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Flaminio: meglio il Teatro dell’Opera o il restauro del quartiere?

Duca Gioielli

via-guido-reni.jpgIl “grande sogno” del maestro Riccardo Muti, condiviso dal sindaco Alemanno (leggi qui), di realizzare una sala multifunzionale per il Teatro dell’Opera di Roma nell’area delle caserme di Via Guido Reni, al Flaminio, ci ha sollecitati a tornare per le vie del quartiere. Nel passato più volte ci siamo occupati del Flaminio e delle tante strutture inserite al suo interno: dall’omonimo Stadio al Palazzetto dello Sport, dall’Auditorium al teatro Olimpico, dal MAXXI al Ponte della Musica.

Ci siamo occupati anche della pesante situazione legata all’assenza di aree di parcheggio, situazione che si fa drammatica in occasione di eventi sportivi o musicali. Ci siamo chiesti allora se una ulteriore opera che prevede una sala da tremila posti sia sopportabile dal quel già tartassato quartiere.

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Il quartiere Flaminio è (o forse era?) uno dei quartieri più belli, verdi e silenziosi di Roma: compreso tra il Tevere e la collina dei Parioli ha iniziato il suo sviluppo agli inizi del novecento quando da zona industriale si è trasformata in area urbana con una spiccata vocazione sportivo-culturale. Sviluppo proseguito poi a partire dagli anni ’60 quando si cominciò a realizzare grandi e curati edifici che affibbiarono al quartiere una veste decisamente chic.

Oggi le cose sono cambiate perché nel tempo le trasformazioni sono state tante e le modifiche apportate alla viabilità hanno sconvolto la razionalità del vecchio quartiere. Lungo la Flaminia e Viale Tiziano, costretti in corsie recintate, scorrazzano lunghe e rumorose vetture elettriche; soppresso il grande parcheggio dello stadio non restano che piccole aree a pagamento; il Palazzo del CONI, le caserme, l’Auditorium e il Maxxi incombono su di una ristretta area che si vorrebbe “parco della musica e delle arti”.

Abbiamo parcheggiato nei pressi del Ponte Duca d’Aosta e ci siamo diretti a Via Guido Reni attraverso i giardini di Piazza Mancini: giardini degradati che i dipendenti dell’AMA faticano a mantenere in condizioni appena decenti. Non a caso il “Movimento Cittadino Flaminio Parioli Villaggio Olimpico“ si sta battendo per farli recintare riuscendo addirittura a far depositare una specifica mozione nel Consiglio della Regione Lazio.

In Viale Pinturicchio la situazione non è da meno, i residenti si lamentano spesso del degrado permanente (leggi qui).
Raggiungiamo e ci fermiamo accanto ad alcuni bassi edifici che pensavamo abbandonati: si tratta invece del Liceo Artistico ospitato all’interno di prefabbricati. L’erba altissima, la situazione di abbandono e degrado, le tantissime scritte sui muri e sugli arredi delle classi ci hanno spinto a chiedere informazioni ad una insegnante. La risposta che abbiamo ottenuta ci ha lasciati di sasso: “Perché cos’è che non va? Ho girato tante scuole e questa è una delle più belle!”

Quando abbiamo obiettato che le pareti e le cassettiere erano ricoperte di scritte sono intervenute due ragazze, sedute in terra a fumare: “Di questa scuola già si sono occupati i giornali: c’erano i topi. Quando l’abbiamo occupata abbiamo cercato di tagliare l’erba ma era troppo alta…”. Un passante si ferma per una battuta: “Forse in questa scuola insegnano la sopravvivenza nella jungla!”.

Fortuna che sono previsti lavori di sistemazione del plesso.
Da Viale Pinturicchio svoltiamo per Via Panini dove non c’è traccia di parcheggio: le auto di servizio della locale caserma della Polizia sono addirittura sui marciapiedi. L’asfalto delle vie è in pessime condizioni mentre i marciapiedi sono tutti danneggiati o sollevati dalle radici dei grandi platani.

Quando arriviamo in Via Guido Reni alle spalle abbiamo il Mercato rionale e davanti a noi un lungo viale stipato di auto: si intravede a malapena uno spigolo del MAXXI e il campanile di Santa Croce.

