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Prima Porta – Scoperta e ricoperta antica strada romana

Duca Gioielli

strada-romana.jpgA Roma è normale scavare e trovare reperti archeologici, meno normale è seppellirli senza avvisare della scoperta effettuata. A volte può capitare a causa della superficialità di chi effettua la scoperta, a volte per evitare il blocco di un cantiere. Parrebbe, questa seconda, l’ipotesi più plausibile per giustificare quanto accaduto in questi giorni in zona Prima Porta, esattamente in via Castenedolo, in quella landa dimenticata che risponde al nome di Valle Muricana.

Via Castenedolo è balzata agli onori della cronaca pochi giorni fa, quando una banda di rapinatori ha aggredito in piena notte, in una villetta, la famiglia di un gioiellerie di Ponte Milvio (leggi qui). Cercavano una cassaforte che non c’era. Non trovandola si sono scagliati, mandandoli in ospedale, su marito, moglie e figlio 22enne.
Ciò ad ulteriore dimostrazione che Valle Muricana è terra di nessuno (clicca qui), tanto da convincere il XX Municipio, due mesi fa, a chiedere un presidio fisso delle forze dell’ordine (leggi qui). Ma questa è un’altra storia.

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La storia di queste ore riguarda invece un ritrovamento archeologico venuto alla luce, rimasto sotto gli occhi dei residenti per qualche giorno, e poi sparito sotto un mucchio di terra.

Ma poiché a Valle Muricana vivono cittadini amanti del loro territorio e sempre pronti a difenderlo, che si riconoscono nel locale comitato cittadino “Karol Wojtyla”, noi possiamo raccontarla e, grazie alle foto inviateci, pure documentarla.

In Via Castenedolo in questi giorni sono stati effettuati degli scavi per la realizzazione di canali della raccolta di acque chiare. Fin qui nulla di strano. Ma ad un certo punto, tolta l’ultima zolla di terra, ecco spuntare un basamento che ha tutta l’aria di essere un’antica strada romana.

Dicevamo che a Roma è normale scavare e trovare reperti archeologici ma, in ogni caso, grande è stata la meraviglia e la curiosità dei residenti. Qualche clic è stato d’obbligo, se non altro “a futura memoria”.

In particolare, queste foto sono state scattate dal presidente del comitato, come lui stesso ci riferisce, alle 8.30 di giovedì 5 aprile e danno proprio l’idea che il ritrovamento, subito transennato, non doveva esser da poco.

Ma qualche ora dopo il nostro Indiana Jones, per l’anagrafe Erminio D’Agostino, torna sul posto e che trova? Alle 15.15 dello stesso giorno, lasciandogli la parola, “per magia sono scomparse le transenne e la buca è stata ricoperta, dopo diversi giorni in cui tutto il ritrovamento era visibile alla luce del sole”.

Non vogliamo accusare nessuno di aver tenuto nascosto questo tratto di strada; potrebbe anche darsi che, ad insaputa dei residenti, la Sovrintendenza ai Beni Culturali abbia visionato e censito il sito autorizzandone la chiusura. A volte succede.

Certo è che i “vallemuricanesi” avrebbero gradito avere il loro mini-sito archeologico sempre sotto gli occhi, avrebbe dato notorietà a questo spicchio di territorio di Roma Nord. Ed avrebbe anche dimostrato che i romani di allora le strade sapevano farle meglio di quelli di oggi. Almeno a Valle Muricana.

Edoardo Cafasso
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9 COMMENTI

  1. O ma voi VEDE che Antichi Romani se stanno a rivorta dentro a tomba pe tutte e schifezze che avvengono su sto territorio.

