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Insugherata: la riserva dei divieti e delle proprieta’

Galvanica Bruni

small2.jpgLa nascita di una Riserva o di un parco è sempre fonte di contrasti con i residenti che lamentano norme restrittive, divieti ed eccessive prescrizioni; nonostante le aree naturali rappresentino una fonte di guadagno per molti (commercianti, albergatori e gestori di aziende agrituristiche) per altri non sono altro che una solenne scocciatura.

E’ quanto avvenuto con l’Insugherata la cui istituzione, derivante dall’applicazione della Legge Regionale n. 29 del 1997, ha permesso la salvaguardia di 770 ettari di un territorio di enorme valore naturalistico; nella Riserva sono stati inglobati e sottoposti a vincolo anche un centinaio di ettari di proprietà privata ma il danno che ne è derivato, ai proprietari, è stato davvero minimo.
Innanzitutto perché parliamo di un territorio a forte vocazione agricola e poi perché la nascita dell’Insugherata non ha impedito lo svolgimento di numerose attività di tipo commerciale; mentre gran parte del territorio della Riserva è utilizzato per coltivazioni agricole al suo interno è attivo un agriturismo (Azienda Co.Br.Ag.Or), un’azienda agricola biologica (Azienda Mostarda) e una scuola di equitazione mentre su Via Cortina d’Ampezzo, in una delle zone più panoramiche, si sta realizzando addirittura un grande parcheggio interrato. Inoltre a poche centinaia di metri dalla zona di Riserva Integrale è stata realizzata una struttura per eventi, i Giardini dell’Insugherata, con piscina-party, area coperta per banchetti (400 mq), parcheggio per 250 posti auto e area servizi con possibilità di atterraggio per gli elicotteri.

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Non si può pertanto parlare, almeno nel caso dell’Insugherata, di grandi limitazioni e a confermarlo sono le “osservazioni” che sono state presentate, da privati e società, all’atto della redazione del Piano di Assetto. Molte di queste sono state accettate e altre rigettate ma si tratta di poca cosa (tra le osservazioni solo parzialmente accolte anche quelle presentate dalla Sezione di Roma di Italia Nostra in merito alla configurazione generale delle zone e sotto-zone).

Nonostante questo continua però il braccio di ferro con i proprietari che non demordono nel recintare le proprietà e chiudere gli accessi. E’ il caso dell’ingresso di Tomba di Nerone sbarrato nel mese di maggio 2010 dai proprietari di un “supercondominio” che si affaccia sulla Riserva.
La chiusura è stata motivata dagli amministratori dal fatto che chi accede all’Insugherata lo fa parcheggiando l’auto all’interno della proprietà privata; a sostegno di questa tesi è stata evocata anche la “passeggiata” organizzata dal Comitato Robin Hood.
Ora i proprietari di un terreno o di una strada hanno tutto il diritto di chiudere o sbarrare la proprietà, mettere cancelli o sbarre, filo spinato e persino torrette con sentinelle ma nel caso di Tomba di Nerone le motivazione non stanno in piedi: chi entrava alla Riserva da quell’accesso, sapendo che la strada è privata e per giunta stretta e in discesa, si guardava bene dal farlo con l’auto. Inoltre la famosa “passeggiata”, presa a pretesto per sbarrare l’accesso, in realtà ha visto la partecipazione di un centinaio di persone, per lo più residenti in zona, che ordinatamente e in fila indiana sono entrati nella Riserva lasciando le auto (un paio….) parcheggiate sulla Via Cassia.

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E allora perché chiudere l’unico accesso della Via Cassia impedendo ai residenti di poter entrare in un’area verde per altro gestita con i soldi del contribuente? Oggi, nonostante le proteste, il cancello continua a rimanere chiuso e un cartello avvisa che l’ingresso è consentito solo alle persone autorizzate. Autorizzate a cosa? Forse al controllo di un depuratore dismesso che anzichè essere bonificato è stato riempito di calcinacci provenienti da chissà dove? (ma i calcinacci non vanno smaltiti in discarica?).

