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Il Tevere in 3d: degrado desolazione demagogia

Galvanica Bruni

Che desolazione le sponde del Tevere da Ponte Duca d’Aosta a Ponte Risorgimento; vegetazione, canne, alberi rinsecchiti e un grande insediamento abusivo che affaccia direttamente sul fiume. Se si ha la malaugurata idea di guardare verso il basso dal bello quanto inutile Ponte della Musica c’è da rimanerci male: tra la sporcizia e una grande quantità di detriti si leva sottile, da alcune baracche fatte di plastica e stracci, un sottile pennacchio di fumo. Gli occupanti non si vedono ad eccezione di un paio di giovani intenti a pescare chissà quale strana creatura.

I lavori per la realizzazione del nuovo ponte hanno profondamente modificato quel tratto di lungotevere perché hanno sbarrato la pista ciclabile e la banchina calpestabile con grande disappunto di chi ci vive sul Tevere.
Maurizio ha un paio di galleggianti proprio sotto Ponte Duca d’Aosta accanto all’approdo del servizio battelli, oramai in rovina. Il primo, che ospitava un posto fisso dei Carabinieri, l’ha acquisto nel 1985 realizzando successivamente l’altro che ha adibito a ristorante.

Ci spiega che la strada che corre lungo il Tevere è demaniale e data in gestione al Comune che vi ha realizzato la pista ciclabile impedendo di conseguenza l’accesso delle auto; e così, complice anche i lavori per il Ponte della Musica, il ristorante è andato in malora.
Restituita la licenza ora il galleggiante più grande viene utilizzato, la sera, per feste private. Ci parla anche di un consorzio tra i proprietari dei galleggianti e delle tante proposte fatte e cadute nel dimenticatoio comprese quelle relative alla sicurezza degli ancoraggi.

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“Abbiamo proposto l’obbligo per tutti i galleggianti di montare ancoraggi idonei” ci dice Maurizio ” ma nessuno ci ha dato ascolto” e ci mostra quelli del vicino approdo realizzati con bidoni galleggianti.

“Quando c’è una piena quel sistema non va, si blocca e raccoglie una grande quantità di detriti”. Indica poi le strutture sgangherate che fino a qualche anno fa servivano da approdo per il servizio di battelli: “Tre milioni e mezzo di Euro per approdi e battelli”.

Non sappiamo se le cifre indicate da Maurizio siano quelle giuste ma le strutture abbandonate e circondate da rifiuti di quello che fu il capolinea del servizio battelli ci parlano del solito spreco di denaro pubblico.
Nonostante siano passati 27 anni a Maurizio l’entusiasmo e la voglia di vivere e lavorare sul fiume non è venuta meno; ci indica una grande palma oramai rinsecchita. “Nell’85, quando sono arrivato qua, era alta appena due metri e verdissima..”.

Lasciamo Maurizio al suo lavoro e dirigiamo sulla pista ciclabile dove tra le canne si aprono alcuni sentieri; ne inforchiamo uno e in pochi metri ci ritroviamo sulla sponda del Tevere. Sopra di noi seminascoste dalla vegetazione ci sono una dozzina di tende e baracche circondate da ogni genere di materiali; tavole, sedie, pentole, stoviglie e poi un gran numero di panni stesi ad asciugare al sole.

La banchina è ingombra di erbacce e di un fango tenace dove i copertoni di una mountaibike hanno lasciato un solco profondo. Poco prima del Ponte della Musica il passaggio è sbarrato da una vecchia e rugginosa rete metallica e da un cumulo di detriti; sopra di noi le slanciate forme del ponte che nel primo pomeriggio è desolatamente vuoto.

Torniamo indietro e attraverso un altro sentiero raggiungiamo la ciclabile dove Legambiente gestisce un piccolo parco; si tratta del Parco Capoprati che da anni, attraverso i suoi soci, porta avanti numerose iniziative.

Nel parco è possibile affittare anche una bicicletta per una pedalata lungo fiume; in un recinto dove centinaia di bici attendono di essere noleggiate parliamo con un simpatico signore circondato da uno stuolo di cani. Ci spiega che i lavori del ponte, con l’interruzione dei tratti ciclabili, hanno scoraggiato i romani che sempre di meno affollano quel tratto di ciclabile.

Chiediamo se gli insediamenti abusivi siano un problema ma la risposta che riceviamo è molto chiara: “Si tratta di brava gente proveniente dalla Romania che come cittadini della CE ha tutto il diritto di stare in Italia; certo non in queste miserabili condizioni. Qualche tempo fa sono venuti i vigili e la polizia ma le baracche sono sempre al loro posto” conclude il nostro interlocutore.

Lasciamo il Parco Capoprati tra un abbaiare di cani dirigendo verso Ponte Duca d’Aosta dove i centinaia di catarifrangenti che delimitavano la pista ciclabile sono stati tutti metodicamente divelti.

Nell’attraversare il lungotevere ci accorgiamo che una colonna marmorea, staccata dalla sua base, è distesa in terra.
Sulla parte superiore si legge chiaramente “Opere realizzate dal Ministero dei Lavori Pubblici a totale carico dello Stato-1960”. Meno male. Ci rincuora sapere che quella diruta colonna di travertino è stata pagata con i soldi dei contribuenti.

Così come ci aveva rincuorato sapere, ad aprile 2011, che quaranta volontari su imbarcazioni e biciclette avrebbero pattugliato le sponde del Tevere da Ponte Milvio all’isola Tiberina per segnalare situazioni di degrado e di abusivismo.
I “Tevere Rangers”, così furono battezzati dalla presidenza e dall’assessorato alla sicurezza della Regione Lazio che stanziarono 20mila euro per finanziare il servizio di pattugliamento. Ma noi questi ranger non li abbiamo mai visti all’opera e lo stato del Fiume qui documentato ci è testimone.
Altre denaro dei contribuenti speso per aggiungere una terza d a quelle del degrado e della desolazione delle sponde del Tevere: la d di demagogia.

Francesco Gargaglia
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2 COMMENTI

  1. La ciclabile non è stata chiusa, tant’è che, se ci fai caso, l’hanno ri-asfaltata. Solo che dopo otto mesi dall’inaugurazione del ponte, non si vede più nessuno che ci lavora, ed è transennata… Vogliamo organizzare una bella protesta che forse qualcuno ci ascolta e la riaprono ?

    Comunque, fintanto che noi cittadini non vedremo la sponda del Tevere come una bella risorsa da sfruttare, e non come una “discarica” come è tenuta ora, dove i “senza casa” trovano una qualche forma di rifugio, li, per me, non cambierà mai nulla.

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