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L’Oasi di Nazzano, dove le acque del Tevere sono color smeraldo

Duca Gioielli

Per la rubrica gli itinerari di VignaClaraBlog.it oggi proponiamo una gita nell’Oasi di Nazzano dove, chi vi si reca la prima volta, stenta a credere che il bel fiume dalle acque color smeraldo sia lo stesso fiume che, tra rive fangose e cumuli di rifiuti, attraversa la capitale. Ai piedi delle cosiddette “ripe bianche”, dove sorgono gli abitati di Nazzano e Torrita Tiberina, il Tevere scorre tra ampi meandri dando vita a quella che è una delle più belle riserve d’Italia.

Istituita nel 1979, la Riserva Naturale Tevere-Farfa è, da un punto di vista naturalistico, di tale importanza da figurare nell’elenco delle zone umide d’interesse internazionale riconosciute dalla Convenzione di Ramsar. Formatasi a seguito della realizzazione di una diga idroelettrica dell’Enel, l’area si estende dalla zona delle fornaci fino al ponte di cemento nei pressi di Poggio Mirteto Scalo: circa 10 chilometri di fiume sulle cui rive e nelle zone interne si intreccia un fitto reticolo di sentieri pedonali e ciclabili.

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Raggiungere la Riserva è molto facile perché si può percorrere l’A1 fino all’uscita di Fiano (oppure la Via Tiberina o la Salaria) e da lì seguire le indicazioni per Nazzano e Torrita Tiberina.
Raggiunto il piccolo ma splendido borgo di Nazzano (da non perdere una visita al duecentesco castello al cui interno vi è il Museo del Fiume) si scende in direzione del Tevere fino a raggiungere un’ampia zona parcheggio: da questo punto le possibilità sono diverse.
Si può lasciare l’auto e proseguire a piedi lungo i sentieri che riportano in direzione della diga: questa è la zona di riserva integrale dove numerose specie di anatidi si riproducono sulle rive ricoperte da ampi canneti oppure sulle isole galleggianti che si formano al centro del fiume.
Oppure si può proseguire in auto e percorrere la comoda carrareccia che corre lungo la riva destra dove sono state realizzate numerose aree pic-nic: qui ci si può fermare a riposare al fresco di pioppi e salici e preparare un saporito babercue affacciati sulle placide acque del Tevere.

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Infine si può decidere di abbandonare l’auto nei pressi del vecchio traghetto utilizzato un tempo per il trasporto del bestiame e imbarcarsi su uno dei battelli che, con un silenzioso motore elettrico, scendono verso lo Scalo.
Se si possiede un buon binocolo si possono fare scoperte sorprendenti perché questo è il paradiso di chi pratica il birdwatching: l’intrico di canne ospita infatti aironi, cavalieri d’Italia, porciglioni, gallinelle d’acqua e tarabusini oltre ad un gran numero di germani reali oramai stanziali. Dalle falesie di arenaria si levano in volo nibbi, gheppi e falchi pellegrino; infine dalle torrette e postazioni per l’osservazione è possibile seguire il rapido volo del coloratissimo martin pescatore.
Della Riserva fa parte non soltanto il tratto di fiume con il bosco umido ripariale (un gran numero di specie arboree amanti dei climi umidi e che affondano le radici direttamente nell’acqua) ma anche ampi tratti di campagna coltivati prevalentemente a mais.

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Se si decide di passare sulla riva sinistra e percorrere uno dei numerosi sentieri che attraversano le morbide colline, si può raggiungere l’area dove il fiume Farfa entra nel Tevere; si tratta di una zona di particolare bellezza e suggestione.
Il torrente, con le sue acque opache, trascina nel Tevere una grande quantità di sedimenti lasciando nel fiume una caratteristica macchia dal colore biancastro; qui la vegetazione è molto sviluppata e dà ospitalità a numerosi aironi cinerini che con il lungo becco scandagliano il fondo melmoso alla ricerca di cibo. Può anche capitare di individuare qualche nutria che a nuoto attraversa la corrente lasciandosi alle spalle una morbida scia.

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La visita all’Oasi di Nazzano è la classica “gita fuori porta” (siamo ad appena 30 minuti da Roma Nord) che può essere fatta in ogni periodo dell’anno; la presenza nella riserva di un ‘posto sosta e ristoro’ e di un agriturismo (La luna sul Tevere) sono una valida alternativa al pranzo al sacco.
E’ soprattutto una visita particolarmente adatta ai più piccoli perché i tanti sentieri pianeggianti, che non presentano difficoltà di alcun tipo, permettono di aprire agli occhi dei bambini (e perché no, degli adulti..) l’affascinate mondo della palude: un ambiente dalla spiccata biodiversità e che, purtroppo, si fa sempre più raro.

Francesco Gargaglia

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2 COMMENTI

  1. Quello che si vedo sul sito internet dell’Oasi di Nazzano è completamente diverso da quello che si vede sul posto.
    ci sono stato ieri e le braccia sono andate in terra.
    In totale abbandono e degrado.
    capanni fatiscenti e camminamenti pericolosi.
    La visuale dai capanni è impedita dalla folta presenza di canne!
    Mai più

  2. E’ un vero peccato perchè gli ambienti fluviali sono quelli più ricchi di biodiversità. Molti danni sono stati provocati dallo straripamento del fiume ma bisogna anche dire che in assenza di adeguate risorse tutti i parchi e riserve sono in gravi difficoltà.
    Non bisogna neanche sottovalutare l’ostlità di molti nei confronti della Riserva che non permette più la caccia (anni fa furono danneggiate alcune auto dei guardiaparco).
    La cosa grave è che non si capisce che luoghi come questo potrebbero essere invece di grandissimo richiamo per i turisti.

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