Home AMBIENTE Multe e arresto per chi minaccia l’ambiente

Multe e arresto per chi minaccia l’ambiente

Galvanica Bruni

Un motivo in più per riaprire al pubblico l’Insugherata. Sulla Gazzetta Ufficiale n. 177 del 1 Agosto è stato pubblicato il Decreto Legislativo n. 121 del 7 Luglio 2011 che da attuazione a due norme contenute in altrettante direttive europee relative alla tutela penale dell’ambiente. Si tratta di un provvedimento passato inosservato ma che introduce invece nuovi ed importanti elementi nel contrasto all’inquinamento ambientale e nella tutela della fauna e flora.

Il Decreto prevede infatti una importante modifica al Codice Penale con l’inserimento di due nuovi articoli, il 727-bis (uccisione, distruzione, cattura, prelievo, detenzione di esemplari di specie animali o vegetali selvatiche protette) e il 733-bis (distruzione o deterioramento di habitat all’interno di un sito protetto).

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Nel primo caso è previsto l’arresto da uno a sei mesi con una ammenda fino a 4.000 euro; nel secondo, l’arresto viene esteso a diciotto mesi con un ammenda non inferiore a 3.000 euro.

Fino ad oggi chi raccoglieva piante o catturava e deteneva specie animali protette se la cavava con una semplice multa; oggi con i due articoli del c.p. qualunque cittadino può presentare un esposto o una denuncia all’ Autorità Giudiziaria che ha l’obbligo dell’azione penale.
Basta pensare ai commercianti che nel corso di mercati o fiere tengono rinchiusi in gabbia uccelli che la Comunità Europea considera specie da tutelare e lo fanno con la certezza dell’impunità: in futuro non sarà più così.

In un precedente articolo apparso su vignaclarablog.it il 1 agosto 2011 (“Quante sorprese da un piano di assetto”) ci chiedevamo cosa sarebbe successo nel caso ci fosse stata una inadempienza da parte di chi ha il dovere di vigilare sull’ambiente: oggi lo sappiamo perché il D.L. 121 chiama gli enti a rispondere in caso di violazione alle suddette norme elevando l’ammenda fino a 250 quote (in alcuni casi è prevista anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici!).

Il linguaggio eccessivamente burocratico di queste norme che fanno di continuo riferimento a leggi emanate nel passato non deve però scoraggiare i non addetti ai lavori; oggi esiste un formidabile aiuto che è la rete.

E’ sufficiente “navigare” pochi minuti per scoprire una quantità di direttive a carattere europeo che impongono agli stati membri l’adozione di stringenti misure con lo scopo di proteggere l’ambiente o specifici habitat. Molte di queste sono inserite in uno progetto denominato “Natura 2000” con la quale la CE ha inteso creare una rete di aree di particolare importanza (come le zone umide) da sottoporre a tutela integrale.

A vedere quello che succede nel nostro paese, in particolare con la gestione dei rifiuti e delle acque reflue, si può tranquillamente affermare che siamo, per molti aspetti, dei “fuorilegge”.

La pignoleria con la quale sono state elaborate le norme a tutela della biodiversità (le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2010 anno internazionale della biodiversità) non ha mai spaventato, nel passato, i manigoldi che si affidavano alla carenza dei controlli e a pene del tutto simboliche.

Nel futuro potrebbe non essere più così: anche se il Decreto Legislativo 121 nasce per prevenire e reprime eventi di una certa portata (come l’inquinamento prodotto dalle navi cisterna) niente impedisce ad un qualsiasi cittadino di richiedere l’intervento della “legge” per sanzionare violazioni minori (come l’uccisione di un animale o la raccolta di piante protette) all’interno di parchi o riserve naturali.

E’ il caso della Riserva dell’Insugherata al cui interno vi sono numerose specie (dai rapaci agli uccelli notturni, dai serpenti agli anuri) e piante (pungitopo, agrifoglio, orchidee, primule) che la CE considera di interesse comunitario (è sufficiente leggere l’allegato II alla Direttiva 43 del 1992) e alla sua piccola zona umida dove svernano germani e gallinelle d’acqua e si riproducono numerosi rettili e anfibi.

Il Decreto 121 è una ragione di più per chiedere la riapertura dell’Insugherata perché è proprio all’interno delle zone chiuse e interdette alla pubblica fruizione che si commettono con maggior frequenza violazioni di natura ambientale…. e non solo (leggi qui)!

Francesco Gargaglia

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2 COMMENTI

  1. Le solite disastrose “grida Manzoniane” che non avranno altro effetto che mettere in un mare di guai chi pesca due girini (di rana) per far vedere al figlio la metamorfosi.
    Chi poi osa prelevare una delle 10mila piantine di pungitopo verrà perequato ai piromani che mandano in fumo ettari di bosco. Naturalmente, intanto, i corsi d’acqua continueranno ad essere fogne a cielo aperto come lo sono il fiumetto che fa le cascate di veio o quello che scorre lungo via dei due ponti. Quando ero piccolo (45 anni fà) quei corsi pullulavano di girini, rane e piccoli pesci. Non sono stati certo i nostri retini a sterminare tutte questi animali, li ha uccisi l’avvelenamento delle acque ad opera di palazzinari senza scrupolo (e senza fogne).
    L’Europa pensasse alle cose serie invece di perseguitare qualche naturalista che cattura due girini o trapianta qualche bulbo di ciclamini. Sono cose che si sono sempre fatte snza che le specie si siano estinte.
    Saluti
    Francesco

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