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Le incompiute della Cassia

Galvanica Bruni

Ormai nessuno ci fa più caso. Ci passiamo davanti in continuazione, in autobus, a piedi o con l’autovettura, e neppure ce ne accorgiamo. Fanno parte del paesaggio, come gli edifici, i lampioni e gli alberi, e se qualcuno decidesse di intervenire a colpi di dinamite, il giorno dopo, neanche ce ne accorgeremmo. Sono le tante “incompiute” che punteggiano Roma e la sua periferia.

Edifici la cui costruzione è arrivata a buon punto e che poi vengono abbandonati con tutto l’armamentario edilizio: ponteggi, materiali, macchine e ghiaia.

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Difficile capire quale la ragione dell’abbandono, quasi sempre un abuso edilizio, fatto stà che rimangono in quello stato per anni, a volte decenni, contribuendo allo stato di abbandono e degrado che caratterizza molti angoli della Capitale.

Roma Nord non fa eccezione: sulla Via Cassia, tra San Godenzo e l’Ospedale San Pietro, da alcuni anni un bel edificio, quasi ultimato, è in stato di abbandono. Fermi i lavori, non c’è traccia di presenza umana. E’ come se una bomba al neutrone avesse investito il cantiere.

L’edificio è ancora circondato da ponteggi mentre nella parte bassa, dove dovevano sorgere le autorimesse, sono rimasti piccoli cumuli di sabbia insieme ai rifiuti che, inevitabilmente, si vanno formando. Il cartello con l’indicazione dei lavori e relativa autorizzazione è oramai illeggibile e in alcuni punti sforacchiato.

Il palazzo, mai nato, è circondato da una vecchia e rugginosa lamiera che delimita il cantiere e che oggi serve prevalentemente per ospitare manifesti politici o pubblicitari.
Mansione che assolve con scrupolosa “par condicio” perché tutte le parti politiche sono rappresentate con qualche incursione, come quella del I Municipio, proveniente dall’esterno.

Non manca neppure, nel cantiere, una altissima gru il cui braccio stranamente è orientato sopra la Via Cassia; qualcuno afferma che nelle giornate ventose il lungo braccio ruota come una banderuola ma a noi, in una mattinata di cielo sereno, l’intera struttura è sembrata salda e ben ferma.

A poche centinaia di metri dalla Via Cassia altre due “incompiute”: la prima in Via dei Due Ponti. Si tratta di una piccola palazzina annerita ricoperta da ponteggi arrugginiti. Sembra essere ferma da decenni.

L’altra è il vecchio distributore sulla Via Cassia Nuova dove i lavori di riqualificazione sono stati fermati e tutta la struttura è circondata da una brutta recinzione di lamiera ondulata.

Forse per rendere meno sgradevole la vista qualcuno ha coperto le lamiere con un telo verde che il solito demente ha già imbrattato con i soliti incomprensibili geroglifici.

A metà strada tra il “fermo” e l’abbandono , un grande edificio nei pressi del GRA, un ex-pensionato per il personale delle ferrovie. Anche questo è vuoto e deserto mentre le strutture esterne cedono sotto i colpi del tempo.
Pare che l’edificio, pericolante, non sia più di proprietà delle FF.SS. ed è in programma l’abbattimento.

L’unico cosa certa è che questi luoghi, un po’ tristi, diventano inevitabilmente un ricettacolo di rifiuti: ma anche questi fanno parte del paesaggio.

Francesco Gargaglia

© riproduzione riservata – proprietà EdiWebRoma

 

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3 COMMENTI

  1. Le incompiute descritte con la solita lirica accattivante dell’ottimo Gargaglia sono il risultato di un mix esplosivo tra abusivismo alla luce di un sole talmente forte da accecare i controllori ed una lentezza della giustizia che ha dello scandaloso. Le prime due aree ma potremmo continuare con la palazzina a via due ponti ovvero l’edificio in via veientana sono al centro di diatribe giudiziarie che tra sequestri e ricorsi al TAR vanno avanti per lustri in attesa del prossimo CONDONO che renderà legale l’illegale.

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