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I nasoni di Ponte Milvio

Galvanica Bruni

caldoaroma.jpgE’ una prerogativa dei romani (quelli de Roma) di appioppare nomignoli e soprannomi a cose e persone; niente e nessuno si salva da questa simpatica forma di ironia. E così le fontanelle installate a Roma subito dopo l’Unità di Italia sono diventate i “nasoni” per la caratteristica forma della cannella da cui esce l’acqua. Oggi, nella Capitale, ce ne sono almeno 2500 e qualcuno si è divertito anche a censirle e ad inserirele su Google Map.

I nasoni, realizzati in ghisa con basamento in travertino, pesano circa 100 chili e sono alti un metro e 10 centimetri; non hanno tutti la stessa identica forma perché a partire dal 1874, quando cominciarono ad essere installati dall’amministrazione capitolina, subirono piccole modifiche (ce n’è con lo stemma capitolino, con l’iscrizione “acqua marcia” e perfino con il fascio). Hanno erogato gratuitamente acqua pulita e fresca a milioni di persone specie quando l’acqua corrente non era ancora arrivata in tutte le abitazioni; quando l’aria condizionata era ancora di là da venire, nei mesi estivi, hanno rinfrescato invece schiere di ragazzini e di turisti.
Oggi sopravvivono con grande fatica all’incuria e agli atti di vandalismo: danneggiate, imbrattate e in alcuni casi addirittura divelte, rimangono per lo più nascoste dalle auto che a Roma parcheggiano nei modi più impensabili. A partire dagli anni 70 in alcuni quartieri si cercò di sostituirle con fontanelle in travertino con una bella cannella di ottone dalla inusuale forma. Ma queste ebbero scarsa fortuna perché le cannelle a testa di lupa divennero un prezioso souvenir.

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Ci si sono messi anche i comitati contro lo spreco dell’acqua potabile a minacciare l’esistenza dei nasoni rei di erogare acqua a più non posso; petizioni e raccolte di firme non hanno però fermato la preziosa opera delle fontanelle che hanno il pregio di mantenere pulite le tubazioni e disperdere le cariche batteriche.
L’acqua dei nasoni oltre ad essere sempre fresca è anche buona perché proviene da acquedotti che la raccolgono dalle sorgenti dei Monti Simbruini, Sabatini o dal Velino; l’acqua di Roma sia essa Marcia, Claudia, Paola, Alexandrina, Tepula o Appia, è tra le più buone e non ha nulla da invidiare a quelle minerali utilizzate dalla maggioranza delle famiglie. Tra l’altro i continui prelievi che vengono effettuati al fine di monitorarne la qualità garantiscono sempre un prodotto esente da batteri e inquinanti.

“Stai ferma li chissà chi te cià messo, la faccia cor beccuccio a pennolone, per l’altre fontanelle sei er nasone, ditelo ar cane che te crede ‘n cesso.
Hai dissetato ‘n botto de persone, sputato l’acqua pure che ‘n eccesso, tant’è che a ripensacce bene adesso chi cacchio avrà pagato, Pantalone?
Ma che tristezza mo a sapette chiusa là sola su a l’incrocio ‘n fonno ar viale, manco er fioraio più te usa.
Prodigio del progresso nazionale t’hanno piombata come ‘na reclusa per daje spazio all’acqua minerale”
(di Stefano Agostino)

Anche a Roma Nord i nasoni sono numerosi anche se non tutti efficienti e in attività; a Ponte Milvio ad esempio, in quello che da alcuni anni è diventato l’Ombelico del Mondo, le fontanelle sono almeno cinque e a dispetto del degrado godono tutte di discreta salute. Tra sampietrini divelti, rifiuti e bottiglie vuote, cartelli rotti e imbrattati, auto e scooter parcheggiati sui marciapiedi o in tredicesima fila, i cinque nasoni , completi in tutte le loro parti, erogano acqua fresca a profusione nonostante gli evidenti segni del tempo.

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Due fontanelle sono piazzate dove un tempo c’era il mercato all’aperto, una accanto allo storico bar Pallotta, un’altra di fronte alla farmacia Spadazzi e l’ultima nei pressi della Torretta Valadier dove ha inizio la pista ciclabile. Tutte hanno nella parte frontale lo stemma con l’acronimo SPQR mentre per alcune si è reso necessario rifare il basamento; ma nonostante la ruggine, qualche acciacco e il vellutello che si è formato alla base del cilindro di ghisa, è un piacere vedere la limpida acqua di Roma sgorgare dalle cannelle a pennolone.

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Ai nasoni di Ponte Milvio, in questi giorni di caldo torrido, si abbeverano un po’ tutti: turisti, operai, anziani, ciclisti accaldati e soprattutto cani e piccioni.
I giovani no perché a quanto pare bere acqua a Ponte Milvio non è di moda.

Francesco Gargaglia

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1 commento

  1. Grazie per il bell’articolo.
    Personalmente sono orgogliosa di poter dire che ho salvato io i nasoni che si trovano all’altezza di Pallotta e farmacia, perchè difronte ad una risoluzione del Consiglio dell’allora XX Circoscrizione che ne prevedeva lo spostamento a servizio del mercato lungo il Viale Tor di Quinto io (che allora ero consigliera ),proposi ed ottenni l’aggiunta di altri nasoni nella nuova collocazione del mercato .

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