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Flaminia – Malborghetto e la Torre di Pietrapertusa

Malborghetto
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Percorrendo la Via Flaminia in direzione Nord, al chilometro 14,900, prima del bivio per Sacrofano, sulla destra si incontra un antico edificio: è Casale Malborghetto un sito di particolare importanza dove le trasformazioni operate sul monumento originale hanno segnato la storia di questo luogo. Si tratta di un casale ricavato su di un arco quadrifronte eretto probabilmente agli inizi del IV secolo d.C. all’incrocio tra la via Flaminia e uno dei percorsi che collegavano la città di Veio alla Valle del Tevere.

Secondo gli studi di Tobelmann l’arco venne eretto per commemorare la vittoria di Costantino su Massenzio nel 312 e proprio sul luogo dove sorgeva l’accampamento dove l’imperatore, la notte precedente lo scontro, ebbe la visione che determinò la sua vittoria e l’affermarsi del Cristianesimo.

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Nei secoli a seguire l’arco dapprima venne chiuso e trasformato in torre fortificata circondata da un piccolo borgo (Borghettaccio o Malborghetto), successivamente in osteria, poi in stazione di posta per il cambio dei cavalli e infine in abitazione rurale

Nel 1982, dopo un lungo periodo di abbandono, fu acquisito dallo Stato e solo nel 1984, dopo alcuni lavori di consolidamento, iniziò l’opera di restauro: oggi Casale Malborghetto circondato da un bel parco si presenta in forma smagliante.

Al casale si accede da un cancello posto sulla strada che costeggia i binari della ferrovia: l’ingresso, gratuito, è consentito tutti i giorni (escluso il martedì) dalle 9 alle 18 (il sabato si entra solo nel pomeriggio).

Attorno alla torre e ad un piccolo edificio rurale che ospita gli uffici della Soprintendenza Archeologica di Roma è stato realizzato un ampio e curatissimo parco dove tra lecci e rosmarini sono stati deposti alcuni splendidi reperti in marmo.

All’interno del casale strutturato su due piani e un soppalco in legno sono conservati numerosi oggetti provenienti da alcune aree di grande interesse archeologico: si tratta di ceramica etrusca e fine vasellame raccolto nelle zone della Celsa, Grottarossa e Tor di Quinto.
All’esterno, sul lato Nord, rimangono alcune tracce dell’antico muro di cinta costituito da selce, marmi e tufelli.

Dopo la visita al casale è possibile, tornando verso Roma, sgranchire un po’ le gambe lungo un carrareccia che dirige verso la Torre di Pietrapertusa; a neppure un chilometro, sulla destra, in prossimità di una curva a gomito è possibile lasciare l’auto e a piedi percorrere la strada sterrata che dirige verso il Fosso della Torraccia.

La zona è molto bella perché è all’interno di un’ampia valle circondata da boschi e attraversata al centro dal tortuoso corso del fosso: superato un piccolo ponte si dirige verso alcune abitazioni private e una collinetta alberata che nasconde la torre.

Il nome di pietrapertusa sembra derivi dallo spacco o foro praticato nell’antichità nella roccia tufacea per consentire il passaggio della via.
La torre (chiamata anche Torraccia) oggi non è visitabile perché proprietà privata e può essere vista solo dall’esterno: si tratta di un manufatto alto circa 15 metri che presenta 12 fascioni alternati di pietre bianche e tufi misti a selce e finestre rettangolari con riquadrature marmoree.

La massiccia torre quadrata era all’interno di un antemurale che racchiudeva anche una piccola chiesa. A poche centinaia di metri, al termine di un ampio prato dove svettano alti pioppi, è possibile visitare invece il ninfeo.

Tutta la zona, con grande soddisfazione dei residenti, è poco conosciuta e frequentata; purtroppo è anche poco valorizzata.
Sembra che ci sia anche una sorgente e una fontana risalente all’epoca romana di cui non c’è traccia sulla carta del Parco di Veio: poco male, sarà il target per una prossima escursione di VignaClaraBlog.it.

Francesco Gargaglia

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2 COMMENTI

  1. Domenica 7 Agosto, insieme ad una mia collaboratrice, sono stato nuovamente ad ammirare il complesso monumentale-archeologico di Malborghetto. E’ sempre una esperienza nuova, piacevole, rilassante; e poi con il trenino da Piazzale Flaminio si fa un viaggetto, andata e ritorno, rapido e comodo. Non lontano, non troppo in vista, c’è un simpatico e fornitissimo bar frequentato da persone del posto. Il monumento, con l’area, è tenuto bene, l’accoglienza è sollecita e discreta. Rimane un ricordo unico della storia di questa straordinaria città; un velo di tristezza ci viene pensando a quella cara e ricca di talento persona che fu Gaetano Messineo, al quale dobbiamo molto della bellezza del luogo.

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