  2. Perchè ancora ci stupiamo, a Roma è normale dice qualcuno. Ma proprio perchè siamo a Roma non è assolutamente normale che i cantieri vengano aperti, pubblici o privati che siano, proprio nella nostra città eterna, senza i rilievi della archeologia preventiva.
    Tecnica ormai in uso in modo scientifico in grandi capitali europee, assolutamente meno ricche e a rischio di Roma, per quanto riguarda il reperimento di resti archeologici sotto piani di calpestio di pochi metri. Metodo utile ed indispensabile per evitare scempi inauditi, scavi per anni pericolosamente a cielo aperto e soprattutto, contenziosi infiniti con i titolari di eventuali diritti di superfice.
    Fra l’altro nel nostro territorio del XX Municipio tutti sanno che grazie al grande Gaetano Messineo, esiste la mappatura archeologica dell’intera area che va da Ponte Milvio a Malborghetto, passando per la villa di Livia ed il mausoleo di Marco Nonio Macrino (per noi la sua tutela è di primaira importanza), ma ciò non ostante si autorizzano cantierizzazioni senza prima consultarla…. e del prezioso lavoro di questo profondo studioso, funzionario dei Beni Culturali, ci dimentichiamo troppo spesso.
    Giovanna Marchese Bellaroto
    Assocommercio Romanord.

  3. Alcune doverose precisazioni:

    la strada romana di Via Castenedolo ha visto la luce dopo circa 2000 anni, il giorno 30/03/2012. Già dal pomeriggio dello stesso giorno molti cittadini, alcuni provvisti di fotocamera, si sono recati in visita degli antichi resti;

    il ritrovamento ha comportato lo spostamento del tracciato per la raccolta delle acque chiare e sul posto erano presenti, dall’inizio dell’attività di scavo, due archeologi della Sovrintendenza ai Beni Culturali che dopo aver visionato e censito il sito (per futura memoria) ne hanno autorizzato la chiusura al fine di ripristinare la viabilità.

    Cosa accadrà ora?
    La via verrà finalmente asfaltata per l’intera ampiezza della carreggiata, o come nella migliore tradizione riservata alle borgate verrà posato in opera solo un velo di bitume che sarà pronto a saltar via alle prime piogge?

    Saluti.

  4. La tutela dei resti archeologici era assicurata una volta dai provvedimenti ministeriali con cui si imponeva il vincolo archeologico, dapprima ai sensi della legge n. 364 del 20 giugno 1909 “Sulle Antichità e Belle Arti“, poi assorbita dalla legge n. 1089 del 1 giugno 1939 “Sulla tutela delle cose d’interesse artistico o storico“, successivamente abrogata e recepita nel D.Lgs. n. 490/1999, a sua volta abrogato e recepito nel D.Lgs. n. 42/2004 con cui è stato emanato il vigente “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”. Ai sensi del 1° comma dell’art. 10 del D.Lgs. n. 42/2004 “sono beni culturali le cose immobili e mobili … che presentano interesse …archeologico”, ma che per essere considerati tali sotto l’aspetto giuridico hanno bisogno della “dichiarazione dell’interesse culturale” ai sensi del successivo art. 13. Secondo il 2° comma dell’art. 12 “I competenti organi del Ministero, d’ufficio o su richiesta formulata dai soggetti cui le cose appartengono e corredata dai relativi dati conoscitivi, verificano la sussistenza dell’interesse … archeologico …, sulla base di indirizzi di carattere generale stabiliti dal Ministero medesimo al fine di assicurare uniformità di valutazione”. Il successivo comma 7 stabilisce che “l’accertamento dell’interesse .. archeologico …., effettuato in conformità agli indirizzi generali di cui al comma 2, costituisce dichiarazione ai sensi dell’articolo 13 ed il relativo provvedimento è trascritto nei modi previsti dall’articolo 15, comma 2. I beni restano definitivamente sottoposti alle disposizioni del presente Titolo”. Il successivo comma 10 dispone infine che ”il procedimento di verifica si conclude entro centoventi giorni dal ricevimento della richiesta”. L’area in cui sono stati rinvenuti i resti archeologici dovrebbe rientrare nel territorio di competenza della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale (direttore: dott.ssa Alfonsina Russo), che dovrebbe d’ufficio avviare i saggi di scavo finalizzati a verificare se l’importanza dei resti archeologici accertati è tale da essere sottoposta ad un provvedimento di vincolo con la “dichiarazione dell’interesse culturale”: sarebbe comunque opportuno che il comitato cittadino “Karol Wojtyla” solleciti la Soprintendenza ad effettuare i suddetti saggi di scavo.

