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ARTWO, un laboratorio di eccellenza a Roma Nord: ne parliamo con Luca Modugno

Galvanica Bruni

L’Associazione Artwo, laboratorio creativo ed espressivo con sede nelle Officine Farneto, in via Monti della Farnesina, è nata nel 2005, quando ancora non si abusava di termini quali “ecosostenibilità” e “sostenibilità sociale”, come un’avventura creativa dal profondo modello etico. Il suo ideatore, Luca Modugno, crede al valore decisivo della bellezza artistica nei luoghi in cui la libertà non appartiene al gioco del quotidiano.Rendere l’arte utile a tutti, soprattutto a chi ne ha più bisogno, questo è il suo motto.

Come? Da un lato unendo la passione per l’arte contemporanea e il design, creando un percorso di intelligenza estetica e qualità morale dei prodotti; dall’altro lavorando con associazioni di recupero o realtà penitenziarie, offrendo un’avventura formativa che le coinvolga fattivamente nella produzione di oggetti funzionali.

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VignaClaraBlog.it ha visitato i laboratori di Artwo
Incuriositi da quanto sentito dire, abbiamo visto e toccato con mano i suoi originali prodotti, oggetti ideati da artisti contemporanei che, partendo da utensili d’uso comune, li decontestualizzano e riciclano, dando loro nuova forma e adeguato utilizzo.
Ogni oggetto è firmato dall’artista e prodotto in tiratura limitata.
E le firme non sono da poco perché tra gli artisti che hanno già aderito all’iniziativa troviamo Giovanni Albanese, Ivan Barlafante, Enrica Borghi, Carlo De Meo, Stefano Canto, Rocco Dubbini, Yonel Hidalgo, Gian Paolo Tomasi, Michele Giangrande.

Artwo= impegno sociale + spazio ai giovani
Nel 2006 Artwo ha realizzato all’interno della Casa Circondariale di Rebibbia un laboratorio attrezzato grazie ai proventi ricavati dalle vendite degli oggetti. In via Monti della Farnesina si progetta, a Rebibbia si produce, dando la possibilità a chi “è dentro” di partecipare ad una filiera virtuosa.
Ma oggi alle ideazioni degli artisti si è affiancata quella di giovani designer, uniti da un’idea: fuggire dalla produzione stereotipata. Che sia un progetto per bookshop museali o per la regalistica aziendale, deve scaturire dal pensiero laterale, da un modo diverso di vedere le cose e di realizzarle. Il risultato è la produzione di oggetti inediti, disponibili ad essere letti sotto una luce altra e spiazzante.

A tu per tu con Luca Modugno
“Vedere tutte le cose come se fosse la prima volta. Questa frase di Henri Matisse mi ha sempre affascinato e spesso aiutato nel mio lavoro” dichiara a VignaClaraBlog.it Luca Modugno, ideatore di Artwo. “Ultimamente però i troppi stimoli, le troppe sollecitazioni e la disordinata sovraesposizione ai mezzi di comunicazione di massa mi stordivano, portandomi verso l’incapacità di sentire in modo personale, soggettivo. Con troppi input ma poche occasioni di riflessione critica, diventava sempre più difficile andare oltre le categorie dello stereotipo”.

Chiediamo a Luca come nasce Artwo. “Mi sono avvicinato così all’arte contemporanea, spinto dal desiderio di ricercare nuovi stimoli, nuove emozioni. Con umiltà ho cominciato a frequentare i luoghi dove l’arte contemporanea si manifesta (gallerie, musei, fiere), ma in quei “ritrovi per addetti ai lavori” il neofita viene spesso tenuto a distanza. La passione per l’arte non mi ha fatto perdere d’animo: ho cominciato a frequentare giovani artisti, ad apprezzarne il lavoro e ad acquistare le prime opere, iniziando così la mia esperienza di “collezionista”.
L’incontro con l’artista Carlo De Meo è stato decisivo. In quel periodo lavorava tagliando, piegando e unendo oggetti d’uso comune come secchi, spugne, pinne, ecc., trasformandoli, cambiandogli i connotati. Quel mondo ironico e divertente mi ha affascinato immediatamente.
Ho visto come lo stesso oggetto poteva cambiare forma ed anche utilizzo. Ho capito che si potevano utilizzare gli oggetti in modo non tradizionale, e questo poteva incuriosire e divertire ancora.
Ecco lo spunto da cui è nata Artwo: volevo che gli artisti si confrontassero con il design, creando nuovo dal nuovo mediante l’utilizzo di materiale povero. Decontestualizzare oggetti d’uso comune in modo spiazzante”

