa al buon senso comune.
    – Prendere atto de visu (Presidente e uffici tecnici potranno pur spostarsi sui luoghi del misfatto se allertati dai cittadini!) dei perversi effetti della direttiva 18 marzo 2011 n.14948.
    – Emanare una nuova direttiva, avvertendo quanto foriera di danni fosse la prima, e gestire la situazione verificatasi, riconducendo a normalità, almeno il transito su via Flaminia.
    Cosa fu fatto: niente. E’ stato un caso emblematico di fuga dalla realtà dell’Amministrazione. Con la conseguenza d’offendere l’intelligenza e i diritti dei cittadini, di ledere specifici interessi di commercianti attigui, d’aumentare la litigiosità e i ricorsi giudiziari, di far lievitare i costi per tutti, di peggiorare le condizioni di vivibilità di Ponte Milvio.
    C’è un luogo proprio e primo per la soluzione dei problemi determinati da attività regolatoria, e questo luogo è il Municipio, nel momento politico di governo e nel momento normativo.
    E questo si faccia e si faccia bene, e crediamo che un modo di agire positivo sia dare ascolto, in questo residuo tempo di legislatura, alla richiesta di Abitare Ponte Milvio per la costituzione di una Commissione speciale per affrontare organicamente le specificità dell’area. Riportata con giusto risalto da VCB
    https://www.vignaclarablog.it/2012061219222/vogliono-una-commissione-speciale-su-ponte-milvio/
    e condivisa, per i commenti presenti, da tanti cittadini estranei pur estranei all’Associazione.
    L’invito e l’augurio per un’Amministrazione può essere uno solo: lavorare e lavorare sodo nell’interesse della comunità.
    Bruno Rosi
    Portavoce Abitare Ponte milvio

  2. Pur nel rispetto di comitati, commercianti e residenti.. mi pare che in questo caso la “specificità dell’area” sia solo una variabile accessoria della questione: si può disporre a piacimento del suolo pubblico? L’autorizzazione ad una OSP può essere aggirata con ampliamento della superficie? Vi pare “normale” che il “marciapiede” abusivo possa restare, anche senza le attrezzature a cui esso era destinato?

    A raccontarle in una qualsiasi altra capitale europea la gente riderebbe di gusto…

  3. Il problema da afforntare ora è: se il Municipio aveva autorizzato la costruzione di un marciapiede (ad un privato) che era SOLO funzionale ad occuparlo con tavoli e sedie, adesso che gli ha negato l’occupazione, a che serve il marciapiede??? il ragionamento vale, inoltre, anche per l’altro locale che, invece, ha avuto l’autorizzazione sia per costruirsi il “suo” marciapiede che per occuparlo con tavolini. Se si rimuove il primo, perchè non rimuovere ANCHE il secondo…??? cosa ha di diverso??? Inoltre tutte le altre (inevitabili) richieste che non sono state autorizzate (giustamente ..!!) per problemi di “viabilità e sosta” perchè sono state trattate in modo difforme da quella autorizzata??? Ultima domanda ai “geni” del Municipio: i due “marciapiedi fai da te” sono stati acquisiti al patrimonio pubblico? Cioè sono di proprietà del Comune??? Se è così (come mi immagino dovrebbe essere..) che ci vuole ad emettere una ordinanza di ripristino della situazione “ante operam” ???? Tutto questo non sarebbe successo se il Municipio si fosse limitato ad applicare la norna Comunale che prevedeva PEDANE anzichè “personalizzare” ad uso e consumo dei proprietari consentendogli di costruirsi il loro marciapiedino privato….

  4. Sono totalmente d’accordo con Gaia.
    Resta da capire il motivo per cui la direttiva dal Presidente Giacomini consente “che l’occupazione della sede stradale avvenga mediante basi cementizie a filo del marciapiede e dotate di elementi dissuasori di sosta”.
    Io avrei tante cattivissime idee, anche perchè come diceva Andreotti a pensar male si fa peccato, ma molto spessa ci si azzecca!!!

  5. Oltre al problema delle pedane fai da te, c’è anche quello del “tavolino selvaggio” o “trespolo selvaggio, o “frigorifero selvaggio” (in assenza di pedana). Tanto per fare un esempio, il chiosco di frutta e verdura accanto all’edicola di Piazzale di Ponte Milvio (c.d. “pistola”: c’è da preoccuparsi?) occupa una superficie di suolo pubblico esagerata, per la quale vorrei vedere le autorizzazioni. Le cassette di frutta e verdura sono poggiate su sostegni che di molto superano il perimetro del chiosco in tutte le direzioni. Anche frigoriferi e altri ammennicoli sono poggiati esternamente alla parte coperta. Inoltre, la superficie occupata si amplia verso sera e raggiunge vertici impensabili nella notte: quando si smette la vendita di cicoria e puntarelle, i tavolini ai lati e dietro il chiosco proliferano, sotto gli occhi dei vigili urbani che, quando stazionano sulla piazza, si posizionano proprio davanti a loro, senza che nessuno si faccia venire un dubbio. Come mai?

  6. A prposito dei “marciapiedi fai da te” mi sembra esemplare la vicenda del Grappolo d’oro, trattoria su viale Tor di Quinto. Occupava da anni il marciapiede antistante il locale, con patente abuso: le persone per andare alla Asl devono fare un percorso anomalo. Ma,il tutto viene definitivamente acquisito dal momento che la pavimentazione ultimamente realizzata dà alla situazione piena accettazione. Lo spazio del marciapiede risulta definitivamente acquisita dalla pizzeria, e lo spazio pedonabile aggira i tavolini e la copertura del locale. La violazione della logica del “bene comune” è palese. E’ una storia vecchia, ma istruttiva.

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