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Quello di Tomba di Nerone non è l’unico caso ad affermare, con sbarre e catene, il possesso di una proprietà: su Via Panattoni, all’interno della fascia di rispetto del fosso dell’Acqua Traversa (area di tutela integrale), sono stati creati numerosi parcheggi privati con pali, catene e reti metalliche e cartelli che prevedono il “passo carrabile” nonostante siano privi della necessaria autorizzazione rilasciata dal Comune di Roma.
Ma sono molteplici i casi in cui un accesso o un area viene improvvisamente chiusa anche se si tratta di un fazzoletto di terreno incolto destinato a trasformarsi nel tempo in una jungla o in una discarica. Non ci si rende infatti conto che proprio la fruizione costituisce invece salvaguardia al degrado di un’area: dove sono state alzate recinzioni e posti cancelli i sentieri sono spariti, le erbacce sono cresciute a dismisura, il pericolo di incendi è aumentato e tutto questo senza un reale vantaggio per i proprietari.

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E allora perché non accettare con serenità la presenza di questa grande Riserva naturalistica che oltre a costituire un enorme polmone verde rappresenta anche un’oasi di svago e serenità per centinaia di famiglie. Favorirne l’accesso sarebbe un grande gesto di solidarietà e civiltà e non priverebbe i residenti di un loro diritto acquisito anche attraverso il pagamento di imposte e tasse. Non bisogna infatti dimenticare che le aree protette di Roma, amministrate da un Ente regionale (Roma Natura), appartengono di fatto alla comunità e il compito dei gestori, oltre a salvaguardare l’ambiente, è proprio quello di favorirne, con tutti i mezzi, la fruizione. Se non fosse così ci troveremmo di fronte all’ennesimo spreco di denaro pubblico.
Francesco Gargaglia

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11 COMMENTI

  1. Faccio presente che con deliberazione n. 27 del 12 luglio 2006 il Consiglio Regionale del Lazio ha approvato il Piano di Assetto della riserva naturale dell’Insugherata, che é stato pubblicato sul supplemento n. 1 del Bollettino Ufficiale della Regione Lazio (in sigla B.U.R.) n. 25 del 9 settembre 2006, tuttora direttamente consultabile sul sito Internet della Regione.
    Francesco Gargaglia, che firma questo articolo, sembra aver dimenticato di averne sottoscritto un altro prima che é stato dedicato proprio al Piano di Assetto dell’Insugherata e che é stato pubblicato su Vigna Clara lo scorso 14 giugno.
    Il Piano di Assetto é costituito dalle Norme Tecniche e dagli elaborati grafici: la Tav. 5 (in scala 1:5.000) riguarda espressamente “sistema e interventi per l’accessibilità e la fruizione della riserva” e nella sua legenda prevede con apposita simbologia tanto i “nuovi accessi carrabili e pedonali da attrezzare” quanto i “nuovi accessi ciclabili e/o pedonali da attrezzare”.
    La “querelle” sulla pubblicità o meno degli accessi all’area naturale protetta, come ho già avuto modo di dire alcuni mesi fa a Robin Hood, si risolve andando a vedere cosa dice al riguardo proprio il Piano di Assetto che é definitivamente approvato e che “comanda” su tutti.

  2. Bosi , debbo dire che con le sue citazioni di delibere, piani di assetto, norme tecniche, Tav, Bollettini vari , mica si spiega bene all’uomo della strada.
    Anzi , a sentir parlare così , qualche bolla mi spunta pure.

    Secondo lei Io , – uomo della strada – mi debbo andare a leggere il Piano di Assetto approvato , per sapere da dove cacchio posso entrare in una riserva che è pubblica ?
    A parte che sono presbite ed avrei difficoltà a leggere un 1:5.000.

