Home ATTUALITÀ Cassia – San Godenzo, un borgo nella città

Cassia – San Godenzo, un borgo nella città

Galvanica Bruni

Chi percorre la prima volta via di Santa Giovanna Elisabetta ha l’impressione di essere in uno di quei piccoli borghi che si incontrano sul litorale laziale; basse palazzine, un po’ di verde e qualche villino con orto e giardino. In realtà siamo a pochi metri da via Cassia anche se gli echi del traffico non raggiungono questa tranquilla zona di Roma Nord.

La zona di San Godenzo è compresa tra via Cassia, via dei Due Ponti e via Oriolo Romano dove i palazzi, sovrastati dalla torre della Telecom, affacciano direttamente sul Centro per la Ricerca Agricola, un enorme polmone verde di circa 120 ettari che sopravvive da oltre cento anni all’urbanizzazione del quartiere.

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Abbiamo parlato con uno dei responsabili e con un agronomo che si occupa della ricerca e ci hanno descritto un sito di grande importanza non solo nel campo della sperimentazione su cereali con “chicco duro” ma anche della rilevanza di questa grande area verde all’interno della città.

Chiediamo se il Centro, secondo una voce che gira da tempo, sia a rischio chiusura: tutti si augurano di no, non solo per i dipendenti che vi operano, ma anche perché andrebbe perduta una importantissima attività di studio e ricerca.
Per non parlare poi del rischio che qualche palazzinaro senza scrupoli possa mettere gli occhi su questo bellissimo lembo di campagna romana che al suo interno ospita aree di grande valore paesaggistico.

I bei casali del Centro, restaurati, sono rimasti intatti come erano nel 1926 e sul piazzale e i viali sferragliano i trattori impegnati sulle varie particelle.
Dal personale del Centro una sola lamentela: la maleducazione e l’inciviltà di chi utilizza l’anello circolare di via Due Ponti. Proprietari di cani che lasciano scorrazzare i loro amici sul grano appena seminato e che dimenticano di raccogliere le deiezioni e poi i tanti che parcheggiano all’interno dei terreni o sui sentieri in terra battuta.

Dal CRA ci spostiamo su Via di Santa Giovanna Elisabetta dove ci intratteniamo con alcuni negozianti; il gestore del minimarket, da quindici anni nella zona, è più che soddisfatto e descrive una zona tranquilla, sicura, con i necessari servizi, quasi un paese.
Della stessa idea è la titolare della merceria anche se lamenta il traffico, l’assenza di marciapiedi e le auto che sfrecciano per la stretta via a velocità sostenuta.

Nella zona negozi e servizi in effetti non mancano; oltre al centro commerciale con annessa farmacia, ci sono numerosi esercizi, scuole, la parrocchia di S.Rosa, un paio di parcheggi interrati, teatri, una piccola area cani (quella all’incrocio con via di San Godenzo è stata chiusa con un ordinanza del Sindaco), due linee dell’ATAC.

Una anziana signora accompagnata da un vispo cagnetto lamenta però l’assenza di un’area verde e di come il vicino Parco Urbano dell’Inviolatella ancora non ne voglia sapere di aprire i battenti.

Più serafico il signor Daniele accompagnato da un bellissimo Alaskan-malamute; proprietario di un villino vive in questa zona da decenni e i suoi ricordi ci riportano indietro nel passato quando via Cassia era circondata dalla campagna e da qualche storico edificio come Villa Manzoni.

Anche Daniele vorrebbe una “piazza” dove ritrovarsi la sera nella bella stagione e ci parla di un piccolo terreno incolto, a suo dire proprietà della Regione, e che potrebbe soddisfare le esigenze di bambini ed anziani.
In effetti entrando attraverso un cancelletto nelle ordinate e pulite strutture del centro Sociale del XX Municipio riconosciamo l’area, che con poco lavoro potrebbe trasformasi in un curato giardino.

Terminiamo il nostro giro transitando per via di San Godenzo dove, dopo il rifacimento del manto stradale, si stanno riverniciando le strisce pedonali; l’istituzione di un senso unico ad anello aveva in passato provocato molti malumori nei residenti ma se non fosse per le solite auto in doppiafila la situazione, nella tarda mattinata, ci è sembrata più che tranquilla.

