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L’altra faccia del Foro Italico

Duca Gioielli

L’incuria è la vera star del Foro Italico – I lavori per la realizzazione del vasto complesso del Foro Italico, sulla sponda destra del Tevere, iniziarono nel 1927 sotto la guida di Enrico Del Debbio e terminarono solo dopo la guerra, alla fine degli anni sessanta. Molte di quelle opere inaugurate nel 1932 hanno subito radicali trasformazioni e anche se la struttura architettonica pensata da Del Debbio e Moretti resta inalterata, oggi il Foro Italico si presenta come un insieme di moderni impianti destinati a grandi eventi sportivi.

Dopo gli imponenti lavori di copertura dello Stadio Olimpico (dal 1987 al 1990) è stata la volta della realizzazione del nuovo Campo Centrale di Tennis che ha portato la capienza a 10.400 spettatori.

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L’esecuzione di queste opere non ha però migliorato di molto l’aspetto generale del complesso che continua a subire gli inevitabili danni del tempo e dell’incuria (durante il Campionato di Calcio, ogni fine settimana, decine di migliaia di auto e di tifosi si riversano in questa area di 50 ettari con tutte le conseguenze immaginabili).

Quando non ci sono le partite il complesso ospita invece tornei nazionali ed internazionali di nuoto e tennis mentre nei mesi estivi gli eventi che richiamano migliaia di giovani sono numerosissimi.
Ma non è soltanto la pressione dei tifosi a minacciare questa area di grande pregio; l’impressione che si ha, nell’attraversare questo imponente complesso, è che solo le strutture che forniscono un utile in termini economici debbano essere curate.

Come dire, se non c’è business, non c’è neppure manutenzione: e così ad un maestoso Campo Centrale si oppone uno sfregiato Ponte Duca d’Aosta; ad uno sfavillante Circolo del Tennis i martoriati mosaici vanto delle maestranze friulane; alle belle e moderne strutture delle sette piscine olimpioniche la sporcizia, l’abbandono e il degrado dei numerosi spazi.

Emblematico il ritrovamento, alcuni anni fa, della grande statua di marmo chiamata del Cacciatore; una imponente figura di 4 metri, in marmo bianco, che la vegetazione aveva interamente ricoperto e che pertanto non era più visibile (leggi qui la cronaca del ritrovamento).

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Ma anche se la statua è stata riportata “alla luce” certo non è migliorata la situazione di quel tratto di terreno compreso tra Via dello Stadio Olimpico e Via dei Gladiatori a pochi passi dalla prestigiosa Villa Madama; oggi scendendo lungo la rampa in asfalto si può notare un copioso ruscello (acqua piovana o scarico?) che riversa le sue acque sull’asfalto mentre la vegetazione, abbandonata da tempo, cresce disordinatamente (tra i cespugli e gli alberi non potati si può notare anche un’altra statua, una figura di donna annerita dal tempo). Ovunque vi sono cumuli di rifiuti, materiali abbandonati, pozzanghere, marciapiedi sgangherati e aiuole trascurate.

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Ma la situazione più grave è quella della Sala delle Armi, abbandonata sembra, al suo destino; nel 2005 l’allora Sindaco di Roma ne annunciava la destinazione a Museo dello Sport ma nel 2009, nel corso di una conferenza tenuta all’Ostello della Gioventù, fu possibile vedere nel dettaglio quali i guasti compiuti sul capolavoro di Moretti che oggi per la sua sistemazione richiederebbe l’incredibile cifra di 15 milioni di Euro.

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La Sala delle Armi venne commissionata nel 1933 dall’Opera Nazionale Balilla e la sua progettazione affidata a Luigi Moretti che la pensò come un “grande contenitore vuoto” (25.000 metri cubi di volume per 6.000 metri quadri di superficie calpestabile).

Il fabbricato si componeva di due blocchi destinati ad ospitare una complessa serie di spazi tra cui la Sala della Scherma, la biblioteca, il Museo delle Armi e la sala del Consiglio.
Tutta la struttura venne ricoperta con marmo di Carrara con una particolare venatura, tanto che lo stesso Moretti ebbe a dire: “E’ il primo edificio dopo l’età classica completamente rivestito in marmo lunense; il contrasto tra le forme semplici, quasi aride dell’edificio e il calore e le auliche suggestioni di questa nobilissima pietra che lo riveste è quanto mai interessante ed eccitante“.

La struttura venne utilizzata fino alla fine degli anni 60 per eventi sportivi fino a quando venne ceduta al Ministero di Grazia e Giustizia che la trasformò inizialmente in aula bunker e caserma per i Carabinieri e successivamente ad archivio di documenti giudiziari. Questa nuova destinazione d’uso comportò notevoli modifiche interne ed esterne tra cui la copertura della grande vasca e la realizzazione di un’alta cancellata di protezione.

Oggi tutto il complesso, trasformato in una fortezza, mostra i gravi danni dell’incuria: anche se sono stati montati alcuni ponteggi non c’è traccia di lavori in corso.