    In questo sito :
    http://www.romanatura.roma.it/parchi-e-riserve/insugherata/
    ci sono quattro simpatiche freccette rosse , che anche ai più deficenti dovrebbero stare a significare quattro simpatici punti di accesso.
    Ora , Tomba di Nerono è chiusa , Via Panattoni lo sarebbe ma in realtà scavalcando un rigagnolo e saltando un fosso , entri.
    Entri anche se comunque ci sono i cartelli di proprietà privata ovunque. quindi …

    La “querelle” , come la chiama lei , è in realtà solo una richiesta di esplicita indicazione di accesso libero e fruibile per il cittadino.
    Ossia , un cartello con scritto ” Qui se po’ entra’”.
    Semplice , no ?

  3. Ho conosciuto il prof. Bosi ad una riunione organizzata dal Comitato per il XX Municipio e devo dire che sono rimasto colpito dalla sua professionalità e dalle conoscenze tecniche. Devo dire però che, secondo me, questo è proprio il suo limite: non solo perchè ti fa parlare poco (la riunione è stata in sostanza un monologo) ma perchè dà per scontato che tutti abbiano le sue conoscenze. Come potrei aver dimenticato la questione del Piano di Assetto considerata la fatica che mi è costata procurarmelo ?(per un “non addetto ai lavori” si è trattato di un impresa titanica). La Tavola 5, la cui legenda con frecce tratteggiate o nere indica gli accessi da realizzare, è del tutto illegibile e a nulla è servito stampare il documento; perfino Roma Natura mi ha detto di possedere le stesse carte illegibili.
    Il fatto è che il Piano non è come le Tavole di Mosè che basta sbandierarle sopra la testa per aprire un varco nel Mar Rosso (in questo caso un accesso nella Riserva)! Peraltro, dai commenti interminabili del Prof. Bosi apparsi su questo blog, mi sembra che neanche il Prof. abbia vita facile nonostante la conoscenza che ha dei documenti che “comandano su tutti”.
    Questa non è una controversia sulla “pubblicità o meno degli accessi” ma una lotta impari contro enti che per primi ignorano le direttive contenute nei piani!
    Vengo a sapere proprio in questo momento che l’accesso di Via Panattoni non verrà aperto in tempi brevi in quanto il piccolo caseggiato in legno che doveva essere realizzato (condizione posta dal Sig. Gambino) ricade in un’area soggetta a vincoli derivanti dalla presenza del Fosso dell’Acqua Traversa.
    ROBA DA FAR RIDERE I POLLI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    Nella fascia di rispetto del fosso, in Via Panattoni, sono stati realizzati parcheggi, orti, costruzioni, aree-gioco, piantati olivi, lastricati i posti macchina………..con la benedizione del Piano di Assetto pubblicato sul supplemento n. 1 del Bollettino Ufficiale della Regione Lazio!

  4. Il “comanda” è giustamente tra virgolette, perchè l’Ente Roma Natura che dovrebbe trasferire il Piano d’assetto nella realtà che riscontrano i cittadini è tutt’altra.
    Un grazie a Francesco Gargaglia per le dettagliate e precise cronache dal territorio .

