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Via Volusia, nessun lieto fine per i residenti

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Lo scorso giugno la galleria Cassia è stata aperta al traffico (leggi qui), ma i residenti degli edifici danneggiati di via Volusia che fine hanno fatto? VignaClaraBlog.it ha parlato con alcuni di loro e ha potuto constatare che la risposta a questa domanda è tristemente semplice. Non sono più tornati nelle loro abitazioni.

C’è chi ha trascorso una vita in quelle case e, all’improvviso, si è visto costretto ad abbandonarle, forse per sempre. La speranza di farvi ritorno c’è, ma più il tempo passa e più tutto sembra così difficile. Impossibile.
Da un anno a questa parte per loro la situazione non è cambiata. Non c’è stato alcun miglioramento. Sono stati abbandonati da tutti: Anas, Comune di Roma, ditte appaltatrici. Le cause vanno avanti, ma, come purtroppo sappiamo, lunghi sono i tempi della giustizia.

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Così se dallo scorso 30 giugno, dopo il dissequestro dei cantieri, il tratto della carreggiata interna del Grande Raccordo Anulare di Roma che passa attraverso la nuova galleria Cassia è stato aperto al traffico, per gli abitanti di via Volusia nulla è cambiato.

Abitazioni inagibili

Ricordiamo che diverse abitazioni di via Volusia sono state dichiarate inagibili nel maggio del 2010 in quanto danneggiate da fenomeni di slittamento del terreno dovuti ai lavori di realizzazione della galleria Cassia.

Così le famiglie che vi risiedevano sono state costrette ad abbandonarle. E’ poi arrivata una determinazione dirigenziale del Comune di Roma con la quale è stato comunicato ai privati di provvedere alla messa in sicurezza degli edifici ( leggi qui).
Con tale provvedimento l’Amministrazione ha detto ai cittadini che era compito loro provvedere ad “eliminare ogni pericolo per l’incolumità delle persone attraverso adeguati interventi sul piano di fondazioni, sulle strutture portanti e sul terreno di fondazione”.

Come è facile immaginare, per fare questo l’esborso economico sarebbe stato enorme e, tra l’altro, un intervento privato sarebbe risultato insufficiente. I cittadini, quindi, si sono subito opposti sostenendo che a provocare i danni alle abitazioni sono stati i lavori avviati sul GRA e che quindi spettava all’Anas o al Comune intervenire.

Nel frattempo l’indagine della magistratura, avviata in seguito ai numerosi esposti presentati dai residenti, ha portato al sequestro dei cantieri Anas (leggi qui), disposto su richiesta del Pubblico Ministero Bice Barborini, secondo cui il proseguimento dei lavori avrebbe potuto causare ulteriori danni alle abitazioni e determinare crolli e danni alle persone.

Una volta bloccata la galleria, che stava per essere inaugurata, è arrivata anche l’ipotesi di reato di disastro colposo a carico di dieci persone (clicca qui).

Il ricorso al TAR

Le famiglie residenti in via Volusia, le cui abitazioni sono state dichiarate inagibili e a cui era stato chiesto di provvedere alla loro messa in sicurezza, hanno fatto ricorso al TAR del Lazio, che lo scorso gennaio ha accolto tre ricorsi su quattro e condannato il Comune al pagamento delle spese processuali (leggi qui).

A questo punto è iniziata una sorta di battaglia tra cittadini e Comune. E se i residenti dell’edificio maggiormente danneggiato non sono stati costretti a provvedere alle spese di messa in sicurezza della propria abitazione, così non è stato per gli altri.

E’ seguito un ricorso al Consiglio di Stato, il quale ha stabilito che a dover effettuare la messa in sicurezza delle abitazioni deve essere il Comune che, in un secondo momento, potrà rivalersi sui cittadini. In poche parole, il tutto ha cominciato a prendere le sembianze di un lungo “scaricabarile”, con ognuno che riversa sull’altro le responsabilità. L’Anas sulle ditte appaltatrici, queste sulle ditte subappaltatrici e queste ultime sulle assicurazioni. Il risultato? I tempi si allungano e le spese aumentano.

E oggi?

Proprio così. I tempi si allungano, le spese aumentano e nuove piccole scosse interessano la collina e le case che sorgono su di essa.

Come ci è stato raccontato da alcuni residenti di via Volusia, secondo le misurazioni effettuate le case si muovono ancora. Si verificano ancora piccoli assestamenti. E quel che appare ben chiaro è che fino a quando non verranno fatti lavori strutturali importanti la collina continuerà a muoversi.

C’è chi nutre ancora la speranza, seppur flebile, di fare rientro nella propria abitazione; ma c’è anche chi, invece, questa speranza l’ha persa ed è rimasto ad augurarsi che almeno venga messa in sicurezza la collina. Uno dei residenti di via Volusia ci ha detto: “In questo rimbalzo di colpe non vorrei che ci rimettesse qualcuno, perché le case si muovono ancora”.

E spunta la parola “negligenza”. Sul banco degli imputati l’Anas. Se fossero stati effettuati i sondaggi opportuni prima di mettere mano ai lavori e non fossero stati fatti errori nella realizzazione, come rilevato a suo tempo dal consulente tecnico di ufficio (leggi qui) probabilmente la collina avrebbe retto e le abitazioni non avrebbero subito alcun danneggiamento.

Ma, purtroppo, con i “se” non si va avanti, bisogna guardare al presente e ad oggi la situazione è ferma. I cittadini si sono affidati alle vie legali e la giustizia fa il suo corso, ma i tempi sono lunghi e i residenti delle abitazioni danneggiate di via Volusia non sanno cos’altro poter fare. E c’è chi dice: “Finiremo per appellarci al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano”.

Stefania Giudice

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1 commento

  1. Tutti i lavori della terza corsia del GRA sono stati fatti male, il fondo stradale è pieno di avvallamenti che rendono pericolosa la guida al massimo dei limiti di velocità, ho una macchina abbastanza stabile eppure quando percorro quel trattto sento che il fondo stradale rende pericolosa la guida. Mi chiedo come è stato possibile che abbiano avuto il nulla osta di collaudo delll’opera e come mai nessun organo di informazione abbia trattato l’argomento.
    Immagino come abbiano ottenuto i pareri favorevoli di apertura al traffico. ”A pensare male si fa peccato ma a volte si indovina (G.Andreotti) ”

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