Home AMBIENTE Botti si botti no: all’Inviolatella qualcuno non ha dubbi…

Botti si botti no: all’Inviolatella qualcuno non ha dubbi…

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Forse i cani “polentoni” hanno l’udito più delicato dei cani “terroni” tant’è che i sindaci di Torino e Venezia hanno emanato ordinanze che proibiscono lo sparo di mortaretti nelle strade cittadine. A Roma, dice il Sindaco, il fenomeno è sotto controllo, non è un problema, anzi vanta una lunga tradizione. E quindi l’amministrazione si è limitata alla solita generica indicazione di non acquistare “botti” vietati anche se tra scritte ingannevoli e marchi contraffatti mica si capisce bene quali sono le bombette illegali.

Forse qualcuno si è dimenticato che luci, petardi e fontane oltre all’effetto luminoso generano anche un effetto meccanico e termico dovuto alla combustione di sostanze che producono gas tossici.

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La base per i fuochi pirotecnici è infatti la polvere pirica o polvere nera, un miscuglio di zolfo, nitrato di potassio e carbone vegetale; ma per “l’arte del fuoco” si usano anche combustibili, comburenti e coloranti a base di alluminio, magnesio, manganese e poi nitrati, clorati e picrati.

Per colorare le fiamme si ricorre invece a rame, mercurio, solfati, canfora e gesso; un miscuglio di sostanze chimiche che avvolte in carta, cotone, spago e pece producono un effetto davvero suggestivo accompagnato da abbondanti fumi che in questo periodo a causa dell’inversione termica, fenomeno presente quando le temperature sono basse e il cielo sereno, stazionano in prossimità del suolo.

D’altra parte un Capodanno senza botti che Capodanno sarebbe?
Se qualcuno poi ci lascia un paio di dita, pazienza, è nelle statistiche; quanto ai fumi un paio di giornate a targhe alterne faranno scendere il livello delle polveri sottili a valori sopportabili.

Peccato però che l’uso di fuochi e mortaretti sia spesso accompagnato da comportamenti demenziali e quanto accaduto nel Parco dell’Inviolatella, all’inizio della Cassia, ne è una dimostrazione: certo, si tratta di un piccolo episodio senza gravi conseguenze ma che induce a riflettere sull’utilità dei botti.

Qualche imbecille (come definirlo altrimenti?) sui maltrattati prati del parco dopo aver gozzovigliato a base di vermentino si è divertito con fuochi, candele luminose, batterie di razzi e raudi lasciando poi i resti di quella improvvisata sparatoria sul terreno, quasi fosse un campo di battaglia.
Evidentemente non soddisfatti dai cento razzi del “pin-up” ci si è accaniti contro un bidone della spazzatura che, usato come il contenitore di una bomba, si è lacerato spruzzando rifiuti in tutte le direzioni: fazzoletti, pannolini, bustine ricolme di escrementi di cane, bottigliette e lattine.

Uno spettacolo miserando che ha provocato il disgusto di tutti i frequentatori.
Ma oltre alla violenza fatta all’ambiente la perdita grave è quella del bidone nero della spazzatura sventrato dall’onda d’urto. Ora il contenitore lacerato se ne sta là sul prato disperdendo dalle viscere la “mondezza” di qualche settimana: e pensare che per averne tre ci sono voluti più di dodici mesi.
Ce ne vorranno altrettanti per ottenere la sostituzione di quello sventrato e per ripulire l’area?

Francesco Gargaglia

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