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La pista non ciclabile di Tor di Quinto

Galvanica Bruni

Lo stato di degrado della pista ciclabile di Roma-Nord, nel tratto che costeggia il campo nomadi di Via del Baiardo, ha raggiunto livelli di gravità inaudita. La situazione del campo, destinato ad essere smantellato, è ben nota ma quello che lo circonda è un vero e proprio girone dantesco, una delle tante vergogne della capitale, ad appena cinquecento metri da Ponte Milvio e poco distante da caserme ed esclusivi circoli sportivi.

A risentire di questa inaccettabile situazione sono soprattutto il Tevere, usato come una discarica, e la pista ciclabile che da Ponte Milvio costeggia Viale Tor di Quinto, passando poi al di sotto del “ponte dell’Olimpica”.
E’ in questo tratto, che costeggia le baracche dei nomadi, che il degrado è maggiore vuoi per l’assenza di manutenzione e vuoi perché questa è “terra di nessuno”.

Lungo una stretta strada asfalta che sale sulla ciclabile per poi ridiscendere dopo l’argine, le auto e i numerosi furgoni sfrecciano a velocità sostenuta zigzagando tra gli enormi crateri presenti sull’asfalto; i margini della strada sono deteriorati e invasi da rifiuti ed erbacce mentre un puzzo acre e nauseabondo staziona nell’intera area.
Nonostante la presenza di numerosi bagni chimici sembra che l’abitudine corrente sia quella di lasciare i propri bisogni sull’asfalto della pista così che chi la percorre in bicicletta è costretto ad una specie di slalom tra cumuli di feci.

L’asfalto in molti punti è rovinato e spaccato e corre attraverso un paesaggio fatto di sporcizia, rifiuti, alti canneti e fumi puzzolenti provenienti dalle baracche dove ovviamente per riscaldarsi si usa di tutto.

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Quella di bruciare i rifiuti sembra essere una consuetudine specie al di sotto del ponte; numerosi i resti dei roghi mentre tutte le colonne in cemento, perse le lastre di travertino, sono annerite ed affumicate.
E’ strano che le fiamme non abbiano ancora danneggiato i cavi dell’alta tensione che passano all’interno del condotto posto al di sotto del piano stradale; anche l’involucro della line elettrica e i cartelli dell’ACEA sono anneriti. Così come anneriti sono i grandi cassonetti metallici usati come bracieri.

La base del ponte che scavalca il Tevere (stiamo parlando di uno dei ponti più transitati di Roma dove ogni giorno passano decine di migliaia di auto) è uno dei punti più sporchi.

Anche qui le lastre di travertino hanno ceduto mettendo il luce il nudo cemento mentre ogni angolo è invaso di detriti e rifiuti; sporche le scale che consentono di raggiungere le fermate degli autobus, anche queste ingombre di feci umane.

Abbiamo provato ad immedesimarci in un qualsiasi ciclista, magari un padre che decide di portare i propri figli, la domenica, sulla ciclabile; dalla bella piazza di Ponte Milvio imbocca la pista e dopo la sconcertante visione delle sponde fangose e sporche del Tevere si ritrova in pochi minuti nei pressi di Via del Baiardo.
Affronta la discesa schivando cumuli di rifiuti organici e in affanno tenta la salita mentre uno sgangherato furgone cerca di travolgerlo.
Asfissiato dai fumi pestilenziali si ostina a procedere schivando questa volta fessure e buchi che sembrano inghiottitoi carsici.

Una passeggiata in bicicletta a metà strada tra “Fuga da New York” e una prova di sopravvivenza: quanto basta per battere in ritirata.

Francesco Gargaglia

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3 COMMENTI

  1. Mi associo al giudizio negativo di questa tratta degradante e aggiungo l’atteggiamento ostile di alcuni rom quando si transita sotto il cavalcavia. Sono stato oggetto di sputi dai piccoli rom che stazionano sulla pista, non gli ho dato conto ma mi immedesimo in chi potrebbe spaventarsi e cadere procurandosi danni.

  2. Percorro ogni weekend la ciclabile, e posso dire che situazione e’ mutata all’improvviso, recentemente. Fino a poco tempo fa non si era mai visto niente del genere. Hanno cominciato a insozzare defecando di proposito sulla pista. Forse e’ una reazione allo pseudosgombero annunciato e mai realizzato, peraltro.

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