Home ATTUALITÀ Formello – Inaugurato il primo quartiere in Italia dedicato all’antimafia

Formello – Inaugurato il primo quartiere in Italia dedicato all’antimafia

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Una villa di 29 stanze situata ai margini del territorio romano, scelta appositamente proprio perché lontana dagli occhi di quanti, in terre flagellate dalla criminalità, sono abituati alla presenza e alla convivenza col fenomeno malavitoso. Questa dimora appartenente alla ‘Ndrangheta non si trova in una campagna del sud Italia, né immersa nei boschi dell’Aspromonte, ma in zona Albereto a Formello, comune dell’area metropolitana romana, che da oggi ospita il primo quartiere italiano dedicato all’antimafia.

“Il fatto che in questo territorio un’immobile sia risultato di proprietà della ‘Ndrangheta ha ricordato a istituzioni e opinione pubblica che la criminalità organizzata non risparmia nessuna area geografica. Esistono infatti territori più fertili per le mafie.
E questi territori sono quelli dell’anonimato, dell’indifferenza. Territori deboli, che non riescono a opporsi all’infiltrazione malavitosa. Rivolgendomi all’associazione Libera di don Ciotti ho scoperto una cosa molto importante. Non è nel grado di militarizzazione del territorio che si misura il grado di resistenza all’infiltrazione mafiosa. Ma in un valore da diffondere tra la gente e tra i giovani. Questo valore è la cultura della legalità”.

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Con queste parole l’Assessore all’Urbanistica del Comune di Formello, Sergio Celestino, ha introdotto la cerimonia “Formello è casa nostra”, durante la quale venerdì 23 settembre è stato inaugurato il primo quartiere in Italia interamente dedicato alle vittime delle mafie.

Presenti, oltre all’assessore Celestino, il sindaco di Formello Giacomo Sandri, il Vescovo di Civita Castellana Romano Rossi, don Luigi Ciotti, da sempre in prima fila nella lotta alle mafie, e oltre cinquecento alunni delle scuole dell’Istituto Comprensivo di Formello.

La cerimonia ha avuto inizio quando un piccolo alunno ha scoperto tra gli applausi dei presenti la targa intitolata a Giovanni Falcone piazzata proprio all’ingresso del nuovo quartiere all’Albereto. Da lì è cominciata una sorta di processione verso piazza Carlo Alberto dalla Chiesa dove si è svolto l’intervento delle autorità.

Lungo il cammino si incrociavano le vie dedicate a Placido Rizzotto, Giuseppe Diana, Pio La Torre. Nomi che probabilmente ai piccolissimi presenti in gran numero non hanno detto molto, ma che da oggi, piazzati in questo groviglio di strade, serviranno a mantere vivo anche in loro il ricordo delle loro azioni.

E’ il sindaco Giacomo Sandri a spiegare a VignaClaraBlog.it le fasi di questa iniziativa.

“Tutto è cominciato due anni fa, con la consultazione dell’intera popolazione sull’intitolazione delle vie di un nuovo quartiere. Sia tramite social network come Facebook che tramite fax, mail e lettere consegnate a mano i cittadini hanno espresso il loro parere. Da questa consultazione è emersa la volontà di intitolare le vie alle vittime della mafie.
Il Comune ha inoltre iniziato una collaborazione con Libera, l’associazione fondata da don Luigi Ciotti contro tutte le mafie, per avviare una campagna di sensibilizzazione sulla lotta civile alla criminalità organizzata di stampo mafioso.”

Il progetto, denominato “la scuola adotta una vittima di mafia”, prevede il coinvolgimento delle scuole del territorio, e sarà mirato all’adozione simbolica di vittime delle mafie, con l’intento di far comprendere ai più giovani la vita, il pensiero e le idee di quanti hanno combattuto la violenza mafiosa.

Ricordiamo che lo stesso Comune di Formello non è estraneo al fenomeno. Già nel ’94 era infatti domicilio protetto di un pentito di mafia, Salvatore Contorno. Si tentò di farlo saltare in aria, con un agguato tra Via di Santa Cornelia e Via Formellese. Contorno si salvò, ma questo fatto serve a ricordare che nonostante siano passati diciassette anni ancora qui, in questa estrema periferia romana, la presenza mafiosa non è venuta meno: ieri un pentito sfuggito a un agguato mafioso, oggi un immobile di proprietà della ‘Ndrangheta.

Dunque, da allora non molto è cambiato. Per questo quello di oggi è un avvenimento di grande importanza. Tutti l’hanno capito quando a prendere la parola è stato don Luigi Ciotti. Da anni promotore di iniziative e incontri, volto noto al grande pubblico anche per le numerose apparizioni televisive, don Ciotti ha tenuto soprattutto a sottolineare l’umanità di quelli che per il loro impegno non meritano l’appellativo di eroi.

“I familiari delle vittime rifiutano, negano che i loro morti siano eroi. Perché gli eroi diventano col tempo lontani, irraggiungibili. Non sono eroi, sono Giusti. Gente che stava e sta dalla parte di chi cerca la verità e la giustizia. Sono Giusti morti per la democrazia. Ma la democrazia è anche ricordo. Io ricordo due madri, a Palermo, il 23 maggio di qualche anno fa. Madri disperate perché a ogni commemorazione si sente dire sempre ‘ricordiamo Falcone e i ragazzi della scorta’.
Quelle madri piangevano perché i loro figli non sono i ‘ragazzi della scorta’, hanno un nome e un cognome, e il primo diritto di una persona è essere chiamata per nome. Per cui noi oggi ricordiamo anche Vito Schifani, Rocco Dicillo, Emanuela Loi. Giusti, non eroi”.

Caduti i cui nomi oggi, in questa periferia romana, intitoleranno le vie di un quartiere a loro dedicato.
Un quartiere in cui le vie si chiamano Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Giuseppe Impastato, Giuseppe Diana, Placido Rizzotto, Pio La Torre, Carlo Alberto dalla Chiesa.
Nomi di un passato più o meno recente che riportano alla memoria il sacrificio di chi le mafie le ha combattute in prima persona e con la vita ha pagato la ribellione all’omertà e la propria fedeltà alla Costituzione italiana.

Perché, per usare le parole di don Luigi Ciotti, il primo testo antimafia è la nostra Costituzione. Giurando su questa si giura anche di combattere le mafie. Per questo, quando è stata scoperta la prima via, quella intitolata a Giovanni Falcone, tra i presenti era più viva che mai la sensazione che si stesse riprendendo, dopo quasi vent’anni, un discorso mai interrotto.

Nonostante le stragi, le bombe, i morti che d’ora in poi questo quartiere all’Albereto ricorderà. E lo ricorderà a chi magari in quegli anni non era neanche nato.

Adriano Bonanni

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2 COMMENTI

  1. anche questa e lotta control la mafia..ma dovrebbero essere iniziative non fini a se stesse ma che ogno citta’ d’italia dovrebbe adottare.

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