  5. Caro Bosi come ben Sai sono una persona che non lascia nulla al caso quindi come dice il saggio SALOMONE “c’e’ un Tempo per ogni cosa”.
    Quello che mi premeva, come amante della storia ,di suscitare attraverso un articolo ben scritto , un dibattito pubblico sul giusto valore delle cose soprattutto quando queste rappresentano una ricchezza Locale , una Vera Riqualificazione dei luoghi dove esse vengono ritrovate , un bene dell’intera Umanita’.
    Purtroppo o per fortuna questo ritrovamento squalifica gli attuali e i passati amministratori su capacita’ che avevano i nostri antenati di creare infrastrutture precise stabili nel tempo , al contrario delle nostre attuali strade.
    Forse molti non sanno che la direttrice della strada s’inserisce nel comparto “F” per i residenti via Sulbiate , Chiesa, Eurospin .
    La domanda ‘e’ ;
    1) Durante gli scavi di sbancamento sono emersi reperti di tale strada?
    2) Sono state fatte segnalazioni alla sovraintendenza?
    3) Sono state sotterrate dopo essere venute alla luce, Oppure?
    4) Qualcuno ha operato una deportazione dei materialio storici?
    5) Oppure non e’ stato trovato niente perche’ gli antichi Romani si sono fermati in via Castenedolo?
    Comunque sia grazie a tutti Voi per cio che contribuisce a migliorare il nostro sapere.

  6. A prescindere dall’importanza storica,che sono i tecnici a valutare,il ritrovamento della strada romana in via castenedolo dal punto di vista urbanistico ha per i residenti di valle muricana un’importanza notevole.I romani duemila anni fa avevano previsto e realizzato un collegamento tra valle muricana e santa cornelia e forse se gli scavi proseguissero anche con la vicina via flaminia.Un collegamento,a quei tempi non so a quale scopo, che oggi sarebbe,come chiedono da più di un anno i cittadini ,fondamentale per i residenti.Un collegamento a monte e non come sponsorizzato in forma bipartisan dai nostri politici locali a valle (collegamento via concesio -stazione montebello)che nessun beneficio apporta ai muricanesi ma solo appalti milionari in aree vincolate per gli speculatori che stanno deturpando il nostro territorio,In conclusione di tutta questa storia il dubbio che gli amministratori locali non siano romani sia più che legittimo.

  7. Mi lasciano sorpreso gli interrogativi che si pone il sig. Erminio D’Agostino perché lasciano dedurre che non abbia letto le precisazioni de L’ultimo dei Moicani o non creda a quanto ha fatto sapere circa l’operato dei 2 archeologi della Soprintendenza.
    Il mio professore di Arte dei Giardini diceva che anche il più piccolo dei centri abitati ha il suo “genius loci”, inteso come bene di cui sentirsi orgoglisoi e quindi da tutelare e valorizzare.
    Provo allora a rispondere all’ultima domanda del sig. D’Agostino, azzardando una mia ipotesi sulla base di elementi fondati che potrebbero portare a scoprire il “genius loci” di questa zona.
    Il Piano Territoriale Paesistico n. 15/7 “Veio-Cesano” all’elaborato grafico serie E/3 7 f bis identifica con il n. 4 via di Valle Muricana come “tracciato antico per Sacrofano” e sul crinale incuneato tra la Valle di Pierta Pertusa e una sua vallecola sinistra individua con il numero 51 una estesa “area di frammenti fittili”, che si trova in asse proprio con via Castenedolo all’altezza del suso incrocio con via Sulbiate, dove sono stati rinvenuti i resti del basolato di una strada di epoca romana.
    Si può quindi presumere che la strada proseguisse in linea retta fino all’area di frammenti fittili, che per la sua estensione lascia supporre la presenza di una villa romana.
    Per accertarlo ribadisco la necessità di sollecitiare la Soprintendenza ad effettuare i saggi di scavo.

  8. Grazie Bosi
    Sempre puntuale e meticoloso ,preciso in netto contrasto con molte persone inserite nelle istituzioni in posti di comando senza cognizione della materia.
    Cerchero di mettere a frutto i tuoi consigli , soprattutto leTue Indicazioni.

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