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Prima Porta – Alla scoperta della Villa di Livia

Galvanica Bruni

Gli itinerari di VCB – Capita a volte di avere qualche ora a disposizione per portare figli e cani a correre su di un prato ma poi non sapere dove andare preoccupati dal poco tempo e dal traffico incombente. Quello che vi suggerisce oggi VignaClaraBlog.it è un luogo perfetto per passare una mattinata in un ampio parco e godere magari delle bellezze di uno splendido sito archeologico: stiamo parlando della Villa di Livia Drusilla a Prima Porta.

La si raggiunge in appena dieci minuti da Corso Francia; è sufficiente percorrere la Via Flaminia fino a Prima Porta e subito dopo aver passato la galleria che porta al Cimitero girare a sinistra (all’altezza del distributore Esso).
Oppure si può seguire la Via Giustiniana e al termine fermarsi proprio in prossimità della strada chiusa da una barriera in cemento (Via Villa di Livia): attraverso un passaggio realizzato sulla via sbarrata da tempo immemorabile si raggiunge il parco che si sviluppa su di un’ampia collina che si affaccia sulla Via Flaminia.

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Il parco confina con la rete metallica posta a protezione dell’antica villa; salendo lungo uno dei tanti sentieri è possibile raggiungere la sommità dove su di una vasta terrazza si può godere della vista del Tevere.

Alle spalle del parco, tra gli alberi, è possibile scorgere la Torretta di Prima Porta, una antica torre di avvistamento, e una seconda torre in stile medioevale che sovrasta un ampio edificio.

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La Villa di Livia è un sito archeologico di grande importanza acquisito dallo Stato italiano e su cui sono state condotte, a partire dal 1800, innumerevoli campagne di scavo; il luogo può essere visitato (l’ingresso è libero) la 1°, 3° ed eventualmente 5° domenica di ogni mese oppure nei giorni feriali dalle 10 alle 13 facendo precedere la visita da una telefonata al custode.

Secondo una leggenda la Villa, denominata anche “ad gallinas albas”, venne realizzata a seguito di uno straordinario evento occorso a Livia Drusilla sposa di Ottaviano Augusto: “…un’aquila lasciò cadere dall’alto in grembo…una gallina di straordinario candore che teneva nel becco un ramo di alloro con le sue bacche. Gli aruspici ingiunsero di allevare il volatile e la sua prole, di piantare il ramo e custodirlo religiosamente. Questo fu fatto nella villa dei Cesari che domina il fiume Tevere presso il IX miglio della Via Flaminia, che perciò è chiamata alle Galline; e ne nacque prodigiosamente un boschetto.” (Plin. nat. XV, 136-137).

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Nel 1863 durante alcune esplorazioni condotte nell’area venne rinvenuta la statua di Augusto loricato, esposta attualmente ai Musei Vaticani e alcune pareti affrescate che vennero staccate e trasferite al Museo Nazionale Romano.

La Villa si compone di un atrio con giardino interno, di una struttura di rappresentanza con pavimenti a mosaico, di un ampio impianto termale con due “piscinae calidae” e una “natatio” ed una grande terrazza porticata ad “U” con giardino.

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All’ingresso del sito, all’interno dell’Antiquarium, sono conservati i reperti più significativi rinvenuti nell’area. Il Parco e la Villa sembrano un connubio perfetto per trascorrere piacevolmente alcune ore specie se la giornata è tiepida.

Tra tanta piacevolezza il solito neo che sembra, nella nostra città e nei suoi dintorni, una costante di qualsiasi luogo aperto al pubblico: all’inizio della via, dove c’è una bella tabella del Parco di Vejo cumuli di rifiuti giacciono sul terreno e al bordo dell’asfalto.

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Cartoni, bottiglie, cassette di plastica, vecchi pneumatici: insomma il solito armamentario che è possibile trovare ai margini di ogni parco o sito archeologico: un segno distintivo dell’inciviltà e trascuratezza dei romani.
Sicuramente uno spettacolo indecoroso agli occhi di un turista affascinato dalla leggenda della “gallinas albas”.

Francesco Gargaglia

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