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Isola Farnese tra storia, natura e tradizione

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isolafarnese.JPGLa cascata che dalla Mola vecchia con un salto vertiginoso precipita tra i grandi massi di tufo è solo una delle piccole meraviglie che è possibile scoprire nei pressi della frazione di Isola Farnese: ad appena dieci minuti di auto da Corso Francia, lungo la Via Cassia e all’interno del Parco di Vejo, l’antico borgo è al centro di un territorio ricco di storia e tradizione.

Il nome di Isola Farnese ha una doppia origine; la rocca di tufo su cui sorge, come un’isola, è lambita dal fosso Fiordo, affluente del più importante fosso Valchetta. Farnese, perché lo splendido castello attorno a cui si è sviluppato il borgo, fu acquistato nel 1517 dal cardinale Alessandro Farnese.

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La storia di questo luogo affonda le radici in un passato assai lontano; dapprima fu un fortilizio degli etruschi con mura, torri e porte di accesso. In seguito, dopo la conquista della città di Veio, divenne municipio romano: il castello fu realizzato solo nell’XI secolo. Le mura, circondate da povere case, furono di proprietà degli Orsini, dei Borgia e dei Farnese fino a quando, dopo innumerevoli passaggi, passarono ai conti Ferraioli.
Il castello per lungo tempo rimase abbandonato e preda dei vandali fino a quando, dopo essere stato utilizzato come carcere per i prigionieri di guerra, venne finalmente restaurato; oggi, con la originaria struttura del XVI secolo, è proprietà privata.
Accanto alle antiche mura si è sviluppato il borgo che ospita non più di sessanta “isolani”: VignaClaraBlog.it lo ha visitato accompagnato da Walter Andreoli, l’animatore della “communità di Isola Farnese”. La “communità” (con due emme perché ripresa da un antico sigillo con scritta in latino) è una associazione nata nel 1994 con l’obiettivo di far conoscere le bellezze naturali e storiche di un luogo dove ancora si respira “aria pulita”.

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Al borgo si accede da un grande viale in salita su cui affaccia la scuola elementare e la sede dell’Università Agraria di Isola Farnese e che termina nella piccola piazza con la chiesa di San Pancrazio. La bella chiesa con il suo campanile più volte distrutto e ricostruito risale al 1400; all’interno è possibile osservare, oltre ad un crocifisso ligneo di scuola toscana, l’abside e il semicatino con affreschi del XVI secolo e una Vergine che allatta il Bambino opera di un manierista del 1500. All’esterno, incastonato in uno spigolo, c’è un cippo romano su cui è possibile leggere un epigrafe a “Lucio Munatio Felici Patri”: oggi la parrocchia è retta dall’attivo Don Quirino.

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Dalla piazza, con il monumento ai caduti e i resti di una antica colonna romana, si accede, attraverso un piccolo arco, al borgo fatto di poche case e di un vecchio forno che il Sig. Andreoli, con orgoglio, ci dice essere stato restaurato recentemente dalla “communità”. Il borgo confina con il castello che si affaccia sull’ampia e verdissima Valle della Cremera; alla fine di luglio, al suo interno, organizzato dall’attivissima associazione si svolge l’annuale concerto musicale.

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Da Isola Farnese, scendendo lungo la strada che porta al piccolo cimitero, è possibile raggiungere la Mola vecchia e i resti dell’antica città di Veio.
La cascata formata dal fosso Fiordo è senz’altro una delle maggiori attrattive del luogo; da questo punto ha inizio un sentiero ad anello che dopo aver toccato le località di Piano della Comunità e Macchia Grande porta alla Piazza d’Armi dove vi sono i resti di quella che fu la cittadella fortificata realizzata dagli etruschi. Attraversato il fosso e Prato della Corte è possibile infine tornare al Borgo.

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A poche centinaia di metri dalla mola, al termine di un ripido sentiero che si snoda tra boschi di lecci, sorge l’area archeologica dell’antica Veio, con il santuario di Portonaccio dedicato a Minerva. Il tempio aveva una copertura ornata con terrecotte dipinte e alle spalle dell’altare un edificio al cui interno era custodito il materiale votivo. Nell’area sacra, oltre al tempio,era ubicata una piscina che serviva per i riti connessi con l’acqua; l’importanza del luogo, assiduamente frequentato, è data dalle dediche che influenti personaggi dell’epoca hanno voluto lasciare. Parte del materiale rinvenuto nella zona, tra cui le statue di Apollo, Ercole e Latona, opera di Vulca, sono conservate nel Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.
Ma Isola Franese non è solo storia e tradizione: è anche natura. Una natura splendida e rigogliosa fatte di ampie vallate, di grandi boschi di querce e di piccoli fossi che scorrono tra forre profonde e suggestive.

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Dalla Strada Provinciale Formellese (alle spalle della Mola Vecchia e raggiungibile attraverso una sterrata) è possibile seguire il Torrente Valchetta che verso sud si snoda tra alte pareti rocciose e piccole cascate. Lungo il suo corso, ma all’interno di un’area privata, c’è una lunga galleria scavata dagli etruschi nel tufo (Ponte Sodo) che aveva la funzione di incanalare le acque in caso di piena.
Natura, storia, e tradizione sono quindi le caratteristiche di Isola Farnese un luogo che pur essendo alle porte di Roma è la meta ideale per una giornata di totale relax.

Francesco Gargaglia

*** riproduzione riservata ***
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6 COMMENTI

  1. Spett. Redazione
    Io tra le passeggiate di Roma Nord inserirei il tour del “Disagio Metropolitano”, che tra scritte sui muri, cartellonistica selvaggia, sfasciacarrozze, accampamenti rom, segnaletica inutile, buche e toppe, verde incolto e mercati improvvisati, trovi il suo momento clou quando svoltata via Bevagna si incontrano sei caracasse di automobili divorate dal fuoco, con la facciata del palazzo annerita, le tapparelle e le insegne sciolte ed i vetri esplosi, insomma il più simbolico dei monumenti a quella “Terra di nessuno” che sembra essere diventata la nostra città. Altre due automobili sono state bruciate davanti alla scuola e tutto questo non ha fatto notizia, neanche sui media di zona. Forse più che del fallimento del decentramento si tratta di assuefazione, visto che nessuno ormai davanti a questo sfascio metropolitano pensa che si possa ancora risalire la china.
    Con i miei consueti saluti
    Ettore Gentili

  2. Se, ad es. cerco il MUSEO NAZIONALE ETRUSCO DI VILLA GIULIA ottengo:

    Piazzale di Villa Giulia, 9, 00196 Roma vicino Lungotevere delle Navi…

  3. Vincenzo non sei riuscito a capire come si arriva dove? A Ponte Sodo?
    Alle spalle della Mola Vecchia c’è una sterrata che ti porta sulla strada formellese (quella segnata in giallo); è sufficiente percorrerla verso Nord e incontri il torrente Valchetta. Segui il torrente (attenzione ai terreni dei privati) e sei arrivato.

  4. Salve, ricordo che con la scuola visitai questo parco ad Isola Farnese ed oltre alla natura vedemmo anche delle rovine etrusche proprio all’interno del parco alle quali si accedeva tramite un cancello che probabilmente veniva aperto solo su appuntamenti, vi risulta anche a voi l’esistenza di tale museo all’aperto? io non riesco a trovare info online grazie mille

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