  5. Premesso che non sono “professore” né ritengo di esserlo anche nel senso dispregiativo di chi si vuole mettere in cattedra, debbo però a tale stesso riguardo precisare che tutti i commenti che ho finora voluto fare ai diversi articoli che giornalmente pubblica il Blog di Vigna Clara hanno avuto la precisa finalità di dare una informazione aggiuntiva, utile a far conoscere meglio le specifiche tematiche in modo obiettivo, astenendosi per lo più da giudizi personali che potessero influenzare tutti coloro che vogliono e debbono ragionare con la propria testa in modo critico e non certo passivo.
    A conferma esemplificativa posso portare i commenti positivi che su di me ha espresso più di una volta il Prof. Paolo ed i complimenti che a proposito della nomina del Commissario Straordinario dell’Ente Parco di Veio ha voluto fare AFA delle ore 20,14 del 31.8.2010 “per i toni sempre civili e per la qualità degli interventi, soprattutto del professore e del sig Bosi”.
    Per contrappeso, dopo un primo stupore, trovo pertanto quanto meno strumentale (anche perché del tutto fuori tema rispetto all’argomento trattato) che ora il Sig. Francesco Gargaglia scriva di “commenti interminabili del Prof. Bosi apparsi su questo blog” e che Aragorn – come ha già fatto lo scorso 6 giugno a proposito del progetto del Centro di Produzione Videa – continui a dire al sottoscritto che “mica si spiega bene all’uomo della strada”, senza accorgersi che stavolta io ho sostanzialmente dato (con un piccola integrazione) la stessa informazione fornita da Francesco Gargaglia lo scorso 14 giugno, con un articolo pubblicato sempre su questo Blog, a cui non ha però riservato lo stesso commento.
    Per inciso, ribatto all’accusa (anch’essa del tutto gratuita e strumentale) del Sig. Gargaglia riguardo al monologo a cui avrei sostanzialmente ridotto la riunione dello scorso 14 aprile del Comitato Cittadino del XX Municipio (a cui ha partecipato peraltro anche l’allora Assessore Molinari) ricordandogli che ha riguardato i vizi di legittimità tanto del Piano di Assetto del Parco di Veio (adottato il 9 dicembre scorso) quanto del permesso di costruire rilasciato per un complesso residenziale in fondo a via Casalattico n. 40, entrambi solo da me rilevati e denunciati: lo spazio che mi sarei preso è stato pertanto quello che ha ritenuto di concedermi – come persona a conoscenza dei fatti – lo stesso Comitato, che ha poi pubblicato sul suo sito tutte le mie osservazioni di quel giorno.
    Vengo ora al “merito” delle censure portate da Aragorn e Gargaglia, rispondendo sulla base della mia esperienza ormai venticinquennale che mi sono fatto direttamente sul campo con le mie battaglie ambientaliste, sperando di dare stavolta l’impressione di non volermi mettere nuovamente in cattedra, ma di dare soltanto quei consigli utili a tutte le persone di buona volontà che vogliono dedicare in modo produttivo il loro tempo libero per esercitare quella che io amo chiamare “democrazia partecipata” e per affrontare quindi e contribuire a risolvere i problemi che affliggono il territorio del Municipio di Roma XX.
    La 1° cosa che ho dovuto imparare fin dall’inizio, quando anch’io ero un semplice “uomo della strada” (o meglio ancora un perfetto ignorante), ma anche dopo, quando partecipavo alle riunioni del Comitato di Quartiere “Grottarossa-Tomba di Nerone”, è che non ci si può interessare di cose che non si conoscono e mettersi a “sparare” giudizi” sommari (quasi da chiacchiere da salotto) o proporre soluzioni del tutto impraticabili, se non addirittura al di fuori della legge (da “erba voglio”): sia allora, come ancora oggi, non mi sono mai ritenuto e non mi ritengo “imparato” ed ho adottato ormai come “metodo” costante quello di studiare prima ogni questione in modo approfondito e non superficiale, per trovare solo poi la possibile “risposta” ad essa per cui battersi in modo convinto.
    La 2° ben più importante cosa che ho imparato è la conoscenza e l’utilizzo sistematico dell’art. 9 della legge n. 241/1990 che consente di intervenire in qualunque procedimento e che testualmente dispone: “qualunque soggetto, portatore di interessi pubblici o privati, nonché i portatori di interessi diffusi costituiti in associazioni o comitati, cui possa derivare un pregiudizio dal provvedimento, hanno facoltà di intervenire nel procedimento”, anche ai sensi del successivo art. 10 che dà il diritto “di presentare memorie scritte e documenti, che l’amministrazione ha l’obbligo di valutare ove siano pertinenti all’oggetto del procedimento”.
    Dei suddetti 2 articoli mi avvalgo ormai da anni per “legittimare” tutte le lettere che trasmetto a nome di VAS, richiamando anche gli articoli 2 e 3 della stessa legge n. 241/1990, perché prescrivono l’obbligo di risposta entro 30 giorni da parte della pubblica amministrazione ed in modo sempre e comunque motivato, specie se la “risposta” dovesse essere negativa, spiegando in tal caso le ragioni del rifiuto.
    Senza volermi di certo mettere in cattedra, mi permetto di consigliare sia Aragorn, che soprattutto Gargaglia di avvalersi degli articoli 2, 3, 9 e 10 della legge n. 241/1990, scrivendo personalmente (o a nome del Comitato Cittadino XX Municipio, di cui fa parte Rosanna Oliva Lupo) una lettera indirizzata al Direttore dell’Ente Roma Natura (Dott. Stefano Cresta) ed al neo Commissario Straordinario (Sig. Livio Proietti) per evidenziare il “pregiudizio” che deriva dai mancati accessi alla riserva naturale dell’Insugherata e chiedere di sapere ufficialmente quali sono quelli attualmente esistenti e quali invece quelli ancora da attrezzare previsti dal Piano di Assetto di quest’area naturale protetta.
    Iniziative analoghe, se necessario anche di denuncia, vanno fatte nei confronti di quelle situazioni ritenute non lecite, come ad esempio le costruzioni realizzate dentro la fascia di rispetto del Fosso dell’Acqua Traversa a ridosso di via Italo Panettoni, che dovrebbe essere di assoluta inedificabilità: questo discorso vale in particolare per Gargaglia quando dichiara che neanche il Prof. Bosi abbia vita facile, malgrado i suoi commenti interminabili, perché dovrebbe fargli capire che non piace a tutti sapere come stanno veramente le cose.
    A tal ultimo riguardo Aragorn deve sapere che ogni area naturale protetta regionale o statale (parco o riserva che sia) non é affatto pubblica in tutto e per tutto, al pari dei parchi pubblici urbani (come Villa Paladini o Parco Papacci), ma anzi per lo più privata ( a differenza dell’Insugherata, che ha avuto la fortuna di essere stata nei secoli prevalentemente pubblica) e che occorre espropriare le aree ulteriori che si volessero far diventare fruibili da tutti i cittadini.
    Ritengo in conclusione che, così facendo, sia Aragorn, che soprattutto Gargaglia avranno comunque messo in atto una prima vera azione di “democrazia partecipata”, senza stare a perdere ulteriore tempo con inutili quanto sterili battibecchi con il sottoscritto e riusciranno ad avere forse non solo quella maggiore dovuta “informazione” che spetta di dare ad ogni Amministrazione Pubblica, ma soprattutto le dovute soluzioni per rendere pubblici una serie di accessi dal versante della Cassia .