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Numerose sono le lastre di marmo della facciata che si sono distaccate mentre il degrado è presente ovunque: annerito o danneggiato il bel marmo “lunense”, sporcizia ed erbacce negli gli spazi esterni, abbandonati i sottoscala dove sono stati accantonati vecchi materiali. Sopravvivono invece le altane con vetri anti-proiettile e i costosi sistemi di protezione montati nei pressi degli accessi.

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Intorno a tutto l’edificio, eccezion fatta per i parcheggi diligentemente segnati sull’asfalto nuovo di zecca, regna un totale stato di abbandono: i danni più rilevanti sono quelli provocati alla pavimentazione in marmo che ricopriva i marciapiedi.
L’immagine che ne viene fuori è quella di una generale situazione di abbandono e degrado che contrasta fortemente con le strutture moderne del nuovo stadio del tennis e con quelle ardite del Ponte della Musica, ad appena un centinaio di metri.
No business, no manutenzione.

Francesco Gargaglia

© riproduzione riservata – proprietà EdiWebRoma

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5 COMMENTI

  1. Grazie a Francesco Gargaglia per il suo puntuale e documentato articolo. Purtroppo, anche nel campo dei beni culturali ed artistici, oltre che in protezione civile, la cultura dell’EMERGENZA ha ormai preso il posto della cultura della PROGRAMMAZIONE e della PREVENZIONE !
    Non sarà che la prevenzione e la manutenzione “ordinaria” non danno lustro, sono poco appariscenti e sono poco lucrose ?!

  2. Manutenzione ordinaria inesistente il marmo è nero, e quasi tutte le lastre sono da sostituire. Dovrebbero rifarle in travertino con le strisce antiscivolo. Inlotre è molto buio la sera.Bisogna far ritornare il lustro di un tempo vogliamo far tornare le olimpiadi a Roma.

  3. Al degrado ben illustrato dall’amico Gargaglia deve aggiungersi anche il degrado dell’aspetto esterno dell’intero complesso del Foro Italico costituito dai cartelloni pubblicitari installati illecitamente su Lungotevere Maresciallo Diaz in totale dispregio del divieto di affissione prescritto dal vincolo paesaggistico denominato “Valle del Tevere” imposto nel 1989 dalla Giunta Regionale del Lazio.
    Nel solo tratto di 800 metri che va da Piazzale Ponte Milvio al Ponte Duca d’Aosta una “Indagine sul settore affissioni e pubblicità” presentata lo scorso 27 gennaio dalla Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali di Roma ha rilevato ben 46 cartelloni pubblicitari.
    Il Piano di riqualificazione delle vie consolari e delle principali strade di accesso a Roma, che ha in programma il neo assessore all’Ambiente di Roma Capitale, Marco Visconti, e che lo scorso 31 gennaio è stato fatto oggetto di un apposito articolo su questo blog , dovrebbe essere esteso non solo alla via Cassia, pur essa vincolata quanto meno fino all’incrocio con via della Giustiniana, ma anche l’intero Lungotevere Maresciallo Diaz e l’intero Viale di Tor di Quinto che ricadono entrambe all’interno del vincolo della “Valle del Tevere”.

  4. Mi complimento per l’articolo puntuale nel rappresentare l’importanza del plesso e la drammaticità dello stato di incuria di alcune sue parti.
    Frequento assiduamente il Foro e la serenità che mi trasmette è spesso offuscata dalla visione di quanto il giornalista denunciava ma ciò che mi infastidisce principalmente sono i comportamenti di Noi cittadini. Sono del parere che potrebbe fungere da deterrente la presenza di indicazioni chiare, attenzione , segnaletiche non di divieto , cosa lontana dal mio modo di pensare, ma strumenti utili a ricordare che il plesso è un MUSEO e come tale va considerato.
    Va da sè che le macchine e gli scoteer non possono essere parcheggiati sopra il marmo lunense, non si può far urinare e defecare gli animaletti sulle statue dello stadio dei Marmi, non si possono imbrattare con slogan politici o calcistici pareti e pavimenti insomma tutti quei comportamenti incivili che di norma non devono essere commessi dovrebbero trovare un automatico stop in un luogo che , ripeto, è atutti gli effetti un MUSEO.
    Non bisogna sempre cercare il Malaussène di turno cominciamo Noi a comportarci in modo civile sperando poi che l’Amministrazione, per quanto di sua competenza, gestisca in modo civile questo nostro angolo di Roma.

  5. sono il responsabile del fronte romano riscatto popolare che ha gia’ scritto una denuncia al ministero dei beni culturali seguita da una manifestazione svoltasi proprio davanti l’obelisco il 13 novembre con la raccolta firme.noi continuiamo la nostra denuncia con l’ennesima manifestazione di protesta contro il degrado del foro italico,il 26 marzo 2011 a piazza del popolo con annessa raccolta di firme. ricordiamo a tutti che il complesso foro italico e’ il piu’ bello per seguire o praticare sport ed e’ un bene ed un opera da salvaguardare. per informazioni potete contattarmi via mail daniloasr@tiscali.it

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