Certo il traffico non manca perché siamo poco distanti da via dei Due Ponti e dal grande parcheggio dell’Ospedale San Pietro, niente a che vedere però con quello della Cassia: almeno fino a quando non inizieranno i temuti lavori del nuovo collettore.

Francesco Gargaglia

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5 COMMENTI

  1. Sono diretto interessato in quanto residente in Via S. Giovanna Elisabetta. Vorrei richiamare l’attenzione sul notevole traffico automobilistico che transita su questa stretta strada in quanto utilizzata, come noto, quale bypass alla via Cassia. La mancanza di marciapiedi (ne è stato realizzato uno limitatamente al tratto S. Godenzo scuola privata S. Giovanna Elisabetta) comporta un pericolo costante per i pedoni dal momento che le auto raramente rallentano o si fermano. In queste condizioni, ben inteso anche altre strade della nostra zona presentano caratteristiche analoghe, non è ipotizzabile la creazione di dissuasori rialzati come sono stati realizzati anni fa sul litorale di Ostia verso il porto di Roma? Le auto, costrette a rallentare, non avrebbero la possibilità di raggiungere velocità pericolose ed i pedoni che transitano potrebbero sentirsi più sicuri. La tipologia dei dissuasori di cui sopra permette ad Ostia il transito di mezzi pubblici e di soccorso. Proporrei un esame della proposta per le strade dove non è possibile realizzare marciapiedi ed il traffico è particolarmente intenso.

  2. Abito in via San Godenzo e non me la sento di elogiare questa via che è pur la mia residenza da tanti anni. E’ sporca, piena di scritte e di deiezioni di cani, i cui proprietari passeggiano la sera tranquillamente senza l’ occorrente per raccogliere quanto lasciato dai loro amati animali, perchè la via, soprattutto di sera, si offre come comodo gabinetto fuori casa. Se si osa civicamente far notare che la via è di tutti, ci si sente rispondere con arroganza come se la ragione fosse dalla loro parte.Non si vede mai un vigile. per non parlare poi dei marciapiedi pieni di dislivelli e di alcuni tombini che sprofondano di almeno dieci centimetri rispetto all’asfalto dopo il rifacimento del manto stradale. Come pedoni, bisogna camminare guardando costantemente per terra (proprio nel momento in cui scrivo, sono immobilizzata con una caviglia fasciata da tre giorni per esserne incappata in uno. Penosa la risposta dei vigili quando ho telefonato per segnalarne la pericolosità. Mi son pentita di aver fatto il mio dovere civico). Provate anche ad entrare nel giardino dei bimbi, all’ inizio della via: strutture per giochi vecchie e luride di scritte, pini sprgenti che non fanno filtrare un po’ di sole e spargono aghi ovunque in abbondanza, panchine indecenti. Basta recarsi nel giardino di via degli Orti della Farnesina per capire come quello nostro sia in stato di abbandono. E ancora altre cose… No, non ritengo affatto questa strada parte di un piccolo borgo; è veramente un peccato. Se curata, potrebbe essere un gioiello ma purtroppo non è così.

  3. ho lavorato fino all’anno scorso in un ufficio di via san godenzo, devo dire che la strada circolare mi è sempre piaciuta è come se creasse un mini quartiere residenziale molto gradevole e rilassante, con le due scalinate che fanno da scorciatoia tra il lato di sopra e quello di sotto…l’unica cosa che mi lasciava totalmente senza parole era il gran numero di escrementi di cani che posavano tranquillamente sui marciapiedi, in quei due anni e mezzo che ci ho lavorato avevo preso l’abitudine di camminare guardando costantemente per terra per evitare quelle schifezze, quasi mi veniva il torcicollo.. veramente i romani che vi risiedono sono proprio degli incivili, ora che sono ritornato a vivere a terni ho finalmente ripreso a camminare a testa alta…:-)

  4. Buongiorno, non sono di Roma , ma vorrei comprare una casa in zona Santa Giovanna Elisabetta/ San godenzo perché’ me ne sono innamorata.
    Mi hanno detto pero’ che la zona di San godenzo la sera e’ frequentat da prostitute e la cosa mi ha spaventato.
    Potete dirmi se è’ vero?

    Grazie

  5. Chiara abito a San Godenzo da 16 anni. Da sempre (forse trenta/quarant’anni) ospita la residenza di escort, prostitute e trans (indistintamente nella via) ma praticamente non si vedono e non si sentono.

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