  6. Bosi , interminabile, è interminabile veramente.
    E mica poco.
    Quasi quasi se non mi considerassi una persona di spirito, mi sentirei afflitto da reato di lesa maestà.
    Ma quale censura e censura , ho semplicemente detto che non tutti conoscono queste tipologie di leggi e normative ivi compresi i relativi cavilli.
    E che soprattutto all’Uomo della Strada , presumibilmente non gliene frega nulla di conoscerli.
    E non per superficialità ma magari perchè ha problemi un “attimo” più pressanti e vitali da affrontare.
    Riesco a distinguere la cosa pubblica da quella privata.
    E siccome l’Insugherata è pubblica , chiedo semplicemente che le simpatiche freccette rosse segnalate dal e nel sito di Roma Natura , rispecchino i reali accessi.
    Tutto qui.
    Ma lei guida la macchina ? Percorre le strade ?
    E che è tenuto a conoscere pedissequamente il funzionamento del motore nei minimi particolari ?
    O se la segnaletica orizzontale o verticale o luminosa rispetta le varie normative CE e se sono conformi alla legge 796.356 del 34 Marzo 2103 ? In particolar modo al comma 84.567ter come da revisione del Min.Infr. del 62 Aprile 2113 ?
    Maddai !
    Lei guida la macchina quando funziona e se le segnaletiche sono errate o malfunzionanti , s’incazza. E chiede semplicemente che vengano ripristinate o rese chiare.
    Pensi se “uno” andasse dal meccanico per un malfunzionamento della propria autovettura.
    Ed il meccanico per tutta risposta invece di dire : “Dotto’ so gli iniettori , aalasci e se la ripji domani” , lo facesse mettere a sedere e tentasse di spiegargli succintamente in 5-6 ore il funzionamento degli iniettori stessi.
    Io gli salteri al collo , lei non so.
    Sono contento che anche lei è stato un semplice “uomo della strada” (o meglio ancora un perfetto ignorante).
    Io ho superato la fase dell’ignoranza ( quella totale intendo , parecchie lacune rimangono e rimarranno ) ma tutto sommato poi, ci tengo a rimanere semplice “uomo della strada” .
    L’art. 9 della legge n. 241/1990 , mi consente di “procedere” con i saluti.
    Saluti , appunto.