Passiamo sul lato dove ha sede la Scuola Superiore di Polizia e raggiungiamo le caserme abbandonate dove si vorrebbe la grande e moderna sala multifunzionale; anche qui i marciapiedi sono invasi dalle auto. Riusciamo a fotografare l’interno di uno di quei grandi locali un tempo adibiti ad officine.

Proviamo a fare un rapido calcolo di quelle che sono le strutture che affacciano sulla via (esclusi ovviamente gli edifici adibiti ad abitazione): la Chiesa di santa Croce, il MAXXI, il Centro Calcolo Elettronico dell’Esercito, la Caserma Giglio, il mercato rionale, la Scuola Superiore di Polizia……e immaginiamo cosa accadrebbe con l’apertura della sala del Teatro dell’Opera.

Chiediamo ai passanti e quasi tutti mostrano un forte scetticismo; qualcuno invece ci dice che la realizzazione potrebbe portare il quartiere a nuova vita.
Proseguiamo il nostro giro per la Via Flaminia e poi lungo Via Masaccio alle spalle del MAXXI dove, a quanto pare, continuano i lavori. Ci affacciamo su di un largo spiazzo interno collegato al Museo e ci chiediamo perché non adibire quel piazzale a parcheggio.

Anche in questo incrocio di strade le auto sono stipate all’inverosimile mentre l’asfalto è bagnato da un’acqua rugginosa che sembra trasudare dai binari dei tram che partono da Piazza Mancini.

Chiediamo ad un maturo signore che ne pensa del quartiere: “Abitavo al Fleming” ci dice con la voce un po’ rauca, non sappiamo se per colpa delle sigarette o per la commozione: “Ora sto a Via Calderini sopra un call-center che ogni sera si trasforma in un night latino-americano; i frequentatori del locale bevono birra e poi urinano sui cassonetti, ogni tanto interviene la polizia….”.

Il bel quartiere Flaminio, dalla vocazione sportivo-culturale, ci sembra in pessime condizioni: e se la smettessimo di fare delle nuove opere e impiegassimo i soldi dei contribuenti per la manutenzione delle strade, dei marciapiedi, dell’illuminazione stradale, dei giardini e dell’aiuole e di tutto quello che non va?
Il dissesto idrogeologico non riusciamo ad arginarlo e allora cerchiamo di fermare quantomeno quello urbano….e il Maestro Muti non ce ne voglia.

Francesco Gargaglia
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6 COMMENTI

  1. Che altro aggiungere? L’articolo è decisamente esauriente, veritiero e chiaro!
    Complimenti a chi l’ha scritto.
    Il decoro del Flaminio è ai minimi storici.

    I giardini di piazza Mancini sono da anni una vera e propria latrina frequentata da sbandati, clochard ed immigrati ubriachi, che il sabato e la domenica gozzovigliano all’aperto dando luogo ad un letamaio indescrivibile!
    Idem a largo Cardinal Consalvi e a piazza Manila.

    I capolinea degli autobus e del tram 2 hanno decisamente distrutto la qualità e la vivibilità della zona creando problemi di: inquinamento acustico, smog ed ordine pubblico (dal momento che gli stessi sbandati ed ubriaconi sopra menzionati si danno appuntamento a piazza Mancini proprio perchè lì vi sono gli autobus)!

    Tutta questo concentramento di immigrati sulla piazza ha fatto proliferare attività commerciali al limite della legalità quali money tranfer, sale giochi, call center, frutterie etniche sporche e mal gestite (che praticamente vendono solo birra!), le quali degradano ancor di più il nostro quartiere!!!
    Proprio a questo si riferiva il signore di via Calderini da voi intervistato.

    Infine, in zona, hanno da poco ultimato i lavori del gas ed il manto stradale è un’insieme di cumuli e buche! Per non parlare poi delle doppie file in Piazza Carracci, via Sacconi, via G. Romano e via F.Gai. Ovviamente i vigili passano estremamente di rado a sanzionare i contravventori.