Dall’intuizione alla realizzazione, è stato difficile? “No, perché ho subito creduto che tutto questo avrebbe potuto avvicinare la gente all’arte, che sarebbe stata più seducente, divertente, disponibile e fruibile per tutti. E’ stato incredibile come, nei mesi che seguirono, l’idea è stata accolta e sostenuta, in primo luogo, dagli artisti che, dopo aver condiviso lo spirito del progetto, si sono messi al lavoro ed hanno iniziato a creare le opere per Artwo.
Ma c’era anche un’altra sfida, che Artwo voleva vincere: quella di coinvolgere nell’iniziativa e in particolare nel ciclo produttivo degli oggetti d’artista, coloro che desideravano rendersi utili, per trovare un’identità sociale smarrita.
Perché quindi non coinvolgere nel progetto persone svantaggiate, meno fortunate, ma comunque in grado di apportare all’iniziativa un’esperienza importante?”

Com’è nata l’idea di coinvolgere proprio i detenuti di Rebibbia? “Alcuni amici, ai quali ho parlato di quest’idea, mi hanno messo in contatto con Associazioni che già da tempo lavoravano in comunità di recupero e nelle carceri. In poco tempo, grazie al loro aiuto, sono riuscito ad incontrare il Direttore del Carcere di Rebibbia di Roma. Da allora, aiutato dalla disponibilità dei vertici del Carcere e, soprattutto, forte dell’entusiasmo che mi hanno comunicato i detenuti, è iniziata una collaborazione intensa e fattiva tra gli artisti, i detenuti ed Artwo.
Adesso mi sento di affermare che nessun luogo e nessuna persona sarebbero stati più adatti a produrre gli oggetti di Artwo. I detenuti sono da sempre abituati ad “arrangiarsi” con i pochi oggetti con cui vengono a contatto, a trasformarli, a dare loro, decontestualizzandoli, altre funzioni e un nuovo utilizzo.
Sono soddisfattissimo di averli come miei collaboratori, i prodotti che escono da Rebibbia hanno un tocco particolare, un’anima che non avrei trovato altrove”.

Luca, sintetizzaci Artwo in poche righe “Artwo (www.artwo.it) è un’associazione culturale che intende avvicinare le persone all’arte contemporanea e promuovere gli artisti e i designer italiani in Italia e all’estero; creare un brand nei circuiti paralleli tra arte e design dal marketing moralmente sano e soprattutto perseguire concretamente non solo la rieducazione dei detenuti, ma anche il loro effettivo reinserimento nel tessuto sociale dopo la fine della pena.
Tre obiettivi ambiziosissimi ma il mio team ed io ce la stiamo mettendo tutta per realizzarli”.

Il tuo prossimo passo? “Produrre dialogo e contaminazione tra aziende, cultura visuale ed eco sostenibilità. Esperienze consolidate hanno dimostrato che l’incontro tra azienda, eco-sostenibilità e arte contemporanea produce un effetto positivo nel complesso delle relazioni con il cliente, con i dipendenti e con il territorio. 
Effetti che si traducono in un aumento del valore del brand, della percezione positiva dei prodotti e dell’immagine aziendale.
Oggi Artwo ha creato un laboratorio dedicato alle aziende: artwolab (www.artwolab.it).
Con gli stessi valori che da sempre ci hanno contraddistinto, ci affianchiamo alle imprese che decidono di mettere in atto delle forme di comunicazione originali per mantenersi competitive.
Grazie ai nostri artisti studiamo soluzioni su misura che vanno dall’evento artistico all’allestimento di spazi espositivi e allo studio di un merchandising realizzato spesso decontestualizzando e riciclando gli scarti delle stesse aziende.”

Edoardo Cafasso

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