  7. Faccio presente ad aragorn che potrei nascondermi benissimo anch’io dietro ad uno pseudonimo che mi consenta di mantenere l’anonimato (come “acidorn” o meglio ancora come “denigratorn”) per utilizzare nei suoi confronti un linguaggio ben più irriguardoso di quello che mi ha voluto dedicare.
    Siccome nella mia vita non mi sono mai abbassato a tenere comportamenti di questo genere, rispondo con cortesia facendo sapere però che sarà comunque l’ultima volta, dal momento che mi rifiuto d’ora in poi di continuare un confronto che è stato voluto personalizzare e far scendere a questi livelli, perché non riguarda più tanto l’oggetto dell’articolo quanto il discredito della mia persona.
    Se ad aragorn sta veramente a cuore la soluzione del problema sollevato dall’articolo e non quanto dice il sottoscritto, che sembra invece aver fatto oggetto di critica sistematica per partito preso, fino al punto di non accettare nemmeno i consigli dati, faccio notare che sbaglia il tiro di grosso, presbite com’é per sua stessa ammissione, perché non è prendendosela con me che gli si spalancheranno magicamente le porte d’ingresso alla riserva naturale e potrà anche accedere come e quando meglio gli garba – siccome secondo lui “l’Insugherata è pubblica” – anche alle diverse aziende agricole o comunque con attività non aperte al pubblico.

  8. Non entro nella questione, però sarei interessata a sapere se si può entrare da via Rosa Gattorno oppure se quell’accesso appartiene a un centro ippico, grazie

  9. In Via Gattorno, come Via delle Benedettine e Via Taverna un tempo, come accessi “consuetudinari” , si poteva entrare. Ora i presunti proprietari (dico presunti perchè alcuni sono solo affittuari……. che non conoscono neppure i confini dei terreni in affitto!) hanno sbarrato gli accessi.
    Io entrerei (in tutti i sensi) eccome nella questione!

  10. Che dire? Certamente è molto desolante che l’area verde dell’insugherata sia praticamente inaccessibile ai cittadini e farci una passeggiata sia una impresa impegnativa come scalare i sentieri più remoti dell’Appennino. E gravissimo è pure che la gretta meschinità di qualche proprietario impedisca agli abitanti l’accesso al verde e la sua fruizione. D’altra parte questa piccineria ben si adatta ad un quartiera cresciuto senza nessun interesse per la pubblica utilità e proprio per questo funestato da un traffico insostenibile. E proprio questa grettezza impedisce di progettare e realizzare una indispensabile viabilità alternativa insieme a spazi verdi fruibili e luoghi di incontro come piazze e vie pedonali.
    Come contrastare questo andazzo? Forse, dato il paese in cui viviamo, l’atteggiamento più pragnatico e costruttivo è proprio quello “giuridico” del dott. Bosi. E guardate, se io dovessi seguire il mio istinto semplicemente taglierei i lucchetti, perchè chiudere gli accessi ai parchi è una prevaricazione da prepotente non megli di altre, anzi forse più vile perchè si nasconde dietro una imbiancatura di diritto. Però, se mi fermo a riflettere, riconosco che l’approccio di Bosi è più maturo e costruttivo del mio. Comunque non mi pare il caso di polemizzare. E buon lavoro a chi si impegna per dare un parco fruibile a questo quartiere (pretenzioso, ma sfigatello).

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