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Una montagna di tronchi e rifiuti sul Tevere da un anno sotto Ponte Duca D’Aosta

Duca Gioielli

E’ del 4 aprile la notizia della costituzione di un drappello di 40 “Tevere Rangers” che vigileranno sullo stato di salute del fiume; ai romani, da sempre preoccupati dello stato di salute del povero Tevere, è sembrata una buona iniziativa. Come nei cartoni animati di Yoghi e Bubu ci saranno quaranta “ranger Smith” che, in canoa o bicicletta, segnaleranno insediamenti abusivi, situazioni di degrado e discariche abusive.

Istituiti dalla Regione Lazio (leggi qui), i volontari avranno però un bel da fare, a cominciare da quello che si verifica da almeno un anno e mezzo sotto Ponte Duca d’Aosta dove i detriti portati dalle piene si sono accatastati contro il galleggiante al quale attraccavano i battelli del servizio fluviale.

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Una montagna di tronchi, canne e rifiuti sospinti dalla corrente stazionano ormai stabilmente contro il galleggiante danneggiato e ovviamente inutilizzabile; tutto è cominciato con la piena del novembre 2009.

Il servizio di navigazione in quel tratto fu sospeso complice anche il divieto di passaggio sotto il nuovo Ponte della Musica che sarà inaugurato il prossimo 21 maggio (leggi qui).

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Da allora la situazione (e le foto lo dimostrano) non è cambiata: una catasta enorme di legname frammista a rifiuti di ogni genere, compreso qualche vecchio elettrodomestico, è entrata a far parte del paesaggio fluviale.

Il galleggiante che era l’approdo dal quale partivano i battelli diretti all’Isola Tiberina è stato gravemente danneggiato e ora se ne sta inclinato su di un lato tra lamiere contorte e arrugginite.
Eppure si trattava di una realizzazione nuova di zecca nata con il servizio fluviale e sicuramente pagata con il denaro dei contribuenti.

Anche se non è possibile opporsi alla furia distruttrice di una piena forse qualcosa poteva essere fatta; quantomeno rimuovere, una volta passata la furia delle acque, la gran massa di detriti che a causa del cosiddetto “effetto tappo” ha scardinato il galleggiante rendendolo oggi del tutto inutilizzabile.

E che dire poi di quel tremendo effetto scenico che si può osservare dal ponte e dalle sue sponde: sembra di essere sul set del film “Day after”

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Anche se i romani sono del tutto avvezzi a scene del genere quello che si vede sotto Ponte Duca d’Aosta ha qualcosa di tragico: quella gran massa di detriti che se ne sta li da diciotto mesi ci fa alquanto dubitare sulle buone intenzioni e sui tanti progetti di “restituire il fiume ai Romani”.

Il “biondo Tevere” di ventennale memoria con i suoi bagni dal “Ciriola” è solo un lontano ricordo: ai “moschettieri del Duce” che si addestravano sui marmi del Foro Mussolini sono subentrati i “Tevere Rangers” con un compito assai più ingrato.

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E come rimanere indifferenti davanti allo stato di degrado e abbandono del ponte: sporco, danneggiato e imbrattato dalle solite scritte di dolore che qualche smidollato, piantato dalla propria ragazza, affida alle lastre di travertino.

A Roma ci sono migliaia di telecamere che vigilano su strade, piazze e cavalcavia: è mai possibile che proprio su questo storico e bellissimo ponte lasciato alla mercè di qualche imbecille non ci sia un efficace sistema di sorveglianza?

Francesco Gargaglia

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1 commento

  1. Innanzitutto, complimenti a Francesco Gargaglia, che con i suoi articoli riesce sempre a cogliere aspetti molti importanti della nostra città e del XX municipio.
    Condivido la preoccupazione per il degrado che regna sotto il ponte Duca d’Aosta. Fra i due aspetti, scritte e detriti, mi preoccupano maggiormente i secondi, che in caso di nuove piene del Tevere contribuiranno a rallentare il deflusso delle acque verso il mare.
    L’unica cosa su cui non concordo con Gargaglia è la non possibilità di “opporsi alla furia distruttrice di una piena”.
    Il modo migliore per non subire effetti negativi dalle piene del Tevere (e non renderle, quindi, distruttive), è quello di tenere conto che queste sono un fatto naturale e periodico e che, quindi, è necessario prenderle in considerazione quando si progettano e realizzano gli ancoraggi dei barconi, degli approdi, ecc. , così come è opportuno non costruire strutture nelle zone di esondazione e necessario tenere puliti gli argini, le banchine, e non solo, prima e dopo ogni piena.

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