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Insugherata – Tra i boschi dell’Acqua Traversa

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villamanzoni.jpgLa Riserva dell’Insugherata è come uno scrigno colmo di gioielli: ogni volta che ne sollevi il coperchio ne vengono fuori gioie e meraviglie. Una di queste è il grande bosco di sughere che sovrasta Via dell’Acqua Traversa. L’accesso in questo punto, facilmente identificabile da una grande tabella in legno di RomaNatura, è consentito da alcuni varchi nella rete.

L’abbattimento di un lungo tratto di recinzione (dove prima c’era l’ingresso pedonale) ha permesso per molto tempo alle auto di entrare e scorrazzare nella Riserva; fino a quando l’Ente gestore non ha intimato ai proprietari di ripristinare la rete e procedere alla bonifica della zona. Chi entra da Via dell’Acqua Traversa si trova davanti una collina ricoperta di boschi e un’ampia valle adibita a pascolo; sulla destra, passato il piccolo fosso, si entra invece nella valle della Rimessola che conduce, dopo un paio di chilometri, alla zona Trionfale.
Salendo lungo la lieve pendenza si segue uno stretto sentiero che attraversando il grande prato dirige verso la sommità della collina; questo per l’Insugherata è il periodo più bello dell’anno. Le piogge insistenti e un accenno di primavera hanno favorito la fioritura di tutte le piante.

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Ai margini del bosco si affaccia la Frangola con le sue bacche color rubino mentre la bella Ginestra si è ricoperta di profumatissimi fiori gialli.
La Rosa Canina, o Rosa di Macchia che in questa zona è molto diffusa, emana invece un leggero profumo. Questa pianta molto diffusa nelle campagne e lungo i sentieri, ai margini degli incolti, all’inizio della primavera si presenta con una fioritura dai delicati colori rosa; molto usata per le sue qualità terapeutiche e per aromatizzare grappe e marmellate cresce spontanea nelle aree ben soleggiate.
Il piccolo sentiero ad un certo punto, in prossimità del bosco, dirige verso sinistra; le possibilità sono due: seguirlo fino a raggiungere, dopo circa un chilometro, la sommità della collina dove c’è un bel pianoro oppure infilarsi tra gli alberi e seguire uno dei tanti sentieri che attraversano la fitta vegetazione.
Entrare nel bosco è una esperienza affascinante perché ci troviamo all’interno di un lembo di foresta unica nel suo genere fatta di sughere, aceri, olmi, allori e con un fitto sottobosco di felci e pungitopo.

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La sughera è una pianta caratteristica dei litorali e delle isole ma cresce bene anche nelle zone con discreta piovosità e con un grado costante di umidità nel terreno. Il suo legno è scadente mentre la corteccia, ovvero il sughero, può essere asportato quando la pianta ha almeno 25-30 anni.
In questo grande bosco che si estende tra la Via Cortina d’Ampezzo e la Valle della Rimessola, le piante crescono in un caos apparente e i rami abbattuti dal vento costringono a zig-zagare tra gli alberi e le puntute fogli di pungitopo. Sono numerosi i sentieri che lo attraversano: alcuni scendono verso la valle e il fosso, altri lo attraversano in tutta la sua lunghezza fino a ricongiungersi con l’ampio pianoro in cima alla collima.
Raggiunto questo punto il panorama è veramente molto bello: con lo sguardo è possibile spaziare in profondità oltre la Via Cassia, identificata dall’inconfondibile sagoma di Villa Manzoni.

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Da questa zona, effettuando un percorso ad anello è possibile ridiscendere verso via dell’Acqua Traversa seguendo uno dei tanti sentierini creati nel tempo dai frequentatori della Riserva. Scendendo ci lasciamo sulla destra Via Sestriere, mentre un piccolo varco tra gli olmi, ci riporta in basso.
L’Olmo campestre è l’altro albero caratteristico di questa zona: alto fino a 40 metri con un tronco ben diritto dalla corteccia scura e fessurata, ha una chioma dalla forma assai variabile. A volte tondeggiante, talaltra allungata e irregolare, formata da foglie dal margine dentellato di un bel verde opaco. L’olmo era secondo gli antichi l’albero sepolcrale per eccellenza; ha un legno compatto che si usa nelle costruzioni a contatto con l’acqua mentre il fogliame può essere usato nell’alimentazione del bestiame.

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La nostra passeggiata termina nel punto dove è iniziata: in pochi chilometri e con qualche pendenza abbiamo attraversato una delle zone più belle e ricche dell’Insugherata ed effettuato uno degli itinerari più panoramici.
I nostri passi, lontani dalla confusione del traffico, sono stati accompagnati dai suoni della foresta: dal ripetuto battere del picchio sulla corteccia al delicato canto del cuculo; dal frusciare del vento ai gioiosi richiami delle rondini. Lo scrigno prezioso della Riserva ancora una volta ci ha mostrato i suoi gioielli.
Francesco Gargaglia

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