In scena fino al 17 luglio al Silvano Toti Globe Theatre, la splendida struttura elisabettiana costruita nel 2003 all’interno di Villa Borghese, La Tempesta è un grande classico shakespeariano portato in scena grazie all’accurata traduzione di Agostino Lombardo, alla sapiente regia di Daniele Salvo e ad un cast di attori strepitosi, tra i quali spicca il protagonista Giorgio Albertazzi nella parte di Prospero, un nobile spodestato che, esiliato da anni in un’ isola insieme alla figlia Miranda (Roberta Caronia), è un mago che manipola la realtà a suo piacimento avvalendosi dei servigi dello spirito Ariel (Melania Giglio) e del mostruoso Caliban (Gianluigi Fogacci).
La Tempesta è tradizionalmente considerata la penultima opera scritta da William Shakespeare e dovrebbe essere quella che segnò l’addio alle scene, come attore, del drammaturgo di Stratford-upon-Avon.
Rappresentato per la prima volta verso la fine del 1611 al Whitehall Palace di Londra e, con ogni probabilità, messo in scena successivamente anche al Globe Theatre e al Blackfriars Theatre, questo spettacolo appartiene alla fase conclusiva della produzione shakespeariana, quella dei romances o ultimi drammi, inaugurata nel 1608 con Pericle.
Si tratta di opere nelle quali il drammaturgo inglese rielabora tematiche trattate in precedenza utilizzando un impianto fiabesco e un’ambientazione fantastica dove la magia ricopre un ruolo preponderante.
Dopo il successo della scorsa stagione, nella quale questa importante produzione fu replicata nove volte essendo vista da quasi novemila spettatori, La Tempesta torna al Globe Theatre di Villa Borghese anche quest’anno, essendo il primo spettacolo in un cartellone assai interessante che comprende anche Pene d’Amore Perdute (dal 21 al 31 luglio), Sogno di una Notte di Mezza Estate (dal 3 al 13 agosto), La Dodicesima Notte (dal 18 al 28 agosto) e Riccardo III (dal 2 al 18 settembre).
L’impianto narrativo de La Tempesta è incentrato sul personaggio di Prospero (interpretato dal grande Giorgio Albertazzi), il legittimo Duca di Milano che, spodestato dal fratello Antonio (il bravissimo Carlo Valli) in combutta con il Re di Napoli Alonso (l’eccellente Massimo Cimaglia), è confinato da anni, insieme alla figlia Miranda (la bellissima ed intensa Roberta Caronia), in un’isola del Mediterraneo.
Prospero, grazie alla sua grande conoscenza e alla sua prodigiosa biblioteca, è un demiurgo capace di manipolare la realtà con le sue arti magiche, è un mago che, per tessere le proprie trame e perseguire le sue finalità, si avvale della collaborazione (tutt’altro che volontaria) dello spirito Ariel (Melania Giglio, un autentico portento!) e del mostruoso Caliban (il puntualissimo Gianluigi Fogacci), il figlio della strega Sycorax e l’unico essere mortale che si trovava sull’isola prima dell’arrivo di Prospero e Miranda.
Il mago, sapendo che nei pressi dell’isola sarebbe passata la nave con a bordo il fratello usurpatore, il Re di Napoli e la sua corte, scatena una tempesta che causa il naufragio della nave stessa.
Con i suoi incantesimi, Prospero separa i superstiti, per far loro credere che gli altri siano morti. Tra questi, c’è Ferdinando (Tommaso Cardarelli), il giovane figlio di Alonso, che presto si innamora di Miranda (le loro reciproche dichiarazioni d’amore sono meravigliose e commoventi), e ci sono anche Stefano e Trinculo (i divertentissimi Marco Bonadei e Marco Simeoli), due ubriaconi della ciurma ai quali Caliban suggerisce di uccidere Prospero per poterne prendere il posto.
I superstiti, ignari della sorte degli altri, vagano per l’isola storditi e confusi, sono messi alla prova, si smarriscono, conoscono la follia. Da divergente, mano a mano che le trame di Prospero si sviluppano, la struttura della narrazione si fa convergente e tutti i protagonisti si ritrovano nell’ antro del demiurgo per l’epilogo, che contempla l’intensissimo monologo finale interpretato da Albertazzi (“noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni“).
Parlando delle tematiche che vengono sviluppate in questo testo shakespeariano, ne La Tempesta viene esaltata ripetutamente la virtù della temperanza: più volte Prospero esorta Miranda e Ferdinando ad essere temperanti e a non concedersi alla lussuria (“se tu rompi il suo nodo virginale prima che tutte le rituali cerimonie possano essere celebrate con rito pieno e sacro..amaro sdegno e discordia devasteranno l’unione del tuo letto“). Inoltre, in quest’opera sono molteplici i riferimenti al teatro: il naufragio è stato uno spettacolo eseguito da Ariel, Antonio e Sebastiano sono personaggi in una compagnia per recitare, le palpebre di Miranda sono sipari ornati.
Anche il tema dell’usurpazione di un regno è assai presente: Antonio usurpò il trono di Prospero, Caliban accusa Prospero di averlo usurpato con il suo arrivo nell’isola, Sebastiano progetta di deporre ed uccidere suo fratello, il Re di Napoli; Stefano, incitato da Caliban, ha in animo di assassinare Prospero per diventare, a sua volta, re dell’isola.
Shakespeare, soprattutto attraverso il personaggio di Caliban, ci propone una riflessione sulla moralità del colonialismo ed è interessato alle caratteristiche che deve avere una monarchia virtuosa. Infine, come dicevamo prima, è centrale ed assolutamente prevalente il tema della magia: esiste una magia buona, quella di Prospero, ed una magia cattiva, quella simboleggiata dalla strega Sycorax.
In quasi tre ore (con intervallo) di rappresentazione, il testo shakespeariano dimostra di essere ancora capace di regalare materiale di riflessione, emozioni ed incanto, anche grazie al grande lavoro del cast tecnico: bellissime le scene di Alessandro Chiti, appropriati i costumi di Gianluca Sbicca, suggestive le musiche originali di Marco Podda, perfetti il disegno luci (Umile Vainieri) e il disegno audio (Franco Patimo). Un encomio meritano, senza ombra di dubbio, anche i movimenti, ora vigorosi ora flessuosi, dei sei spiriti (Eugenio Dura, Vasco Giovanelli, Mirco Boscolo, Roberto Colombo, Valeria Brambilla e Freddy Regazzo), che parecchia suggestione aggiungono allo spettacolo, che consigliamo caldamente di non perdere.
Giovanni Berti
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