    Dunque, rigauardo la domanda posta nel titolo dell’articolo, la risposta è ovvia: C’E’ BISOGNO DI UNA RIQUALIFICAZIONE DEL QUARTIERE, IN PARTICOLARE DEL QUADRANTE DI PIAZZA MANCINI, IL TEATRO DELL’OPERA PUO’ ASPETTARE!

  2. Sono d’accordo:
    C’E’ BISOGNO DI UNA RIQUALIFICAZIONE DEL QUARTIERE, IL TEATRO DELL’OPERA PUO’ ASPETTARE, anche per non avere nel quartiere un’altra struttura con bilancio in passivo come il Maxxi o inutile come il Ponte della Musica.

  3. Il Flaminioha bisogno di vivere non di diventare un nuovo Trastevere dove gli abitanti non dormono più e impazzano i turisti e/o i fruitori delle strutture che richiamano gente senza che siano creati i necessari servizi di supporto, in primis parcheggi pubblici e non privati. I parcheggi sotterranei non si possono realizzare se prima non si rialzano gli argini del fiume (esplicito divieto dell’ARDIS (autorità regionale della difesa del suolo). Allora il Maxxi è senza parcheggio, però in barba ai divieti si sono costruiti PUP privati a 3 metri dal fiume….Venite al Flaminio quando c’è in contemporanea la partita, uno o più concerti all’auditorim, una rappresentazione al teatro Olimpico, e poi ne riparliamo…….Ma non basta: questo avviene un sabato sì e uno no, ma poi aggiungiamo, circhi temporanei sotto il ponte della musica, campionati internazionali di tennis, festival dell’aerobica, stadio del ghiaccio a piazza Mancini, e 5 discoteche all’aperto al foro italico che ogni anno anticipano la stagione e posticipano la chiusura fino a ottobre inoltrato…..Ne abbiamo a sufficienza di attrazioni per cittadini di altri quartieri. noi residenti ci dobbiamo vivere al Flaminio e non morire. Con tutto il rispetto che ho del maestro Muti di cui sono una grande fan, vorrei invitarlo a vivere in questo quartiere da semplice cittadino senza privilegi e poi ne riparliamo. Il Maxxi è l’esempio di come in italia si realizzano delle strutture costosissime in nome di una cultura che non si sa più cosa sia. il Maxxi ospita delle “istallazioni” che chiamare opere d’arte fa rigirare nella tomba le spoglie del grande Giudo Reni a cui è intestata la strada che lo ospita. Per vedere questi orrori, occorre pagare un biglietto di 11 euro e non sono previsti sconti nè per TCI nè per altre associazioni culturali, al contrario della maggior parte dei musei iitaliani ed esteri. Poveri noi!

  4. quello che dà più fastidio è la levata di scudi ogni volta che si propone un’opera pubblica per la cultura e tutto tace per altre veramente inutili,tipo il ponte cosiddetto “della musica”.Io penso invece che un teatro dell’opera creato utilizzando le vecchie caserme abbandonate (che evidentemente fanno gola a qualcun altro per scopi meno nobili) possa solo migliorare la zona.

  5. Concordo, in particolare sull’inutilita’ del ponte della musica (poveri soldi nostri)…non mi esprimo sul passivo del MAXXI, MA rimarra’ comunque il problema di cosa fare della caserma, meglio farci qualcosa che lasciarla abbandonata.

  6. Attenzione, io non mi schiero assolutamente contro la riqualificazione della caserma o contro la costruzione di un teatro dell’opera (purchè, tuttavia, vengano progettati i necessari posti auto e purchè, a differenza del MAXXI, non “cozzi” con l’architettura umbertina del quartiere).

    Dico solo che, prima di spendere denaro pubblico per nuovi manufatti, è doveroso riqualificare quelli già esistenti: cioè piazze, strade, marciapiedi, ecc.

    Vi pare normale avere una strada che ospita il MAXXI, e, un domani forse, il nuovo teatro dell’opera, mentre, a due passi, piazza Mancini versa in condizioni penose a causa di ubriachi, cialtroni e malviventi che vi bivaccano?
    Vi pare normale avere il Ponte della Musica da una parte ed una gigantesca rimessa di autobus (come il capolinea di p.Mancini) a pochi metri?

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